15° REGGIMENTO BERSAGLIERI LAUDEM DESPICIO, GLORIAM ASPICIO |
IL REGGIMENTO NELLE VICENDE ANTE CAPORETTO E NELLE ORE DELLA SUA FINE IN CARNIA A NOVEMBRE '17 - I COMANDANTI - LA PRIGIONIA
Ultimo ordine ricevuto dal LI (51°) battaglione del 15° reggimento Bersaglieri il 27 ottobre 1917
Stamani il nemico attaccò stretta S. Rocco. Austriaci giunti a Stauli Buric e a quota 1820 di Monte Slenza. V.S. (Vostra signoria) con le truppe parta seguendo la strada che le indicherà la guida Ciccon. Dopo passati i ponti sul Fella V.S. ordinerà che siano fatti saltare, essendo le interruzioni gia predisposte. Punto di riunione Chiusaforte. Firmato Col. Dompè.
QUESTA STORIA NASCE NELLE PREALPI CARNICHE ALLA RICERCA DEL 15° REGGIMENTO CHE ANDO’ PERDUTO NELLA OFFENSIVA DI CAPORETTO. DI 21 REGGIMENTI CHE IL CORPO CONTO’ MOLTI SONO QUELLI A CUI ARRISE L’ALA DELLA VITTORIA, MA NON IL 16° REGGIMENTO IN LINEA NELL’ALTA CARNIA CHE, DOPO AVER PERDUTO MOLTI SOLDATI SACRIFICATI PER FERMARE GLI UOMINI DI ROMMEL, ANDO’ A RAFFORZARE GLI ALTRI REPARTI. COSI’ PER IL 19°, PURE PRESENTE IN ALTA CARNIA, E PER IL 9° SACRIFICATO A CAPORETTO E CONFLUITO NEL 4° SCIOLTO OLTRE IL PIAVE IL 9 DICEMBRE 1917. MA DEL 15° DELLA VAL DOGNA NON SI SEPPE PIU’ NULLA FINCHE’ QUALCUNO NON TORNO’ DALLA PRIGIONIA PER RACCONTARLO.
(Il Montefesta (circa 1000 m s.l.m.) si trova alla confluenza del Fella col Tagliamento. Col Monte Amariana ed S. Simeone nelle vicinanze completa lo schieramento difensivo, il primo da Nord il secondo da Est. Appollaiato su questo picco un manipolo di uomini "…che nulla sperarono, nulla chiesero, e tutto diedero…", tennero testa per giorni al nemico che dilagava nel piano. Il Capitano di complemento ing. Riccardo Noel Winderling da Milano, il Ten. Umberto Tomei, il Ten. Alfredo Ferrari, centoventi soldati della VII Compagnia VIII Btg. Fortezza, 30 militi della IV Sez. Antiaerei, 20 del 150° Batt. Milizia Territoriale 5 eliografisti del III Genio 2 Telefonisti del I Regg. Fanteria nonché due marescialli sono entrati così nella fantasia leggendaria delle narrazioni dei valligiani. Il 4 novembre 1917 dopo che le truppe austroungariche passarono il Tagliamento presso Cornino il forte rimase abbandonato a se stesso. Fece fuoco ancora nei giorni 5 e 6 novembre. La mattina del 6 una pattuglia si avvicinò al forte sventolando una bandiera bianca. Avevano con se un comunicato in cui il comando della X armata tedesca chiedeva la resa. Il testo del messaggio era il seguente: "Al Regio Presidio Italiano di Monte Festa: siete circondato da ogni parte ed invitato ad arrendervi. Il nostro parlamentare è atteso di ritorno per oggi alle ore 11". Altrettanto laconica fu la risposta del cap. Winderling:" ho l'onore di rispondere negativamente". La guarnigione del forte, ultimate le scorte di munizioni, fece saltare le bocche da fuoco e si accinse a fuggire verso Sud attraverso le montagne. La fuga durò poco in quanto incapparono nei reparti del reggimento Pappritz della divisione Jager tedeschi e furono quasi tutti catturati ad esclusione del Winderling e pochi altri che si diedero alla guerra di macchia).
Accampamento Boneti ott. 1916: immagine concessa dalla pronipote di F.L.Pulle Barbara Lina Pulle
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Per ricostruire la storia del reggimento non partiremo dall’inizio ma dalle frenetiche notizie che si accavallavano e giungevano in linea in quel mese di ottobre del 1917. Da Udine non ci sono notizie certe, solo il solito caotico alternarsi di ordini e contrordini nel caos più totale. Non erano divisioni ma forti battaglioni di FeldJaeger tedeschi, specializzati e addestrati per la guerra in montagna, quelli che scendevano dalle catene già innevate, avanguardia di una armata d'invasione. Scendevano da Pontebba, Raccolana, Sella Nevea, Chiout, Resia, Val d’Aupa verso Chiusaforte* dopo aver tagliato fuori i nostri sul gruppo del Canin (dal Rombon ci sono soldati che attraverso la Sella Prevala cercano di salvarsi in Raccolana che viene abbandonata invitta solo perché a valle e al piano il nemico avanza) * Chiusaforte è opera fortificata a presidio del Canale del Ferro (Val Fella). Qui ha sede in quel momento anche il comando del gen. Tassoni a cui Cadorna ha ordinato di resistere fino all’ultimo uomo. CADORNA stimava inevitabile il ripiegamento e nella notte del 27 ottobre diramò gli ordini ai comandi dipendenti. Il ripiegamento doveva avvenire lentamente, resistendo in alcuni punti: il gruppo Carnico a Chiusaforte, la II Armata sulla linea Lusevera-Sabotino e, implicitamente se necessario, sacrificare le truppre Carnia per coprire quello che restava dell’ala sinistra della II Armata di Capello
Da un articolo di Cesco Tomaselli per un noto quotidiano nel dopoguerra: … L'ultimo ordine ricevuto dal LI fu quello di ritirata fino al punto di riunione, a Chiusaforte, seguendo la strada indicata dalla guida Ceccon (un eroe poi morto di baionetta). L’ordine viene eseguito per le Morosine e Clap Forat tra inenarrabili episodi di lotta contro pattuglie nemiche su un terreno sconosciuto e reso più impervio dallo scatenarsi della bufera. Dalle vette di Monte Schenone il 51° (battaglione del 15° Reggimento) giunge a Dogna. Brillano le mine sui ponti, sotto la protezione delle pistole mitragliatrici, la gran massa dei tralicci del ponte della ferrovia resiste in luogo d'ingombrare il passo al nemico che cala dal Canale di Dogna; per la Pontebbana avanzano i Tedeschi a masse serrate; il tentativo di forzare la strada nazionale verso Chiusaforte fallisce, essendo le gallerie della ferrovia già in mano all'avversario sceso in forze da Val Raccolana: occorre cercare altrove un varco per raggiungere il Reggimento, il Battaglione punta su Moggio Udinese aggirando l'angusta stretta di Chiusaforte. Attaccante ed attaccato, fatto segno al fuoco del Forte di Chiusa, già in possesso degli Austriaci (Quando a Chiusaforte venne l’ordine di usare i cannoni, le tavole di tiro erano già state bruciate. Il 29 ottobre la guarnigione del forte si arrendeva agli Jaeger della 59° divisione alpina. Il nemico ha ora in mano il forte), costretto a procedere per i più duri e infidi sentieri (Pian de’ Molini, Sella Patoc, Piananizza, Ponte per Aria, Ovadasso e Moggio), il 51° Battaglione, accerchiato dal nemico irrompente sul Canale del ferro, per ogni dove, decimato dai combattimenti e dalla tempesta, pressato, incalzato di giorno e di notte, stremato dalla deficienza delle munizioni, con la più deprimente visione dell'isolamento assoluto, il 31 ottobre, a notte alta, sull'angusta confluenza dell'Aupa col Fella, tentato invano di forzare Moggio già occupata da una Divisione austriaca, saltati i ponti da ogni lato, attanagliato dai monti e dal fiume avvolgente, esaurite le munizioni, scrisse con la baionetta l'ultima sua pagina. I superstiti risparmiati dal fuoco incrociato del nemico, videro gli ospedali di Moggio Affollarsi dei nemici feriti nella resistenza che la 36° divisione opponeva sul Tagliamento. Udirono ancora, dal loro letto di dolore, il tuono maestoso e tenace per qualche giorno dei cannoni dell’eroico San Simeone. Incorati dall’eco cruenta di S. Francesco, Tramonti, Pradis, attesero ansiosi finché tutto tacque irrimediabilmente. Allora colonne di fratelli disfatti ma fieri, portanti i segni della lotta a oltranza, risalirono inquadrati fra baionette nemiche l’orrido insanguinato Canale del Ferro. Nel bollettino dell'8 novembre 1917, già da noi citato e disputato nei campi di concentramento a prezzo di tozzi di pane dai nostri prigionieri, il nemico riconobbe cavallerescamente il contegno degli italiani, e accordò al gen. Taranto il permesso di portare in prigionia le armi. Il compiacimento con cui i combattenti accolgono le rievocazioni belliche dell’ Ott/nov.’17 prova ancora una volta quanto sia stata a suo tempo inopportuna la pubblicazione a puntate dell’inchiesta di Caporetto. Quella tristissima prosa ove il tono inquisitorio mascherava la voluttà scandalistica di taluni relatori, ha contribuito a mandare alla camera un disertore: e gli italiani sono rimasti sotto l'impressione che Caporetto sia stata la bancarotta dello spirito militare e del sentimento nazionale; Basta invece approfondire un poco le vicende di quei giorni che quasi a ogni passo ci si imbatte in un episodio di valore singolo e collettivo, tanto che a metterli insieme, chi volesse avrebbe da coprire un numero di pagine pari a quello dell'infausta relazione ". Cesco Tomaselli
"Riassunti Storici dei Corpi e
Comandi nella Guerra 1915/18 - "Bersaglieri" - vol. IX Roma
Libreria dello Stato - 1929 anno VII -
in celeste note e accantonamneti riposo
Nel gennaio 1915 in Aviano il deposito del 6°
Bersaglieri costituisce 2 battaglioni, il
49° (XLIX)
e 50° (L) che, dopo successivi trasferimenti a Bologna e a Peschiera, si
uniscono ai primi di giugno, a Castiglione delle Stiviere, al
51° (LI) battaglione proveniente da Ancona, ove si è organizzato presso il
deposito dell’11° bersaglieri. |
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*** da Wikipedia La Val Dogna (in friulano Cjanâl di Dogne Carnia) è una vallata delle Alpi Giulie. Si trova in comune di Dogna (UD), è lunga circa 17 km ed è attraversata da est verso ovest dall'omonimo torrente. A nord è delimitata dalla boscosa catena Jôf di Dogna-Due Pizzi, e a sud dalle aspre pareti della catena monte Cimone-Jôf di Montasio. Una strada militare la percorre sul fianco nord, collegando le poche e ormai quasi del tutto disabitate frazioni sparse: Chiout di Gus, di Puppe, di Martin, Pupin, Zucuin, Pleziche. Al Plan dei Spadovai vi era il Centro logistico militare della Valle: a testimoniarlo, oltre alla Chiesetta del Battaglione Gemona sotto lo Jof di Miezegnot, resti di antichi ricoveri militari e teleferiche. La cima dello Jof (m. 2087), che faceva da confine scendendo alla Sella di Sompdogna, non venne mai conquistata. Gli austriaci riuscirono però a prendere quota 1952. Era quindi la catena montuosa che costeggiava la sponda destra della Val Dogna e la testata, a segnare gran parte del confine militare a quel tempo. I comandi militari italiani capirono l’importanza di dover difendere quelle cime e fecero costruire al posto delle mulattiere di fondovalle una strada (1914- 1915) che, ultimata, risultò essere un’opera di grande e moderna ingegneria (ma la sezione non superava i 3 metri) con manufatti, in parte ancora esistenti (foto). Una teleferica a supporto del rifornimento truppe partiva dall’abitato di Chiout (mt. 838) fino al Cuel della Baretta mt. 1522. Della complessità dell’opera, rimase colpito anche il futuro Duce (qui in trincea nel 16) il quale riportò nel suo diario di guerra che la strada del Canale di Dogna rappresentava il “non plus ultra” della modernità ("Il mio diario di guerra" 1923). Allo scoppio delle ostilità Dogna e la sua valle furono evacuate, così il 60% della popolazione (ma erano 4 gatti) venne mandata in varie parti dell’Italia centromeridionale. Nel capoluogo furono piazzati due obici da 305/17 (il calibro più grosso che l’esercito Italiano possedesse all’epoca) che bombardavano ripetutamente il territorio austriaco. I COMANDANTI DEL 15° Col. Graziani Andrea dal 8 al 26 giugno 1915
Col. De Bono Emilio dal 24 settembre 1915 al 25 marzo 1916
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Il XLIX (49°), messo a
disposizione della 20a divisione (X corpo), si trasferisce per via
ordinaria Cassegliano; il giorno seguente è nel trincerone di Polazzo ed
il 29 luglio, passato alla dipendenza della Piacenza, sostituisce riparti
del 16° fanteria nel settore est di q. 89. Il 30 sostiene la sua prima
prova, partecipando col 112° fanteria alla conquista di importanti
trinceramenti nemici; il 2 agosto raggiunge di slancio il ciglio di q.
100, riuscendo a mantenerne gran parte ed il 6 agosto, sostenuto dal I
battaglione ciclisti e da un riparto del 112° fanteria, occupa una forte
posizione situata fra le quote 100 e 112, preservandola poscia da violenti
contrattacchi. Il 1° settembre, rilevato da reparti del 117° fanteria, si
riporta a Cassegliano ed il 17 è a Campolongo, ove 1’11 sono giunti anche
gli altri battaglioni L e LI. |
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De Bono era anche l’autore delle parole della canzone : "Monte Grappa, tu sei la mia patria: Nel 1918, fra i soldati fiorì una leggenda. Si diceva che la popolazione della Val Cismon, occupata dagli austriaci, cantasse sottovoce un bellissimo inno patriottico. In un anelito di liberazione mani misteriose avevano scritto sui muri delle case : "Monte Grappa, tu sei la mia patria” e a questo primo verso si ispirò il generale Emilio De Bono per stendere gli endecasillabi dell'inno, che fu poi musicato dall'allora capitano Antonio Meneghetti. ORDINE DEL GIORNO 8 APRILE 1916:Saluto del Colonnello EMILIO DE BONO ai Bersaglieri del 15° Ufficiali, Sottufficiali, Caporali e Bersaglieri! Un decreto del Comando Superiore mi nomina Comandante della Brigata Trapani. E’ con grande dolore che io vi lascio, o miei cari bersaglieri, perché voi sapete che anche nella mia severità io vi voglio tutto il mio bene!. Vi ringrazio per quanto avete fatto allo scopo di tenere sempre alto l’onore del Corpo e del Reggimento: ringrazio in particolar modo i cari superstiti compagni che lassù alla trincea delle Frasche contribuirono a darmi la gioia del successo. Conservatevi disciplinati, valorosi. Fin che siamo in guerra unico vostro pensiero sia la vittoria, mediante la vittoria potrete tornare felici in seno alle vostre famiglie. Io vi auguro ogni felicità. Non dimenticatemi e non scordatevi mai di essere dei Bersaglieri, come non lo dimenticherà mai il vostro comandante Col.Villanis Pietro: dal 26 marzo al 1 giugno 1916 Col. Eugenio Orso: dal 14 luglio al 19 ottobre 1916. Alla frase del Gen Ravazza "che i bersaglieri sono buoni a fare la mafia a casa, ma non osano in trincea portare il pennacchio (era una disposizione anticecchini, quando le pietraie del carso divennero così nude da non giustificare anche il minimo segno di vita)" l’intero reggimento si era ribellato e il Colonnello non si faceva trovare alle ispezioni. A Ravazza non resta che prendersela pubblicamente con il magg. Camillo Liberanome e per finire assesta un calcio al primo bersagliere che trova in disordine. Il Colonnello e l'Aiut. magg. erano a loro volta in ispezione all'accantonamento. il Capitano Camillo Liberanome dei reparti ciclisti fu assegnato all'8° nel 1910. Fù lui a comporre parole e musica dell'inno dei Bersaglieri ciclisti (All'armi) mentre era in servizio a Verona nel 1914. Promosso maggiore ed assegnato al 15° morì il 1 novembre 1916. Dolina dei Bersaglieri o dei 500: Dietro il colpo di proiettile si legge la scritta incisa in un cartiglio 15.. REGG.TO BER.RI .... GIUGNO 1916 COMPAGNIA ZAPP(ato)RI
Dompè Paolo: dal 20 ottobre 1916 al 7 novembre 1917- Medaglia di bronzo in Eritrea: sul Carso (1916) ebbe una seconda medaglia. Colonnello nel 1917, comandò il 15° reggimento fino alla sua resa. Fu internato a Mathausen.
Piume a Nord Est di Antonio Sema - le operazioni http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri31.htm
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ANNO 1916 Riposo
nelle retrovie dal giorno 6 novembre al 31 dicembre 1915.
Dal giorno 5 gennaio
1916, assume la denominazione di 15°
bersaglieri. Il reggimento viene di nuovo frazionato mentre il LI prende
contatto col mondo carnico a Cereschiatis fino ad aprile. Relazione
del Maggiore Augusto Sifola comandante dell'XI ciclisti sui fatti del
15/5/1916. Paolo Dompè per i fatti di Abissinia del 2/7 maggio 1896 (post Adua), come ufficiale delle Truppe D'Africa ebbe il bronzo con la seguente motivazione: Colla propria centuria sostenne il primo attacco dei ribelli di Ras Sebat ad Aga-à e nel combattimento di Debra Matzo concorse efficacemente a guarantire il fianco sinistro dell'estrema avanguardia, esempio a tutti di calma e di coraggio 2/7 maggio 1896
(Ras Sebat e Agos Tafarì erano passati al
nemico 1 mese prima dello scontro di Adua
(Sebhat's forces soon grew
to 1500 and most critical was that he dispatched an Awaj (proclamation)
to the people of Agame to rebel against the Italians. Sebhat had also a
distinct advantage of knowing the topography and the communication lines
of the Italians. On 13th and 14th of February Sebhat's forces occupied
Se’eta Hill and Mt. Alequa. Now the Italian garrison at Adigrat moved
against Sebhat. Lieutenants Cisterini, Deconcilis, Negretti, and Caputo
were out to attack Sebhat, but with the exception of Cisterini, all were
either captured or killed).
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COMMIATO DAL 15° REGGIMENTO DEL GENERALE EMILIO DE BONO
Vigilia di natale - dicembre 1916 - campo Plan de Spadovai Valdogna alt. m 1.150 |
ANNO 1917
Dal 9 novembre 1916 il reggimento è
in viaggio per la Carnia per sostituire l’11 bersaglieri (quello
di
Mussolini che sarà ferito in Febbraio a Doberdò). Scendono a Dogna e
si incamminano lungo la vallata per Chiout. In tale zona, ad inverno
avanzato, non si verificano avvenimenti importanti fino all’ottobre cioè
all’inizio della grande offensiva nemica, chiamata di Caporetto, ma estesa
su più fronti. Pagine del diario del Sergente dei Bersaglieri Mario Maggia. Dopo 30 mesi di trincea, durante la ritirata di Caporetto, fu catturato come la maggior parte dei suoi soldati e internato in Ungheria. Rientrò a casa nell' estate del 1919 a sinistra la testimonianza del Senatore Pullè Il vecchio Senatore Pulle, classe 1850 !!, capitano addetto al comando del 15° bersaglieri ha lasciato Roma il 27 ottobre dopo che il Primo Ministro Boselli ha annunciato le dimissioni in Senato. ......... |
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.... La sua incondizionata fiducia a Cadorna richiede questo passo. Sul treno per Bologna il senatore sente le notizie più esagerate e spera di trovare al comando tappa indicazioni per raggiungere i commilitoni. Al reparto ha lasciato tutto, cambi di vestiario, appunti e ricordi. Egli cercherà per giorni il 15° Bersaglieri, per settimane si recherà per averne notizie al Comando Supremo, ma ogni suo tentativo risulterà vano. - Dal suo Diario
Sabato 3 novembre: Vedo Cadorna che traversa la sala e scende le scale col suo fare solito. Parmi solo un pò più imbiancato. "Dove va?" mi chiede "A raggiungere il mio reggimento" gli rispondo "Dove" "Credo a Cavazzo" "Si?! - se al lago di Gavazzo Carnico ci sono i Chiodi!" (i chiodi sono i tedeschi) Domenica 4 novembre: In treno da Conegliano a Pordenone-Spilimbergo. Vano tentativo di riprendere la via per Pinzano dove trovasi il gen. Di Giorgio a fronteggiare i tentativi di forzamento del fiume. Un treno di filoferro parte diretto per Pordenone. Di qui un camion a Spilimbergo, poi a piedi a Pinzano. Ma Cadorna aveva ragione: nuclei di chiodi sono già al di quà del Tagliamento. Rischio di esser incontrato da una loro pattuglia (Di Giorgio a quest’ora è già a Sequals, 10 km oltre Pinzano con le nuove linee di resistenza sul fiume Meduna).
PRIGIONIA
Lunedì 5 novembre, Meduna: La riva destra del fiume (Tagliamento) è già occupata fra Pinzano e il lago di Cavazzo Carnico e la depressione dove sono impegnati i resti della 36ª Div. e quindi il mio 15° come sapeva il Cadorna. Pare che le truppe tedesche operino nella parte montana, mentre le austriache avanzano nella pianura. Si combatte ancora lassù ma di qui non si ci arriva più. E' probabile che la ritirata si operi per Ampezzo mirando alla valle dell'alto Piave; a Longarone più che a Pieve, potendo la valle del Boite esser già invasa. Per raggiungere la via più sicura per Longarone dalla valle del Tagliamento, la Clautana, sono solo strada e sentieri di montagna ad alta quota. La più prossima è quella per la valle del Meduna. E' probabile che chi ha potuto, prenda questa; quella da Verzegnis lungo le rive del torrente Arzino, li porterebbe da oggi in bocca al lupo; a quest'ora i nemici occuperanno per certo Forgaria e Clauzetto !. |
28 Ottobre 1917
-Alle 2 del mattino, sotto la pioggia dirotta si inizia il ripiegamento.
Verso le 6 si giunge a Chiusaforte ove ci si schiera sulla nuova linea di
resistenza e vi si rimane fin verso le 3 del pomeriggio alla quale ora si
riparte. Verso le 10 di notte si giunge a xxxxx; il paese è già
abbandonato dalla popolazione civile. Ci distribuiscono una galletta ed
una scatoletta. La divoro, a mezzanotte si riparte. Sono stanco, piove
sempre a dirotto e sono tutto inzuppato. 5 Novembre - Dopo aver passato la notte all’addiaccio verso le 10 ci viene distribuito scatolette, gallette e formaggio. Verso sera ci dicono di spostarci verso Spilimbergo, attaccare gli austriaci che occupano la sommità dei monti circostanti ed aprirci un passaggio verso la pianura.
6 Novembre -
Alle 4 del mattino si prende contatto col nemico. Si attacca a fondo;
guadagniamo qualche km di terreno ma le grandi perdite ed il giungere di
rinforzi freschi all’avversario consigliano il comando di divisione a
desistere dall’impresa. Verso le sei viene l’ordine di abbandonare la
posizione, attraversare i due monti che abbiamo di fianco senza seguire la
mulattiera e cercare di uscire per Tramonti ove forse i germanici non sono
ancora giunti. Si inizia subito il movimento. Piove a dirotto. Si
attraversano posizioni orribili; burroni e precipizi travolgono buona
parte dei quadrupedi e qualche bersagliere. Ndr a quest'ora il grosso
della III armata è ormai in salvo oltre il Piave: non ci sono più speranze
perchè questi si salvino. Nel tragitto si trovano lunghe colonne di carreggi austriaci, ora che marciano verso le prime linee ed altre che cariche di materiali requisiti e saccheggiati nei ridenti e disgraziati paesetti del Friuli, invaso marciano verso l’interno. Dopo un’ora circa di cammino, disteso nel fosso della strada man mano sfilando troviamo il cadavere di un bersagliere. Ha il cranio spaccato, il fucile ancora stretto tra le mani rigide, il corpo supino rivolto alle nostre vecchie trincee. Povero Giovane! Povera mamma tua condannata a sperare eternamente nel tuo ritorno e destinata a ignorare sempre la tua misera fine e la tua sepoltura. Serg. Mario Maggia |