15° REGGIMENTO BERSAGLIERI

LAUDEM DESPICIO, GLORIAM ASPICIO

IL REGGIMENTO NELLE VICENDE ANTE CAPORETTO E NELLE ORE DELLA SUA FINE IN CARNIA A NOVEMBRE '17 - I COMANDANTI -  LA PRIGIONIA

 

Ultimo ordine ricevuto dal LI (51°) battaglione del 15° reggimento Bersaglieri  il 27 ottobre 1917

 

Stamani il nemico attaccò stretta S. Rocco. Austriaci giunti a Stauli Buric e a quota 1820 di Monte Slenza. V.S. (Vostra signoria) con le truppe parta seguendo la strada che le indicherà la guida Ciccon. Dopo passati i ponti sul Fella V.S. ordinerà che siano fatti saltare, essendo le interruzioni gia predisposte. Punto di riunione Chiusaforte. Firmato Col. Dompè.

 

QUESTA STORIA NASCE  NELLE  PREALPI CARNICHE ALLA RICERCA DEL 15° REGGIMENTO CHE ANDO’ PERDUTO NELLA OFFENSIVA DI CAPORETTO. DI 21 REGGIMENTI CHE IL CORPO CONTO’ MOLTI SONO  QUELLI  A CUI ARRISE L’ALA DELLA VITTORIA, MA NON IL 16° REGGIMENTO IN LINEA NELL’ALTA CARNIA CHE, DOPO AVER PERDUTO MOLTI SOLDATI SACRIFICATI PER FERMARE GLI UOMINI DI ROMMEL, ANDO’ A RAFFORZARE GLI ALTRI REPARTI. COSI’ PER IL 19°, PURE PRESENTE IN ALTA CARNIA, E PER IL 9° SACRIFICATO A CAPORETTO E CONFLUITO NEL 4° SCIOLTO OLTRE IL  PIAVE  IL  9 DICEMBRE 1917.  MA DEL 15° DELLA VAL DOGNA NON SI SEPPE PIU’ NULLA FINCHE’ QUALCUNO NON TORNO’ DALLA PRIGIONIA PER RACCONTARLO.

 

(Il Montefesta (circa 1000 m s.l.m.) si trova alla confluenza del Fella col Tagliamento. Col  Monte Amariana ed S. Simeone nelle vicinanze completa lo schieramento difensivo, il primo da Nord il secondo da Est. Appollaiato su questo picco un manipolo di uomini "…che nulla sperarono, nulla chiesero, e tutto diedero…", tennero testa per giorni al nemico che dilagava nel piano. Il Capitano di complemento ing. Riccardo Noel Winderling da Milano, il Ten. Umberto Tomei, il Ten. Alfredo Ferrari, centoventi soldati della VII Compagnia VIII Btg. Fortezza, 30 militi della IV Sez. Antiaerei, 20 del 150° Batt. Milizia Territoriale 5 eliografisti del III Genio 2 Telefonisti del I Regg. Fanteria nonché due marescialli  sono entrati così nella fantasia leggendaria delle narrazioni dei valligiani. Il 4 novembre 1917 dopo che  le truppe austroungariche passarono il Tagliamento presso Cornino il forte rimase abbandonato a se stesso. Fece fuoco ancora nei giorni 5 e 6 novembre. La mattina del 6 una pattuglia si  avvicinò al forte sventolando una bandiera bianca. Avevano con se  un comunicato in cui il comando della X armata tedesca chiedeva la resa. Il testo del messaggio era il seguente: "Al Regio Presidio Italiano di Monte Festa: siete circondato da ogni parte ed invitato ad arrendervi. Il nostro parlamentare è atteso di ritorno per oggi alle ore 11".   Altrettanto laconica fu la risposta del cap. Winderling:" ho l'onore di rispondere negativamente". La guarnigione del forte, ultimate le scorte di munizioni, fece saltare le bocche da fuoco e si accinse a fuggire verso Sud attraverso le montagne. La fuga durò poco in quanto incapparono nei reparti del reggimento Pappritz della divisione Jager tedeschi e furono quasi tutti catturati ad esclusione del Winderling e pochi altri che si diedero alla guerra di macchia).

 

Accampamento Boneti ott. 1916: immagine concessa dalla pronipote di F.L.Pulle Barbara Lina Pulle

 

 

Accampamento Boneti ott. 1916: immagine concessa dalla pronipote Barbara Lina Pulle

 

 

Per ricostruire la storia del reggimento non partiremo dall’inizio ma dalle frenetiche notizie che si accavallavano e giungevano in linea in quel mese di ottobre del 1917. Da Udine non ci sono notizie certe, solo il solito caotico alternarsi di ordini e contrordini nel caos più totale.  Non erano divisioni ma forti battaglioni di FeldJaeger tedeschi, specializzati e addestrati per la guerra in montagna, quelli che scendevano dalle catene già innevate, avanguardia di una armata d'invasione. Scendevano da Pontebba, Raccolana, Sella Nevea, Chiout, Resia, Val d’Aupa verso Chiusaforte*  dopo aver tagliato fuori i nostri sul gruppo del Canin (dal Rombon ci sono soldati che attraverso la Sella Prevala cercano di salvarsi in Raccolana che viene abbandonata invitta solo perché a valle e al piano  il nemico avanza)

* Chiusaforte è opera fortificata a presidio del Canale del Ferro (Val Fella).  Qui  ha sede in quel momento anche il comando del gen. Tassoni a cui Cadorna ha ordinato di resistere fino all’ultimo uomo. CADORNA stimava inevitabile il ripiegamento e nella notte del 27 ottobre diramò gli ordini ai comandi dipendenti. Il ripiegamento doveva avvenire lentamente, resistendo in alcuni punti: il gruppo Carnico a Chiusaforte, la II Armata sulla linea Lusevera-Sabotino e, implicitamente se necessario, sacrificare  le truppre Carnia per coprire quello che restava dell’ala sinistra della II Armata di Capello

 

Da un articolo di Cesco Tomaselli  per un noto quotidiano nel dopoguerra:

 …  L'ultimo ordine ricevuto dal LI fu quello di ritirata fino al punto di riunione, a Chiusaforte, seguendo la strada indicata dalla guida Ceccon (un eroe poi morto di baionetta). L’ordine viene eseguito per le Morosine e Clap Forat tra inenarrabili episodi di lotta contro pattuglie nemiche su un terreno sconosciuto e reso più impervio dallo scatenarsi della bufera. Dalle vette di Monte Schenone  il 51° (battaglione del 15° Reggimento) giunge a Dogna. Brillano le mine sui ponti, sotto la protezione delle pistole mitragliatrici, la gran massa dei tralicci del ponte della ferrovia resiste in luogo d'ingombrare il passo al nemico che cala dal Canale di Dogna; per la Pontebbana avanzano i Tedeschi a masse serrate; il tentativo di forzare la strada nazionale verso Chiusaforte fallisce, essendo le gallerie della ferrovia già in mano all'avversario sceso in forze da Val Raccolana: occorre cercare altrove un varco per raggiungere il Reggimento, il Battaglione punta su Moggio Udinese aggirando l'angusta stretta di Chiusaforte.  Attaccante ed attaccato, fatto segno al fuoco del Forte di Chiusa, già in possesso degli Austriaci (Quando a Chiusaforte venne l’ordine di usare i cannoni, le tavole di tiro erano già state bruciate. Il 29 ottobre la guarnigione del forte si arrendeva agli Jaeger della 59° divisione alpina.  Il nemico ha ora in mano il forte), costretto a procedere per i più duri e infidi sentieri (Pian de’ Molini, Sella Patoc, Piananizza, Ponte per Aria, Ovadasso e Moggio), il 51° Battaglione, accerchiato dal nemico irrompente sul Canale del ferro, per ogni dove, decimato dai combattimenti e dalla tempesta, pressato, incalzato di giorno e di notte, stremato dalla deficienza delle munizioni, con la più deprimente visione dell'isolamento assoluto, il 31 ottobre, a notte alta, sull'angusta confluenza dell'Aupa col Fella, tentato invano di forzare Moggio già occupata da una Divisione austriaca, saltati i ponti da ogni lato, attanagliato dai monti e dal fiume avvolgente, esaurite le munizioni, scrisse con la baionetta l'ultima sua pagina. I superstiti risparmiati dal fuoco incrociato del nemico, videro gli ospedali  di Moggio Affollarsi dei nemici feriti nella resistenza che la 36° divisione opponeva sul Tagliamento. Udirono ancora, dal loro letto di dolore, il tuono maestoso e tenace per qualche giorno dei cannoni dell’eroico San Simeone. Incorati dall’eco cruenta di S. Francesco, Tramonti, Pradis, attesero ansiosi finché tutto tacque irrimediabilmente. Allora colonne di fratelli disfatti ma fieri, portanti i segni della lotta a oltranza, risalirono inquadrati fra baionette nemiche l’orrido insanguinato Canale del Ferro. Nel bollettino dell'8 novembre 1917, già da noi citato e disputato nei campi di concentramento a prezzo di tozzi di pane dai nostri prigionieri, il nemico riconobbe cavallerescamente il contegno degli italiani, e accordò al gen. Taranto il permesso di portare in prigionia le armi. Il compiacimento con cui i combattenti accolgono le rievocazioni belliche dell’ Ott/nov.’17 prova ancora una volta quanto sia stata a suo tempo inopportuna la pubblicazione a puntate dell’inchiesta di Caporetto. Quella tristissima prosa ove il tono inquisitorio mascherava la voluttà scandalistica di taluni relatori, ha contribuito a mandare alla camera un disertore: e gli italiani sono rimasti sotto l'impressione che Caporetto sia stata la bancarotta dello spirito militare e del sentimento nazionale; Basta invece approfondire un poco le vicende di quei giorni che quasi a ogni passo ci si imbatte in un episodio di valore singolo e collettivo, tanto che a metterli insieme, chi volesse avrebbe da coprire un numero di pagine pari a quello dell'infausta relazione ". Cesco Tomaselli

 

"Riassunti Storici dei Corpi e Comandi nella Guerra 1915/18 - "Bersaglieri" - vol. IX Roma Libreria dello Stato - 1929 anno VII -
ANNO 1915

in celeste note e accantonamneti riposo

 Nel gennaio 1915 in Aviano il deposito del 6° Bersaglieri costituisce 2 battaglioni, il 49° (XLIX) e 50° (L) che, dopo successivi trasferimenti a Bologna e a Peschiera, si uniscono ai primi di giugno, a Castiglione delle Stiviere, al 51° (LI) battaglione proveniente da Ancona, ove si è organizzato presso il deposito dell’11° bersaglieri.
L’8 giugno viene con essi a formarsi, presso il XIII corpo d’armata (25a divisione), il 13° reggimento bersaglieri provvisorio. Dopo aver trascorso un breve periodo di addestramento e di istruzione, il 6 luglio si trasferiscono nella zona compresa tra Lonato e Desenzano. Il giorno 23 luglio, il 13° provvisorio è a Peschiera da dove, per ferrovia, il 25 raggiunge Cervignano del Friuli. Di lì i suoi battaglioni partono per diversa destinazione e fino al giorno in cui, di nuovo riuniti,, formeranno il 1° reggimento bersaglieri bis, subiscono differenti vicende:

*** da Wikipedia La Val Dogna (in friulano Cjanâl di Dogne Carnia) è una vallata delle Alpi Giulie. Si trova in comune di Dogna (UD), è lunga circa 17 km  ed è attraversata da est verso ovest dall'omonimo torrente. A nord è delimitata dalla boscosa catena Jôf di Dogna-Due Pizzi, e a sud dalle aspre pareti della catena monte Cimone-Jôf di Montasio. Una strada militare la percorre sul fianco nord, collegando le poche e ormai quasi del tutto disabitate frazioni sparse: Chiout di Gus, di Puppe, di Martin, Pupin, Zucuin, Pleziche. Al Plan dei Spadovai vi era il Centro logistico militare della Valle: a testimoniarlo, oltre alla Chiesetta del Battaglione Gemona sotto lo Jof di Miezegnot, resti di antichi ricoveri militari e teleferiche. La cima dello Jof (m. 2087), che faceva da confine scendendo alla Sella di Sompdogna, non venne mai conquistata. Gli austriaci riuscirono però a prendere quota 1952. Era quindi la catena montuosa che costeggiava la sponda destra della Val Dogna e la testata, a segnare gran parte del confine militare a quel tempo. I comandi militari italiani capirono l’importanza di dover difendere quelle cime e fecero costruire al posto delle mulattiere di fondovalle una strada (1914- 1915) che, ultimata, risultò essere un’opera di grande e moderna ingegneria (ma la sezione non superava i 3 metri) con manufatti, in parte ancora esistenti (foto). Una teleferica a supporto del rifornimento truppe partiva dall’abitato di Chiout (mt. 838) fino al Cuel della Baretta mt. 1522. Della complessità dell’opera, rimase colpito anche il futuro Duce (qui in trincea nel 16) il quale riportò nel suo diario di guerra che la strada del Canale di Dogna rappresentava il “non plus ultra” della modernità ("Il mio diario di guerra" 1923). Allo scoppio delle ostilità Dogna e la sua valle furono evacuate, così il 60% della popolazione (ma erano 4 gatti) venne mandata in varie parti dell’Italia centromeridionale. Nel capoluogo furono piazzati due obici da 305/17 (il calibro più grosso che l’esercito Italiano possedesse all’epoca) che bombardavano ripetutamente il territorio austriaco.

I COMANDANTI DEL 15°

Col. Graziani Andrea dal 8 al 26 giugno 1915

Col. De Bono Emilio dal 24 settembre 1915 al 25 marzo 1916

Il XLIX (49°), messo a disposizione della 20a divisione (X corpo), si trasferisce per via ordinaria Cassegliano; il giorno seguente è nel trincerone di Polazzo ed il 29 luglio, passato alla dipendenza della Piacenza, sostituisce riparti del 16° fanteria nel settore est di q. 89. Il 30 sostiene la sua prima prova, partecipando col 112° fanteria alla conquista di importanti trinceramenti nemici; il 2 agosto raggiunge di slancio il ciglio di q. 100, riuscendo a mantenerne gran parte ed il 6 agosto, sostenuto dal I battaglione ciclisti e da un riparto del 112° fanteria, occupa una forte posizione situata fra le quote 100 e 112, preservandola poscia da violenti contrattacchi. Il 1° settembre, rilevato da reparti del 117° fanteria, si riporta a Cassegliano ed il 17 è a Campolongo, ove 1’11 sono giunti anche gli altri battaglioni L e LI.
Il L che, come si è detto in precedenza era giunto il 25 luglio a Cervignano, messo a disposizione del X corpo d’armata, raggiunge il giorno stesso Cassegliano poi, il 26, occupa le trincee di Bosco Cappuccio a fianco del I battaglione ciclisti.
Dal 28 al 30 luglio, il L prende parte ai combattimenti che la 19a divisione va svolgendo per completare l’ occupazione del margine destro dell’altopiano carsico verso il Vallone, sulla linea delle quote 121—164—167; il 2 agosto è a Sagrado ed il 5, a disposizione del comando della Chieti, va ad occupare, in rincalzo ai reggimenti 123 e 124, le posizioni di q. 111. Dopo aver partecipato ad alcuni combattimenti svoltisi con varia fortuna nei giorni seguenti, il 18 agosto due sue compagnie (5 e 7a) s’impossessano con brillante lotta, di un forte trinceramento nemico. Il 28agosto il L è riunito nel bosco di Castelvecchio, da dove, il 3 settembre si distacca la 5a compagnia per concorrere, col 123° fanteria, ad una azione contro le trincee di q. 118. L’11 settembre il battaglione si riunisce agli altri in Campolongo.
Il LI, che pure il 23 luglio con gli altri era a Cervignano, si trasferisce il 26 a Villesse, indi, passato alla dipendenza della 21a divisione (X corpo d’armata), raggiunge le trincee di q. 170 (M. S. Michele) e vi si rafforza, rimanendovi fino al 30 luglio, giorno in cui, rilevato da riparti dell’86° fanteria, si reca in riserva divisionale a Sdraussina (30a divisione - XIV corpo d’armata). Dopo uno spostamento al casello 45, il 21 agosto, messo a disposizione della 28a divisione, si porta al Bosco Cappuccio col 148° fanteria, fa ritorno al detto casello il 24. Dal 26 agosto, a1 1 settembre è di nuovo a Bosco Cappuccio, poi si trasferisce a Villesse. Passato dalla 30 alla 31° div. raggiungeva il 3 Fogliano e
l’11 settembre Campolongo con gli altri Btg. Qui il 24 settembre si forma 1° reggimento bis, che viene posto alla dipendenza del X Corpo d’armata. Ndr: La numerazione bis gli viene data poiché il 1° non è in Italia bensì in Libia. Riassunto degli ultimi mesi del 1915: Il 24 ottobre il reggimento è alla conceria di Fogliano (19’ divisione) meno il LI in riserva; di li i riparti vanno in linea per lavori e per preparare muovi atti offensivi. Perduta dai nostri la contrastata trincea delle Frasche, il giorno 28 ottobre, al 15° ed al III/148° è devoluto il difficile incarico di riprenderla.
- Il XLIX attaccherà dai due lati il saliente nord-est della detta trincea; il III/148° avanzerà a tergo ed a sinistra del XLIX per concorrere all’attacco del lato est del saliente stesso, parando ogni minaccia controffensiva sul fianco sinistro dei bersaglieri; il L agirà nel contempo frontalmente verso la rimanente parte della trincea. Il LI rimarrà in riserva. Durante le prime ore del pomeriggio, dopo breve bombardamento i battaglioni si lanciano contro le opere nemiche che oltrepassano. Sui fianchi, si sviluppa subito violenta la reazione di fuoco delle mitragliatrici avversarie, mentre un preciso tiro di artiglieria si riversa sulla nuova conquista, sconvolgendo il terreno. Ed immediatamente, da un avvallamento profondo che trovasi al di la della trincea delle frasche, appaiono numerose forze austriache che vengono al contrattacco. I nostri resistono tenacemente e gli assalitori vengono respinti. Più tardi, però, ferito il comandante del L btg, ridotti a pochi gli uomini a difesa e non potendo i rincalzi affluire, non si riesce a reggere alla forte pressione, sicchè nella notte stessa , i pochi superstiti ordinatamente ripiegano. Il 2 novembre l’azione è ripresa. Al 1° Bis e al I ciclisti, fatto giungere da posizione arretrata, viene dato ordine di impadronirsi del saliente, mentre altre truppe, fra cui l’XI ciclisti, agiranno ai lati. Due larghe brecce vengono praticate dalle artiglierie nei reticolati, indi i riparti avanzano e, dopo aver infranto la breve, ma tenace resistenza avversaria, iniziano il lavoro di rovesciamento della fronte delle trincee occupate. Il nemico, facendo largo uso di gas asfissianti e di bombe a mano, sferra un vivace contrattacco dalla parte nord del saliente che ancora non è in nostra mano. Si comincia a retrocedere, ma il pronto intervento di due compagnie del reggimento (5’ e 12”) sostiene la situazione e si riesce, anzi, a por piede nelle posizioni dalle quali è partita la puntata avversaria. Le truppe che si trovano sulla destra, visto il saliente conquistato, avanzano ed un riparto dell’XI battaglione ciclisti si porta con slancio sull’orlo orientale dell’avvallamento che trovasi presso la trincea delle Frasche. La medaglia di bronzo al valor militare premia il valore dimostrato dal reggimento durante le giornate del 28 e 29 ottobre e del 2 novembre.
Motivazione: Decimato in ripetuti assalti contro la trincea delle Frasche (Carso), concorse ancora con bello slancio a conquistare altro trinceramento nemico, dimostrando esemplare valore (28.29 ottobre e 2 novembre 1915).

De Bono era anche l’autore delle parole della canzone : "Monte Grappa, tu sei la mia patria: Nel 1918, fra i soldati fiorì una leggenda. Si diceva che la popolazione della Val Cismon, occupata dagli austriaci, cantasse sottovoce un bellissimo inno patriottico. In un anelito di liberazione mani misteriose avevano scritto sui muri delle case : "Monte Grappa, tu sei la mia patria” e a questo primo verso si ispirò il generale Emilio De Bono per stendere gli endecasillabi dell'inno, che fu poi musicato dall'allora capitano Antonio Meneghetti.

ORDINE DEL GIORNO 8 APRILE 1916:Saluto del Colonnello EMILIO DE BONO ai Bersaglieri del 15° Ufficiali, Sottufficiali, Caporali e Bersaglieri!

Un decreto del Comando Superiore mi nomina Comandante della Brigata Trapani. E’ con grande dolore che io vi lascio, o miei cari bersaglieri, perché voi sapete che anche nella mia severità io vi voglio tutto il mio bene!. Vi ringrazio per quanto avete fatto allo scopo di tenere sempre alto l’onore del Corpo e del Reggimento: ringrazio in particolar modo i cari superstiti compagni che lassù alla trincea delle Frasche contribuirono a darmi la gioia del successo. Conservatevi disciplinati, valorosi. Fin che siamo in guerra unico vostro pensiero sia la vittoria, mediante la vittoria potrete tornare felici in seno alle vostre famiglie. Io vi auguro ogni felicità. Non dimenticatemi e non scordatevi mai di essere dei Bersaglieri, come non lo dimenticherà mai il vostro comandante

Col.Villanis Pietro: dal 26 marzo al 1 giugno 1916

Col. Eugenio Orso:  dal 14 luglio al 19 ottobre 1916. Alla frase del Gen Ravazza "che i bersaglieri sono buoni a fare la mafia a casa, ma non osano in trincea portare il pennacchio (era una disposizione anticecchini, quando le pietraie del carso divennero così nude da non giustificare anche il minimo segno di vita)" l’intero reggimento si era ribellato e il Colonnello non si faceva trovare alle ispezioni. A Ravazza non resta che prendersela  pubblicamente con il magg. Camillo Liberanome e per finire assesta un calcio al primo bersagliere che trova in disordine. Il Colonnello e l'Aiut. magg. erano a loro volta in ispezione all'accantonamento.  il Capitano Camillo Liberanome dei reparti ciclisti fu assegnato all'8° nel 1910. Fù lui a comporre parole e musica dell'inno dei Bersaglieri ciclisti (All'armi) mentre era in servizio a Verona nel 1914. Promosso maggiore ed assegnato al 15° morì il 1 novembre 1916.

Dolina dei Bersaglieri o dei 500: Dietro il colpo di proiettile si legge la scritta incisa in un cartiglio

15.. REGG.TO BER.RI

....   GIUGNO 1916

COMPAGNIA ZAPP(ato)RI

Dompè Paolo: dal 20 ottobre 1916 al 7 novembre 1917- Medaglia di bronzo in Eritrea: sul Carso (1916) ebbe una seconda medaglia. Colonnello nel 1917, comandò il 15° reggimento fino alla sua resa. Fu internato a Mathausen.

Piume a Nord Est di Antonio Sema - le operazioni http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri31.htm

 

ANNO 1916

Riposo nelle retrovie dal giorno 6 novembre al 31 dicembre 1915. Dal giorno 5 gennaio 1916, assume la denominazione di 15° bersaglieri. Il reggimento viene di nuovo frazionato mentre il LI prende contatto col mondo carnico a Cereschiatis fino ad aprile.
Il 26 aprile il L, passato a disposizione della 14° div. , invia due compagnie (5a ed 8a) a Ronchi al 13° fanteria una (7a) a S. Polo al 18° fanteria ed una (6a) all’ XI ciclisti che combatte sulle alture di Selz. Il giorno seguente il battaglione di nuovo riunito raggiunge il reggimento. Questo, dopo essere passato alla dipendenza di vari comandi, invia i suoi battaglioni L e LI rispettivamente con la VII brigata di cavalleria sulla fronte Mandria-Adria e con l’VIII brigata di cavalleria nei pressi di q. 93. Il L giunto a Mandria all’imbrunire, è impiegato a rinsaldare l’occupazione delle trincee occupate dagli squadroni dei reggimenti Nizza e Vercelli, fortemente provati da lotte precedenti; dà bella prova di valore respingendo numerosi contrattacchi avversari. Il LI, ricevuto ordine di portarsi in rincalzo ai reggimenti di cavalleria Treviso e Guide, accorre verso le prime linee, ove il combattimento si sta svolgendo accanito e sfavorevole. Le compagnie 10a ed 11a si lanciano sul pendio di q 93 raggiungendo la posizione sulla quale la resistenza vacilla ed occupano tenacemente la trincea sud del cosiddetto Tamburo.

Relazione del Maggiore Augusto Sifola comandante dell'XI ciclisti sui fatti del 15/5/1916.
Partimmo da Terzo verso Aris il giorno dopo l'iniezione antitifica per metterci a disposizione della Divisione di Cavalleria appiedata (7a-8a Brigata). Presa posizione al sottopassaggio della stazione ricevemmo l'ordine di rinforzare le Guide che erano arretrate da quota 93 sulla seconda linea di trincee (giorno 16). Anche la Stazione di Monfalcone era stata occupata. A conferma anche l'intervento di due compagnie del Capitano Montemurro che finirono nella relazione del IV ciclisti.
Il L e LI battaglione del 15° Reggimento dovevano dar manforte al Nizza e Vercelli ed in caso estremo alle Guide come in effetti avvenne". Il giorno successivo (17) eravamo di nuovo sulle vecchie linee e anche oltre (quota 121). Alle 3 del 18 dopo aver rintuzzato un attacco di pattuglie i Bersaglieri venivano sostituiti in linea dal 76° Fanteria. Le perdite complessive ammontavano a circa 250 uomini Il comandante del IV era andato giù pesante col comportamento dei cavalieri, facendo insorgere il rischio di una inchiesta disciplinare sulla catena di comando e sugli ordini emanati prontamente assopita dal comandante dell'8a brigata (Barattieri). Se i Bersaglieri volevano prendersi l'onore di aver salvato la situazione i cavalieri cercarono di non metterla sul tragico. "Nessun cavalleggero si era sbandato.. c'era stato un intenso trasporto feriti con un numero un pò alto di portantini .. forse fu l'eccitazione del momento fra lo scroscio del bombardamento o forse fu il bello dello spirito di corpo ad esagerare il concorso dato nell'azione......"

Giunge in maggio anche il XLIX che dal 14 marzo era stato posto alla dipendenza del VI corpo d’armata ed impiegato sul Podgora, sul Peuma e tra Gradiscutta e q. 206. Tra il 3 ed Il 5 giugno Il reggimento sostituisce in linea sul M. Sei Busi Il 124° fanteria; pone la sede di comando in Redipuglia. L’8° compagnia, Il 10 giugno, compie un’ardita irruzione nella trincea avversaria denominata Ferro di Cavallo catturandovi alcuni prigionieri.
Il 14 luglio il 15° sostituito in linea dal 123° fanteria, si va a dislocare tra Armelino e Turriaco in riserva.
Dopo breve periodo di riposo, il 30 luglio torna in linea nel settore Polazzo (M. Sei Busi), dando il cambio al 124° fanteria. Durante i primi giorni dell’agosto procede ad azioni dimostrative inviando riparti in ardite irruzioni sulla trincea di Monticelli Rossi allo scopo di agevolare le unità laterali. Il giorno 9 agosto, per assecondare un’azione che il 122°fanteria va svolgendo contro il Ridottino dei Morti., il 15° bersaglieri attacca la linea avversaria dei Monticelli Rossi. riuscendo in un primo tempo ad impossessarsene in parte. Il giorno 8 settembre il XLIX battaglione sostituisce in linea il IV ciclisti. Gli altri battaglioni col comando reggimentale si trasferiscono il 13 nel Vallone, poscia il L dà il cambio ad uno del 90° fanteria che trovasi in una trincea nei pressi di q. 208 sud in collegamento col XLIX battaglione. La 31° divisione deve a metà settembre proseguire la già intrapresa azione offensiva contro le linee nemiche site tra Nova Vas e q. 208 sud. Il reggimento, rinforzato dal IV ciclisti, dal 270° riparto mitragliatrici e da riparti del genio, riceve il compito di penetrare nelle opere nemiche in corrispondenza della fronte di q. 208 sud, raggiungere le pendici orientali di questa e procedere contro la linea q. 241-235. Iniziatasi l’azione il 14 settembre, i nostri riescono a por piede nelle prime trincee avversarie che, però, devono poi abbandonare. …Un terzo tentativo che ha luogo il giorno 16 ha invece maggior fortuna; le compagnie 1° e 2° del XLIX irrompono nella trincea nemica e la oltrepassano, catturando alcune centinaia di prigionieri, il L s’ impossessa a sua volta di un forte ridottino. La conquista è mantenuta nonostante la forte pressione avversaria che si esplica ininterrotta ed a volte impetuosa nei giorni seguenti.
Il 24 settembre, il 15° è rilevato in linea dal 42° fanteria e, seguendo la strada Doberdò-Redipuglla, si trasferisce a Turriaco-Cassegliano, ove è posto alla dipendenza del XIII corpo d’armata. L’11 ottobre è a Doberdò ed Il comando del reggimento, con due battaglioni, XLIX e L, si porta a Boneti, li segue il giorno successivo il LI . Il 15° bersaglieri costituisce riserva divisionale, il XLIX è però messo alle dipendenze della Padova e torna a q. 208 sud come il LI messo a disposizione della Macerata, iniziando l’avanzata da q. 208 sud, giunge ad impossessarsi di una parte dei trinceramenti nemici che però deve più tardi abbandonare. Il 2 novembre il XLIX battaglione, unitamente al IV ciclisti, conquista la prima linea nemica di fronte alla nostra di q. 208 sud, indi tenta, ma con risultato sfavorevole, di impossessarsi di quella più arretrata sita fra le quote 238 e 235.  E' qui a quota 208 che F.L.P. viene ferito e proposto per la medaglia di bronzo con la seguente motivazione "Ufficiale di collegamento fra il Comando di reggimento e quello immediatamente superiore, adempiva tale servizio attraversando più volte terreno non facile ed efficacemente battuto dall’ artiglieria e dalle mitragliatrici nemiche dando così, in età piuttosto avanzata, e non ancora perfettamente guarito da ferita riportata in precedente azione, esempio ai giovani di resistenza fisica e forza d’animo mirabile. 27 Novembre 1916 Il Ten. CoIonn. Comandante del reggimento f.to PAOLO DOMPÈ  ". Il racconto completo dell'assegnazione successiva dell'argento alla pagina "la grande guerra"9a cp LI Btg 15°

Paolo Dompè per i fatti di Abissinia del 2/7 maggio 1896 (post Adua), come ufficiale delle Truppe D'Africa ebbe il bronzo con la seguente motivazione: Colla propria centuria sostenne il primo attacco dei ribelli di Ras Sebat ad Aga-à e nel combattimento di Debra Matzo concorse efficacemente a guarantire il fianco sinistro dell'estrema avanguardia, esempio a tutti di calma e di coraggio 2/7 maggio 1896

(Ras Sebat e Agos Tafarì erano passati al nemico 1 mese prima dello scontro di Adua (Sebhat's forces soon grew to 1500 and most critical was that he dispatched an Awaj (proclamation) to the people of Agame to rebel against the Italians. Sebhat had also a distinct advantage of knowing the topography and the communication lines of the Italians. On 13th and 14th of February Sebhat's forces occupied Se’eta Hill and Mt. Alequa. Now the Italian garrison at Adigrat moved against Sebhat. Lieutenants Cisterini, Deconcilis, Negretti, and Caputo were out to attack Sebhat, but with the exception of Cisterini, all were either captured or killed).

 

COMMIATO DAL 15° REGGIMENTO DEL GENERALE EMILIO DE BONO

foto ricordo del commiato

Vigilia di natale - dicembre 1916 - campo Plan de Spadovai Valdogna alt. m 1.150

ANNO 1917

Dal 9 novembre 1916 il reggimento è in viaggio per la Carnia per sostituire l’11 bersaglieri (quello di Mussolini che sarà ferito in Febbraio a Doberdò). Scendono a Dogna e si incamminano lungo la vallata per Chiout. In tale zona, ad inverno avanzato, non si verificano avvenimenti importanti fino all’ottobre cioè all’inizio della grande offensiva nemica, chiamata di Caporetto, ma estesa su più fronti.
Il 15° reggimento bersaglieri nella notte dal 27 al 28 ottobre ripiega sulla seconda linea di Val Dogna e occupa le posizioni di M. Schenone e Jof di Dogna. Il 28 continuando lo spostamento giunge a Chiusaforte, il 29 è a Stazion per la Carnia e passato il Tagliamento al ponte di Tolmezzo, va ad occupare il massiccio di Caurions. L'ultimo a  ritirarsi il 51° Btg. cade prigioniero.  Il giorno 30 le truppe che erano schierate nel settore Dogna-Raccolana costituiscono una brigata mista messa alla dipendenza della 36ª Divisione. Ripresa la marcia durante la notte dal 4 al 5 novembre, il 15° bersaglieri giunge a S. Francesco e lo stesso giorno, facendo parte di una colonna formata dalle divisioni 36ª e 63ª, arriva a Pielungo. Il movimento prosegue il mattino del 6 ed i reparti del 15° raggiungono Forno, mentre l'avanguardia della colonna si porta alla sella di Daga (ad occidente della strada Pielungo-Clausetto ed a nord di Cerchia). Continuando il ripiegamento il reggimento raggiunge lo spartiacque fra le Valli Arzino e Meduna, allo scopo di poter scendere in Val meduna (la porta verso Pordenone ma non per prendere la strada della pianura, Sacile è già occupata) , attraversarla e risalire verso il Cadore (probabilmente per la strada Tramonti, Maniago, Barcis, Cellino, Cimolais, Erto e Longarone, tutto questo in inverno e verso un punto che nessuno aveva detto loro essere ancora libero ).
Osteria a TurriacoSotto dalle parole del sergente Maggia il tragico Epilogo nella battaglia di Pradis e la prigionia

Pagine del diario del  Sergente dei Bersaglieri Mario Maggia. Dopo 30 mesi di trincea, durante la ritirata di Caporetto, fu catturato come la maggior parte dei suoi soldati e internato in Ungheria. Rientrò a casa nell' estate del 1919

a sinistra la testimonianza del Senatore Pullè

Il vecchio Senatore Pulle, classe 1850 !!, capitano addetto al comando del 15° bersaglieri ha lasciato  Roma il 27 ottobre dopo che il Primo Ministro Boselli ha annunciato le dimissioni in Senato. .........

Pullè primo a sinistra: immagine concessa dalla pronipote Barbara Lina Pulle

.... La sua incondizionata fiducia a Cadorna richiede questo passo. Sul treno per Bologna il senatore sente le notizie più esagerate e spera di trovare al comando tappa indicazioni per raggiungere i commilitoni. Al reparto ha lasciato tutto, cambi di vestiario, appunti e ricordi. Egli cercherà per giorni il 15° Bersaglieri, per settimane si recherà per averne notizie al Comando Supremo, ma ogni suo tentativo risulterà vano. - Dal suo Diario

 

Sabato 3 novembre: Vedo Cadorna che traversa la sala e scende le scale col suo fare solito. Parmi solo un pò più imbiancato. "Dove va?" mi chiede "A raggiungere il mio reggimento" gli rispondo "Dove" "Credo a Cavazzo" "Si?! - se al lago di Gavazzo Carnico ci sono i Chiodi!" (i chiodi sono i tedeschi)

Domenica 4 novembre: In treno da Conegliano a Pordenone-Spilimbergo. Vano tentativo di riprendere la via per Pinzano dove trovasi il gen. Di Giorgio a fronteggiare i tentativi di forzamento del fiume. Un treno di filoferro parte diretto per Pordenone. Di qui un camion a Spilimbergo, poi a piedi a Pinzano. Ma Cadorna aveva ragione: nuclei di chiodi sono già al di quà del Tagliamento. Rischio di esser incontrato da una loro pattuglia (Di Giorgio a quest’ora è già a Sequals, 10 km oltre Pinzano con le nuove linee di resistenza sul fiume Meduna).

il 15° in prigionia

 PRIGIONIA
... ci danno da mangiare ogni mattina tre reghe con vermi e brodi di farina amara (..) si dorme come belve con un po' di coperte..

 

 

Lunedì 5 novembre, Meduna: La riva destra del fiume (Tagliamento) è già occupata fra Pinzano e il lago di Cavazzo Carnico e la depressione dove sono impegnati i resti della 36ª Div. e quindi il mio 15° come sapeva il Cadorna. Pare che le truppe tedesche operino nella parte montana, mentre le austriache avanzano nella pianura. Si combatte ancora lassù  ma di qui non si ci arriva più. E' probabile che la ritirata si operi per Ampezzo mirando alla valle dell'alto Piave; a Longarone più che a Pieve, potendo la valle del Boite esser già invasa. Per  raggiungere la via più sicura per Longarone dalla valle del Tagliamento, la Clautana, sono solo strada e sentieri di montagna ad alta quota. La più prossima è quella per la valle del Meduna. E' probabile che chi ha potuto, prenda questa; quella da Verzegnis lungo le rive del torrente Arzino, li porterebbe da oggi in bocca al lupo; a quest'ora i nemici occuperanno per certo Forgaria e Clauzetto !.

 28 Ottobre 1917 -Alle 2 del mattino, sotto la pioggia dirotta si inizia il ripiegamento. Verso le 6 si giunge a Chiusaforte ove ci si schiera sulla nuova linea di resistenza e vi si rimane fin verso le 3 del pomeriggio alla quale ora si riparte. Verso le 10 di notte si giunge a xxxxx; il paese è già abbandonato dalla popolazione civile. Ci distribuiscono una galletta ed una scatoletta. La divoro, a mezzanotte si riparte. Sono stanco, piove sempre a dirotto e sono tutto inzuppato.
29 0ttobre 1917 -Verso le cinque del mattino del 29 si giunge a Storione Carmi. Ci portano in baracche già magazzini. Alle 5 e mezza cavalleggeri a cavallo ci cacciano fuori a spintonate ed in disordine si riprende la marcia verso Tolmezzo ove si giunge a mezzogiorno. Si passa il Tagliamento e ci si schiera all’aperto sull’opposta riva. Alle sei viene fatto saltare il ponte. Da Chiusaforte non abbiamo più avuto rancio e l’appetito è molto. Questi 60 km. di marcia forzata sotto l’acqua ed a digiuno mi hanno stancato terribilmente. Verso le 7,00 per un falso allarme si apre il fuoco su Tolmezzo su un battaglione del 134° fanteria che giunge in ritardo. Il colonnello invia un plotone zappatori a costruire una passerella sul ponte distrutto per farli passare. Non è possibile il rifornimento viveri, si passa la notte sotto gli alberi.
30 Ottobre- Nessuna novità. Vitto niente. Verso le quattro ci si trasferisce a Gavazzo ove si giunge verso le cinque. Si consuma un rancio unico, senza pane, alle 7,00.
31 Ottobre - Sono stato di servizio tutta la notte; ho sonno. Alle otto giunge in ufficio il colonnello e mi ordina di requisire bovini, suini e granaglie alla popolazione civile. Mi firma i buoni in bianco e alle dieci inizio il lavoro che continua l’1 e il 2 Novembre.
3 Novembre - Tutto il materiale requisito è agglomerato fuori paese e trasferendosi il comando a Stretta di Grotta, viene abbandonato, ad eccezione dei bovini che sono avviati a S. Francesco. Si mangia un maiale, polenta e vino. La popolazione ha sgomberato il paese.
4 Novembre - Nulla di nuovo. Altri 30 km. di marcia in montagna. Alle sette si inizia il movimento e verso le due si giunge a destinazione.

5 Novembre - Dopo aver passato la notte all’addiaccio verso le 10 ci viene distribuito scatolette, gallette e formaggio. Verso sera ci dicono di spostarci verso Spilimbergo, attaccare gli austriaci che occupano la sommità dei monti circostanti ed aprirci un passaggio verso la pianura.

6 Novembre - Alle 4 del mattino si prende contatto col nemico. Si attacca a fondo; guadagniamo qualche km di terreno ma le grandi perdite ed il giungere di rinforzi freschi all’avversario consigliano il comando di divisione a desistere dall’impresa. Verso le sei viene l’ordine di abbandonare la posizione, attraversare i due monti che abbiamo di fianco senza seguire la mulattiera e cercare di uscire per Tramonti ove forse i germanici non sono ancora giunti. Si inizia subito il movimento. Piove a dirotto. Si attraversano posizioni orribili; burroni e precipizi travolgono buona parte dei quadrupedi e qualche bersagliere. Ndr a quest'ora il grosso della III armata è ormai in salvo oltre il Piave: non ci sono più speranze perchè questi si salvino.
7 Novembre - Verso le 12 si giunge a Campon. Il colonnello ci ordina di ammazzare alcuni cavalli abbandonati e confezionare il rancio. Ci mettiamo all’opera, appena iniziato il lavoro raffiche di mitragliatrici provenienti da tutti i lati ci investono. Impossibile muoverci e fare resistenza; siamo circondati. Il colonnello Dompè ordina la resa. Il momento è terribile: si zittisce tutti ed alzando le pezzuole bianche e buttando le armi, le lacrime malamente trattenute bagnano le ciglia di quasi tutti noi. L’ignoto verso cui ci dirigiamo ci spaventa più di una pallottola in fronte. Ci dirigono a Campon ove ci radunano e verso le due del pomeriggio ci fanno proseguire la marcia verso Tramonti ed oltre.
8 Novembre - Alle 4 del mattino si giunge a Meduno. Ci mettono in un prato a dormire. Piove ma la fame e la stanchezza non ci permettono di sentire l’acqua che ci penetra fin nel midollo delle ossa e si riposa per modo di dire perché il sonno è interrotto frequentemente da forti tremiti freddi. Verso le 11 ci fanno uscire ed al passaggio del ponte sul Livenza ci distribuiranno un pugno di farina gialla a testa; in un prato si fa la polenta. Polenta senza sale che in altri tempi lo stomaco avrebbe rifiutato! L’ho trovata squisita. All’una ci si mette in marcia per raggiungere Tarcento. Piove ancora.

Nel tragitto si trovano lunghe colonne di carreggi austriaci, ora che marciano verso le prime linee ed altre che cariche di materiali requisiti e saccheggiati nei ridenti e disgraziati paesetti del Friuli, invaso marciano verso l’interno. Dopo un’ora circa di cammino, disteso nel fosso della strada man mano sfilando troviamo il cadavere di un bersagliere. Ha il cranio spaccato, il fucile ancora stretto tra le mani rigide, il corpo supino rivolto alle nostre vecchie trincee. Povero Giovane! Povera mamma tua condannata a sperare eternamente nel tuo ritorno e destinata a ignorare sempre la tua misera fine e la tua sepoltura.

Serg. Mario Maggia

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