L'Abbazia |
Alle falde del Legnone, in un luogo isolato, sorge un'abbazia cistercense ripristinata, nel 1938, dopo un lungo periodo di abbandono.
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Poco a sud di Colico, il promontorio dell'Olgiasca si sporge nel lago di Como, sino a ritagliarne una piccola parte. Nell'estrema punta nord di questa penisola sorge l'Abbazia di Piona.
Siamo alle falde del Legnone, un montagnone di 2600 metri che toglie un po' di luce alla zona.
Il luogo impervio e circondato dalle acque, ispira, da sempre, raccoglimento e preghiera. S. Agrippino, uno dei primi vescovi di Como, nel 617, decide di costruirvi una chiesetta
dedicata a santa Giustina, forse, proprio per favorire gli eremiti già qui insediati.
Verso la fine del XI° secolo, l'antica chiesetta, nel frattempo ricostruita ed ampliata, diventa un'abbazia Cluniacense.
Il Priorato di Piona è inserito, quindi, nella grande rete monastica che dalla Francia illumina tutta la cristianità. Infatti, da quasi due secoli, Cluny è diventata il faro
culturale europeo. Sono moltissimi i luoghi sacri affiliati a questa casa madre. Tutti vengono controllati con scrupolosa cura da appositi inviati che riscuotono le tasse e valutano,
con attenzione, l'allineamento religioso.
Per oltre duecento anni tutto prosegue regolarmente, poi, Piona diventa una commenda. Un antico ma nefasto istituto, che induce l'abate commendatario, sia secolare che religioso, ad
incassare le rendite, senza curarsi della proprietà che quindi, più o meno rapidamente, degrada.
Il vescovo di Como, Feliciano Ninguarda, negli atti della sua visita pastorale, del 1593, definisce la chiesa di San. Nicola e gli altri immobili, in sfacelo.
Ancora due secoli di agonia, poi ci pensano i conquistatori francesi, figli di una rivoluzione anticlericale, a dare il colpo di grazia. L'Abbazia di Piona viene venduta all'asta.
Anche Cluny e tantissimi altri monasteri subiscono la stessa misera sorte. Dopo il 1789, la Francia, per oltre 25 anni, è continuamente in guerra e questo è uno dei sistemi che usa
per finanziarsi.
Ora passiamo in Africa. Il 13 febbraio 1936, ai margini della battaglia dell'Amba Aradam, un centinaio di etiopi attacca nel sonno i dipendenti del cantiere Gondrand in località Utok
Emni, nei pressi di Mai Lahla. In questo poco noto episodio della guerra d'Etiopia, muoiono oltre 70 civili italiani, tra i quali l'ing. Cesare Rocca e la moglie Lidia.
La famiglia Rocca, per onorare i caduti, sistema la sua tenuta sulla punta dell’Olgiasca e la dona alla congregazione cistercense di Casamari.
Nel 1938, la rinnovata Abbazia di Piona viene consegnata ai cistercensi. Questi monaci si stanno preparando per un trasferimento in Etiopia ma potenti mediazioni li dirottano qui.
L'ordine cistercense, filiazione del cluniacense, si mostra notevolmente vitale. L'abbazia si fa presto apprezzare per la sua distilleria, il cui prodotto più conosciuto, le "Gocce
Imperiali di Piona", è un micidiale distillato di 95°, profumato con erbe. Ovviamente, va dosato a gocce, altrimenti si diventa rapidamente euforici.
Oggi la chiesetta di San. Nicola ed il vicino chiostro, sono in ottime condizioni. Le visite dei turisti sono numerose e la comunità monastica sembra in grado di mantenersi egregiamente, pur continuando a svolgere un ruolo anche nel campo della meditazione e della preghiera.
Il luogo sacro dispone di un pontile della Navigazione Lariana, quindi, il battello è il mezzo più adatto per raggiungerlo, tuttavia, vi si accede facilmente anche in auto, percorrendo una deviazione della SP.72.
Merita certamente una visita.
La chiesa di San. Nicola ed il chiostro. |
Il laghetto di Piona, fotografato dal monte Bregagno. |
L'Abbazia di Cluny, faro della cultura europea per vari secoli. |
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