E' nato Babybot, il robot neonato
Ha visto la luce il 9 marzo 2003, a Genova, il
primo baby-robot, nato per simulare il comportamento
dei neonati e capirne lo sviluppo intellettivo
durante il primo anno di vita. I genitori del primo
bambino d'acciaio sono due scienziati del
dipartimento di Informatica e Sistematica avanzata
dell'Università ligure, il professor Giulio Sandini e
il giovane ricercatore Giorgio Metta, i quali
spiegano che il cervello elettronico di babybot è
stato programmato come quello di un bambino, che
"impara a tentativi, sbagliando, ma trovando
soluzioni giuste". A differenza di altri robot, che
si bloccano di fronte a situazioni sconosciute,
perché le riconoscono come errori, il robot-neonato,
di fronte all'imprevisto, ha a disposizione milioni
di possibilità, tra cui deve scegliere nell'arco di
un secondo, per mettere in pratica, infine, la
so luzione giusta.
Studiando i suoi comportamenti dunque, i ricercatori
sono in grado di capire in che modo si generano i
danni irreversibili che colpiscono il cervello e il
sistema nervoso del neonato e di elaborare così una
diagnosi precoce.
Il nuovo telescopio spaziale
In questi giorni la NASA si sta preparando al lancio del
quarto osservatorio spaziale. Stando alle comunicazioni
ufficiali, il conto alla rovescia dovrebbe effettuarsi
il 18 aprile, con l'invio nello spazio del missile Delta
II dalla base di Cape Canaveral, in Florida. Il progetto
"Great Observatories" ebbe inizio negli anni Ottanta e
deve il proprio successo in particolare a Hubble, il
telescopio lanciato nello spazio nel 1990 e diventato
famoso in tutto il mondo per le immagini che trasmette
dai confini del Sistema Solare. Il nuovo telescopio,
assicurano gli astronomi della NASA, invierà immagini
provenienti da punti dello spazio finora mai sondati,
grazie ad un sistema di raggi infrarossi, con capacità
di trasmissio ne fino a 20.000 scansioni.
Il rubino è più veloce della luce
Una frontiera ancora inesplorata della ricerca
scientifica, riguarda la velocità della luce: riuscire a
ridurla infatti, sarebbe sicuramente un grosso passo
avanti nella crescita tecnologia, basti pensare ad
esempio all'industria delle telecomunicazioni. L'ultima
scoperta arriva dall'Università di Rochester, negli
Stati Uniti, dove un gruppo di ricercatori ha messo a
punto un sistema laser che utilizza come materia prima
il rubino. Tale principio di funzionamento riprende
quello dei laser sperimentali, in cui la pietra rossa
era ampiamente utilizzata per la sua composizione
chimica, contenente atomi di cromo. Questa sostanza
influisce sui lampi luminosi che la colpiscono e, come
provato, è un antidoto efficace per la diminuzione della
velocità della luce, che rallenta fino a 200 km/h, ben
cinque milioni di volte più lentamente rispetto alla sua
velocità abituale! Il funzionamento dell'apparecchiatura
- per ora ancora in fase di sperimentazione- viene
spiegato nei dettagli dal suo inventore, il professor
Robert Boyd - sul sito dell'Università.
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