Friedrich Nietzsche, Guy de
Maupassant, Mark Twain, Evelyn Waugh, il pittore russo Ilja Repin,
l'imperatrice Elisabetta d'Austria (la famosa Sissi) e l'imperatore del
Brasile sono solo alcuni dei numerosissimi personaggi storici,
letterati, viaggiatori, artisti, filosofi, che hanno lasciato
testimonianze delle loro visite Staglieno e del loro peregrinare lungo
le grandi gallerie monumentali, o fra i folti viali lungo la collina
che fa da sfondo pittoresco al Cimitero. Tutti, pur con giudizi
diversi, ricordano la grande impressione e il fascino di questo luogo
di memorie pubbliche e private, in cui la volontà monumentale si
unisce, inscindibilmente, alla suggestione 'romantica' del paesaggio,
in un intreccio strettissimo fra monumento, architetture, memorie
storiche e natura.
Il cimitero, nato a metà del secolo e sviluppatosi con grande
intensità rappresentativa sin oltre gli anni della Prima Guerra
Mondiale, segue con perfetto parallelismo storico e culturale le
vicende, gli ideali, l'idea stessa della vita di una società in
ascesa, quella della borghesia fra Ottocento e Novecento: dai momenti
della sua massima crescita, fino alle crisi di identità che
segnano la sua storia negli ultimi decenni dell'Ottocento e nei primi
del Novecento.
I linguaggi artistici di oltre un secolo, dal Neoclassicismo, al
Realismo (in una delle forme più caratterizzate e
iperdescrittive che si riscontrino in tutto il contesto europeo del
Realismo borghese), fino al Simbolismo e al Liberty, al Déco, ed
oltre vi si sono succeduti, dando vita ad una scuola di scultori le cui
opere si sono diffuse ben oltre i confini regionali e nazionali: da
Santo Varni a Giulio Monteverde, Augusto Rivalta, Lorenzo Orengo,
Federico Fabiani, Domenico Carli, Pietro Costa, fino a Edoardo De
Albertis, Eugenio Baroni, ecc...
Ma, allo stesso tempo, ha costituito - per la sua imponente dimensione
monumentale - un richiamo forte per noti artisti italiani, da Leonardo
Bistolfi (che vi ha lasciato opere particolarmente importanti), ad
Ettore Ximenes, Pietro Canonica, Edoardo Rubino, Francesco Messina, per
citarne solo alcuni. Lungo il tempo Staglieno è divenuto
così una delle testimonianze fra le più rilevanti ed
organiche, all'interno della cultura occidentale, della società
fra metà Ottocento ed inizi Novecento: anche perché, non
bisogna dimenticarlo, la borghesia e l'aristocrazia liguri dell'epoca,
per la loro proiezione in una dimensione economica ed imprenditoriale
mondiale, sono più complessivamente rappresentative dei modelli
di gusto e dei comportamenti delle classi egemoni del tempo.
Staglieno è oggi il grande museo dell'immaginario e dei processi
di automemorizzazione della cultura di questa società, capace -
nella forte coscienza che ha della propria 'modernità' e nella
profonda fiducia in un futuro progressivo - di proporre modelli
particolarmente rappresentativi, tanto nelle strutture architettoniche
quanto nelle immagini scultoree, che hanno trovato una ampia fortuna
ben al di fuori di Genova e della Liguria, in Europa e nelle Americhe.