PREAMBOLO
STORIA
Fra tutte le arti di cui l’Italia è stata Maestra
d’Europa, l’Arte musicale è quella che l’ha resa “ineguagliata” ed
“ineguagliabile”. È sufficiente pensare che tutte le grandi forme
musicali occidentali sono nate (e si sono sviluppate) in Italia: dal
Madrigale all’Opera, dalla Cantata all’Oratorio, dalla Sonata al
Concerto, dalla Sinfonia agli Intermedi, dalla Musica strumentale a
programma agli Intermezzi ed all’Opera Buffa.
Tutte queste forme musicali sono state adottate
dall’Europa con la presenza dei vari artisti italiani ricercati ed
adulati da tutti i paesi, senza contare i musicisti europei che si
recano, dal XVI secolo in poi; in Italia per la loro formazione: Schütz,
M.A.Charpentier, Haendel sono alcuni degli esempi più famosi. Pochi
cenni informativi sono sufficienti per comprendere a pieno il fenomeno.
In Francia il fiorentino Giambattista Lulli (dopo le
prime rappresentazioni di opere italiane di Francesco Cavalli, Luigi
Rossi etc. per merito del Cardinale Mazzarino) crea l’opera francese ad
imitazione di quella italiana. Già precedentemente vi era giunto
Caccini (1604) con la sua musicale famiglia, in primis la grande
Francesca, e vi aveva fatto conoscere il nuovo “stile rappresentativo”
così ammirato da Père Mersenne (Harmonie universelle 1636) che invitava
i connazionali a studiare la musica italiana e soprattutto Caccini ed a
recarsi a Firenze.
Nell’Inghilterra del Seicento e Settecento, si
preferisce chiamare grandi musicisti e cantanti italiani per opere
italiane ed anche il tedesco Haendel scrive opere italiane per i grandi
virtuosi italiani.
Nei vari stati tedeschi dal XVII al XIX secolo dominano
incontrasti i grandi maestri italiani e la musica italiana, in
particolare l’Opera italiana, vi regna sovrana. A Vienna perfino
l’incarico di poeta di corte è affidato ad un italiano (ricordiamo ad
esempio lo Zeno ed il Metastasio) senza dimenticare il ruolo di altri
personaggi come Da Ponte, mentre grandi scuole di Canto a Vienna, come
quella di Vittoria Tesi, formano una miriade di grandi virtuosi (che
italianizzano il loro nome) che saranno gli interpreti ideali di Mozart
(il quale aveva studiato canto a Londra con il famoso fiorentino
Manzuoli). Né dobbiamo dimenticare il ruolo di tanti musicisti italiani,
a cominciare da Salieri, nella formazione musicale dei musicisti
tedeschi come Beethoven, Schubert etc..
A Varsavia già nel XVI secolo sono presenti maestri
italiani e l’opera italiana è introdotta alla metà del XVII secolo (con
una ripresa teatrale di una rappresentazione, avvenuta qualche anno
prima a Firenze nel 1625, di Francesca Caccini, la figlia di Giulio).
Non dimentichiamo che il Conservatorio di Musica di Varsavia ed in
particolare la classe di Canto sono stati fondati dall’italiano Soliva,
maestro di canto anche della famosa “amata” di Chopin il quale a sua
volta aveva studiato l’italiano.
In Russia l’opera italiana ha grande fortuna nel periodo
di Caterina II e la presenza di grandi musicisti, cantanti e ballerini
italiani vi è assoluta fino alla metà del XIX secolo.
Nella penisola iberica basterebbe ricordare la presenza
del grande cantore Farinello (e quella delle grandi compagnie con opere
e cantanti italiani) oltre ai musicisti Domenico Scarlatti e Luigi
Boccherini (che morirono in Spagna) per capire come l’Italia abbia
impregnato musicalmente tutta l’Europa.
Naturalmente è inutile dire che la lingua europea che
primeggiava era l’Italiano (i termini musicali erano e sono rimasti
italiani) e lo è ancora oggi per i musicisti di tutto il mondo, in
particolare per i cantanti per i quali è obbligatorio (e necessario)
l’apprendimento della lingua italiana.
Tutte le forme musicali create in Italia sono state
utilizzate dai musicisti di tutti i paesi europei: del Nord, del Sud,
dell’Est e dell’Ovest. Ma, su tutte le forme musicali, sovrasta l’Arte
Vocale (definita a posteriori Belcanto) che ha costituito per secoli il
comune denominatore della “espressione” e della “sensibilità” europea
superando tutti confini e tutte le barriere culturali e psicologiche
del nostro continente. È quindi l’arte vocale (che nasce in Italia da
una lingua che è già Canto e che viene adottata in ambito europeo) che
costituisce ancora oggi la tradizione comune per eccellenza dell’Europa
e che la rende “una” ed “unica”.
L’Europa vive oggi un momento storico particolarmente
cruciale in cui buona parte del suo patrimonio è in pericolo di lenta
scomparsa. Ciò è tanto più grave per il patrimonio che riguarda il senso
dell’udito (l’inquinamento uditivo è inquinamento mentale) e la
tradizione orale di cui l’Arte vocale rappresenta l’essenza. Fra tutte
le espressioni artistiche quindi l’arte vocale risulta rappresentare al
massimo l’unità culturale dell’Europa, una unità che va conservata e
tramandata.
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