HANNO DETTO....prima, dopo e comunque 

INCREDIBILE MA VERO ...        

Alcune delle cause che hanno scatenato la guerra http://www.presentepassato.it/Percorsi/Grandegioco/6grandegioco_germaniaincampo.htm 

 
Pokrovskij, accademico russo  - La storia è la scienza più politicizzata tra quelle esistenti perché è la politica di oggi proiettata nel passato-
 
Friedrich von Bernhardi ......... La legge naturale su cui si fondano tutte le leggi di natura è la legge della lotta per l'esistenza...
 
Winston Churchil Politico 1901... In passato le guerre si erano combattute con piccoli eserciti di professionisti. Una futura guerra europea di masse popolari, le une contro le altre, si sarebbe conclusa soltanto con la rovina dei vinti e un impoverimento dei vincitori.
 
Giovanni Cantoni: «Chi sbaglia storia, sbaglia politica»
 
Joseph de Maistre: «La storia è politica sperimentale»
 
Alfred Von Schlieffen ex capo di Stato maggiore tedesco 1909................ A tempo debito caleremo i ponti levatoi. Si spalancheranno le porte ed eserciti di milioni di uomini si lanceranno saccheggiando e distruggendo oltre i Vosgi, la Mosa, il Bug (Russia), il Tirolo e l'Isonzo.

Quando la Germania invase fulmineamente il Belgio, era sicura che la guerra non sarebbe stata di lunga durata e Alfred Von Schlieffen ex capo di Stato Maggiore tedesco disse: "(le guerre lunghe)...sono impossibili in un'epoca in cui l'esistenza della nazioni si basa sullo sviluppo ininterrotto del commercio e dell'industria. E se anche l'ingranaggio dell'economia industriale si arresta, una rapida soluzione dei conflitti deve consentire di metterlo nuovamente in moto. Non si possono tirare le cose per le lunghe con una strategia di logoramento, quando il mantenimento di milioni di persone richiede un dispendio di parecchi miliardi".

 

Giovanni Giolitti

Antonio Salandra

Sidney Sonnino

 
LE PROMESSE
 

Se gli italiani avevano promesso terre e pascoli ai sardi (Brigata Sassari ma non solo) gli inglesi si spinsero "oltre". Avevano promesso un gabinetto (WC) per chi tornava (e si spera anche per chi non tornava e lasciava moglie e figli a casa che di un Wc avrebbero comunque avuto bisogno)

- Lloyd George promised British troops returning from the First WorId War improved living conditions. The 'Homes for Heroes' had a bath, washbasin, WC and kitchen sink -  to us minimal sanitary requirements, but a luxury still not available to many middle-class and most working-class families in the earIy twentieth century.

trad. Lloyd George promise alle truppe britanniche di ritorno dalla prima guerra mondiale migliori condizioni di vita. La 'Casa degli eroi' avrebbe avuto il bagno, il lavabo, il wc e il lavandino in cucina - per noi di oggi requisiti minimi sanitari, ma un lusso ancora per molti della "middle class" e più ancora per la classe lavoratrice nei primi del Novecento (o XX secolo). Sappiamo come andò a finire, ma questo non evitò la successiva (guerra)

 
“Al principio della guerra fu possibile trovare tra i fanti anche degli operai, degli studenti, degli impiegati, ma quasi subito gli uffici, i comandi e le diverse specialità dell’esercito (e le fabbriche militarizzate) prelevarono dai reggimenti in linea fino all’ultimo specialista del ferro, dell’ago, della lesina e della calligrafia. “chi è rimasto?- si domando il Marpicati - il modesto artista della zappa, lo sterratore siciliano, calabrese, lombardo, il lavoratore troppo sovente analfabeta, tornato dalle americhe o da altre regioni lontane, docile al richiamo del paese, che si è ricordato di lui forse solo perché ne aveva bisogno” (P Melograni, Storia politica della grande guerra, pg 92)
 
Credi che la guerra possa durare oltre l'inverno?.

.

In Italia, gli uomini politici che avevano voluto l'intervento erano convinti che la guerra sarebbe durata pochi mesi. « L'inverno sarà duro nelle Alpi. Hai provveduto completamente agli approvvigionamenti invernali per l'esercito?». chiese in una sera d'agosto del 1915 Francesco S. Nitti al presidente del Consiglio Salandra. E Salandra, che era stato il più tenace assertore della necessità per l'Italia di entrare in guerra, gli rispose: «Il tuo pessimismo è veramente inesauribile. Credi che la guerra possa durare oltre l'inverno?». Da parte sua il generale Cadorna, conversando in una sala del Senato ai primi dì aprile del 1915,affermava «che l'Italia entrando in guerra, poteva essere sicura di essere dopo un mese a Trieste". I generali che avrebbero dovuto portare i soldati italiani a piantare il tricolore sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra erano in genere vecchi avanzi della burocrazia militare (e rincoglioniti se quelle sopra erano le previsioni) al cui «dispotismo cieco e sordo» erano affidate centinaia di migliaia di vite. L'armamento era carente, soprattutto di mitragliatrici: 618 per tutto l'esercito; gli inglesi ne avevano promesse altre 300 del mod. Maxim ma aspettavano a consegnarle agli italiani perché prima "intendevano sapere da che parte avrebbero sparato".

sopra ospedale inglese per le truppe indiane allestito all'interno del Royal Pavillon di Brighton

 
F. Tommaso Marinetti Poeta..........La parola Italia deve dominare sulla parola libertà. ...marciare non marcire.. (guerra) sola e unica igiene del mondo.. sono queste le belle idee per cui si muore.
 
Giovanni Giolitti Politico....... Certo io considero la guerra non come una fortuna (come dicono i nazionalisti), ma come una disgrazia che si deve affrontare solo quando è necessaria per l'onore e i grandi interessi del paese. Non credo sia lecito portare il paese alla guerra per un sentimentalismo verso altri popoli.
 
Luigi Albertini direttore del Corriere della Sera....La guerra è la salvezza. La guerra è anche un pericolo... non è faccenda di un governo o di un partito. E' il dovere di tutti. Siamo sulla cima del Risorgimento; e se gli italiani non si fanno ora, non si faranno mai più.
 
Enrico Corradini................. L'Austria e la Germania hanno troncato. L'Austria, per se stessa in maniera energica, con la guerra alla Serbia ha ripreso la sua politica orientale e la Germania l'ha seguita...... Allora i due Imperi denunciano la sospensione della politica orientale che avrebbe dovuto perdurare da entrambe le parti.
 
Alfonso La Marmora scriveva a suo tempo: "Il paese e l'esercito hanno diritto e bisogno di conoscere la verità e, piuttosto che dolermi di certe pubblicazioni come fanno coloro che confondono il tempo di guerra con il tempo di pace, io vorrei che in tempo di guerra tutti tacessero e in tempo di pace tutti parlassero (tutti gli uomini di buona fede si intende). può il governo lasciare agli intriganti faccendieri fuori dell'esercito libero il campo di accusare e calunniare chi loro voglia? E l'esercito non avrà mai la soddisfazione di sapere chi ha fatto bene e chi male dovendo talvolta anzi tollerare che alcuni trovino il modo di carpire il merito e le prove ?".
 

Luigi Cadorna

 

le sperimentazioni del grigioverde

Armando Diaz

Armando Diaz

 
Martin Gilbert Storico........... Se ognuno dei 9 milioni di soldati morti avesse scritto una pagina di se....si comporrebbero 20.000 volumi...nel fango delle trincee sono morti milioni di uomini....chi si ricorda di loro? anche quelli con una tomba e un nome sulla lapide sono ormai oggi militi ignoti.

David Lloyd George: Un politico è una persona sulla cui politica non siete d'accordo. Se siete d'accordo è uno statista
                                  ..... La Camera dei Lord è un gruppo di cinquecento uomini scelti a caso tra i disoccupati
                                  .............. I diplomatici sono stati inventati soltanto per perdere tempo

Sigmund Freud «Ci pare che mai un evento storico abbia distrutto in tal misura il così prezioso patrimonio comune dell'umanità, turbato   talmente tante delle più lucide intelligenze, inabissato così profondamente tutto quanto vi è di elevato»  in “Considerazioni attuali sulla guerra e la morte” 1915 .

 
Gen. Luigi Segato

SEGATO nasce a Belluno nel 1856. Sottotenente d’artiglieria nel 1876, frequentò la scuola di Guerra e passò quindi nel Corpo di S.M. Insegnò “arte militare terrestre” all’accademia Navale di Livorno e dal 1895 al 1899 “comunicazioni” alla scuola di Guerra. Colonnello nel 1900, comandò il 75° Fanteria. Due anni dopo fu C.S.M. del Corpo d’Armata e dal 1904 al 1906 comandò in seconda la scuola di Guerra. Maggior generale comandante la Brigata Calabria nel 1906, all’inizio del 1908 fu nominato sottosegretario di stato alla guerra. Passò poi a comandare la Brigata Palermo. Tenente generale nel 1911, diresse la scuola di Guerra sino al 1914, anno nel quale ebbe il comando della divisione militare di Torino. Comandante il XII Corpo d’Armata(Carnia) nel 1915, entrò con esso in guerra contro l’Austria, per passare poi al comando del IX C.d.A (in sostituzione di Pietro Marini) il 19/6/1915 e del I C.d.A Cadorino meritandovi la Medaglia d’argento (In ottobre 1915 il tenente generale Luigi Segato, fu sostituito, ufficialmente per motivi di salute, dal generale Oscar Roffi. In realtà, ciò fu determinato da un rapporto di Segato al Comando Supremo in cui riferiva il deplorevole stato morale e disciplinare delle sue truppe). Nel 1917 divenne comandante del C.d.A territoriale di Bologna e transitò in posizione ausiliaria nel 1919. Nel 1923 ebbe il grado di generale di C.d.A e qualche anno dopo passò nella riserva.

 Avevamo - scrive SEGATO- grande deficienza di artiglierie, di fucili, di munizioni; di vestiario, d'oggetti d'equipaggiamento individuale e generale e di tutti quei mezzi tecnici (e perfino banalissimi) che si sono poi dimostrati indispensabili per ottenere il successo nella guerra moderna, nè il paese aveva capacità produttiva, - per provvedere alle lamentate deficienze. Inoltre vi erano, nel nostro esercito, insufficienza numerica e qualitativa dei quadri, deficienza quest'ultima derivante dal sistema di avanzamento per anzianità con insufficiente severità nella selezione dei non idonei" e "insufficiente forza bilanciata, per l'insufficiente addestramento delle truppe, e più specialmente delle grandi unità, alla guerra manovrata, e tanto più a quella in montagna, anche pel fatto che soltanto gli alpini avevano equipaggiamento da montagna". "Nonostante tanto intelligente, energico, concorde ed alacre lavoro per preparare l'esercito, cinque gravi deficienze ancora erano da lamentarsi quando entrammo in guerra:

1° La scarsità delle bocche da fuoco di medio e di grosso calibro al seguito delle forze operanti. Tutta la nostra ricchezza consisteva nel nostro parco d'assedio che, con grandi sforzi, eravamo riusciti a portare, da 128 a 236 bocche da fuoco. Più precisamente entrammo in guerra con 28 batterie di obici 140 A, 7 da 149 G (sta per ghisa !!), 12 batterie di mortai da 210. Di batterie di grosso calibro non ne avevamo che pochissime da 280 e da 305, costituito con ripieghi ricorrendo a materiale da costa, e per questo motivo di scarsissima mobilità. Scarse in genere le munizioni; specialmente scarse quelle per le artiglierie di medio e di grosso calibro; e per scarsità di esplosivo moderno, parte delle granate era ancora caricata con polvere nera.

2° La scarsità delle mitragliatrici; meno della metà dei reggimenti permanenti aveva le tre sezioni, organicamente loro spettanti; alcuni ne avevano una sola; quelli di milizia mobile nessuna; né eravamo in grado di prevedere quando saremmo stati in grado di distribuirle loro. E ciò mentre ogni compagnia degli eserciti germanico ed austro-ungarico ne aveva almeno una sezione.

3° Mancanza quasi assoluta di mezzi adatti per la distruzione dei reticolati ed altre difese accessorie dell'avversario, alla quale mancanza non si poteva sopperire col tiro delle artiglierie di medio calibro, data la loro scarsità o lo scarso effetto che causavano. Unici mezzi per distruggere i reticolati: tubi di gelatina che dovevano però venire collocati sotto i reticolati e quindi accesi con i zolfanelli, che voleva dire sotto l'infuriare del fuoco nemico; e le forbici, le quali erano scarso di numero, e molto volte insufficienti allo scopo perché troppo deboli". (Si requisirono sul mercato delle cesoie da giardiniere).

4° Per un complesso di cause che sarebbe superfluo ora riferire, tra cui quella che fino a poco prima della guerra si era dato la preferenza ai più leggeri (dirigibili) anziché ai più pesanti (aeroplani) l'aviazione si trovava ancora in uno stato di grave crisi quando siamo entrati in guerra. Un solo mese prima - il 20 aprile - delle 15 squadriglie di aeroplani allora esistenti, non erano impiegabili in eventuali operazioni di guerra che le 6 squadriglie di monoplani Blériot-Gnome, tutte dotate di apparecchi non completamente rispondenti alle necessità di quel momento. Su nessuno dei nuovi apparecchi Voisin (motore 130 HP), Aviatik (125 HP) si poteva fare assegnamento prima della fine di luglio per operazioni di guerra. E difficili, ed in uno stato di marcata inferiorità rispetto al nemico, rimasero le condizioni della nostra aviazione durante tutto l'anno 1915. In questo campo, solo dopo, nei successivi due anni furono compiuti meravigliosi progressi di qualità e quantità. L'Italia entrò in guerra con 70 apparecchi di tipi vari ed alcuni antiquati, mentre nell'ottobre 1917 disponeva di oltre 2000 aeroplani, di cui 500 in piena efficienza e dei migliori tipi, ed oltre 1500 erano Caproni. segue più sotto

(sempre Segato). "…le cause dello sfondamento furono principalmente di carattere tecnico e che durante il ripiegamento le conseguenze degli errori militari commessi furono ingigantite dalle condizioni organiche e morali in cui era ridotto l'esercito specialmente in corrispondenza di quell'ala in corrispondenza della quale era avvenuto lo sfondamento, e contro della quale più s'accaniva la pressione nemica".  "la responsabilità della rotta di Caporetto non si limita a capi militari ed a uomini di governo: essa coinvolge tutti coloro che col disfattismo attivo o passivo esercitarono influenza deprimente sullo spirito del soldato: essa coinvolge coloro che, riusciti ad imboscarsi, dell'imboscamento si valsero per trarre dalla guerra il maggior profitto possibile, poco curando se con ciò venivano a danneggiare coloro che nella trincea soffrivano e morivano; essa coinvolge coloro che non avevano rossore d'offrire al soldato che per licenza o per servizio, rientrava temporaneamente dal fronte, un nauseante spettacolo di vita fatta di godimento e di spreco, guardando i reduci dal fronte con un sorriso di compassione, quando non era sorriso di scherno".

Erano questi i cosiddetti "imboscati", operai settentrionali, figli di notabili o di uomini politici, che erano al sicuro di ogni rischio, e che non probabilmente, ma sicuramente guadagnavano molto bene e nutrivano un profondo disprezzo nei confronti dell'esercito e della guerra. E se già nelle trincee il morale era basso, con spesso il dubbio se valesse la pena di combattere per delle distese desolate e rocciose, l'esercito combattente sapeva che a casa era rimasto "un altro esercito" fatto di imboscati, e che per quelli che ne facevano parte, la pena di combattere non valeva proprio la pena. ... poco curando se con ciò venivano a danneggiare coloro che nella trincea soffrivano e morivano; essa coinvolge coloro che non avevano rossore d'offrire al soldato che per licenza o per servizio, rientrava temporaneamente dal fronte, un nauseante spettacolo di vita fatta di godimento e di spreco, guardando i reduci dal fronte con un sorriso di compassione, quando non era sorriso di scherno".

Strana idea aveva questo Segato delle retrovie che a suo dire a Bologna avrebbe frequentato assiduamente nel godimento (vedi a tal proposito Giovanna Procacci nella sezione libri). Molti borghesi militarizzati a Bologna lavoravano nelle industrie belliche e i militari dovevano fare i conti comunque con amministrazioni socialiste che non seguivano alla lettera i dettami del partito.

 
     

1914 gazzetta ufficiale

Art. 1. Per la durata di sei mesi dalla data del presente decreto i sottotenenti di complemento potranno essere reclutati anche dai caporali e caporali maggiori in congedo o temporaneamente richiamati alle armi, che abbiano ottenuta la dichiarazione d'idoneità al grado di sergente e che posseggano tutti gli altri requisiti prescritti per i sottufficiali congedati aspiranti alla nomina a sottotenente di complemento. Per la stessa durata potranno essere reclutati sottotenenti di complemento anche dai militari in congedo o richiamati alle armi che abbiano compiuto con buon successo il 1° corso dell'Accademia militare o della Scuola militare ovvero abbiano conseguito la licenza nei collegi militari ed abbiano ottenuto la dichiarazione di idoneità al grado di sergente.

segue Segato - 5° Nonostante i corsi accelerati nelle scuole militari ed i corsi istituiti presso molti reggimenti per il reclutamento degli ufficiali di complemento, molte erano ancora le deficienze in fatto di quadri, fino al punto che le compagnie di fanteria non avevano, di massima, che due ufficiali; deficienze cui male si poteva provvedere con dei sottufficiali che però erano scarsissimi. Si era poi dovuto promuovere un grande numero di giovani tenenti per provvedere al comando delle compagnie, di modo che la maggior parte dei plotoni era affidato ad ufficiali di complemento, molti dei quali ancora molto giovani ed inesperti pari ai loro coetanei sottoposti. Più sentita ancora la deficienza nell'artiglieria, cui si era dovuto provvedere ricorrendo largamente ad ufficiali di cavalleria, molti dei quali però, è giusto riconoscere, nonostante difettassero di studi tecnici e più ancora di cognizioni scientifiche tuttavia fecero dei miracoli quanto ad efficienza"

Gli ufficiali di complemento, della Milizia Territoriale e della riserva che allo scoppio del conflitto erano 27.500 alla fine saranno 147.000 diventando maggioranza su quelli effettivi. Il titolo di scuola media superiore comportò tra il 1916 e il 1917,  l'obbligo alla partecipazione ai corsi accelerati. L’accesso ai ranghi superiori rimase loro quasi sempre precluso. La nuova generazione di ufficiali proveniva dalla borghesia e dalle professioni ed aveva più motivazione della prima classe ufficiali di solito piemontese altolocata, se non nobile di scarsa cultura civile e militare.

Quando l’8 novembre 1917 si riunirono a Peschiera davanti al re d’Italia i plenipotenziari dell’Intesa Lloyd Gorge, Paul Painlevé ((matematico) Primo Ministro della Francia per tre volte: la prima dal 12 settembre al 16 novembre 1917, la seconda e la terza dal 17 aprile al 22 novembre 1925) coi loro generali accompagnatori per le decisioni da prendere dopo la rotta di Caporetto, oltre a V. E. Orlando e Sonnino c'era anche lui Segato. Al "convegno di Rapallo" del 6 il re si era sentito imporre un aut aut dagli alleati “Impiegheremo le nostre truppe al vostro fianco ma solo se cambierete quel generale.. anzi vogliamo noi fare i piani perchè non intendiamo mandare al massacro nemmeno un uomo". Il Re prese allora la parola col cuore e con l’orgoglio in mano pronunciando il famoso proclama che incitò la resistenza sul Piave. Il re soldato dirige l'incontro in modo deciso e sicuro e alla fine concede anche il cambio del conduttore che dal giorno successivo sarà Diaz.
“Italiani, Cittadini e Soldati !
Siate un esercito solo. Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. Questo mio grido di fede incrollabile nei destini d’Italia suoni così nelle trincee come in ogni remoto lembo della Patria, e sia il grido del Popolo, che combatte, del Popolo che lavora. Al nemico che, ancor più che sulla vittoria militare, conta sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponda con una sola coscienza, con una voce sola: Tutti siam pronti a dar tutto, per la Vittoria, per l’onore d’Italia.”

Nessuno degli invitati stilò un verbale o prese appunti, perché non c’era nulla da discutere. Ne abbiamo quindi una testimonianza dalla lettera dell’onorevole Orlando indirizzata al Gen. Segato qualche anno più tardi (1922). “Io non curai di prendere appunti scritti durante lo svolgersi degli avvenimenti; […] eran tempi nei quali non vi era particella, per quanto minima, di potenza del proprio spirito che non dovesse essere dedicata all'azione: quando la storia si fa, non si pensa a scriverla […] si ritenne opportuno dai Capi di Governo e degli Stati Maggiori alleati di conferire con S. M. il Re e fu così indetta una riunione a Peschiera, come in un luogo in certo modo intermedio tra Rapallo e il fronte. Il luogo che ci accolse (e che meriterebbe vi si apponesse una lapide) era una modestissima sede di Comando di Battaglione, che aveva una stanza centrale relativamente vasta, poverissima e nuda, nella quale per ben 3 ore si discussero i vitali problemi. S. M. il Re fu il principalissimo “oratore! […] egli espose la nostra situazione militare, con una fede così viva nelle ripresa della nostra resistenza che, come sempre avviene, data la forza di propagazione dei grandi sentimenti, conquistò coloro che l’ascoltavano”.

 

La "Conferenza convegno" di Rapallo fu il convegno tenutosi nella cittadina ligure nelle sale del Kursaal New Casino il 6 e il 7 novembre del 1917, a seguito della disfatta di Caporetto, per decidere tempi e modi del sostegno alleato. Alla conferenza furono presenti i tre paesi Alleati. Per la delegazione italiana parteciparono il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, il ministro degli Esteri Giorgio Sidney Sonnino, Alfieri, il sottocapo di Stato Maggiore Carlo Porro e l'onorevole Leonida Bissolati. La rappresentanza francese fu invece composta dal presidente del Consiglio Paul Painlevé, l'ambasciatore Camille Barrère e i generali Ferdinand Foch e Maxime Weygand. Per il Regno Unito furono presenti il premier Lloyd George ed i generali Smuts, Robertson e Wilson. Nel corso della conferenza si discusse anche sulla possibilità di spostare la resistenza sul fiume Piave (già c'eravamo) e si deliberò di creare un consiglio di guerra, esclusivamente politico, che avrebbe avuto ai suoi ordini uno Stato maggiore interalleato che verrà in seguito istituito nella primavera del 1918 con la nomina del generale Armando Diaz per affrontare le fasi finali e decisive della Grande guerra. La prima lapide posta sul luogo venne distrutta dalla rabbia fascista della "vittoria mutilata" e riposizionata nel 1967 a ricordo del convegno e dei due trattati di pace del 1920 e del 1922 descritti in altri capitoli.

 
INCREDIBILE MA VERO

Il Kaiser Guglielmo II rivestiva alti gradi negli eserciti che ora gli erano avversari. Oltre che essere imparentate fra di loro, le case regnanti europee si scambiavano titoli spesso onorifici di comando militare. Abbiamo già visto il re d'Italia comandante di un reggimento di fanteria austriaco (28°) ma anche il Duca Emanuele Filiberto d'Aosta era comandante di un Reggimento corazzieri Prussiani. Il Kaiser aveva il grado di Ammiraglio nella flotta Inglese, e con tale grado il 26 giugno (due giorni prima di Sarajevo) salì a bordo della corazzata inglese Re Giorgio V in rada a Kiel. Un consigliere inglese d'ambasciata indossava Tight e cilindro per gli onori a bordo quando il Kaiser col dito puntato così lo apostrofò " Se vedrò ancora una cosa del genere, la farò a pezzi. Non si mette il cilindro a bordo di una mia nave"!!!. Un ugual titolo rivestiva nella marina russa. Nell'esercito russo era colonnello della guardia di Pietroburgo, comandante del 85° fanteria di Viburg e del 13° Ussari di Narva.  In Inghilterra era Colonnello del 1° Dragoni Reali. Francesco Giuseppe d'Austria era colonnello del 35° Dragoni russo di Bielgorod, del Reggimento della Guardia chiamato col suo nome e del Reggimento inglese King's Dragon Guards. Il Re Alberto del Belgio (dinastia tedesca Gotha Coburgo) era proprietario del 27° reggimento austriaco e comandante del 2° reggimento Corazzieri di Prussia. Si disse che a Liegi questo reggimento sfoderasse la bandiera belga di cui era in possesso e confondesse i difensori nel 1914. Re Giorgio V d'inghilterra era colonnello del 1° Corazzieri Prussiani e proprietario del 12° reggimento d'artiglieria austriaca. La Regina d'Olanda Guglielmina era colonnella degli Ussari prussiani del reggimento a lei intestato. Lo stesso era per lo Zar Nicola II di Russia in un Reggimento (15°) austriaco di Lancieri e la moglie Alessandra colonnella del 2° Dragoni della Guardia Prussiana. Un uguale titolo spettava alla moglie del Kaiser, Augusta Vittoria, in un Reggimento di Ussari della Guardia Russa. Era la fine di un'era un pò sbadata.

 

Torna