ORTIGARA 1917 E fumava, gialla e negra, dai suoi mughi inceneriti, dalle buse colme di gas ... Per il Vallone dell'Agnellizza, tra fetide oscene carogne, un senso a cui non s'osa credere
Immagine concessa dal Geom. Ernesto Campesan socio del C.A.I. di Bssano d.G. |
|
Note
geografiche...dal sito http://www.grandeguerra.com/
(m
2.105) è una delle cime di altitudine intorno a 2.000 metri che delimitano a
Nord l'Altipiano dei Sette Comuni e strapiombano sulla sottostante Val Sugana
con un salto di oltre 1.500 metri. Cima di Vezzena (m 1.908), Cima Manderiolo (m
2.051), Cima
Portule (m 2.310), Cima Dodici, M. Ortigara, M. Lozze (m 1.959), costituiscono
una imponente bastionata facilmente raggiungibile dall'altipiano di Asiago, ma
accessibile solo con impervi sentieri dalla Val Sugana. E' quindi Asiago, con i
comuni limitrofi, la porta di accesso alle pietrose pendici dell'Ortigara e
delle altre cime consacrate alla storia dal sangue di migliaia di combattenti
dell'una e dell'altra parte.Strade carreggiabili e mulattiere percorrono il
fondo delle valli che con andamento Nord-Sud originano dalla bastionata rocciosa
e finiscono sull'Altipiano: la Val Portule, la Val Galmarara, la Val di Nos, la
Val di Campomulo. In quest'ultima valle una discreta carrozzabile parte da
Gallio e scorrendo in mezzo a foreste di abeti, ove ancora sono evidenti le
tracce dei manufatti e delle postazioni, raggiunge il parcheggio alle falde del
Monte Lozze, base di partenza per le escursioni nella zona della Battaglia.
Antefatto: Nel giugno del 1916, esaurita la spinta offensiva della Strafexpedition, gli austriaci decidono di ritirarsi su posizioni più difendibili. Durante la rigida stagione invernale, per ragioni climatiche, le truppe italiane vennero impiegate nei lavori di un grandioso sistema di fortificazioni, per ottenere una protezione in caso di nuova offensiva nemica. Lavori per la fortificazione delle linee trincerate (nuove trincee sulle Melette, rafforzamento della prima linea tra monte Zebio e cima Caldiera (Ortigara), assestamento delle vecchie linee difensive del 1916 tra monte Zovetto e Valbella (altopiano), arroccamento dell'altopiano del Cengio ecc..
ADOLFO FERRERO Sottotenente degli alpini
ORTIGARA 18 GIUGNO 1917:
brani
dalla lettera, mai recapitata, trovata dopo 40 anni, fra i resti dell'attendente
a cui era stata affidata prima di morire e che era morto lui stesso.
Cari
genitori, fra cinque ore qui sarà un inferno. Fremerà la terra, s'oscurerà il
cielo, una densa caligine coprirà ogni cosa, e rombi e tuoni e boati
risuoneranno fra questi monti, cupi come le esplosioni che in questo istante
medesimo sento in lontananza. Vorrei dirvi tante cose, tante, ma Voi ve
l'immaginate. Vi amo, Vi amo tutti….… darei un tesoro per potervi rivedere.
Ma non posso. Il mio cieco destino non vuole…"
COSA
ERA SUCCESSO
Nella
notte tra il 9 e il 10 giugno 1917,
tra banchi di nebbia, pioggia, fulmini e razzi illuminanti, i cannoni tempestano
le linee austriache dell’Ortigara preparando l’attacco degli alpini della
colonna Di Giorgio
(prima
ondata btg. Bassano, Sette Comuni, Baldo, Verona - seconda ondata btg. Clapier,
Arroscia, Ellero, Mercantour - in riserva btg. Spluga, Tirano, Saccarello, val
Dora, 9º regg. bersaglieri)
che
si svolgerà con l’immane ondata umana del pomeriggio e dei giorni seguenti.
Così il giornalista De Mori descrive
la scena: «Finalmente assistiamo al prodigio. Alpini e fanti escono di corsa e
danno la scalata alle rupi entro le quali si annida il nemico: poi scompaiono.
La bufera pare li abbia portati via nel suo grembo... Qualche minuto dopo, tra
gli squarci aperti nella nebbia e nel fumo, gli assalitori riappaiono sulle
posizioni nemiche gridando "Savoia!"...».
Ma per gli Alpini comincia il Calvario! Alcuni racconti di partecipanti ci
chiariscono particolari dell'attacco: "...verso
il Campanaro.. solo alcune tracce di piccoli sentieri indicavano il percorso..
veri passi obbligati... Le mitragliatrici nemiche con tiro aggiustato battevano
con inesorabile precisione quel punto... ad uno ad uno e quasi tutti cadevano
colpiti..." ed
un'altra "...
Le ondate degli assalitori italiani si susseguivano ad intervalli: e annientata
la prima ne seguivano altre che subivano la stessa sorte; per salire erano
costrette a calpestare i mucchi di compagni morti o feriti... Si videro soldati
austriaci che, inorriditi da quel facile massacro sparavano senza neppure mirare
per non vedere quella macabra scena..".
Il
gen. Mambretti decide finalmente di sospendere l’azione per almeno tre giorni,
ma il 15 giugno c’è un tentativo da parte degli austriaci di riprendere le
posizioni perdute che, però, s’infrange contro il valore degli Alpini. A
questa azione partecipano anche i Battaglioni alpini "Valtellina",
"Saccarello" e "Monte Stelvio". Il bilancio delle perdite è
elevatissimo: 12 ufficiali morti, 48 feriti e 2 dispersi su 217 militari morti,
896 feriti e 269 dispersi.
Complessivamente la 52 Divisione perse nella Battaglia dell’Ortigara 12.633 uomini così suddivisi:
http://www.ladigetto.it/article.aspx?c=11&a=1705
Morti | Feriti |
Dispersi |
||
Ufficiali | 110 | 330 | 50 | |
truppa | 1.454 | 8.127 |
2.562 |
|
totali | 1.564 | 8.457 |
2.612 |
Generale d’armata, Ettore
Mambretti.
Quando si parla di lui, si fanno gli scongiuri
“E’ una persona tutt’altro che antipatica. Tutte le azioni alle quali ha preso parte sono andate male da Adua in poi”. A Adua erano in molti a cui era andata male, ma tantè prima o poi qualcuno viene insignito di simili influenze. Alcune infauste circostanze, come la mancanza di visibilità e la pioggia, avevano contribuito a far sì che quell’inizio di battaglia cominciasse per gli italiani con un gravissimo insuccesso. I comandi avevano deciso di ritentare.
“Il tempo —
scrisse Cadorna il 17 giugno —
è bello e caldo. Domani
M. ritenta l’operazione. Sull’Ortigara o si va oltre o si torma indietro. Speriamo che egli riesca anche a sfatare la deplorevole leggenda di jettarore che gli hanno
appioppato. E’ una stupidaggine, lo so, ma in Italia compromette la reputazione e il
prestigio. Figurati che, quando saltò prematuramente quella mina alla vigilia della fallita operazione, che uccise quasi tutti gli ufficiali di due battaglioni
(120 fra soldati e ufficiali perdono la vita nella posizione detta della "Lunetta" di monte
Zebio), che dovevano andare all’assalto, attribuirono la cosa alla sua
jella”.. al termine dell’offensiva un mese più tardi
“…La fama di M. cresce tutti i giorni — Ieri (13 luglio) l’ho telegrafato a Lello
[il figlio Raffaele] e dice anche lui di non ricominciare perché, quando i soldati vedono
M. fanno gli scongiuri ed ormai non può comparire in alcun luogo senza che i soldati si tocchino. Comunque sull’Ortigara ha fatto anche degli errori, pensando di assestarsi li”. Due giorni più tardi Mambretti fu destituito. Il 20 luglio 1917 viene comunque sciolta anche la 6ª armata e le truppe confluiscono nella 1ª armata (corpi V, X, XXIX). Il XVIII schierato in Valsugana entra a far parte della 4ª armata del Cadore.
Mambretti gen. Ettore - meritò la medaglia di bronzo ad Adua. In occasione dell'eruzione del Vesuvio del 1906 ebbe la medaglia d'argento al valore civile. A Sid Garbàa (1913) guadagnò una medaglia di bronzo, e ad Ettangi un altro argento, al quale si aggiunse la croce di cavaliere dell'O.M.S. Ten. gen. comandò la Divisione di Bologna nel '15, partecipò alla guerra contro l'Austria, dove comandò, nel '15-'16, sull'Isonzo, l'11ª poi la 3ª Divisione; quindi il XX C.d'A.; e presso Asiago le truppe degli Altipiani, meritando la croce di grand'ufficiale.
Il generale Mambretti ha lasciato quattro giorni fa il comando della VI armata per andare ad assumere il posto di Lequio (messo definitivamente a riposo) nell'armata di Varese – I maligni dicono che perderemo anche la guerra contro la Svizzera.