LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE

I BARBARI

2a parte -le migrazioni


Teodosio I (Flavio - il grande) 392-395


Teodosio nacque l'11 gennaio 347, a Cauca (Segovia) nella Spagna nord occidentale e morì a Milano il 17 gennaio 395. Era figlio di Teodosio il Vecchio, funzionario imperiale di rango elevato. Teodosio, ufficiale romano, fu l'ultimo imperatore romano a regnare su un impero ufficialmente unificato. Gli imperatori che ereditarono da lui si spartirono fisicamente l'impero che seguì strade diverse e che non fu mai più riunificato, anche formalmente. Teodosio è passato alla storia anche per aver reso il Cristianesimo religione di Stato dopo il libero culto di Costantino. Nulla o poco si sa di lui fino al 378, anno della morte di Valente. L'imperatore Graziano, che sicuramente lo conosceva e lo apprezzava (ma gli aveva fatto uccidere il Padre su suggerimento dei consiglieri nel 376), lo nominò co-Augusto d'Oriente. Dopo il 392, a seguito della morte dell'imperatore Valentiniano II 383-392 (Graziano era già morto 10 anni prima avvelenato), da lui sostenuto contro tutta una serie di usurpatori, Teodosio governò come imperatore unico, sconfiggendo l'ennesimo usurpatore Flavio Eugenio nella Battaglia del Frigido, del 6 settembre 394 d.c.. Dalla prima moglie, Elia Flacilla, Teodosio ebbe due figli, Arcadio e Onorio, ed una figlia, Pulcheria. Dalla seconda moglie, Galla, figlia dell'imperatore Valentiniano I e sorella di Valentiniano II,
ebbe una figlia, Galla Placidia, madre del futuro imperatore Valentiniano III avuto da Flavio Costanzo (III) coimperatore interregnante.

L’IMPERO DIVISO IN DUE PARTI

FLAVIO ARCADIO ( imp. d’oriente dal 395 al 408) e

ONORIO (imp. d’occidente dal 395 al 423)

Flavio Teodosio, morendo, divise l'Impero tra i suoi due figli, Arcadio (imp. dal 395 al 408), che ebbe l'Oriente che passò poi al Figlio Teodosio II, e Onorio, che ebbe l'Occidente fino al 423. Poiché i due nuovi sovrani erano ancora molto giovani, pose il primo (Arcadio) sotto la tutela del prefetto del pretorio Rufino, d'origine gallica; e il secondo sotto il generale Stilicone, Vandalo d'origine, ma fedele agli ideali romani. Questa volta la spartizione, la divisione si trasformò in una vera e propria divisione fisica: ma mentre l'impero d'Occidente, travolto dalle invasioni barbariche, si avviò a una precipitosa rovina, l'impero d'Oriente sopravvisse per altri mille anni, portando la continuazione virtuale dell'impero a 2.000 anni. Teodosio II di Bisanzio (aprile 401 - 28 luglio 450), figlio di Eudossia e Arcadio, divenne imperatore romano d'oriente all'età di 7 anni nel 408 alla morte del padre. Nel giugno 421 Teodosio II sposò la colta Atenaide Eudocia, figlia di un filosofo ateniese. Ebbe come figlia Licinia Eudossia, che fu sposata all'allora imperatore d'Occidente Valentiniano III figlio di Galla Placidia, con il proposito di rafforzare (col sangue) l’alleanza tra le due parti dell'impero.


In più d'una occasione Teodosio si astenne dal reprimere gli atti violenti compiuti ora dai Cristiani contro i più importanti luoghi di culto pagani. La distruzione dell'enorme Serapeo di Alessandria e della sua famosa biblioteca ad opera di una setta di fanatici, avvenuta all'incirca nell'anno 392 e descritta trionfalmente nei minimi dettagli dagli esultanti cronisti cristiani dell'epoca, fu solo il più spettacolare di una lunga serie di episodi simili. Infatti la distruzione del più imponente tempio di Alessandria incoraggiò le più zelanti comunità Cristiane delle altre regioni dell'impero, spesso mobilitate dai vescovi del posto.

Le versioni sulla distruzione della biblioteca sono comunque controverse perché un primo incendio (parziale dei magazzini) si ebbe già ad opera di Cesare. da Wikipedia: La distruzione della biblioteca è attribuita dalla maggioranza degli storici al tempo del conflitto che oppose l'imperatore Aureliano alla regina Zenobia di Palmira, verso il 270 d.c.. Nel corso dei feroci scontri ingaggiati nella città di Alessandria, l'area del palazzo reale fu completamente distrutta e con essa verosimilmente anche la biblioteca. In alternativa a questa teoria alcuni studiosi, basandosi su fonti che attestano la sopravvivenza del Museo fino al IV secolo, hanno ipotizzato che la distruzione finale della biblioteca vada ricondotta ad una data vicina al 400 come detto prima in seguito a un editto di Teodosio del 391, su istigazione del vescovo Teofilo, ostile alla cosiddetta "saggezza pagana". Altri (cristiani) la spostano all'epoca mussulmana secondo la celebre affermazione « In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte » in palese contraddizione del noto hadith dello stesso Maometto che affermò: «Cercate ovunque la conoscenza, fosse anche in Cina»..

A questa epoca si fa ascendere anche la distruzione di Sinagoghe ebraiche e le prime segregazioni e persecuzioni "razziali" nei loro confronti. Il sacro fuoco eterno che le Vestali custodivano nel tempio di Vesta nel Foro Romano fu spento, e l'ordine stesso delle Vestali sciolto. Il deciso mutamento della politica religiosa di Teodosio, che ebbe la sua maggiore manifestazione nei cosiddetti "Decreti Teodosiani", fu in gran parte dovuta all'influenza di Ambrogio (Sant’), vescovo di Milano. Se la religiosità di Teodosio fosse o meno genuina non è dato sapere. Vale la pena di ricordare che nel 390 Ambrogio aveva scomunicato Teodosio, reo di aver ordinato il massacro di migliaia di abitanti di Thessalonica (l'odierna Salonicco), per ritorsione contro l'uccisione del governatore militare della città, e che, a seguito della scomunica, Teodosio era stato costretto a una penitenza durata diversi mesi. In buona sostanza i decreti di Teodosio furono emanati in risposta alle molte petizioni indirizzategli da vari gruppi di Cristiani militanti di tutto l'impero. Si narra che il vescovo Ambrogio pronunciò l'orazione pubblica al funerale di Teodosio. Nel 393 anche i Giochi Olimpici, visti come il resto di una festa pagana,furono soppressi. Tradizione millenaria, ripresa solo nel 1896, oltre 1500 anni dopo. Si chiudeva un’era.
 

E' ascritto a questo periodo anche la morte per omicidio della Filosofa Ipazia figlia di Teone. Dalla Historia Ecclesiastica di Socrate Scolastico (380-450): "Ad Alessandria c'era una donna chiamata Ipazia (370-415),  che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni. Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati. Né lei si sentì confusa nell'andare ad una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l'ammiravano di più. Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo. Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono. Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere.  Questo accadde nel mese di marzo durante la quaresima, nel quarto anno dell'episcopato di Cirillo, sotto il decimo consolato di Onorio ed il sesto di Teodosio (II)".

Scrisse Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu: "E tutte le persone circondarono il patriarca Cirillo e lo chiamarono 'il nuovo Teofilo' perché aveva distrutto gli ultimi resti dell'idolatria nella città". (Nel 391 il vescovo Teofilo aveva guidato personalmente i cristiani all'assalto del tempio di Serapide cui era seguito l'incendio della Biblioteca di Alessandria).  Cirillo, il vescovo di Alessandria mandante dell'assassinio di Ipazia (fatto Santo e Dottore della Chiesa nel 1882 per la sua teologia dell'Incarnazione in cui difendeva la natura divina di Cristo e la verginità della Madonna) è fra i preferiti di Ratzinger. http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2007/documents/hf_ben-xvi_aud_20071003_it.html

 
ONORIO Imperatore d'Occidente


Secondogenito di Teodosio I resta sotto la tutela del generale vandalo
magister utriusque militiae Flavio Stilicone. I rapporti con la parte orientale non sono buoni. In mancanza di eredi o di difficoltà quelli dell’Est rivendicano diritti di prelazione sul trono occidentale. Stilicone interviene nei Balcani dove i Visigoti, stanziati come alleati, si sono ribellati ed hanno proclamato re imperatore Alarico (395), ma Rufino, tutore d'Oriente, lo ferma e gli toglie parte delle truppe che, giunte a Costantinopoli, lo uccidono (+Rufino 27 XI 395). Anche Gildone "comes et magister utriusque militiae" in Africa si ribella e si dichiara per l'impero orientale ma è sconfitto e ucciso a Teveste (VII 398) dal fratello Mascezel inviato da Stilicone (che poi lo fa giustiziare). Stilicone contiene Vandali e Alani che saccheggiano Norico e Rezia (alpi retiche (401).) ma deve raggiungere con loro un accordo e arruolarli per affrontare nuovamente i Visigoti di Alarico. Questi approfitta dell'assenza di Stilicone e invade l'Italia prendendo Aquileia (401). Stilicone chiama allora la XII Legione dalla Britannia, sguarnisce il Reno, arruola Vandali e Suebi e costringe Alarico ad abbandonare l'assedio di Milano. Lo sorprende infine a Pollentia (Piemonte 6 aprile 402) e lo sconfigge catturandone la famiglia. Alarico torna in Italia per la seconda volta ma Stilicone lo sconfigge di nuovo a Verona (estate 403) e lo respinge nuovamente in Illiria. La corte imperiale è spostata da Milano a Ravenna ritenuta più difendibile. Ma alle frontiere un nuovo Re Barbaro, Redagasio re degli Ostrogoti, si appressa (405-406). Nonostante rinforzi le schiere con mercenari Visigoti, Alani ed Unni è sconfitto, catturato e giustiziato a Fiesole dall’onnipresente Stilicone (23 VIII 406).
Se l’Italia ha problemi per il resto dell’impero è anche peggio
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con le invasioni dei popoli nomadi barbari non ancora conosciuti e forse spinti dall'Europa Orientale o settentrionale da altre orde (turco mongole) o da carestie e cambiamenti climatici. La Gallia viene invasa da Suebi, Vandali, Alani e Burgundi (406-407). I barbari passano il Reno sguarnito e sconfiggono i Franchi alleati dei Romani presso Magonza. La Britannia e la Gallia sono ora in mano all'usurpatore Flavio Claudio Costantino III (406-411). Che si preoccupa di difendere la Britannia da Scoti e Pitti scesi dal nord, oltre il vallo Adriano. Le legioni ormai svincolate da Roma lo proclamano imperatore e sull’onda dei successi Costantino sbarca in Gallia (407) accolto festosamente dalla popolazione. Respinge i barbari in Spagna ed occupa l'Alsazia e la Lorena. Gli Suebi si stabiliscono in Galizia e Lusitania (definitivamente 407-418), mentre molti Vandali occupano il resto della Spagna insediandosi anche loro nella attuale Andalusia contrazione di [V]Andalusia.
Stilicone cerca un accordo con Alarico per evitare una nuova invasione e impiegarlo in Gallia ma Onorio, pressato dalla corte, lo accusa di tradimento e lo fa giustiziare (22 VIII 408). L'Italia è invasa ora dai Visigoti per la terza volta (408-410). Alarico occupando Ostia, chiede al Senato ormai assediato di deporre Onorio e proclamare Imperatore Prisco Attalo (greco), prefetto della città. Il Senato romano accetta e Prisco nomina Alarico Magister Militum. Ma non era il potere che interessava ad Alarico. Dopo una prima minaccia placata con oro, Alarico vistosi emarginato prende la città ( 24 agosto 410) rimasta inviolata per 800 anni e depone il fantoccio Attalo. A garanzia della sua fuga prende in ostaggio la sorella di Onorio, Galla Placidia
e l'Unno Ezio. Erano trascorsi esattamente 800 anni da quando Brenno nel 390 a.c. aveva osato sfidare Roma varcando in armi le mura. Carico di bottino, Alarico lascia la città diretto a sud con l'intenzione di invadere l'Africa. Giunto in Calabria morì improvvisamente. Venne seppellito (si dice in piedi sul cavallo) con i suoi tesori nel letto del fiume Basento, vicino a Cosenza. Sempre secondo la leggenda gli schiavi che lavorarono alla temporanea deviazione del corso del fiume furono uccisi perché fosse mantenuto il segreto sul luogo della sepoltura. Dopo la morte di Alarico il figlio Ataulfo porta i Visigoti in Gallia in cerca di una soluzione con l'imperatore. Il nuovo magister militum generale Flavio Costanzo poi coimperatore Costanzo III, sconfigge il generale ribelle Geronzio, e depone l'usurpatore Costantino III dopo un assedio ad Arelate. Costantino, nonostante i patti, viene giustiziato (411) con il figlio Giuliano. I Generali Costanzo e Ulfilo gli staccano la testa e la mandano a Ravenna per corriere come trofeo.

Da questo momento la Britannia dopo 466 anni non è più provincia Romana. E’ qui che con l’ultimo generale romano Lucius Artorius Castus (ma questi secondo altre fonti sembra essere vissuto 2 secoli prima) si sviluppa la saga di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda mal classificata epocalmente e storicamente.

Anglo-Sassoni di Britannia
L'arcipelago Britannico, costituito dalla Gran Brettagna, Irlanda (e altre isole minori a nord) e abitato da genti celtiche, non era mai stato completamente sottomesso dai Romani. Il confine veniva stabilizzato dall'imperatore Settimio Severo nel vallum, tracciato dal golfo di Clyde a quello di Forth, oltre il quale erano i barbari  Picti o Pitti (da uomini dipinti), gli Scoti (scozzesi) e i Caledoni. Partiti i Romani costoro calarono alla conquista del Sud, più fertile e pianeggiante. Per difendersi i Britanni autoctoni, discordi e divisi fra capi, chiamarono in loro aiuto delle genti germaniche stanziate nella penisola Cimbrica e sulle foci dell'Elba: Iuti (da Iutland), Angli e Sassoni, ch'essi conoscevano già come audaci corsari. Incomincia così, a partire dalla metà del V secolo, una nuova specie d'immigrazione guerriera. I primi ad arrivare pare fossero Iuti e Sassoni, condotti da Hengist e Horsa e invitati, secondo la tradizione, da un Guothigerno, signore di Kent, il cui paese finì per diventare loro preda. Altri Sassoni immigrati occuparono il paese intorno al regno di Kent (Canzia); più tardi sopravvennero gli Angli che si stanziarono più a Nord. Nella prima metà del secolo successivo troviamo già costituiti sette piccoli regni: Kent, Sussex, Wessex, Essex, Northumberland, Estanglia, Mercia. I Britanni, a loro volta, divisi in regni minori, si ritrassero sempre più verso occidente, difendendo tenacemente la loro terra. In questa lotta nazionale spicca la figura leggendaria di re Artù. Il Cristianesimo, ricacciato ma non distrutto, riprese la sua rivincita sui barbari con Etelberto, re di Kent, che aveva sposato Berta, principessa cattolica franca. Era allora pontefice Gregorio Magno, che mandò a convertirli il monaco irlandese Agostino (596). L'intera società anglosassone si divideva in liberi e schiavi (dewes); i liberi in nobili (eorli) e popolo (ceorli). Dalla conquista germanica andarono immuni le regioni Scozzesi, il Galles e l'Irlanda (vedi anche autonomia linguistica): la Scozia si divise in due regni, i Pitti e gli Scoti; la seconda (Galles) divenne baluardo e rifugio dei vinti Britanni; la terza ancora tribale non interessava a nessuno. 

 * COI BARBARI A SPASSO PER L'EUROPA

Barbaro dal raddoppio della sillaba bar-bar è la parola onomatopeica con cui gli antichi greci indicavano chi non sapeva parlare il greco (balbettando) e privo di cultura (cioè tutti loro esclusi). Per i Romani non cambiò il significato identificando chi non sapeva il latino. In tempi moderni lo è chi non sa l'Inglese o è extracomunitario. Stanziavano da sempre nel Nord ed Est d'Europa (ovvero oltre l'Elba limes di massima espansione) Vandali, Alemanni, Franchi e Burgundi. Oltre il Danubio c’erano: Visigoti, Unni e Ostrogoti. Ma c’erano anche Frisi, Sassoni, Marcomanni, Quadi, Lugi, Iutungi, Gepidi, Catti e Cauci le tribù daciche dei Carpi, quelle sarmatiche di Iazigi, Roxolani ed Alani, oltre a Bastarni, Sciti, Borani ed Eruli. Prima di questi i Celti che rimasero politicamente frazionati; tra i vari gruppi (celtici) si distinguono i Britanni, i Galli, i Pannoni, i Celtiberi e i Galati, stanziati rispettivamente nelle Isole Britanniche, nelle Gallie, in Pannonia, in Iberia e in Anatolia.

Visigoti
Il nome Visigoti (chi dice derivi dal tedesco "Westgoten" (dell’ovest in contrapposizione all’Ostgoten dell’Est) o da Wisi che in gotico vuol dire degno o nobile, è coniato da Flavio Magno Aurelio Cassiodoro ** (storico 490 ca/583) ministro di Amalasunta figlia di Teodorico nel periodo della reggenza: ma questo 100 anni dopo la loro discesa in Italia per distinguerli nella grande famiglia dei Goti. Stanziavano nelle pianure russo-ucraine ed anche loro risentivano della pressione che veniva dagli Urali e dalle steppe caucasiche di etnie Mongolo/cinesi. Anche per loro l’invasione degli Unni provocò uno spostamento sotto l’ala romana nella Mesia in qualità di alleati autonomi. Roma era nella condizione di non poter fare guerra a tutti e quindi o così o così. I Visigoti, proclamato re Alarico, nel 395 invasero la Tracia (Bulgaria), la Macedonia, e poi la Tessaglia greca, iniziando una lunga migrazione che li porterà in Italia, dove vennero fermati da Stilicone, generale d’origine vandala a Pollenzo in Piemonte (402) e Verona (403). Le vicende italiane portarono a sguarnire le frontiere tedesche da cui filtrarono Vandali, Alani e Svevi (Suebi) che non se ne sarebbero più andati. Morto Stilicone (23 agosto 408) per mano dell'imperatore i visigoti tornarono e, il 24 agosto 410, misero a ferro e fuoco Roma per 3 giorni. La storia poteva chiudersi qui ma il sussulto dell’agonia andò avanti ancora per 66 anni passando attraverso la chimera Ezio che sconfisse l’unno Attila ai campi Catalaunici vicino a Châlons-en-Champagne nel 451. Lasciata Roma (con una piccola deviazione a Sud dove seppellirono Alarico nel “Basento”) i Visigoti passarono in Gallia (412), dove fondarono col successore Atalulfo (sposato con Galla Placidia sorella dell'imperatore Onorio) un regno nella Aquitania e Provenza (Tolosa) poi sconfinato in Catalogna sotto la pressione dei Franchi (507). E’ pacifico che dove passavano o davi o si prendevano. L’Europa aveva già il tracciato autostradale odierno dato dalle corsie di questi spostamenti identificabili nelle terre bruciate che si lasciavano alle spalle. All’inizio del VII secolo i Visigoti diedero l’avvio alle persecuzioni antiebraiche in Spagna che nel corso del secolo si intensificarono, facendo in modo che gli Ebrei (10%) durante l’invasione araba del 711, si schierassero a fianco degli invasori che risulteranno vincitori e fatali per questi barbari. I musulmani rimarranno in Spagna per quasi otto secoli.
Ultimi re Ostrogoti

Teodato 534-536 nipote di Teodorico, fece uccidere la cugina Amalasunta col figlio ma fu a suo volta ucciso
Vitige (Gen) 536-540 Sposa la figlia di Amalasunta. Catturato viene portato da Belisario a Bisanzio
Ildibaldo 540-541 Visigoto messo da Bisanzio
Totila 541-552 (ultimo re fu sconfitto e ucciso a Gualdo Tadino da Narsete inviato da Bisanzio)

**Cassiodoro, nominato Prefetto del pretorio per l'Italia nel 533, si impegnò per una mediazione tra le varie popolazioni barbariche foederate. Come molti membri dell'aristocrazia romana, nel 538, di fronte alla vittoriosa avanzata bizantina lasciò l'Italia per Costantinopoli, dove però l'imperatore non gli offrì nessun incarico. Egli rientrò nel Bruzio (Calabria) solo alla fine della guerra, quando Belisario catturò Vitige, nel 540. Restò in Calabria dove fondò il monastero di Vivario presso Squillace. Qui istituì uno scriptorium per la riproduzione di manoscritti, che fu il modello a cui successivamente si ispirarono i monaci benedettini e qui trascorse il resto dei suoi anni

Ostrogoti
Gli Ostrogoti scesi dalla Scandinavia s’erano invece insediati sul Mar Nero (III e IV secolo d.c. Cultura di Černjachov). Qui presto vennero in contatto coi vicini Vandali della Dacia (ora Romania). Le migrazioni dall’oriente portavano sempre attraverso le steppe nuove popolazioni che finivano per premere sull’ultimo insediato. In questo caso erano gli Unni a premere sugli Ostrogoti che si spostarono pian piano verso e oltre il Danubio. Gli Ostrogoti chiesero allora ai romani di stanziarsi in Dacia e Mesia offrendosi anche come alleati. L'imperatore romano Valente accettò di accoglierli come foederati. La “vicinanza” con Bisanzio dava però fastidio a Zenone che in quel momento contestava la salita sul trono d’occidente del barbaro erulo Odoacre. Zenone pensò di risolvere con una sola mossa i due problemi indirizzando in Italia gli Ostrogoti dell'ambizioso Teodorico, barbaro vissuto alla sua corte (ostaggio) che nel 493 sconfisse Odoacre. Odoacre, dopo la prima sconfitta di Verona del 489 era sceso a Sud (Roma) per ottenere aiuti che non ebbe. Riguadagnata Ravenna riuscì a battere l'avversario che si chiuse in Pavia: ma i Visigoti, giunti dalla Spagna in aiuto dei cugini ruppero l’assedio. Odoacre, battuto sull'Adda (agosto 490) si rinchiuse in Ravenna e si arrese solo nel febbraio del 493 lasciando campo a Teodorico e ai suoi discendenti per un lungo periodo di stabilità.

Suebi o Svevi
Fino agli inizi del V secolo non s'era sentito tanto parlare di loro ma dopo li troviamo accasati da soli o con altri in quasi tutte le terre d’Europa. Il grosso della tribù s'era unito ai Vandali e agli Alani per invadere la Gallia agli inizi del IV secolo. Mentre i Vandali e gli Alani si scontravano con i Franchi alleati di Roma, i Suebi di re Ermerico si diressero a sud penetrando in Spagna, che era ormai fuori dal controllo imperiale. Dopo aver adottato un atteggiamento più pacifico, i conquistatori che erano un piccolo numero, non più di 30.000, ottennero da Roma lo status di foederati, in cambio del giuramento di fedeltà all'imperatore Onorio (410). Nel 411, l'imperatore assegnò loro delle terre, tramite sorteggio; agli Svevi ed ai Vandali asdingi toccò la Gallaecia (Galizia), ai Vandali silingi la Betica ed agli Alani, la fazione più numerosa, la Lusitania e la Cartaginiensis (con capitale Cartagena). Il Regno suebo di Galizia (Braga in Portogallo) durò dal 410 al 584. Scontri sfortunati degli altri coi Visigoti portarono alla espansione temporanea del Regno fino a Merida e Siviglia. La pace nella penisola iberica durò solo pochi anni e già nel 416, il re visigoto Walia, arrivato dall'Aquitania si presentò, a nome dell'imperatore d'Occidente, nella penisola con un possente esercito per liberarla dai barbari !!!. Attaccò, per primi, i vandali silingi che, dopo diversi scontri, nel 418, furono annientati . Poi toccò agli Alani, che duramente sconfitti, decisero di fondersi con i vandali asdingi. I Vandali Asdingi attaccarono allora gli Svevi costringendoli a ritirarsi di nuovo verso la Cantabria. I regni Spagnoli che ancor oggi corrispondono ad entità etniche e sociali (e di Lingua) molto distinti risalgono a questa invasione.

Alani

Nella seconda metà del IV secolo furono sottomessi dagli Unni. Una parte si unì a questi nelle loro incursioni, altri si fermarono nel Caucaso ed un altro gruppo si spinse fino in Pannonia (Ungheria occidentale). Da qui si unirono ad altre tribù barbare, specialmente Suebi e Vandali, seguendoli nelle loro invasioni in Gallia e Spagna, dove ebbero la Lusitania e la parte costiera della regione Cartaginense. A seguito della morte del sovrano alano Attaco nello scontro contro i nuovi invasori Visigoti, la corona fu offerta al capo vandalo Gunderico. Da allora le due etnie si fusero e buona parte degli Alani seguì le sorti dei Vandali in Nordafrica. Alcuni servirono l'Impero Romano d'Occidente in qualità di mercenari. Altri si unirono ai Sassoni, nell'invasione delle Isole Britanniche. Alani, comandati da Saulo, erano i cavalieri dell'esercito romano che sconfisse Alarico a Pollenzo (Piemonte) nel 402.

Il vescovo Ambrogio

Vandali

Ceppo germanico che includeva sottogruppi, Asdingi e Silingi, le cui origini si perdono tra la Danimarca e la Svezia. Nel 375, sotto la pressione degl’Unni si spostarono verso ovest, varcando il Reno nel 406 portandosi in Spagna e Nordafrica (409). Nella Spagna dalla terraferma troppo disputata i Vandali passarono alle coste e al mare allestendo una flotta di pirati antelitteram. Sotto la guida di Genserico occuparono (16.000 guerrieri su un totale di 80.000 persone) la ex Cartagine facendone un centro d'irradiazione delle loro scorrerie. Da qui nel 455 saccheggiarono Roma. Ci vorranno altri 80 anni perché Bisanzio col Generale Belisario riporti ordine almeno sul mare. La Roma imperiale in quanto tale non esisteva più. Era una città che sembrava uscita da un bombardamento dove la stessa vita quotidiana era difficile. Difficile anche riconoscere nelle vestigia un passato che per la maggior parte della gente non diceva più nulla se non una serie ininterrotta di errori. Il marmo dei templi veniva sistematicamente depredato e utilizzato per nuove costruzioni.

   

   

Stilicone

Unni

Alla base del crollo dell’impero si fa risalire la migrazione degli Unni Tribu originarie della Mongolia o Cina occidentale note con il nome di xiongnu. Il primo impatto della colonna Nord Occidentale avvenne tra il 374 ed il 376. Nel frattempo un gruppo di Unni misto ad Avari, a Turchi e a Bulgari, staccatosi dall'orda principale, aveva messo a ferro e fuoco l'Impero Sasanide di Persia, stanziandosi nelle regioni comprese tra il Lago Balkash ed il Fiume Indo, ed invadendo l'India stessa. Chi si era attardato venne incorporato creando una spaventosa forza militare che piegherà Roma. Nel 432 erano gli Unni che venivano pagati da Roma per non infierire ulteriormente.
Attila, detto poi Flagello di Dio, liberatosi del mite fratello Bleda si preparò ad invadere sia l’impero d’occidente che d’oriente. Nel 447 sconfisse il bizantino Teodosio II, ma non riuscì a espugnare Costantinopoli. Teodosio per vivere tranquillo mise mano al portafoglio. Unni Ostrogoti e Vandali invadevano quindi la Gallia ma venivano sonoramente sconfitti da Ezio ai Campi Catalaunici Châlons e le Argonne.
 

Interno Pantheon (Pannini)

http://web.tiscalinet.it/romaimperiale/catalunici/catalunici.html 

Nel 452, Attila, ancora sotto gli effetti della pesante sconfitta, invase l'Italia saccheggiando e distruggendo Aquileia (da qui nasce Venezia), Milano, Padova e altre città, il suo esercito era però decimato da fame e malattie (colera).Attila vista la situazione e temendo l'arrivo di aiuti da Oriente accettò la tregua di Valentiniano III portatagli dal Papa Leone I presso il Mincio. Il suo destino stava per compiersi e la sua fine imminente. Un'emorragia cerebrale lo stroncò la notte delle nozze con la principessa Krimhilda (453). Non si è mai trovato traccia della sua sepoltura da leggenda in un triplo sarcofago d'oro, argento e ferro.

 

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