I Bersaglieri De Filippo

   

Questo pezzo è stato integralmente copiato e pubblicato senza autorizzazione sul periodico nazionale della Ass. Naz. Bersaglieri Fiamma Cremisi del mese di Febbraio-marzo 2007 a firma Luca Santini  (Fanfara di Roma) che ne rivendica probabilmente il diritto d'autore o copyright (Il mio pezzo è SU QUESTO SITO dal 2004). La mia formale richiesta di smentita e di indagine su come si sono svolti i fatti e che ruolo rivesta Santini, sia presso la redazione del periodico a firma Alfredo Terrone che della Presidenza Nazionale, Gen. Benito Pochesci, viene riscontrata dalla redazione (la mia prima missiva di aprile, probabilmente perchè considerata opera di mitomane, veniva cestinata)  con questo breve trafiletto nelle lettere al direttore del numero di maggio-giugno

"Caro Amici.  sono veramente spiacente di quanto, inconsapevolmente almeno da parte mia, sia avvenuto; giustamente reclami la priorità dell’articolo e te ne do pienamente atto. Purtroppo quando si pubblica su Internet si è soggetti a “copiature” e ad altre “paternità”.  Dalla tua lettera comprendo inoltre che avevi offerto a tua collaborazione (n.d.a ho collaborato con il Gen. Vaccarezza !!!!... poi al successore ho offerto una collaborazione senza riscontro, si vede che è la prassi) al Generale Vaccarezza poi dirottata a “I Bersaglieri” di Manlio Garofalo; non voglio entrare nel merito, ma sono io a questo punto, che ti prego di volere esaminare la possibilità di collaborare anche con “Fiamma Cremisi”; sarà cura della mia Redazione diversificare, con il tuo benestare, gli articoli che vorrai inviare e ritengo che i Bersaglieri saranno lieti di leggere i tuoi interessanti articoli anche nelle due soluzioni.

Dal tono presumo che Santini non sia stato nemmeno interpellato e che il violatore del copyright (CHE CONTINUERA' A COPIARE) penserà che "nell'Internet dove è facile copiare e cambiare di paternità"  sia io comunque a dover lavorare e spremere le meningi. La pirateria informatica, comunque si esprima, è e resta un reato. Che poi la legge, la morale e il buon senso, come si dice, non servano a proteggere i defraudati e ad arrivare ovunque è una opinione trasversale e condivisa come si vede da molti.
 

Eduardo De Filippo nasce a Napoli il 24 maggio del 1900, figlio naturale dell’attore Eduardo Scarpetta e di Luisa De Filippo nipote della moglie. Dall'unione nasceranno anche Titina (1898-1963) e Peppino. Debutta nel 1904 come giapponesino ne "La geisha", firmata dal padre. Nel 1909 i tre fratelli De Filippo: Titina, Eduardo e Peppino, si ritrovano insieme per una recita di "Nu ministro mmiez 'e guaie" sempre del padre. Nel 1911 va in collegio e nel periodo estivo continua a recitare. L'esperienza è durissima e termina presto. Nel 1913 recita con Enrico Altieri, considerato il maggior attore drammatico e popolare napoletano dopo il successo ottenuto con "Assunta Spina" di Salvatore Di Giacomo. Mentre nei drammi a Eduardo vengono affidate piccole parti, nelle farse interpreta ruoli più importanti. Sul palcoscenico dell'Orfeo, Eduardo scopre anche il mondo del teatro di varietà e delle macchiette, e fa amicizia con Totò. Nel 1914, entra in pianta stabile nella compagnia del fratellastro Vincenzo. Nel 1917 i tre De Filippo si riuniscono per la prima volta nella compagnia per recitare. Nell'estate del 1918, Eduardo (diciottenne), era già stato reclutato con la sua classe per una guerra di cui non si vedeva ancora la fine. Alla fine dell'anno viene messo in congedo e richiamato agli inizi del 1920 (i nati nel I° quadrimestre restarono in armi). Presta allora servizio nella caserma del 2° Bersaglieri di Roma Trastevere dove viene subito incaricato di organizzare recite con i soldati (Titina gli dava una mano per i ruoli femminili).  Riuscirà addirittura a mettere su una compagnia teatrale in caserma, ed a scrivere una commedia, "Farmacia di turno", che verrà ripresa anche dalla compagnia di Scarpetta, e andrà in giro per le caserme con la sua compagnia militare fino al 1921 anno del suo congedo. Il successo e la considerazione del comandante gli valsero l’esonero dalla camerata per un ripostiglio, se non accogliente almeno non disturbato nel quale poteva dedicarsi alla stesura degli sketch. Mentre scrive atti unici  può anche lasciare la caserma per recitare al Valle. Il servizio militare, ricordiamo, durava due anni. Il periodo del servizio militare gli permise di perfezionarsi come autore o direttore di compagnia, tirocinio indispensabile per la sua futura carriera.  "Ero appena arrivato al reggimento, che il T.Colonnello Messe mi mandò a chiamare e mi incaricò di organizzare recite….scelsi gli elementi con attitudini…. ottenni risultati così apprezzabili che ogni sabato, alle 17, i bersaglieri rinunciavano alla libera uscita per assistere alla recita.  Talvolta il Generale  della Divisione veniva a prendere posto tra gli spettatori. Arrivava a cavallo e restava per tutta la durata della recita. Mi sembrava un monumento"Nel 1922, terminato il servizio militare, riprende a calcare con regolarità i palcoscenici sempre nella compagnia di Scarpetta.  Scrive "Ho fatto il guaio? Riparerò!", commedia in tre atti che andrà in scena quattro anni dopo al Fiorentini di Napoli con il nuovo titolo "Uomo e galantuomo". Nel 1926, insieme al fratello Peppino, firma il contratto come attore brillante nella compagnia di Luigi Carini con altri attori di nome come Camillo Pilotto e Arturo Falconi. La sua carriera di artista e autore prosegue negli anni in compagnia del fratello. Nel 1931, insieme ai fratelli Peppino e Titina, forma la compagnia del "Teatro Umoristico - I De Filippo -", che durerà fino al 1944. Recitano con alterno successo in varie città d'Italia ma il vero debutto della compagnia, che comprende oltre ai tre fratelli, Pietro Carloni, Agostino Salvietti, Dolores Palumbo, Tina Pica, Luigi De Martino, Alfredo Crispo, Gennaro Pisano, avviene quasi alla fine dell'anno con l'atto unico di Eduardo "Natale in casa Cupiello". A questa stagione risale il primo incontro della compagnia con Pirandello durante una rappresentazione di "Chi è cchiù felice 'e me". Nella stagione 34/35 incomincia il ciclo pirandelliano: la compagnia presenta in napoletano "Liolà" all'Odeon di Milano. Nel 1936 rappresenta "Il berretto a sonagli" e trasforma la novella "L'abito nuovo" in commedia napoletana in tre atti: lo spettacolo andrà in scena nel '37 al Manzoni di Milano. A partire dalla guerra d’Etiopia Eduardo viene più volte segnalato come insofferente al fascismo. Si dice che nei dopo recite " Il notissimo attore Eduardo De Filippo potrebbe essere pago dei successi di ilarità conseguiti recitando! Invece tiene molto, specie nelle cenette notturne, in compagnia di gente più o meno equivoca, a fare dello spirito di pessima lega sui provvedimenti razziali". Ma, da Mussolini  verrebbe un " I De Filippo non si toccano, sono monumenti nazionali". A conflitto aperto altre denunce di disfattismo tanto che dopo l’8 settembre i De Filippo finiscono su una lista di gente da trasferire a un Nord non meglio precisato. " .. I De Fipippo, a quanto ci è stato riferito, mirano soprattutto a diffondere l' odio contro i tedeschi e ad auspicare la vittoria anglo-sassone…" Li salva Toto che fa interrompere le recite all’Eliseo e li nasconde. Nello stesso periodo muore la madre Luisa (subito dopo la liberazione di Roma) sempre in ansia per questi scapestrati.  Nel 1945, scrive "Napoli milionaria" e consuma una definitiva rottura, per dissapori artistici, con Peppino. Dà vita alla Compagnia di Eduardo, che rappresenta nel 1946 "Questi fantasmi" e di lì a poco, con esiti trionfali, "Filumena Marturano", destinato a divenir cavallo di battaglia della grande Titina. Durante la stagione 46/47 comincia a pensare ad un teatro tutto suo e a fare piani per rimettere in piedi il San Ferdinando (distrutto dalle bombe). Intanto Eduardo ha comprato il suolo dove sorge il teatro San Ferdinando ed ha incominciato i lavori di ricostruzione. Per finanziarli, nella stagione 51/52 non forma la compagnia e fa del cinema. Chiude l'anno dopo il suo esilio dal teatro, rappresentando al Mediterraneo di Napoli "Miseria e nobiltà" del padre Scarpetta per celebrarne il centenario della nascita. Nel 1954 inaugura il suo San Ferdinando con "Palummella zompa e vola" di Antonio Petito. Nel 1956, pur continuando a dirigere la sua compagnia, ne fonda un'altra: "La Scarpettiana" che dirige lui stesso senza recitarvi per far rivivere sul palcoscenico del San Ferdinando il repertorio paterno: ne faranno parte Beniamino e Pupella Maggio, Salvatore Cafiero, Franco Sportelli, Carla Del Poggio, Franca May, Vera Nandi, Enzo Petito, Pietro De Vico e Ugo D'Alessio. Nel 1958, viene rappresentata a Mosca, con la regia di R. Simonov, "Filumena Marturano". I suoi lavori proseguono negli anni e nel 1973 mette in scena "Gli esami non finiscono mai" e all’Old Vic di Londra viene rappresentata "Sabato, domenica e lunedì", con la regia di Franco Zeffirelli e l’interpretazione di Laurence Olivier. Nel 1974, mentre si rappresenta "Gli esami non finiscono mai", avverte i sintomi di un collasso cardiaco e gli viene applicato un pace-maker tra una rappresentazione e l'altra. Nel 1981 cominciano al Teatro La Pergola le rappresentazioni della "Compagnia di Luca De Filippo" che eredita la sua attività. Alla Sapienza di Roma cominciano i corsi di drammaturgia ed Eduardo ottiene la cattedra. Viene nominato senatore a vita e si occupa anche dei ragazzi reclusi. L'ultima fatica è la traduzione in napoletano de "La tempesta" di Shakespeare. Muore a Roma il 31/10/1984

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         Peppino De Filippo nasce a Napoli il 26 Agosto del 1903. I primi cinque anni della sua vita li trascorre a Caivano con la balia. Nel 1909, a soli sei anni, debutta sulle tavole del palcoscenico del teatro Valle di Roma nella commedia Miseria e Nobiltà di E. Scarpetta, in cui riveste il ruolo del piccolo Peppiniello, figlio di Felice Sciosciammocca. Intanto studia pianoforte e continua a recitare saltuariamente da solo o con i fratelli. Viene poi inviato nel collegio di Chierca dove rimane per due anni controvoglia. Allo scoppio della prima guerra mondiale i tre fratelli scritturati nella compagnia di Vincenzo Scarpetta girano l'Italia centro-meridionale, fermandosi al teatro Mercadante e al Fiorentini di Napoli. Nel 1920 Peppino entra a far parte della compagnia di prosa Molinari al teatro Nuovo dove ha il piacere di conoscere Totò. Lavora poi nella compagnia dialettale di Francesco Corbinci al teatro Partenope nel ruolo di "generico" con la sorella Titina che è invece prima attrice. Successivamente passa nella compagnia di riviste di Francesco Amodio sempre nel ruolo di "generico", mentre dal 1923 al 1925 sconta il servizio militare presso la Scuola Sottoufficiali di Casagiove. Presta servizio militare nei Bersaglieri al 9° Reggimento.  Finalmente a 22 anni rientra nell'ambiente teatrale, scritturato dalla compagnia di prosa napoletana di Salvatore De Muto. Dopo la morte di Eduardo Scarpetta, cui fece seguito un periodo di difficoltà finanziarie, lascia De Muto e accetta di entrare a far parte della compagnia di avanspettacolo Consalvi-Urcioli, solo, come ebbe a sottolineare più tardi, per avere maggiori e più sicure possibilità economiche. Ma le cose non vanno come previsto e, facendosi dare ospitalità da Eduardo, nel 1927, occupa nella compagnia di Vincenzo Scarpetta il ruolo di attore "brillante" al teatro Manzoni, lasciato libero dal fratello che nel frattempo era passato nelle fila della compagnia Carini-Falconi. Ritornato Eduardo, dopo la non proficua esperienza del teatro "in lingua", i due fratelli lavorano insieme nella compagnia Scarpetta e, nell'estate dello stesso anno 1927, su proposta di Michele Galdieri mettono su un capocomicato per proporre "La rivista che non piacerà" debuttando con successo al Fiorentini di Napoli. Il 10 ottobre del 1929 Peppino sposa Adele Carloni e nel 1930 nasce il figlio Luigi. Lo stesso anno entra a far parte della compagnia Molinari del teatro Nuovo di Napoli che mette in scena uno spettacolo di rivista dal titolo Pulcinella principe in sogno a cui collabora anche Eduardo con l'atto unico Sik-Sik l'artefice magico. Nel dicembre del 1931 il contratto con l'impresario del teatro Nuovo, Eugenio Aulicino, scade e i tre fratelli ne sottoscrivono un altro col cinema-teatro Kursaal, con il nome "Compagnia Teatro Umoristico: i De Filippo". 

Dice Peppino ricordando quell'esperienza nella sua autobiografia: " Sottoscrivemmo un breve impegno per avanspettacolo della durata di una sola settimana... Con il solito gruppo di attori vi debuttammo la sera del 21 dicembre del 1931 con un atto scritto appositamente da mio fratello dal titolo "Natale in casa Cupiello". Quel nostro senso teatrale di humor, quel parlare cioè con sorriso amaro di cose affatto liete, quel presentare con un velo di comicità ciò che in realtà è triste e penoso fu il cardine intorno al quale si mosse il nostro successo. L'impresario ci propose un terzo prolungamento di contratto e alla fine la fortunata stagione si protrasse per ben sette mesi consecutivi: dalla fine di dicembre del 1931 alla fine di luglio del 1932".

 La stella dei De Filippo sembra destinata a non tramontare mai, invece il 10 dicembre del 1944, al teatro Diana di Napoli la compagnia si scioglie. Nello stesso dicembre Peppino partecipa alla rivista di Michele Galdieri con Imputato alzatevi e Non sei mai stato così bello al teatro Quattro Fontane di Roma. Il 24 agosto del 1945, dopo essersi separato dalla moglie, debutta con la sua nuova compagnia a Milano, al teatro Olimpia, con la commedia di Armando Curcio I casi sono due. Il 24 aprile del 1946 è invece a Roma con Quelle giornate ottenendo un successo strepitoso con oltre 266 repliche nelle due stagioni consecutive. Seguiranno tante altre commedie esaltate da pubblico e critica. Soprattutto Peppino troverà un proprio stile di fare teatro che caratterizzerà tutta la sua produzione successiva. Più tardi acquisterà una casa-teatro a Roma occupandosi della gestione del teatro delle Arti dal 1959 al 1969. Nel 1971 Lidia Maresca sua compagna d'arte e di vita muore, lasciandolo profondamente addolorato.  Continua comunque a recitare e dopo vari anni nel 1977 sposa Lelia Mangano, sua partner in compagnia. Lavora con passione: nel 1956 è in tournè in Sud America e in Spagna; nel 1963 è a Parigi, nel 1964 è ospite a Londra per la World Theatre Season all'Aldwich Theatre; dal '65 al '69 viaggia tra Praga, Varsavia, Unione Sovietica, Jugoslavia, Svizzera, Portogallo, Spagna, Francia e torna nuovamente a Londra nel '74. Contemporaneamente s'immerge con onore anche nel cinema, collaborando con Totò a numerosi film, e nella televisione, creando nel '66 la celebre maschera di Pappagone per la trasmissione Scala Reale. Peppino scomparirà il 26 gennaio del 1980 lasciando un grande lutto nel mondo del teatro.

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