FRANCESCO LORENZO PULLE'

15° REGGIMENTO BERSAGLIERI

LAUDEM DESPICIO, GLORIAM ASPICIO

R.° ESERCITO ITALIANO STATO DI SERVIZIO DI

PULLÈ FRANCESCO LORENZO

 
 

24-5-1915 - Soldato volontario nel 35° Fanteria al Podgora.
20-9-1915 - Tenente, 1a Armata Vallarsa, Val Lagarina.
maggio 1916 - Al fronte Francese a Verdun e Reims 

luglio 1916 - Capitano addetto al 15° Bersaglieri (btg. 49/50/51) ---- loc. Carso quota 208 (brig. Macerata).
12-10-1916 - Ferito a Quota 208, Brev. 13-4-17.
2-11-1916 D.L. 1 gennaio 1917  Medaglia d’Argento al V. M
.
”In giornata di aspro combattimento, quantunque non ancora guarito di una ferita riportata in un’azione precedente, disimpegnava   le attribuzioni di ufficiale di collegamento con ammirevole resistenza ed esemplare fermezza d’animo dimostrando sereno sprezzo della vita e profondo sentimento militare, allorché per compiere il suo mandato dovette attraversare zone intensamente battute dall’artiglieria e dalle mitragliatrici avversarie. [f.to il Duca D’Aosta]. Altopiano Carsico 2 novembre 1916”
Da metà novembre del '16, da foto in ambiente invernale, è in Val Dogna dove si è trasferito col 15°

apr.-mag. 1917 Fronte inglese a Bapaume* - per istruzione lancio bombe e stokes**

estate 1917 Comandante la 1° Comp. Lanciabombe, Val Dogna ***.
27-10-1917 Ritirata del 15° Reggimento al Tagliamento colla 26a Divisione. Pullè è in Senato e ritorna al fronte subito
primavera 1918 Maggiore al  6° Bersaglieri, al Comando del Poligono di tiro della 7a Armata a Erbusco. 

giugno 1918 Fronte italiano in Francia. Ritornato in Italia al 6° reggimento Bersaglieri in Valstagna
luglio 1918 Comandante il 19° Battaglione del 6° Bersaglieri.
Agosto-Settembre 1918 Comandante il 6° Btg. del 6° reggimento ed Armi aggregate alla difesa del Forte Matassone e della linea della Vallarsa.
7-11-1918 Tenente Colonnello nel 6° Bersaglieri.
10-11-1918 Missione a Fiume. Altra ferita e Croce di guerra.

Medaglia d’Argento al Valor Militare (Montenegro).
1919 – Missione Alto Adige e Dalmazia
- Direttore della Sezione Cartografica della 7a Armata. Congedato il 15 febbraio 1920.

 

Accampamento Boneti ott. 1916: immagine concessa dalla pronipote Barbara Lina Pulle

 

Per ricostruire la storia del reggimento non partiremo dall’inizio ma dalle frenetiche notizie che si accavallavano e giungevano, nei corridoi della politica Romana in quel mese di ottobre del 1917, ingigantite o smorzate, a seconda dell’umore, ma sempre tragiche .


Dal Diario di Pullè, tesi di laurea di Lina Barbara Pullè. Il 26/10/'17 Pullè riferisce della sua presenza in Senato quando il capo del Governo Boselli vi entra dopo che già ha comunicato alla Camera le dimissioni del suo Governo dovute ai tragici avvenimenti in corso. La Camera ha accolto le dimissioni del Governo, abbattendolo, mentre il Senato rincuora ed esalta Boselli, e Pullè puntualmente rileva questo contrasto di atteggiamenti. Boselli nel suo discorso in Senato si rivolge ai soldati combattenti con parole che provocano
"una vibrazione di vivissime, quasi violente emozioni; che non si spegneranno facilmente". F.L.P. si augura di riuscire a portare quelle parole "ancora accese", così come lui le ha recepite, alle nostre linee. Parte la sera stessa per raggiungere il fronte, e il suo amato 15° Reggimento, e qui cominciano per lui peripezie lunghe, faticose e senza risultato.

In data 27/10/'17 si legge:
"A Bologna corrono le notizie più esagerate sugli avvenimenti al fronte. Sospesi i lavori al Senato. Partito subito per Bologna, sperando di potere meglio orientarmi sulla direzione da prendere per raggiungere il mio corpo". Il "nostro" (FLP) sistema accuratamente le sue cose, i suoi affari, si preoccupa del suo vestiario e si prepara ad affrontare uno scontro duro, ma sempre più risoluto, nella certezza del suo dovere: "Dovrò provvedere anche al fornimento del corredo perchè probabilmente il mio sarà andato ... (perduto) Similmente dovrò dare disposizioni e lasciare tutto in ordine a Bologna, S. Venanzio e Laveno. Andrò più leggero incontro agli eventi" Pullè persegue il suo fine utilizzando tutti i mezzi di fortuna che si presentano, spesso addirittura proseguendo a piedi. Egli cercherà per giorni il 15° Bersaglieri, per mesi si recherà per averne notizie al Comando Supremo, ma ogni suo tentativo risulterà vano. Cogliamo nelle pagine del diario l'ansia di ritrovare i suoi, quasi un senso di colpa per non essere insieme a loro in un momento così importante e doloroso per la Patria. Si saprà poi che il 15° Bersaglieri avendo contrastato inutilmente il nemico, dopo due giorni di ritirata a piedi nelle retrovie, era stato accerchiato e fatto prigioniero. Il colonnello Dompè, al comando del reggimento, sarà internato con altri ufficiali a Mathausen. Questa vicenda viene ricordata nell'articolo anonimo apparso sul "Corriere della Sera" del 17/12/'17, in cui si sottolineano le peripezie e il contegno valoroso, nei giorni della ritirata, del 51°(LI) Btg del 15° Bersaglieri: ma ritorniamo indietro di 2 anni.

 

"Riassunti Storici dei Corpi e Comandi nella Guerra 1915/18 - "Bersaglieri" - vol. IX Roma Libreria dello Stato - 1929 anno VII -
ANNO 1915

in celeste note e accantonamneti riposo

 Nel gennaio 1915 in Aviano il deposito del 6° Bersaglieri costituisce 2 battaglioni di M.T., il 49° (XLIX) e 50° (L) che, dopo successivi trasferimenti a Bologna e a Peschiera, si uniscono ai primi di giugno, a Castiglione delle Stiviere, al 51° (LI) battaglione proveniente da Ancona, ove si è organizzato presso il deposito dell’11° bersaglieri.
L’8 giugno viene con essi a formarsi, presso il XIII corpo d’armata (25a divisione), il 13° reggimento bersaglieri provvisorio. Dopo aver trascorso un breve periodo di addestramento e di istruzione, il 6 luglio si trasferiscono nella zona compresa tra Lonato e Desenzano. Il giorno 23 luglio, il 13° provvisorio è a Peschiera da dove, per ferrovia, il 25 raggiunge Cervignano del Friuli. Di lì i suoi battaglioni partono per diversa destinazione e fino al giorno in cui, di nuovo riuniti, formeranno il 1° reggimento bersaglieri bis, subiscono differenti vicende:

Accampamento Boneti ott. 1916: immagine concessa dalla pronipote Barbara Lina Pulle

* Bapaume - Town in northern France. One of the main first-day targets for British troops in the Battle of the Somme (1 July - 18 November 1916), it was, in fact, not reached during the entire five-month campaign. Bapaume ridivenne famosa nel maggio del 1940 quando il Gen. francese Weygand tentò una disperata difesa prima dello sgombro di Dunkerque.

**A Mr F.W.C. Stokes - later to become Sir Wilfred Stokes KBE - saved the day for the British in January 1915. That month he designed a mortar of brilliant simplicity. It became the standard issue for the British army for several decades and was the most widely used mortar among the Allied armies. Indeed, most mortars in use today are direct descendants of the Stokes mortar. Stokes' design was simple but highly effective. It consisted chiefly of a smooth metal tube fixed to a base plate (to absorb recoil) with a light bi-pod mount. When a bomb was dropped into the tube an impact sensitive cartridge at the base of the bomb would make contact with a firing pin at the base of the tube, thereby ejecting the bomb. 3-inches in size the cast-iron mortar bomb itself weighed around 4.5 kg. It was fitted with a modified hand grenade fuse on the front, with a perforated tube (with minor propellant charge) and impact-sensitive cap at the back. The Stokes mortar could fire as many as 22 bombs per minute and had a maximum range of 1,200 yards. In addition to the light Stokes mortar the British also produced a 2-inch medium mortar and a 9.45-inch heavy mortar (bizarrely nicknamed 'Flying Pigs' by the British soldier) among other models. By the final year of the war each British division possessed 24 light Stokes mortars, 12 medium and several heavy models.

*** da Wikipedia La Val Dogna (in friulano Cjanâl di Dogne Carnia) è una vallata delle Alpi Giulie. Si trova in comune di Dogna (UD), è lunga circa 15 km ed ha direzione ovest-est, ed è attraversata da est dall'omonimo torrente. A nord è delimitata dalla boscosa costiera Jôf di Dogna-Due Pizzi, e a sud dalle aspre pareti della catena monte Cimone-Jôf di Montasio. Una strada militare, assai panoramica, la percorre sul fianco nord, collegando le poche e ormai quasi del tutto disabitate frazioni sparse: Chiôt Martin, Chiôt di Pupe, Chiôt di Gus, Chiôt Zuchin, Chiôt, Plezighe. Al Plan dei Spadovai vi era il Centro logistico militare della Valle: a testimoniarlo, oltre alla Chiesetta del Battaglione Gemona sotto lo Jof di Miezegnot, resti di antichi ricoveri militari e teleferiche. La cima dello Jof (m. 2087), che faceva da confine scendendo alla Sella di Sompdogna, non venne mai conquistata. Gli austriaci riuscirono però a prendere quota 1952.

Pullè insegnante a Pisa

I COMANDANTI DEL 15°

Il XLIX (49°), messo a disposizione della 20a divisione (X corpo), si trasferisce per via ordinaria Cassegliano; il giorno seguente è nel trincerone di Polazzo ed il 29 luglio, passato alla dipendenza della Piacenza, sostituisce riparti del 16° fanteria nel settore est di q. 89. Il 30 sostiene la sua prima prova, partecipando col 112° fanteria alla conquista di importanti trinceramenti nemici; il 2 agosto raggiunge di slancio il ciglio di q. 100, riuscendo a mantenerne gran parte ed il 6 agosto, sostenuto dal I battaglione ciclisti e da un riparto del 112° fanteria, occupa una forte posizione situata fra le quote 100 e 112, preservandola poscia da violenti contrattacchi. Il 1° settembre, rilevato da reparti del 117° fanteria, si riporta a Cassegliano ed il 17 è a Campolongo, ove 1’11 sono giunti anche gli altri battaglioni L e LI.
Il L che, come si è detto in precedenza era giunto il 25 luglio a Cervignano, messo a disposizione del X corpo d’armata, raggiunge il giorno stesso Cassegliano poi, il 26, occupa le trincee di Bosco Cappuccio a fianco del I battaglione ciclisti.
Dal 28 al 30 luglio, il L prende parte ai combattimenti che la 19a divisione va svolgendo per completare l’ occupazione del margine destro dell’altopiano carsico verso il Vallone, sulla linea delle quote 121—164—167; il 2 agosto è a Sagrado ed il 5, a disposizione del comando della Chieti, va ad occupare, in rincalzo ai reggimenti 123 e 124, le posizioni di q. 111. Dopo aver partecipato ad alcuni combattimenti svoltisi con varia fortuna nei giorni seguenti, il 18 agosto due sue compagnie (5 e 7a) s’impossessano con brillante lotta, di un forte trinceramento nemico. Il 28agosto il L è riunito nel bosco di Castelvecchio, da dove, il 3 settembre si distacca la 5a compagnia per concorrere, col 123° fanteria, ad una azione contro le trincee di q. 118. L’11 settembre il battaglione si riunisce agli altri in Campolongo.
Il LI, che pure il 23 luglio con gli altri era a Cervignano, si trasferisce il 26 a Villesse, indi, passato alla dipendenza della 21a divisione (X corpo d’armata), raggiunge le trincee di q. 170 (M. S. Michele) e vi si rafforza, rimanendovi fino al 30 luglio, giorno in cui, rilevato da riparti dell’86° fanteria, si reca in riserva divisionale a Sdraussina (30a divisione - XIV corpo d’armata). Dopo uno spostamento al casello 45, il 21 agosto, messo a disposizione della 28a divisione, si porta al Bosco Cappuccio col 148° fanteria, fa ritorno al detto casello il 24. Dal 26 agosto, a1 1 settembre è di nuovo a Bosco Cappuccio, poi si trasferisce a Villesse. Passato dalla 30 alla 31° div. raggiungeva il 3 Fogliano e
l’11 settembre Campolongo con gli altri Btg. Qui il 24 settembre si forma 1° reggimento bis, che viene posto alla dipendenza del X Corpo d’armata. Ndr: La numerazione bis gli viene data poiché il 1° non è in Italia bensì in Libia. Riassunto degli ultimi mesi del 1915: Il 24 ottobre il reggimento è alla conceria di Fogliano (19’ divisione) meno il LI in riserva; di li i riparti vanno in linea per lavori e per preparare muovi atti offensivi. Perduta dai nostri la contrastata trincea delle Frasche, il giorno 28 ottobre, al 15° ed al III/148° è devoluto il difficile incarico di riprenderla.
- Il XLIX attaccherà dai due lati il saliente nord-est della detta trincea; il III/148° avanzerà a tergo ed a sinistra del XLIX per concorrere all’attacco del lato est del saliente stesso, parando ogni minaccia controffensiva sul fianco sinistro dei bersaglieri; il L agirà nel contempo frontalmente verso la rimanente parte della trincea. Il LI rimarrà in riserva. Durante le prime ore del pomeriggio, dopo breve bombardamento i battaglioni si lanciano contro le opere nemiche che oltrepassano. Sui fianchi, si sviluppa subito violenta la reazione di fuoco delle mitragliatrici avversarie, mentre un preciso tiro di artiglieria si riversa sulla nuova conquista, sconvolgendo il terreno. Ed immediatamente, da un avvallamento profondo che trovasi al di la della trincea delle frasche, appaiono numerose forze austriache che vengono al contrattacco. I nostri resistono tenacemente e gli assalitori vengono respinti. Più tardi, però, ferito il comandante del L btg, ridotti a pochi gli uomini a difesa e non potendo i rincalzi affluire, non si riesce a reggere alla forte pressione, sicchè nella notte stessa , i pochi superstiti ordinatamente ripiegano. Il 2 novembre l’azione è ripresa. Al 1° Bis e al I ciclisti, fatto giungere da posizione arretrata, viene dato ordine di impadronirsi del saliente, mentre altre truppe, fra cui l’XI ciclisti, agiranno ai lati. Due larghe brecce vengono praticate dalle artiglierie nei reticolati, indi i riparti avanzano e, dopo aver infranto la breve, ma tenace resistenza avversaria, iniziano il lavoro di rovesciamento della fronte delle trincee occupate. Il nemico, facendo largo uso di gas asfissianti e di bombe a mano, sferra un vivace contrattacco dalla parte nord del saliente che ancora non è in nostra mano. Si comincia a retrocedere, ma il pronto intervento di due compagnie del reggimento (5a e 12a) sostiene la situazione e si riesce, anzi, a por piede nelle posizioni dalle quali è partita la puntata avversaria. Le truppe che si trovano sulla destra, visto il saliente conquistato, avanzano ed un riparto dell’XI battaglione ciclisti si porta con slancio sull’orlo orientale dell’avvallamento che trovasi presso la trincea delle Frasche. La medaglia di bronzo al valor militare premia il valore dimostrato dal reggimento durante le giornate del 28 e 29 ottobre e del 2 novembre.
Motivazione: Decimato in ripetuti assalti contro la trincea delle Frasche (Carso), concorse ancora con bello slancio a conquistare altro trinceramento nemico, dimostrando esemplare valore (28.29 ottobre e 2 novembre 1915).

Col. Graziani Andrea dal 8 al 26 giugno 1915

Col. De Bono Emilio dal 24 settembre 1915 al 25 marzo 1916

De Bono era anche l’autore delle parole della canzone : "Monte Grappa, tu sei la mia patria: Nel 1918, fra i soldati fiorì una leggenda. Si diceva che la popolazione della Val Cismon, occupata dagli austriaci, cantasse sottovoce un bellissimo inno patriottico. In un anelito di liberazione mani misteriose avevano scritto sui muri delle case : "Monte Grappa, tu sei la mia patria” e a questo primo verso si ispirò il generale Emilio De Bono per stendere gli endecasillabi dell'inno, che fu poi musicato dall'allora capitano Antonio Meneghetti.

Col.Villanis Pietro: dal 26 marzo al 1 giugno 1916

Col. Eugenio Orso:  dal 14 luglio al 19 ottobre 1916. Alla frase del Gen Ravazza "che i bersaglieri sono buoni a fare la mafia a casa, ma non osano in trincea portare il pennacchio (era una disposizione anticecchini, quando le pietraie del carso divennero così nude da non giustificare anche il minimo segno di vita)" l’intero reggimento si era ribellato e il Colonnello non si faceva trovare alle ispezioni. A Ravazza non resta che prendersela  pubblicamente con il magg. Camillo Liberanome e per finire assesta un calcio al primo bersagliere che trova in disordine. Il Colonnello e l'Aiut. magg. erano a loro volta in ispezione all'accantonamento.  il Capitano Camillo Liberanome dei reparti ciclisti fu assegnato all'8° nel 1910. Fù lui a comporre parole e musica dell'inno dei Bersaglieri ciclisti (All'armi) mentre era in servizio a Verona nel 1914. Promosso maggiore ed assegnato al 15° morì il 1 novembre 1916.

Dompè Paolo: dal 20 ottobre 1916 al 7 novembre 1917- Medaglia di bronzo in Eritrea, sul Carso (1916) ebbe una seconda medaglia. Colonnello nel 1917, comandò il 15° reggimento fino alla sua resa. Fu internato a Mathausen.

Col. Dompè Paolo foto gentilmente concessa da Angelo Gamberini (gradi 3 stelle incorniciate d'oro con sottopanno rosso;vedi sotto)

ANNO 1916

Riposo nelle retrovie dal giorno 6 novembre al 31 dicembre 1915. Dal giorno 5 gennaio 1916, assume la denominazione ufficiale di 15° bersaglieri. Il reggimento viene di nuovo frazionato mentre il LI prende contatto col mondo carnico a Cereschiatis fino ad aprile.
Il 26 aprile il L, passato a disposizione della 14° div. , invia due compagnie (5a ed 8a) a Ronchi al 13° fanteria una (7a) a S. Polo al 18° fanteria ed una (6a) all’ XI ciclisti che combatte sulle alture di Selz. Il giorno seguente il battaglione di nuovo riunito raggiunge il reggimento. Questo, dopo essere passato alla dipendenza di vari comandi, invia i suoi battaglioni L e LI rispettivamente con la VII brigata di cavalleria sulla fronte Mandria-Adria e con l’VIII brigata di cavalleria nei pressi di q. 93. Il L giunto a Mandria all’imbrunire, è impiegato a rinsaldare l’occupazione delle trincee occupate dagli squadroni dei reggimenti Nizza e Vercelli, fortemente provati da lotte precedenti; dà bella prova di valore respingendo numerosi contrattacchi avversari. Il LI, ricevuto ordine di portarsi in rincalzo ai reggimenti di cavalleria Treviso e Guide, accorre verso le prime linee, ove il combattimento si sta svolgendo accanito e sfavorevole. Le compagnie 10a ed 11a si lanciano sul pendio di q 93 raggiungendo la posizione sulla quale la resistenza vacilla ed occupano tenacemente la trincea sud del cosiddetto Tamburo.

Relazione del Maggiore Augusto Sifola comandante dell'XI ciclisti sui fatti del 15/5/1916.
Partimmo da Terzo verso Aris il giorno dopo l'iniezione antitifica per metterci a disposizione della Divisione di Cavalleria appiedata (7a-8a Brigata). Presa posizione al sottopassaggio della stazione ricevemmo l'ordine di rinforzare le Guide che erano arretrate da quota 93 sulla seconda linea di trincee (giorno 16). Anche la Stazione di Monfalcone era stata occupata. A conferma anche l'intervento di due compagnie del Capitano Montemurro che finirono nella relazione del IV ciclisti.
Il L e LI battaglione del 15° Reggimento dovevano dar manforte al Nizza e Vercelli ed in caso estremo alle Guide come in effetti avvenne". Il giorno successivo (17) eravamo di nuovo sulle vecchie linee e anche oltre (quota 121). Alle 3 del 18 dopo aver rintuzzato un attacco di pattuglie i Bersaglieri venivano sostituiti in linea dal 76° Fanteria. Le perdite complessive ammontavano a circa 250 uomini Il comandante del IV era andato giù pesante col comportamento dei cavalieri, facendo insorgere il rischio di una inchiesta disciplinare sulla catena di comando e sugli ordini emanati prontamente assopita dal comandante dell'8a brigata (Barattieri). Se i Bersaglieri volevano prendersi l'onore di aver salvato la situazione i cavalieri cercarono di non metterla sul tragico. "Nessun cavalleggero si era sbandato.. c'era stato un intenso trasporto feriti con un numero un pò alto di portantini .. forse fu l'eccitazione del momento fra lo scroscio del bombardamento o forse fu il bello dello spirito di corpo ad esagerare il concorso dato nell'azione......"Osteria a Turriaco

Giunge in maggio anche il XLIX che dal 14 marzo era stato posto alla dipendenza del VI corpo d’armata ed impiegato sul Podgora, sul Peuma e tra Gradiscutta e q. 206. Tra il 3 ed Il 5 giugno Il reggimento sostituisce in linea sul M. Sei Busi Il 124° fanteria; pone la sede di comando in Redipuglia. L’8° compagnia, Il 10 giugno, compie un’ardita irruzione nella trincea avversaria denominata Ferro di Cavallo catturandovi alcuni prigionieri.
Il 14 luglio il 15° sostituito in linea dal 123° fanteria, si va a dislocare tra Armelino e Turriaco in riserva.
Dopo breve periodo di riposo, il 30 luglio torna in linea nel settore Polazzo (M. Sei Busi), dando il cambio al 124° fanteria. Durante i primi giorni dell’agosto procede ad azioni dimostrative inviando riparti in ardite irruzioni sulla trincea di Monticelli Rossi allo scopo di agevolare le unità laterali. Il giorno 9 agosto, per assecondare un’azione che il 122°fanteria va svolgendo contro il Ridottino dei Morti., il 15° bersaglieri attacca la linea avversaria dei Monticelli Rossi. riuscendo in un primo tempo ad impossessarsene in parte. Il giorno 8 settembre il XLIX battaglione sostituisce in linea il IV ciclisti. Gli altri battaglioni col comando reggimentale si trasferiscono il 13 nel Vallone, poscia il L dà il cambio ad uno del 90° fanteria che trovasi in una trincea nei pressi di q. 208 sud in collegamento col XLIX battaglione. La 31° divisione deve a metà settembre proseguire la già intrapresa azione offensiva contro le linee nemiche site tra Nova Vas e q. 208 sud. Il reggimento, rinforzato dal IV ciclisti, dal 270° riparto mitragliatrici e da riparti del genio, riceve il compito di penetrare nelle opere nemiche in corrispondenza della fronte di q. 208 sud, raggiungere le pendici orientali di questa e procedere contro la linea q. 241-235. Iniziatasi l’azione il 14 settembre, i nostri riescono a por piede nelle prime trincee avversarie che, però, devono poi abbandonare. …Un terzo tentativo che ha luogo il giorno 16 ha invece maggior fortuna; le compagnie 1° e 2° del XLIX irrompono nella trincea nemica e la oltrepassano, catturando alcune centinaia di prigionieri, il L s’ impossessa a sua volta di un forte ridottino. La conquista è mantenuta nonostante la forte pressione avversaria che si esplica ininterrotta ed a volte impetuosa nei giorni seguenti.
Il 24 settembre, il 15° è rilevato in linea dal 42° fanteria e, seguendo la strada Doberdò-Redipuglla, si trasferisce a Turriaco-Cassegliano, ove è posto alla dipendenza del XIII corpo d’armata. L’11 ottobre è a Doberdò ed Il comando del reggimento, con due battaglioni, XLIX e L, si porta a Boneti, li segue il giorno successivo il LI . Il 15° bersaglieri costituisce riserva divisionale, il XLIX è però messo alle dipendenze della Padova e torna a q. 208 sud come il LI messo a disposizione della Macerata, iniziando l’avanzata da q. 208 sud, giunge ad impossessarsi di una parte dei trinceramenti nemici che però deve più tardi abbandonare. Il 2 novembre il XLIX battaglione, unitamente al IV ciclisti, conquista la prima linea nemica di fronte alla nostra di q. 208 sud, indi tenta, ma con risultato sfavorevole, di impossessarsi di quella più arretrata sita fra le quote 238 e 235.  E' qui a quota 208 che F.L.P. viene ferito e proposto per la medaglia di bronzo con la seguente motivazione "Ufficiale di collegamento fra il Comando di reggimento e quello immediatamente superiore, adempiva tale servizio attraversando più volte terreno non facile ed efficacemente battuto dall’ artiglieria e dalle mitragliatrici nemiche dando così, in età piuttosto avanzata, e non ancora perfettamente guarito da ferita riportata in precedente azione, esempio ai giovani di resistenza fisica e forza d’animo mirabile. 27 Novembre 1916 Il Ten. CoIonn. Comandante del reggimento f.to PAOLO DOMPÈ  ". Il racconto completo dell'assegnazione successiva dell'argento alla pagina "la grande guerra"

 

ORDINE DEL GIORNO Del Col. Emilio DE BONO ai Bersaglieri del 15° (CARSO) NOVEMBRE 1915


Questo ordine del giorno sarà letto e commentato almeno 3 volte al giorno, per una settimana di seguito sotto la responsabilità dei signori Com.ti di compagnia...
Ieri furono rubate 9 galline, uccise e poi abbandonate in un campo. Questa è azione criminosa e vigliacca. Pensate che avete quasi tutti a casa un padre e una madre, che forse stentano la vita, e pensate quello che proverebbero se si vedessero privati dalla loro frutta, del loro grano, dei loro polli da dei birbanti vestiti da soldato. Pensate che siamo in un paese i cui cittadini devono imparare ad amarsi e non a maledirsi. Deve far male al cuore di tutti sentir dire: "Gli italiani mi hanno rubato le galline!" Siccome per fortuna i birbanti, i ladri, i vigliacchi, i senza cuore sono pochi, mentre la maggior parte dei bersaglieri del reggimento è onesta e buona, così io mi rivolgo ai buoni e agli onesti perché facciano il loro dovere, cioè impediscano e denuncino quei pochi indegni di vestire la divisa del bersagliere e del soldato italiano, i quali con le loro azioni tentano di disonorare il reggimento.

ANNO 1917

Dal 9 novembre 1916 il reggimento è in viaggio per la Carnia per sostituire l’11 bersaglieri (quello di Mussolini che sarà ferito in Febbraio a Doberdò). Scendono a Dogna e si incamminano lungo la vallata per Chiout. In tale zona, ad inverno avanzato, non si verificano avvenimenti importanti fino all’ottobre cioè all’inizio della grande offensiva nemica, chiamata di Caporetto, ma estesa su più fronti.
Il 15° reggimento bersaglieri nella notte dal 27 al 28 ottobre ripiega sulla seconda linea di Val Dogna e occupa le posizioni di M. Schenone e Jof di Dogna. Il 28 continuando lo spostamento giunge a Chiusaforte, il 29 è a Stazion per la Carnia e passato il Tagliamento al ponte di Tolmezzo, va ad occupare il massiccio di Caurions. L'ultimo a  ritirarsi il 51° Btg. cade prigioniero.  Il giorno 30 le truppe che erano schierate nel settore Dogna-Raccolana costituiscono una brigata mista messa alla dipendenza della 36ª Divisione. Ripresa la marcia durante la notte dal 4 al 5 novembre, il 15° bersaglieri giunge a S. Francesco e lo stesso giorno, facendo parte di una colonna formata dalle divisioni 36ª e 63ª, arriva a Pielungo. Il movimento prosegue il mattino del 6 ed i reparti del 15° raggiungono Forno, mentre l'avanguardia della colonna si porta alla sella di Daga (ad occidente della strada Pielungo-Clausetto ed a nord di Cerchia). Continuando il ripiegamento il reggimento raggiunge lo spartiacque fra le Valli Arzino e Meduna, allo scopo di poter scendere in Val meduna (la porta verso Pordenone ma non per prendere la strada della pianura, Sacile è già occupata) , attraversarla e risalire verso il Cadore (probabilmente per la strada Tramonti, Maniago, Barcis, Cellino, Cimolais, Erto e Longarone, tutto questo in inverno e verso un punto che nessuno aveva detto loro essere ancora libero ). Sotto dalle parole del sergente Maggia il tragico Epilogo nella battaglia di Pradis e la prigionia

Piume a Nord Est di Antonio Sema - le operazioni http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri31.htm

ORDINE DEL GIORNO 8 APRILE 1916:Saluto del Colonnello EMILIO DE BONO ai Bersaglieri del 15° Ufficiali, Sottufficiali, Caporali e Bersaglieri!

Un decreto del Comando Superiore mi nomina Comandante della Brigata Trapani. E’ con grande dolore che io vi lascio, o miei cari bersaglieri, perché voi sapete che anche nella mia severità io vi voglio tutto il mio bene!. Vi ringrazio per quanto avete fatto allo scopo di tenere sempre alto l’onore del Corpo e del Reggimento: ringrazio in particolar modo i cari superstiti compagni che lassù alla trincea delle Frasche contribuirono a darmi la gioia del successo. Conservatevi disciplinati, valorosi. Fin che siamo in guerra unico vostro pensiero sia la vittoria, mediante la vittoria potrete tornare felici in seno alle vostre famiglie. Io vi auguro ogni felicità. Non dimenticatemi e non scordatevi mai di essere dei Bersaglieri, come non lo dimenticherà mai il vostro comandante

A FIANCO COMMIATO  DAL 15° REGGIMENTO DEL GENERALE EMILIO DE BONO

Colonnello comandante di reggimento            foto ricordo del commiato

Pagine del diario del  Sergente dei Bersaglieri Mario Maggia. Dopo 30 mesi di trincea, durante la ritirata di Caporetto, fu catturato come la maggior parte dei suoi soldati e internato in Ungheria. Rientrò a casa nell' estate del 1919


28 Ottobre 1917 -Alle 2 del mattino, sotto la pioggia dirotta si inizia il ripiegamento. Verso le 6 si giunge a Chiusaforte ove ci si schiera sulla nuova linea di resistenza e vi si rimane fin verso le 3 del pomeriggio alla quale ora si riparte. Verso le 10 di notte si giunge a xxxxx; il paese è già abbandonato dalla popolazione civile. Ci distribuiscono una galletta ed una scatoletta. La divoro, a mezzanotte si riparte. Sono stanco, piove sempre a dirotto e sono tutto inzuppato.
29 0ttobre 1917 -Verso le cinque del mattino del 29 si giunge a Storione Carmi. Ci portano in baracche già magazzini. Alle 5 e mezza cavalleggeri a cavallo ci cacciano fuori a spintonate ed in disordine si riprende la marcia verso Tolmezzo ove si giunge a mezzogiorno. Si passa il Tagliamento e ci si schiera all’aperto sull’opposta riva. Alle sei viene fatto saltare il ponte. Da Chiusaforte non abbiamo più avuto rancio e l’appetito è molto. Questi 60 km. di marcia forzata sotto l’acqua ed a digiuno mi hanno stancato terribilmente. Verso le 7,00 per un falso allarme si apre il fuoco su Tolmezzo su un battaglione del 134° fanteria che giunge in ritardo. Il colonnello invia un plotone zappatori a costruire una passerella sul ponte distrutto per farli passare. Non è possibile il rifornimento viveri, si passa la notte sotto gli alberi.
30 Ottobre- Nessuna novità. Vitto niente. Verso le quattro ci si trasferisce a Gavazzo ove si giunge verso le cinque. Si consuma un rancio unico, senza pane, alle 7,00.
31 Ottobre - Sono stato di servizio tutta la notte; ho sonno. Alle otto giunge in ufficio il colonnello e mi ordina di requisire bovini, suini e granaglie alla popolazione civile. Mi firma i buoni in bianco e alle dieci inizio il lavoro che continua l’1 e il 2 Novembre.
3 Novembre - Tutto il materiale requisito è agglomerato fuori paese e trasferendosi il comando a Stretta di Grotta, viene abbandonato, ad eccezione dei bovini che sono avviati a S. Francesco. Si mangia un maiale, polenta e vino. La popolazione ha sgomberato il paese.
4 Novembre - Nulla di nuovo. Altri 30 km. di marcia in montagna. Alle sette si inizia il movimento e verso le due si giunge a destinazione.
5 Novembre - Dopo aver passato la notte all’addiaccio verso le 10 ci viene distribuito scatolette, gallette e formaggio. Verso sera ci dicono di spostarci verso Spilimbergo, attaccare gli austriaci che occupano la sommità dei monti circostanti ed aprirci un passaggio verso la pianura.

PRIGIONIA
... ci danno da mangiare ogni mattina tre reghe con vermi e brodi di farina amara (..) si dorme come belve con un po' di coperte..

 


 

 

6 Novembre - Alle 4 del mattino si prende contatto col nemico. Si attacca a fondo; guadagniamo qualche km di terreno ma le grandi perdite ed il giungere di rinforzi freschi all’avversario consigliano il comando di divisione a desistere dall’impresa. Verso le sei viene l’ordine di abbandonare la posizione, attraversare i due monti che abbiamo di fianco senza seguire la mulattiera e cercare di uscire per Tramonti ove forse i germanici non sono ancora giunti. Si inizia subito il movimento. Piove a dirotto. Si attraversano posizioni orribili; burroni e precipizi travolgono buona parte dei quadrupedi e qualche bersagliere. Ndr a quest'ora il grosso della III armata è ormai in salvo oltre il Piave: non ci sono più speranze perchè questi si salvino.
7 Novembre - Verso le 12 si giunge a Campon. Il colonnello ci ordina di ammazzare alcuni cavalli abbandonati e confezionare il rancio. Ci mettiamo all’opera, appena iniziato il lavoro raffiche di mitragliatrici provenienti da tutti i lati ci investono. Impossibile muoverci e fare resistenza; siamo circondati. Il colonnello Dompè ordina la resa. Il momento è terribile: si zittisce tutti ed alzando le pezzuole bianche e buttando le armi, le lacrime malamente trattenute bagnano le ciglia di quasi tutti noi. L’ignoto verso cui ci dirigiamo ci spaventa più di una pallottola in fronte. Ci dirigono a Campon ove ci radunano e verso le due del pomeriggio ci fanno proseguire la marcia verso Tramonti ed oltre.
8 Novembre - Alle 4 del mattino si giunge a Meduno. Ci mettono in un prato a dormire. Piove ma la fame e la stanchezza non ci permettono di sentire l’acqua che ci penetra fin nel midollo delle ossa e si riposa per modo di dire perché il sonno è interrotto frequentemente da forti tremiti freddi. Verso le 11 ci fanno uscire ed al passaggio del ponte sul Livenza ci distribuiranno un pugno di farina gialla a testa; in un prato si fa la polenta. Polenta senza sale che in altri tempi lo stomaco avrebbe rifiutato! L’ho trovata squisita. All’una ci si mette in marcia per raggiungere Tarcento. Piove ancora.

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Vigilia di natale - dicembre 1916 - campo Plan de Spadovai Valdogna alt. m 1.150

Pullè primo a sinistra: immagine concessa dalla pronipote Barbara Lina Pulle

"L'ultimo ordine ricevuto dal LI fu quello di ritirata fino al punto di riunione, a Chiusaforte, seguendo la strada indicata dalla guida Ceccon (un eroe poi morto di baionetta). L'ordine viene eseguito fra inenarrabili episodi di lotta contro pattuglie nemiche su un terreno sconosciuto e reso più impervio dallo scatenarsi della bufera. Il Battaglione raggiunge Dogna. L'odissea continua tragica: brillano le mine sui ponti, sotto la protezione delle pistole mitragliatrici, la gran massa dei tralicci del ponte della ferrovia resiste in luogo d'ingombrare il passo al nemico che cala dal Canale di Dogna; per la Pontebbana avanzano i Tedeschi a masse serrate; il tentativo di forzare la strada nazionale verso Chiusaforte fallisce, essendo le gallerie della ferrovia già in mano all'avversario sceso in forze da Val Raccolana: occorre cercare altrove un varco per raggiungere il Reggimento, il Battaglione punta su Moggio aggirando l'angusta stretta di Chiusaforte. "Attaccante ed attaccato, fanno segno al fuoco del Forte di Chiusa, già in possesso degli Austriaci, costretto a procedere per i più duri e infidi sentieri, il 51° Battaglione, accerchiato dal nemico irrompe sul Canale del ferro, per ogni dove, decimato dai combattimenti e dalla tempesta, pressato, incalzato di giorno e di notte, stremato dalla deficienza delle munizioni, con la più deprimente visione dell'isolamento assoluto, il 31 ottobre, a notte alta, sull'angusta confluenza dell'Apua col Fella, tentato invano di forzare Moggio già occupata da una Divisione austriaca, saltati i ponti da ogni lato, attanagliato dai monti e dal fiume travolgente, esaurite le munizioni, scrisse con la baionetta l'ultima sua pagina. [...] Nel bollettino dell'8 novembre si legge che il nemico riconobbe cavallerescamente il contegno degli italiani, e accordò al gen. Taranto il permesso di portare in prigionia le armi. Caporetto non è stata solo la bancarotta dello spirito militare e del sentimento nazionale; un episodio come questo di valore singolo e collettivo dimostra anche il contrario". Cesco Tomaselli

Nel tragitto si trovano lunghe colonne di carreggi austriaci, ora che marciano verso le prime linee ed altre che cariche di materiali requisiti e saccheggiati nei ridenti e disgraziati paesetti del Friuli, invaso marciano verso l’interno. Dopo un’ora circa di cammino, disteso nel fosso della strada man mano sfilando troviamo il cadavere di un bersagliere. Ha il cranio spaccato, il fucile ancora stretto tra le mani rigide, il corpo supino rivolto alle nostre vecchie trincee. Povero Giovane! Povera mamma tua condannata a sperare eternamente nel tuo ritorno e destinata a ignorare sempre la tua misera fine e la tua sepoltura. Serg. Mario Maggia

Dolina dei Bersaglieri o dei 500: Dietro il colpo di proiettile si legge la scritta incisa in un cartiglio

15.. REGG.TO BER.RI

....   GIUGNO 1916

COMPAGNIA ZAPP(ato)RI