BOLLETTINI DI GUERRA- FINE 1917

I GIORNI DIFFICILI DEL DOPO CAPORETTO

Cadorna, salito sul Grappa nel 1917 aveva detto:

"il Grappa dev'essere imprendibile. Perché se dovesse avvenire qualche disgrazia sull'Isonzo, io verrò qui a piantarmi".

 
Bollettino del 17 novembre: “Il giorno 16, da Asiago al mare il nemico, non badando a perdite, rinnovò gli attacchi alle nostre posizioni montane e fece diversi tentativi di forzare nella pianura il Piave. Le nostre truppe con pari tenacia opposero al nemico, di molto superiore come numero, una valida difesa e lo contrattaccarono con mirabile slancio. Si combatté dal Monte Fior a Castelgomberto, dallo sbarramento di San Marino al Monte Prassolan e a nord di Quero, lungo la linea Rocca-Cisa Monte Cornella fondo valle Piave. Nel piano, tra Salettuol e Sant’ Andrea di Barbarana, l’avversario sforzò all’alba il passaggio del fiume: sotto la protezione di violentissimo fuoco di artiglieria le sue truppe passarono sulla destra a Follina e a Fagarè. Le prime furono annientate dalla nostra artiglieria e da un fulmineo contrattacco della brigata “Lecce” (265° e 266°); i superstiti ? oltre 300 con 10 ufficiali ?fatti prigionieri. Contro di quelle, molto più numerose, passate alla seconda località fu rivolta l’azione decisiva e poderosa della 54a divisione, le cui truppe, brigata “Novara” (153° e 154°) e III brigata bersaglieri (17° e 18°) gareggiarono in bravura……
 
Bollettino riassuntivo di quattro giorni del 22 novembre: “Il 18 violenti concentramenti di fuoco nemico sulla nostra linea Tondarecar-Monte Badenecche. Nostre parziali riprese offensive rioccuparono elementi avanzati di trincee e fecero diversi prigionieri. A sud di Quero, l’avversario attaccò le nostre posizioni del Monte Tomba e del Monfenera. Queste ultime, tenute dai resti dei sei Repartì d’Assalto della Il Armata, furono teatro di lotte sanguinose in cui il nemico ebbe sempre la peggio. Il piano il nemico non riuscì a rinnovare alcuni tentativi di passaggio del Piave per la vigilanza delle nostre truppe, tra le quali, per il °valore dimostrato nei giorni precedenti, il Comando Supremo menzionava i battaglioni bersaglieri 64° (17°), 68° e 69° (18°), il XXI Reparto d’Assalto e reparti delle brigate “Granatieri’ (1° e 2°) e “Catania” (145° e 146°).
“Eccellente prova fornirono in questi giorni le reclute della classe 1899 (i diciottenni) alle quali il Comando Supremo rivolse il seguente encomio: IVI giovani soldati della classe 1899 hanno avuto 11 battesimo del fuoco. Il loro contegno è stato magnifico e sul fiume che in questo momento sbarra al nemico le vie della Patria, in un superbo contrattacco, unito il loro ardente entusiasmo all’esperienza dei compagni più anziani, hanno trionfato. Alcuni battaglioni austriaci che avevano osato varcare il Piave sono stati annientati: 1200 prigionieri catturati, alcuni cannoni presi dal nemico sono stati riconquistati e riportati sulle posizioni che i corpi degli artiglieri, eroicamente caduti in una disperata difesa, segnavano ancora. In quest’ora, suprema di dovere e di onore nella quale le armate con fede salda e cuore sicuro arginano sul fiume e sui monti l’ira nemica, facendo echeggiare quel grido “viva l’Italia” che è sempre stato squillo di vittoria, io voglio che l’esercito sappia che i nostri giovani fratelli della classe 1899 hanno mostrato d’essere degni del retaggio di gloria che su loro discende”.
Durò per tutta la giornata del 19 la lotta sanguinosa iniziata il 18 sulla linea Monte Tomba, Monfenera e condotta dal nemico con due scelte divisioni, una germanica dei Jagér della Guardia, forte di 12 divisioni, l’altra austriaca, la 50a, forte di 16 battaglioni. Fronteggiarono da parte nostra un urto così formidabile la brigata “Basilicata”, un battaglione del 60° fanteria, un battaglione di alpini, il 3° bersaglieri e quattro batterie. Quattro volte, dopo violentissima preparazione di fuoco, il nemico andò all’assalto ma fu sempre ricacciato. Nei nostri irresistibili contrattacchi furono generosamente impiegate le “Fiamme Nere” del colonnello BASSI che riconfermarono sul Monfenera la loro fama di insuperabili assaltatori.
 
Bollettino del 26 novembre: “Il giorno 23, poderose puntate avversarie sul fronte montano dall’altopiano di Asiago al Piave, largamente preparate da tiro di artiglieria e tenacemente eseguite, fallirono tutte. Nuclei che tentavano di passare il Piave in barca furono rovesciati nel fiume a cannonate. lI 24 sull’altopiano d’Asiago, le tenaci truppe della I Armata, che da dieci giorni senza aver ceduto un palmo di terreno lottavano per la difesa del caposaldo delle Melette, respinsero parecchi attacchi nemici e contrattaccarono vittoriosamente.
Il 25, masse avversarie, sostenute da formidabile fuoco di artiglieria, ritentarono l’attacco delle nostre posizioni fra Brenta e Piave. Alla nostra sinistra, lo sforzo nemico, diretto sulla zona di Monte Pertica, fu prontamente infranto e ad ogni nuovo tentativo corrispose preciso e micidiale il nostro contrattacco.
A Tasson il battaglione alpino “Monte Rosa” decimò gli assalitori. Al centro, dove la pressione avversaria fu più energica, rifulse il valore della 56a divisione: le colonne avversarie, che da nordovest e da nord puntavano con ostinato accanimento su Monte Casonet, Collo dell’Orso, Monte Solarolo e Monte Spinoncia, furono falciate dal fuoco, poi ripetutamente affrontate con furiosi contrattacchi e definitivamente respinte. Più di 200 prigionieri restarono in mano dei nostri. Alla destra l’attacco nemico si manifestò dalle pendici orientali del Monfenera. Le ondate d’assalto, arrestate dapprima con fuoco d’artiglieria, vennero poi più volte contrattaccate e respinte dai nostri bravi alpini. Furono fatte alcune diecine di prigionieri”.
 
Bollettini del 12 e 13 dicembre: “Nel pomeriggio del 10 il nemico tentò di rioccupare la nostra posizione di Agenzia Zuliani: fu sanguinosamente respinto. L’11, numerose truppe austriache attaccarono le nostre posizioni in regione del Colle della Berretta e, mentre altri reparti puntavano sul Colle dell’Orso, grosse unità assalivano da est il Monte Spinoncia e le difese di Valle Calcino (a nord di Quero). La lotta continuò l’intera giornata e l’avversario condusse l’azione con estremo vigore, facendola appoggiare da numerose artiglierie di ogni calibro. Le nostre batterie rallentarono l’impeto nemico; le fanterie sostennero l’urto validamente; qualche posizione si è dovuta abbandonare in un primo tempo per effetto del tiro di distruzione, ma fu rioccupata quasi per intero con successivi contrattacchi. Verso sera, per la tenace resistenza delle nostre truppe e per le gravissime perdite subite, il nemico riduceva la propria azione al fuoco di artiglieria che nella notte diventava normale.
Il giorno 12 la battaglia si riaccese. Nella mattinata, in regione di Colle della Berretta, un nostro contrattacco ci ridiede il possesso di gran parte delle trincee non riuscite a rioccupare il giorno precedente; catturammo un ufficiale e 58 soldati. In Valle Calcino, due violenti attacchi nemici furono respinti. Sul mezzogiorno, l’avversario riprese gli attacchi in forze ad oriente del Brenta: l’azione durò accanita l’intero pomeriggio nei valloni che dalle pendici nord di Colle Caprile, di Colle della Berretta e di Monte Asolone scendono al Brenta. A notte, a causa delle gravi perdite subite, l’avversario desisteva dall’azione. Qualche prigioniero restò nelle nostre mani. Verso le ore 15, in Valle Calcino, un nuovo e più forte attacco s’infrangeva contro le nostre difese”.
 
Bollettini del 14 e 15 dicembre: “All’alba del 13, terza giornata della rinnovata lotta tra il Brenta e il Piave, l’avversario dopo aver concentrato per parecchie ore il fuoco delle sue batterie sulle nostre posizioni in regione Col Caprile-Col della Berretta, le assalì violentemente. Trovata intatta e salda la nostra resistenza, sospese l’attacco delle fanterie e, pur mantenendone forte la pressione, riprese il tiro di artiglieria che durò l’intera giornata. Fu efficacemente controbattuto dalle nostre batterie che, insieme agli aeroplani da bombardamento, trovarono buon bersaglio nei grossi ammassamenti di truppe nemiche sostanti nei valloni a nord delle nostre linee. Nelle prime ore del mattino, nutrite raffiche di fuoco seguite da violento tiro di distruzione hanno investito le nostre posizioni del saliente di Monte Solarolo che alle 11.30 sono state impetuosamente attaccate con azione avvolgente da ovest e da nord-est. Forti ondate di attacco, mutatesi talvolta in dense masse, furono lanciate contro il Col d’ Oro, il Monte Solarolo e la testata di VaI Calcino; intensa azione di fuoco fu diretta sulle Poste di Salton. Con magnifico contegno e strenua resistenza, spinta fino al combattimento a corpo a corpo e alla lotta a colpi di granate a mano, le nostre fanterie splendidamente coadiuvate da batterie nostre e francesi, mantennero le posizioni e respinsero l’avversario. A notte, allorché il combattimento diminuì di intensità, un insignificante e brevissimo tratto di terreno, sgombrato a passo a passo dai valorosi difensori, rappresentava per il nemico l’unico compenso agli immensi sacrifici di sangue della giornata”. Si distinsero la brigata Ravenna (38), Umbria (53), Campania e 3° raggr. Alpino Monte Pavone e Val Maira che sul fondo di Val Calcino, sbarrando la via al nemico ha affermato ancora una volta il motto “di qui non si passa”.
 
Bollettini del 18 e 19 dicembre: “Nella giornata del 17, settima battaglia fra Brenta e Piave, l’avversario concentrò quasi esclusivamente i suoi sforzi sul saliente di Monte Solarolo. Alle 11, dopo molte ore di fuoco violentissimo, esteso dal Colle, dell’Orso alle porte di Salton, colonne di fanteria dì nord-est e da nord si lanciarono all’attacco delle nostre posizioni. Le prime, che avanzarono dalle pendici sud orientali di Monte Spinoncia, colpite in pieno dalle nostre artiglierie e da efficacissimi concentramenti di fuoco di batterie francesi, dovettero arrestarsi e cedere prima di essere giunte a contatto della nostra linea. Le seconde, costituite da un’intera divisione di cacciatori germanici, precedute da reparti d’assalto, puntarono direttamente e decisamente su Monte Solarolo e sul versante nord della testata di VaI Calcino. Le nostre truppe opposero tenacissima resistenza e l’avversario, dopo lotta accanita, decimato dal fuoco e spossato dai nostri contrattacchi, su costretta a sospendere l’azione e rientrare nelle sue linee”.
 
Bollettino del 25 dicembre: “Nella regione dell’Asolone nostri nuclei di Arditi mantennero il 21, desta l’attività combattiva, realizzando qualche progresso. Due attacchi nemici furono respinti, lI 22 intensa attività di pattuglie sul fronte montano ed azione di artiglierie al piano. Il 23, dopo accurata e intensa preparazione di artiglieria cominciata la sera precedente il nemico attaccò a fondo il settore orientale dell’Altopiano di Asiago, concentrando l’azione sul tratto BusoMonte. Valbella. In corrispondenza di quest’ultima località l’avversario riuscì a superare le nostre difese sconvolte dall’artiglieria, ma, dovette arrestarsi contro le posizioni retrostanti, donde i nostri cominciarono a sferrare furiosi contrattacchi. Nella notte sul 23, a sud di Gradenigo, sul Piave Vecchio, reparti del 17° reggimento bersaglieri con attacco di sorpresa ricacciarono sulla sinistra del fiume quei forti nuclei nemici che, passati sulla destra, tentavano disperatamente di mantenere la loro posizione.
lI 24, sull’altopiano di Asiago, la battaglia ebbe una violenta ripresa, I contrattacchi intrapresi dalle nostre truppe, nonostante le difficoltà del terreno e la temperatura rigidissima, parecchie ore prima dell’alba, sono riusciti ad arrestare il nemico ed hanno riportato il combattimento sulle posizioni da noi sgombrate il giorno precedente. L’avversario difese il terreno conquistato con grande tenacia, contrapponendo contrattacco a contrattacco e concentrando sul davanti del suo fronte un formidabile fuoco di numerosissime batterie. Nelle vicende della lotta accanita alcune batterie e molte mitragliatrici, che avevano dovuto essere abbandonate nelle linee sconvolte furono ricuperate. Una colonna nemica, che da Bertigo avanzava sulle alture ad ovest di Malga Costalunga, fu annientata dal fuoco; un battaglione riuscì a strappare al nemico e a tenere per qualche tempo la vetta di Monte Valbella, mentre altri reparti risalite le pendici del Col del Rosso, impegnavano duramente in una lotta corpo a corpo l’avversario sotto la vetta, del monte. Durante l’azione, centinaia di nostri cannoni fulminarono senza tregua le truppe avversarie, disperdendo gli ammassamenti a tergo della linea ed arrestando l’avanzata dei rincalzi”.
 

Bollettino riassuntivo del 31 dicembre 1917: “Neppure nella giornata di Natale si arrestò la battaglia, che, sull’altopiano di Asiago, si riaccese all’alba. Il nemico concentrò il suo sforzo fra Col del Rosso e la VaI Frenzela, ma, contenuto frontalmente non riuscì ad oltrepassare il caseggiato di Sasso. Più volte le nostre truppe da Costalunga e Monte Melago rinnovarono gli attacchi su Col del Rosso e sul Valbella. Nell’azione di questi giorni si distinsero il 78° fanteria (brigata “Toscana”) e il 5° bersaglieri. Azioni di pattuglie sui monti e di artiglierie nella pianura nei giorni 26, 27, 28 e 29. Il 30, nel settore di Monte Tomba, dopo accurata preparazione di artiglieria, cominciata il giorno precedente e intensificata nelle prime ore del pomeriggio, aiutati da gruppi francesi i nostri assaltarono con magnifico slancio vincente le posizioni nemiche tra Osteria di Monfenera, e Naranzine

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