IL CIBO
Parlare di cibo e di come era considerato da parte delle
classi agiate dell'impero romano non ci porta a pensare che il cibo in realtà
è un alimento, ma il cibo era visto esclusivamente come un oggetto che procura
piacere e come il simbolo principe per chi ha raggiunto l'apice della ricchezza
sia sociale che economica. Proprio per questa considerazione la classe agiata
dell'impero si poteva permettere di utilizzare il cibo come qualsiasi altro
mezzo per il divertimento.
Non sempre però la morale in voga era quella dell'eccesso,
basti pensare che fino al III° secolo A.C. era proibito macellare i bovini per
uso alimentare poiché i buoi erano considerati essere nobili in quanto
fornivano un valido aiuto per l'agricoltura. Era possibile alimentarsi con la
carne bovina solo di animali morti di vecchiaia, mentre erano disponibili polli,
maiali, selvaggina e pesci.
Ma già nel 95 A.C. la Legge Licinia fissò un tetto massimo
di spesa per ogni banchetto ma la legge fu disattesa e nel giro di pochi mesi le
somme spese in banchetti andarono sempre più incrementandosi.
Nel tempo i banchetti arrivarono a
dimensioni tali, sia per numero di invitati che per quantità di cibo servito,
che era divenuto impossibile consumare solo le derrate prodotte dai possedimenti
imperiali ma si era dovuto "sottrarre" i prodotti destinati alla
plebe. Emblematico resta il caso in cui, per soddisfare le enormi esigenze di un
banchetto di festeggiamento da oltre tremila invitati e dalla durata di 12
giorni, Caligola ha dichiarato un periodo di carestia chiudendo i granai
imperiali e diminuendo drasticamente la distribuzione di cibo da vendere nei
mercati. Mentre la plebe faticava a trovare cibo con cui sfamarsi, a palazzo
imperiale oltre cento cuochi cucinavano quintali di cibo di ogni specie che
veniva solo in minima parte gustato e poi vomitato dai commensali. Gli storici
descrivono che il cibo veniva letteralmente sperperato per il solo piacere di
poterne disporre a proprio piacimento. Ordinare ai propri schiavi di portare
cibo e, una volta portato, di gettarlo a terra era una azione che inorgogliva
sia l'ospite che il padrone di casa il quale poteva così riaffermare
ancora una volta la propria ricchezza. |