GLI ALPINI

Con questa apriamo una serie di pagine dedicate alle armi, ai corpi di fanteria, ai marinai e aviatori di terra (ma non solo) che possano ricordare tutti i combattenti del  conflitto pur se in spazi editoriali limitati.

Creati come sappiamo nel 1872 come compagnie distrettuali di Montagna, gli Alpini assunsero la funzione di truppa da montagna fino ad allora scoperta, ed impensabile come campo di battaglia per gli eserciti risorgimentali. L'attaccamento ai luoghi di nascita dell'arco alpino, alla cultura locale fecero il resto. Da subito ben accolti svilupparono l'organico prima in battaglioni poi dal 1882 in reggimenti.  I carriaggi in montagna non erano assolutamente possibili, così questi soldati si caricavano di tutto sulle spalle. Robusti per loro natura erano avvezzi ad ogni fatica, a marce in alta montagna in condizioni climatiche proibitive, a soste in locali di fortuna per non trascorrere le notti all'addiaccio. Ad Adua nel 1896 ebbe il battesimo del fuoco il primo battaglione del Col. Menini.  Nel 1911 sono in Libia, terreno che geograficamente non ha nulla da spartire con le Alpi come quello precedente. Sarà cosi spesso nella loro storia. I ragazzi che venivano arruolati oltre alla robustezza si facevano accompagnare da un carattere particolare sviluppato nelle loro terre d'origine o nei lavori a cui si erano dedicati. Si diceva fossero brontoloni, testardi, poco disciplinati, mai puntuali, facili al motteggio, contrabbandieri, bevitori di grappe ma fedeli per la parola data, generosi, coraggiosi. Il colonnello Luigi Chicco era famoso per il metodo con cui ristabiliva la disciplina dei ritardatari della licenza. Il colonnello che era un armadio d'uomo non inoltrava denunce che mettevano in moto i Reali Carabinieri con tutte le conseguenze del caso. Quando gli comparivano davanti alla baracca comando, chiudeva la porta, ma i tonfi e i moccoli si sentivano lo stesso lontani. All'aprirsi della porta il comandante si aggiustava la divisa e il ritardatario "Grassie tante sior colonel, el se sta bon, nol me desmentego un'altra volta".

Gli alpini mobilitarono prima e durante il conflitto la Milizia Mobile e Territoriale che ricordiamo:

Milizia Mobile: Costituita nel 1873, era formata dai congedati delle prime quattro classi più giovani in congedo dopo le cinque in servizio. All'inizio della Prima Guerra Mondiale furono mobilitate 38 compagnie di Alpini della Milizia Mobile. Durante la Prima Guerra Mondiale venne ampiamente utilizzata nelle immediate retrovie del fronte e anche in prima linea. 

Milizia Territoriale: Costituita dalle sette classi di leva più giovani in congedo dopo le quattro della Milizia Mobile. All'inizio della Prima Guerra Mondiale furono mobilitate 63 compagnie di Alpini della Milizia Territoriale. La Milizia Territoriale negli Alpini era normalmente inquadrata nei battaglioni "Valle, quella  Mobile nei battaglioni "Monte".

All'alba del 15 giugno 1915 gli alpini mossero verso i primi contrafforti del Vrsic-Vrata (M. Nero) fino a quota 2102. Nella notte del 16 alcune compagnie dei battaglioni Susa ed Exilles si mossero verso la cima. Per il salto finale 130 uomini del Capitano Vincenzo Arbarello e del Sottotenente Alfredo Picco si dispongono ai lati della postazione Austriaca nel massimo silenzio. In un attimo sono in cima nonostante il crepitio delle armi. Picco però è morente. Arbarello promosso al grado superiore, troverà la morte non sul campo come spesso succedeva, ma nei baraccamenti d'alta Montagna del battaglione Monte Granero. Erano questi ricoveri che in tutte le stagioni oltre ad essere bersaglio di artiglieria, sfidavano la natura in zone di valanghe di neve o pietra. Un altro comandante Ernesto Testafochi (Btg.Aosta figlio del Generale dei Bersaglieri  Edoardo Testafochi sottotenente dal 1858, capitano nel 23° e colonnello al 4° Rgt. Bersaglieri dal 1878 al 1886 ) T. Col. al VI° Gruppo Alpini (costituito dai Btg. Exilles, Aosta, Monte Suello, Levanna, Monte Cervino, Vicenza, Monte Berico, Valleogra) muore travolto dalla valanga dai roccioni del Coston della Lora la sera del 5 Settembre 1917 assieme al suo aiutante capitano Calvi e a 177 alpini del Btg. Aosta. Gli viene conferita la medaglia d’argento al valore militare. 

L'Aosta del 4° alpini sarà l'unico reparto alpino insignito di medaglia d'oro nella Grande Guerra.

Il 20 Luglio alle Tofane muore un altro grande ex comandante dell'8° Antonio Cantore - dal racconto di Mario Mariani "  Quando le nostre truppe entrarono ad Ala egli era davanti a tutti, solo tre bersaglieri ciclisti addetti l suo comando pretendevano di precederlo...... piovevano le fucilate.... si appoggiò a un muro. Vennero dieci ufficiali a pregarlo di allontanarsi.. -Capitano, non si incarichi di me, prenda piuttosto i suoi bersaglieri e li mandi alla baionetta giù per questa strada a sinistra-. Poi una notte è stata la sua notte, il destino lo aveva chiamato....Gli austriaci si erano nascosti in alcuni crepacci e minacciavano una svolta di mulattiera. Passare per quella svolta voleva dire morire. Da una cresta della Tofana piovevano proiettili che colpivano sempre.  Donde venissero non si sapeva. Fu riferito al generale che disse -Andiamo a vedere- Partì di notte e all'alba si pose con il cannocchiale per vedere. Al primo sibilo, un sergente disse "Ocio, Toni", ma già un altro era in arrivo. Fu colpito in fronte. Gli alpini lo portarono a spalle a Cortina dove riposò in faccia ai monti sul Pocol. 

(Le ultime ricerche consegnano alla storia un'altra versione più cruda: da un attento esame del foro lasciato dalla pallottola mortale sul suo berretto si è scoperto che l'arma che l'aveva sparata era sicuramente italiana e, d'altra parte, è noto che dopo la morte di Cantore gli alpini fecero festa per una settimana)

Il 10 luglio 1916 sul Monte Corno l'irredento Cesare Battisti* del Vicenza viene fatto prigioniero.  Due giorni dopo a sera nella fossa del castello del Buon Consiglio veniva giustiziato per alto tradimento. Non aveva ritrattato le accuse e non si era servito del veleno che portava sempre con se. La guerra logorante e statica (!!) di trincea raramente produceva ricompense al valore collettivo, così fu per alpini, bersaglieri e fanti. Più facilmente si concessero quelle individuali e quelle di formazioni d'assalto. La gloria dei reparti alpini si mantenne comunque inalterata nelle battaglie dell'Adamello, dell'Ortigara, del Pasubio, del Grappa e di tutte quelle cime minori che componevano l'arco alpino.

Medaglia d’argento alla bandiera del 2° Reggimento Alpini, battaglioni -Val Varaita, Val Maira, Argentera e Monviso, "Fin dal principio della guerra, con indomito valore i battaglioni Val Varaita e Val Maira concorsero in lotte aspre e sanguinose contro preponderanti forze nemiche alla conquista e alla tenace difesa delle importantissime posizioni di Pal Piccolo, Freikofel, Pal Grande - 24 maggio-4 luglio 1915 - Fulgido esempio di valore e di virtù militari, i battaglioni Val Maira, Argentera e Monviso resistendo tenacemente con gravi perdite a superiori forze nemiche, mantenevano importantissime posizioni a Monte Fior e Castel Gomberto 6, 7 e 8 giugno 1916"

*CESARE BATTISTI: Trento 1875-1916. Si laurea in lettere a Firenze, ma già da anni ha in mente la fondazione di un giornale antiaustriaco che trova realizzazione nel 1995 nella Rivista Popolare Trentina. Di indirizzo socialista alla prima uscita viene sequestrato dalla polizia. Ritenta l'anno dopo con l'Avvenire del Lavoratore e successivamente col Popolo sempre propugnando il distacco del Trentino da Vienna. Incarcerato nel 1904 riesce a farsi eleggere al parlamento di Vienna nel 1911. Si occupò oltre che di politica, di storia locale e geografia in numerose pubblicazioni. Allo scoppio della Guerra nel 1914si sottrae  ad una eventuale chiamata alle armi, rifugiandosi a Milano. Nel maggio del 1915 si arruola nel 5° alpini, raggiungendo per meriti di guerra il grado di sottotenente. Affronta la grande controffensiva degli altipiani, cercando di aiutare i nostri comandi nell'interpretazione dei segnali d'attacco. Dopo la cattura, nel luglio del 16, non fu riconosciuto subito ma solo dopo la delazione di un compaesano. Alla memoria gli venne concessa la medaglia d'oro. Quel giorno con lui venne impiccato anche Fabio Filzi (1884) irredento Istriano di Pisino secondo di tre fratelli che combatterono tutti contro gli austriaci. Fausto il più giovane trovò la morte sul Monte Zebio nel 18.

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