ARTIGLIERIA         

BOMBARDE E MORTAI

Il 30 luglio 1625, Carlo Emanuele di Savoia determinò che il personale dei Bombardieri, fino a quel momento riunito in corporazioni di mestieri, dovesse appartenere alla Milizia ed essere riunito in una apposita Compagnia. Tale data e provvedimento, possono considerarsi come il primo passo verso la costituzione dell'Arma d'Artiglieria. Bisogna però attendere fino al 27 agosto 1774 per avere sancita la costituzione del Corpo Reale di Artiglieria. Il Corpo, con decreto 6 gennaio 1815, a restaurazione avvenuta, viene ripartito in cinque categorie: a piedi d'ordinanza (Comando Generale, Stato Maggiore dei battaglioni, scuole e fabbriche), provinciale (per la mobilitazione), volante (per il servizio celere di campagna), reale di Sardegna e sedentaria (costituita da personale degli uffici). Ufficiale Artigliere delle Voloire Nello stesso anno anche il traino dei pezzi e dei materiali diviene un servizio del Corpo con la costituzione del Treno d'Artiglieria. Nel 1848 l'Armata Sarda era costituita in artiglieria da battaglia, a cavallo (traino) e da posizione. L'evoluzione dell'Arma è continua e viene accentuata nel periodo risorgimentale oltre che dall'incorporazione nelle proprie fila delle artiglierie di altri stati preunitari, dalla evoluzione tecnica della lavorazione (canna rigata e non più proietti pieni). Circa tre gruppi partecipano alla campagna di Crimea del 1855. L'Artiglieria partecipa poi a tutte le guerre risorgimentali e data la posizione arretrata difficilmente riesce a mettersi in mostra, se non per gli errori che eventualmente commette. La parcellizzazione dei reparti divisi in gruppi e batterie non concede lustro ai reggimenti, che ben figurano nel loro lavoro. Quando si ricorda una medaglia d'oro a Fanteria o altro corpo e specialità l'artigliere viene spesso accomunato nella gloria indistinta del valore di questi a cui ha collaborato. Sostanziali modifiche toccano la struttura del Corpo negli anni seguenti ma è il decreto del 17 giugno 1860 che riordina la struttura dell'artiglieria che ha incorporato batterie toscane ed emiliane: ha origine l'Arma di Artiglieria dell'Esercito Italiano (4 maggio 1861). Questa si compone di otto reggimenti di cui uno, il 1° di operai, il 2° 3° e 4° da piazza o fortezza (postazione) e dal 5° all'8° i reggimenti da campagna. La partecipazione alle campagne risorgimentali, l'adozione di nuovi mezzi ed il naturale potenziamento dell'Arma portano alla creazione di nuove specialità e reggimenti, come l'artiglieria da costa, da montagna, pesante campale e da fortezza. Per Regio decreto 23 dicembre 1909 viene concessa all'Arma la Bandiera di Guerra che verrà custodita dal Reggimento più anziano della Piazza di Roma. L'Arma si affaccia alla ribalta del primo conflitto mondiale con 49 reggimenti da campagna, uno a cavallo (Voloire), 3 da montagna, 2 pesanti campali, 10 da fortezza, 18 batterie someggiate e tre sezioni contraerei.

Le dotazioni e le fila sono insufficienti per il conflitto che va ad iniziare e che porta anche allo sviluppo della specialità controaerei ed al rilancio dei "bombardieri" specialità assimilabile ai futuri piccoli mortai o lanciatorpedini in uso per aprire varchi nei reticolati. Fino al 1917 la scuola Bombardieri era a Susegana.  In seguito, dopo la rotta di Caporetto, fu spostata a Sassuolo (Mo) nel Palazzo Ducale, requisito tra il 1917 e il 1919 ed utilizzato anche come caserma di retrovia (vedi sotto piccola storia di questa specialità)

Gran parte delle unità costituite per la Grande Guerra vengono soppresse nei primi anni venti.  Di fondamentale importanza erano gli osservatori al tiro di Artiglieria che si posizionavano in fortini sui principali rilievi montuosi, in aereo o in Pallone frenato.  Le mitiche voloire. Queste rappresentano le batterie che nell'ottocento, al seguito delle unità di cavalleria, sopravanzando le fanterie amiche, compivano veloci azioni devastanti sulle prime linee avversarie grazie alla loro mobilità. Il Reggimento "a Cavallo"di stanza a Milano, dotato ancora delle vecchie batterie per caroselli storici, erede di tanta gloria, porta sul chepì il fregio dell'Artiglieria completato da due sciabole incrociate poste sotto i cannoni.

REGGIMENTI E SEDI DELL'ARTIGLIERIA ALLA VIGILIA DELLA GUERRA

1 -Foligno 2 -Pesaro

La Bandiera dell'Arma è insignita delle seguenti decorazioni:

Medaglia d'Oro al Valor Militare - Decreto 31/7/1849-Per l'ottima condotta tenuta sempre ed ovunque dall'Artiglieria (campagna 1849)

 

Medaglia d'Oro al Valor Militare - Decreto 19/1/1913- Per la intrepidezza, la perizia e l'energia sempre e dovunque spiegate dall'Arma nella campagna di guerra in Libia 1911-12

Medaglia d'Oro al Valor Militare - Decreto 5/6/1920 - Sempre ed ovunque con abnegazione prodigò il suo valore, la sua perizia, il suo sangue, agevolando alla Fanteria, in meravigliosa gara  di eroismi, il travagliato cammino della vittoria per la grandezza della Patria. 1915-18 

3 -Bologna 4 -Cremona
5 -Venaria 6 -Vigevano
7 -Pisa 8 -Verona
9 -Pavia 10 -Caserta
11 -Alessandria 12 -Capua
13 -Roma 14 -Ferrara
15 -Reggio E. 16 -Brescia
17 -Novara 18 -Aquila
19 -Firenze 20 -Padova
21 -Piacenza 22 -Palermo
23 -Acqui 24 -Napoli
25 -Rivoli 26 -Fossano
27 -Milano 28 -Parma
32

-Livorno

36 -Messina

Artiglieria Pesante Campale

Artiglieria da Montagna

1  Casale 1  Torino
2  Modena 2  Vicenza
 

Artiglieria a cavallo

1

Milano

Artiglieria da fortezza, assedio e costa

1  Genova 2  La Spezia
3  Roma 4  Messina
5  Venezia 6  Torino
7  Alessandria 8  Bologna
9  Verona 10  Piacenza

 

artiglieria div. Acqui fonte esercito

artiglieria div. Granatieri fonte esercito

Mostrine prima del 1940

Il colore antico dell'artiglieria era il giallo e con questo colore filettavano le divise. La mostrina moderna dell'artiglieria è composta da una Pipa nera bordata di giallo. Nel periodo in cui si portava nella divisa il collo nero (a sinistra), la mostrina della propria divisione veniva aggiunta al bavero.  L'artiglieria, come servizio tecnico e di supporto di fuoco, vive spesso della vita delle Grandi Unità di cui è elemento indispensabile. Per tale motivo ne adotta colori e fregi nella divisa (vedi alpini, paracadutisti, ecc). L'artiglieria delle Brigate sottopannava la Pipa coi colori della specialità. Dopo la guerra si è persa tale consuetudine, e la gran parte delle unità di Artiglieria hanno indossato la sola Pipa senza i colori aggiuntivi, ad eccezione della Brigata Granatieri, le truppe alpine, l'Artiglieria corazzata (dal 1° gennaio 2000 sarà la mostreggiatura dei reggimenti semoventi) e l'Artiglieria paracadutista.

Mostrine dopo il 1940

LE BOMBARDE

Artiglierie alpine

Artiglieria della Brigata Granatieri

Il ritrovato più efficace, adottato sul fronte occidentale fin dal 1914 per superare gli sbarramenti di filo spinato e le munite trincee difese da mitragliatrici troppo vicine, tanto da non poter far intervenire l’artiglieria divisionale, fu quello di ricorrere alla cosiddetta bombarda o lancia bombe, in assenza di mortai leggeri. Il loro munizionamento doveva essere leggero, costare poco e non richiedere personale numeroso e dotato di particolari capacità. Gli ostacoli accessori, accoppiati all’impiego su vasta scala delle mitragliatrici avevano condizionato non poco le operazioni belliche portando lo scontro a quella forma conosciuta come guerra di trincea. Altri sistemi adottati evidenziavano più la fantasia che la reale o marginale possibilità d’impiego. La bombarda era una vecchia arma medievale a tiro curvo, ormai in disuso, usata per scavalcare le cinta murarie delle città fortificate. In artiglieria esisteva un’arma simile, chiamata mortaio, di grosse dimensioni, usata in montagna ed in grado di superare una catena montuosa per abbattersi sugli schieramenti opposti sempre sotto osservazione e guida al tiro. In seguito all’esperienza maturata dagli osservatori tedeschi durante la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905, la Germania decise di dotarsi immediatamente di sofisticati mortai da trincea: quest’arma venne infatti ritenuta indispensabile per attaccare efficacemente le fortezze francesi e belghe. Nel 1906 la Krupp presentò il mortaio M 12 da 420 mm (sparava granate del peso di oltre 800 kg.), su affusto ferroviario dal peso complessivo di ben 150 tonns. La gittata era solo di 14 km ed era perciò soggetto al tiro delle artiglierie da campagna nemiche e alla evidente dislocazione forzata su rotaie. Meglio il mortaio Skoda (Austriaco) da 305 mm, terrore dei forti, che perforava 1,5 metri di cemento. il peso totale del pezzo in batteria era di sole 23 tonns c.a. La granata, di circa tre quintali, era lanciata con la carica massima alla distanza di 12 km circa. (c’erano mortai e obici equivalenti italiani).
Per le caratteristiche tecniche e operative si rimanda a siti specializzati ai link. Le nuove bombarde, di cui spesso si confondono le caratteristiche con le lanciatorpedini (o lanciaspezzoni armi per “arare” la terra di nessuno da fili spinati ed altri ordigni), erano abbastanza leggere e gestibili dal reparto minore e anche quando non lo erano in peso, erano scomponibili. I soldati che se ne occupavano dalla primavera del ’16 si chiamavano Bombardieri e portavano sulla manica uno speciale distintivo. Si ebbero tipi diversissimi di bombarde con tubo di lancio liscio o rigato, ad affusto rigido o munito di organi elastici, con sistema di lancio a polvere o a gas, di piccolo medio o di grosso calibro, ecc. passò un anno e il comando supremo decise di avocare a se formazioni maggiori di Bombardieri pluriarma da destinare di volta in volta al fronte interessato da offensive. Il provvedimento pur provvisorio era ancora operante al momento di Caporetto.

La ritirata di Caporetto causò la perdita di centinaia di bombarde, tanto che alla fine di novembre 1917 era disponibile una cospicua forza di ufficiali e truppe del corso bombardieri senza compiti precisi. Il Comando Supremo ordinò la formazione di due brigate di bombardieri – fucilieri e di un reggimento autonomo. Le due grandi unità presero il nome di 1° e 2° Brigata Bombardieri, ciascuna formata da 3 reggimenti su 3 gruppi e 3 compagnie di mitraglieri; le due brigate passarono in forza alla 23° divisione lungo la linea del basso Piave.
Le bombarde rimasero in servizio fino al termine del conflitto, anche se la loro importanza andò decrescendo negli ultimi 2 anni di guerra, a causa dell’invenzione del vero mortaio da fanteria. Quella mascheratura, mimetizzazione e defilatura necessaria per la grandi artiglierie e in misura minore per le bombarde era del tutto sparita coi mortai che non facevano neanche fumo al colpo. Il mortaio offriva quindi maggior sicurezza, soprattutto se posizionato sul fondo di una trincea. Solo con Wilfred Stokes e la sua invenzione (mortaio) si ritornò all’equilibrio in trincea. Il nuovo mortaio leggero (avancarica e anima liscia era in grado di lanciare ogni quattro secondi una bomba di 4,8 kg da 550 a 750 mt di distanza) dotato di una larga base, capace di assorbire il forte rinculo, e di aste metalliche di posizionamento per l’alzo.

Anche al futuro Duce  Mussolini  viene proposto di passare, lui caporalmaggiore dei Bersaglieri e futuro sottufficiale (nomina dal 25/2/1917) a una sezione Bettica di lanciatorpedini (così la definisce anche Paolo Monelli, un aggeggio che come le bombarde Ansaldo, Torretta, Carcano dà un supporto di fuoco ravvicinato alla fanteria). Il 21 febbraio 1917, ha o crede di avere su quell’arma, in apparenza semplice, il più assoluto controllo. Nel buio della notte basta una fiammella di sigaretta per essere bersaglio e come diceva lui - Stamani all’alba ho dato il buon giorno ai tedeschi con una Excelsior B,… il puntino rosso di una sigaretta si è spento. Poi ancora la sera e il giorno dopo, tanto che anche i compagni hanno difficoltà a rapportarsi con lui, col suo comportamento (Mussolini non risulterà particolarmente simpatico ai suoi commilitoni, salvo dopo il '22). Poi il 23 febbraio 1917 l’incidente, lo scoppio dell’arma, a quota 144 nei pressi del lago di Doberdò (sul Carso); e non era il primo per quelle armi.  Mussolini capo sezione di lanciatorpedine (Caporal maggiore in predicato di passare sergente), come tutti sanno, non fu più visto in trincea.  Che fosse colpito da 44 schegge, (scheggia più scheggia meno come diceva Prezzolini)  credo che abbia poca o nessuna rilevanza per la storia come invece sembrò averne per molti studiosi (Vedi in schede seconda guerra mondiale).

da I Bombardieri del Re di Filippo Cappellano e Bruno Marcuzzo
Storia e Tecnologia del Corpo dei Bonbardieri nella Grande Guerra … Con le batterie esistenti e con quelle di nuova formazione era prevista la costituzione di 40 gruppi di 4 batterie ciascuno, col criterio dell’assortimento di calibri. Nel procedere alla ristrutturazione, il Comando Supremo ordinò il ritiro dalla prima linea di tutte le bombarde, stabilendo che le nuove richieste da parte delle armate di reparti di bombardieri per lo sviluppo di azioni offensive sarebbero state soddisfatte inviando gruppi al completo al fine di salvaguardarne la costituzione organica. Tutte le unità bombardieri costituenti massa di sfondamento erano da considerarsi in ogni circostanza a esclusiva disposizione del Comando Supremo, che prese così alla mano il corpo dei bombardieri allo scopo di economizzare le forze e razionalizzarne l’impiego. La distribuzione delle unità bombardieri alle armate era da ritenersi un’assegnazione provvisoria. La costituzione di gruppi pluricalibro con batterie da 58A, 240C e 240L, se da un lato rendeva difficoltosa la catena di rifornimento logistico, dall’altro consentiva di adattarsi meglio alle mutevoli esigenze del campo di battaglia e alla molteplicità degli obiettivi. I comandi di gruppo furono dislocati nelle retrovie a portata di stazioni ferroviarie per poter compiere con sollecitudine le operazioni di caricamento delle batterie e raggiungere al più presto le località di nuova destinazione. In dicembre (1916) si diramarono anche i nuovi specchi organici delle batterie di bombarde. La sezione autonoma da 58B, al comando di un tenente, assegnata come impiego alla fanteria, ma sempre costituita con personale della specialità bombardieri, aveva un ufficiale, 42 graduati e soldati, 8 quadrupedi, 4 carri, 3 bombarde e una bicicletta. La batteria da 240 su 4 sezioni di 2 armi, al comando di un capitano d’Artiglieria o di cavalleria, contava su 7 ufficiali, 215 uomini di truppa, 62 quadrupedi, 8 bombarde, un carro bagaglio, 26 carrette da battaglione e 4 biciclette. Al comando delle batterie da 58A erano destinati capitani da poco promossi o tenenti. Alla fine del 1916, risultavano al fronte 444 bombarde da 58B, 636 da 58A e 510 da 240.

Con il riordinamento della specialità bombardieri e l’allontanamento dalla prima linea di gran parte delle unità, rimanevano solamente le bombarde da 58B e quelle da 50 come armi di settore di trincea .
http://www.ilmio.net/artiglieria/Libri/Libri.html bibliografia artiglieria


Sir Wilfred Stokes saved the day for the British in January 1915. That month he designed a mortar of brilliant simplicity. It became the standard issue for the British army for several decades and was the most widely used mortar among the Allied armies. Indeed, most mortars in use today are direct descendants of the Stokes mortar. Stokes' design was simple but highly effective. It consisted chiefly of a smooth metal tube fixed to a base plate (to absorb recoil) with a light bi-pod mount. When a bomb was dropped into the tube an impact sensitive cartridge at the base of the bomb would make contact with a firing pin at the base of the tube, thereby ejecting the bomb. 3-inches in size the cast-iron mortar bomb itself weighed around 4.5 kg. It was fitted with a modified hand grenade fuse on the front, with a perforated tube (with minor propellant charge) and impact-sensitive cap at the back. The Stokes mortar could fire as many as 22 bombs per minute and had a maximum range of 1,200 yards. In addition to the light Stokes mortar the British also produced a 2-inch medium mortar and a 9.45-inch heavy mortar (bizarrely nicknamed 'Flying Pigs' by the British soldier) among other models. By the final year of the war each British division possessed 24 light Stokes mortars, 12 medium and several heavy models.
http://harlokk.altervista.org/  - http://www.lagrandeguerra.net/ggmortai.html 
http://www.armigeridelpiave.it/SELEZIONI/Lanciatorpedini.pdf 
 

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