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CAVALLERIA LA CARICA DI POZZUOLO DEL FRIULI DEL 30 OTTOBRE 1917 (A SINISTRA) |
Nata per gli spazi aperti, fu da subito evidente che l'impiego dei cavalieri in questo teatro di guerra era impossibile. Le pianure padane che avevano visto largo impiego dell'arma antica non si prestavano più alla lotta. Un piccolo spiraglio era rimasto durante le campagne coloniali, ma l'esperienza aveva dimostrato che il cavaliere locale era più adattabile alla fatica e al clima. Il gran nemico poi era la mitragliatrice, il filo spinato e l'inverno che costringeva i cavalli alle soste. Le guerre risorgimentali si esaurivano dalla primavera all'autunno. Come vedremo anche la sete nei periodi estivi, sul Carso sarà un problema. I 30 reggimenti di cui disponeva l'esercito italiano erano eccessivi. L'ammodernamento dell'Arma non era ancora tecnologicamente possibile e le uniche novità erano state l'introduzione di compagnie mitraglieri e ciclisti che li avevano però parificati alla fanteria. Alla fine del primo anno di guerra non restava che appiedare le divisioni. Iniziarono con la 1a e la 4a. Lodi, Catania e Lucca distaccarono personale nei Balcani. e molti ufficiali e subalterni passarono in forza ad altri reggimenti in trincea e ai bombardieri d'artiglieria. Al Genova appiedato andò una medaglia d'Argento per i combattimenti di Doberdò del 16 settembre 1916. I cavalli erano tenuti ancora in esercizio e a turno si passava al casermaggio. Gli animali venivano a rotazione rimpiazzati da nuovi acquisti, fatti in particolare negli Usa. Molti reparti erano rimasti a presidio delle città per essere impiegati in servizi d'ordine pubblico o di retrovia.
Il riscatto che tardava a venire sembrò dissolversi per sempre con la ritirata di Caporetto. La nuova situazione invece costituì il trampolino di lancio per una nuova stagione di lotta. Si doveva rallentare ad ogni costo gli austriaci che dilagavano in pianura per permettere una ritirata completa dal fronte del basso Isonzo. La mobilità della Cavalleria montata, come quella dei ciclisti di cavalleria e bersaglieri e del nuovo nucleo autoblindato permetteva di contrastare le avanguardie nemiche su un'estensione di terreno molto ampia con minor uomini a disposizione. Sono degli ultimi giorni d'ottobre le cariche a cavallo di Stupizza, Pasian e Pozzuolo del Friuli che valse la medaglia d'argento al Genova e Novara. Tutti i reparti che potevano risalire a cavallo in breve tempo furono mandati verso il fronte mobile che avanzava verso il Piave. Dietro la linea del Piave, la Cavalleria svolgeva compiti di collegamento e di tamponamento d'attacchi nemici come quello del Montello e delle teste di ponte del Piave di metà giugno.
Passata la buriana si poteva progettare l'attacco finale per liberare il Veneto dall'invasore. Il cuneo doveva svilupparsi fra la montagna e la pianura ed aprirsi avvolgendo i due fronti. Le truppe che fossero riuscite a sfuggire alla morsa andavano inseguite e tallonate prima che si trincerassero sugli altri fiumi. Tutta la cavalleria, di nuovo a cavallo, era impegnata alla preventiva occupazione dei ponti del Livenza e del Tagliamento onde provocare un collasso generale all'esercito Imperiale. Il 29 ottobre il Corpo di Cavalleria con quattro divisioni si lanciava all'inseguimento del nemico tagliandogli la strada e portandosi il più vicino possibile ai confini naturali del paese in vista di un armistizio che avrebbe congelato le posizioni.
A Tauriano il 2 novembre l'ultima carica del Saluzzo. Gli altri reggimenti nelle vallate alpine raggiunsero entro le ore 15 del 4 i punti più a Nord assegnati. Caduti in questa fase di guerra 54 cavalieri, prigionieri 70.000 austriaci con le loro dotazioni. Come era già successo in altre armi anche i cavalieri aderirono alla nuova specialità aeronautica. 1/3 di tutti i piloti venivano dalla Cavalleria. Pur essendo artiglieria per la specificità e l'impiego subordinato citeremo anche qui l'Artiglieria a Cavallo, le mitiche voloire. Queste rappresentano le batterie che nell'ottocento, al seguito delle unità di cavalleria, sopravanzando le fanterie amiche, compivano azioni devastanti sulle prime linee avversarie. Il Reggimento "a Cavallo"di stanza a Milano, dotato ancora delle vecchie batterie per caroselli storici, erede di tanta gloria, porta sul chepì il fregio dell'Artiglieria completato da due sciabole incrociate poste sotto i cannoni. A differenza dell'artiglieria ippotrainata, che ha due artiglieri seduti sul carrello portamunizioni, i cavalieri hanno tutti il loro cavallo. Per la Cavalleria montata si chiudeva un'epoca che veniva riaperta inopinatamente nel successivo conflitto in spregio all'evoluzione tecnica e strategica.
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Alla fine del primo conflitto l'Arma di
Cavalleria si fregerà
delle seguenti medaglie.
REGGIMENTO LANCIERI D'AOSTA: MEDAGLIA D'ORO alla 3a Guerra di Indipendenza Custoza, M. Vento, Mendola 1866 - Data e motivo del conferimento: 6- 12- 1866. Visto che la 1° divisione trovavasi in ritirata inseguita dal nemico fino quasi a Monte Vento furono fatti avanzare due squadroni di lancieri Aosta e quindi gli altri dello stesso reggimento;tutti con brillanti e ripetute cariche arrestarono l'inseguimento del nemico e diedero tempo a concentrare presso il Monte Vento la riserva del Corpo d'armata, rendendo così uno splendido ed eminente servizio. (Custoza, 24 giugno 1866). |
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MEDAGLIA D'ORO ALL'ARMA DI CAVALLERIA decreto 17/9/1933 per la campagna 1915-1918: |
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Motivazione: In quarantotto mesi di guerra diede mirabile esempio di abnegazione e di sacrificio, prodigandosi nei vari campi della cruenta lotta. Rinnovò, a cavallo, i fasti della sua più nobile tradizione; emulò, appiedata, fanti, artiglieri e bombardieri; fornì, pei duri cimenti dell'aria, piloti di rara perizia e di singolare eroismo | ||
MEDAGLIE D’ARGENTO | ||
Allo stendardo del Reggimento "Genova Cavalleria", 4°, ("Rinnovando le sue belle gloriose tradizioni, confermò le antiche, singolari virtù guerriere, concorrendo, nei giorni 14, 15 e 16 settembre 1916, alla conquista e al mantenimento della forte e ben munita posizione di quota 144 ad est di Monfalcone") |
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Allo stendardo del Reggimento "Cavalleggeri di Treviso", 28°, ("Per la tenace resistenza opposta ai violenti attacchi nemici; per lo slancio con cui seppe aver ragione di forze preponderanti per il largo sacrificio di sangue offerto al successo delle armi nostre - Monfalcone, 14, 15 e 16 maggio; Selz, 28, 29 e 30 giugno 1916"). | ||
Nei 41 mesi di guerra alcuni reggimenti combattono anche lontano dalla madrepatria. Lo Squadrone Sardo, che fa parte del X gruppo squadroni di nuova formazione, costituito nel dicembre 1914, è tra i primi reparti a essere inviato in Albania nel 1915 in rinforzo alle truppe serbe impegnate contro quelle austro-ungariche. Nella stessa zona di operazioni si alternano i reggimenti cavalleggeri Lodi, Catania, Palermo, Umberto I e, nel luglio 1918, Lucca. Nei mesi di luglio e agosto 1918 una unità di formazione con quattro squadroni di Catania, un gruppo squadroni di Palermo e lo Squadrone Sardo occupa la città di Fieri e la vallata del fiume Semeni. Allo Stendardo dei Cavalleggeri di Catania e allo Squadrone Sardo è concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare; allo Stendardo dei Cavalleggeri di Palermo quella di Bronzo. |
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Nelle ultime ore di guerra, il 4 novembre, continua l'avanzata dei reggimenti di cavalleria nella pianura friulana a est del Tagliamento. I Lancieri di Aosta caricano a Corgnolo meritando la Medaglia di Bronzo al Valor Militare allo Stendardo; stessa ricompensa è attribuita ai Lancieri di Mantova giunti fino a Palmanova. Lo Stendardo dei Lancieri di Vercelli è decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare per tutte le azioni svolte nel corso della guerra, culminate con l'inseguimento del nemico al Tagliamento. |
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La 3a divisione di cavalleria opera più a nord con Montebello, Vicenza, Savoia e Saluzzo. In una azione sulla strada Istrago - Tauriano, condotta per occupare il ponte di Pinzano sul Tagliamento, il 3 novembre, una pattuglia di Savoia e una di Montebello entrano in Udine seguite a breve distanza dal 3° squadrone di Savoia Saluzzo merita la Medaglia d'Argento al Valor Militare. |
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Da “La Battaglia di Vittorio Veneto” di Mario A. Morselli:
…Sempre nella mattina del 30 (ottobre) a Serravalle, reparti della colonna
Arrivabene si incontrarono col I° gruppo Lancieri di Firenze e con elementi
della colonna Piella che erano affluiti in zona. È ora il caso di parlare in
dettaglio dell'attività di questa colonna Piella che prendeva il suo nome dal
Colonnello Paolo Piella che ne era al comando. Comprendeva squadroni (plotoni)
provenienti da diversi reggimenti di cavalleria: il Firenze, il Caserta e il
Piacenza, oltre ad una Compagnia di Bersaglieri, ed era perciò definito Gruppo
misto alle dipendenze del 22° Corpo, e sempre nell'ambito operativo dell'8a
Armata Caviglia. Entro i compiti assegnati appunto al 22° Corpo la colonna
Piella (la cui forza era di 28 ufficiali, 98 bersaglieri e 294 cavalieri (3/4
plotoni)) doveva procedere il più velocemente possibile sulla direttrice Fontigo
- Sernaglia - Pieve di Soligo; quindi, muovendosi a circa 10-12 km. a ovest
della linea di avanzata della colonna Arrivabene. Dopo aver attraversato il
Piave sul ponte cosiddetto B (di fronte alla strada n. 12 del Montello) la
colonna Piella arrivò a Pieve di Soligo solo verso le 0.30 del mattino del 30
ottobre. Il compito affidato le era quello di "portare scompiglio nelle
retroguardie nemiche, catturando il maggior numero possibile di prigionieri".
Dopo aver ostacolato lo sgombero di Vittorio Veneto da parte del nemico, doveva
riprendere subito la sua avanzata verso Ponte nelle Alpi. Occorreva anche
affiancare la marcia del grosso del 22° Corpo il cui obiettivo generale era
quello di raggiungere la linea dell'importante dorsale delle Prealpi Bellunesi
estendentesi dal Col de Moi, passo S. Boldo, Monte Cimone, Col Faverghera sino
al Costa, oltre la Sella di Fadalto. Superata Pieve di Soligo fra gravi
difficoltà, la maggiore quella rappresentata dagli ingombri stradali che
rallentavano gravemente sia la ritirata degli Austro-ungarici che l'avanzata
degli Italiani, la colonna Piella distaccò da Refrontolo (ponte di Maset) due
pattuglie che dovevano puntare su Vittorio Veneto: una, al comando del Ten.
Airoldi del reggimento cavalleria Caserta, procedendo per Tarzo, Revine e
Serravalle, l'altra al comando del Ten. Pittarelli, avrebbe dovuto puntare da
Villa De Bemardi, Cozzuolo, direttamente su Vittorio Veneto. Come guida di
questa seconda pattuglia era stato designato il Tenente di Complemento Giacomo
De Carlo dei Lancieri di Firenze."
Dalla pattuglia Airoldi si apprese che il nemico si ritirava, protetto da fuoco
di mitragliatrici, sulla strada da Formeniga a Vittorio Veneto e che, inoltre,
un Battaglione di Bersaglieri ciclisti stava già procedendo sulla direttrice
Tarzo - Revine - Serravalle. Superati e catturati alcuni nidi di mitragliatrici,
la pattuglia Pittarelli - De Carlo continuò la sua rapida avanzata entrando,
nella mattinata del 30 ottobre, a Vittorio Veneto da Ceneda; in questa
particolare zona di Ceneda che non aveva ancora visto le avanguardie della
colonna Arrivabene, le accoglienze alle truppe italiane furono particolarmente
festose. Così, mentre le pattuglie del Gruppo misto Piella penetravano a
Vittorio Veneto da ovest, quelle della colonna Arrivabene vi sarebbero pervenute
da sud, catturando centinaia di prigionieri. In Vittorio Veneto, come si è già
accennato, arrivava nella stessa mattinata il Generale Brussi col comando della
sua 58a Divisione.
Tuttavia, la resistenza Austro-ungarica si era irrigidita immediatamente a nord
di Vittorio Veneto, sui contrafforti rocciosi che circondano Serravalle. La
natura del terreno era tale per cui non si potevano usare né gli squadroni di
cavalleria e neppure bersaglieri con le loro biciclette. Fu allora richiesto
prima l'intervento di alcune motomitragliere e verso le 14 di una sezione
d'artiglieria per distruggere i nidi nemici in caverne Nello scambio piuttosto
intenso di fuoco che ebbe luogo nel pomeriggio a Serravalle - e dove anche dei
civili presero parte al combattimento - si ebbero alcuni morti e feriti da ambo
le parti. Alla fine, verso le 17, il Raggruppamento d'Assalto, agli ordini del
Colonnello Trivulzio, passò all'attacco e riuscì a forzare la stretta di
Serravalle. Le perdite subite dalla colonna Piella furono di 3 morti e 8 feritii
quelle della colonna Arrivabene 2 morti e 6 feriti.
CORPO DI CAVALLERIA ALLA BATTAGLIA DI VITTORIO VENETO |
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Com. Vittorio Emanuele di |
Savoia-Aosta |
Col. Papi delle Batterie a Cavallo |
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1a Divisione | I brigata | 13° Cav.geri Monferrato | Bers. ciclisti IV-V-XII gr. | ||
Magg. Gen. | Gen. Solari | 20° Cavalleggeri Roma | Batterie a Cavallo voloire | ||
Pietro Filippini | II brigata | 4° Genova Cavalleria | 2 Cp. Motomitraglieri | ||
Gen. Capodilista | 5° Lancieri di Novara | 8a Squadriglia Autoblindo | |||
2a Divisione | III brigata | 7° Lancieri di Milano | Bersaglieri ciclisti VII gr | ||
Ten. Gen. Litta | Gen. Airoldi | 10° Lan.Vitt. Emanuele II | Batterie a Cavallo voloire | ||
Modignani | IV brigata | 6° Lancieri Aosta | 61° art. gr. da campagna | ||
Gen. Filippini | 25° Lancieri Mantova | 7a Squadriglia Autoblindo | |||
3a Divisione | V brigata | 12° Cavalleggeri Saluzzo | |||
Ten. Gen. Carlo. | Gen. Fontana | 24° Cavalleggeri Vicenza | Batterie a Cavallo voloire | ||
Guicciardi | VI brigata | 3° Savoia Cavalleria | 61° art. gr. da campagna | ||
Gen. Berardi | 8° Lancieri Montebello | 12a Squadrigl. Autoblindo | |||
4a Divisione | VII brigata | 1° Nizza Cavalleria | Bersaglieri ciclisti I -VIII gr. | ||
Magg. Gen. | Gen. Milanesi | 26° Lancieri di Vercelli | Batterie a Cavallo voloire | ||
Barattieri | VIII brigata | 19° Cavalleggeri Guide | 1Cp. Motomitraglieri | ||
Gen. Varini | 28° Cavalleggeri Treviso | 9a Squadriglia Autoblindo |