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La necropoli di Staglieno è la maggiore di Genova ed è considerata un vero e proprio museo a cielo aperto. Al suo interno si trovano numerosissime statue funerarie e cappelle costruite in stili differenti ma che, armoniosamente, restituiscono al complesso un grande valore architettonico. La sua progettazione risale al 1835 e fu affidata all'architetto Carlo Barabino che però morì lo stesso anno in cui ricevette l'incarico a causa dell'epidemia di colera che aveva colpito la città. Il suo collaboratore e allievo Giovanni Battista Resasco sviluppò poi il progetto che venne approvato nel 1840. L'area di Staglieno parve la più indicata per la costruzione di un cimitero poiché poco abitata e, allo stesso tempo, vicina al centro della città. I lavori iniziarono nel 1844 e la struttura venne aperta al pubblico nel 1851.
Dopo vari ampliamenti portati avanti nel tempo, oggi comprende un'area di circa 18.000 metri quadrati ed include anche un cimitero inglese (dove si trova la tomba della moglie di Oscar Wilde, Mary Constance Lloyd), uno protestante ed uno ebraico. Al centro della necropoli - dove un tempo vi era semplicemente un grande prato - si erge ora la statua della Fede, alta nove metri, opera dello scultore Santo Varni. Prospiciente la statua della Fede, al culmine di un'imponente scalinata, si staglia il Pantheon (copia del Pantheon di Roma) con il suo bellissimo pronao di colonne in stile dorico, fiancheggiato da due statue marmoree rappresentanti i profeti Giobbe e Geremia.
Lungo la collina che lo sovrasta si possono incontrare, lungo il cammino, cappelle monumentali in stile gotico, bizantino, neo-egizio, Liberty, mesopotamico e neoclassico. Il cimitero ospita le tombe di personaggi illustri e noti come Giuseppe Mazzini, Gilberto Govi e Rina Gaioni Govi, Nino Bixio, Fabrizio De André, Stefano Canzio, Ferruccio Parri. Veduta del cimitero di Staglieno (cartolina di inizio 1900)Il camposanto di Staglieno, evidentemente, non può non essere motivo di orgoglio cittadino. È stato ed è - per la sua bellezza - meta di artisti e letterati giunti da ogni dove: "Una delle meraviglie del mondo", lo definiva Ernest Hemingway; ma la migliore descrizione della struttura e dell'imponenza del complesso architettonico la dà Mark Twain nel suo libro "The Innocents Abroad" ("Innocenti all'estero", del 1867):"È un ampio corridoio di marmo fiancheggiato da colonne che si stende intorno ad un grande quadrato di terreno libero; il suo spazioso pavimento è di marmo e su ogni lastra c'è un'iscrizione, giacchè ogni lastra ricopre una salma.
Da una parte e dall'altra, avanzando nel mezzo del passaggio, vi sono monumenti, tombe, figure scolpite squisitamente lavorate, tutte grazia e bellezza. Sono nuove, nivee; ogni lineamento è perfetto, ogni tratto esente da mutilazioni, imperfezioni o difetti; perciò, per noi, queste lunghissime file di incantevoli forme sono cento volte più belle della statuaria danneggiata e sudicia salvata dal naufragio dell'arte antica ed esposta nelle gallerie di Parigi per l'adorazione del mondo". 
Ora purtroppo la vista del cimitero non si presenta più così: l'area che appariva così stupefacente agli occhi di Twain è piena di tombe e le sculture nuove e nivee sono grigie e piene di polvere, annerite dallo smog. Ma, anche se lasciate in totale abbandono, restano ugualmente piene di grazia e perfette nella loro struttura, uno fra i più begli esempi di imponente arte funeraria con cui la borghesia genovese dell'Ottocento ostentava la propria ricchezza.
Fra gli scultori che si sono succeduti nel dar vita alle opere scultoriche, troviamo: Santo Varni (autore della bella statua dedicata alla "Fede" alta nove metri e posta al centro del cimitero), Lorenzo Orengo (che scolpì la tomba dedicata a Caterina Campodonico, la famosa venditrice di noccioline), Augusto Rivalta (tomba Piaggio), Eugenio Baroni, Luigi Rovelli che costruì la Cappella Raggio, nota come "Duomo di Milano" per la sua somiglianza con la cattedrale meneghina, Michele Sansebastiano (cippo Tagliaferro, cippo Romanengo-Bussa e Tomba

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