p r o s e                                                                                                               

                                                                                                                  

                                                                                                                         

                                                                                                                    

 

 

 

 

Sommario prose:

1) Il principe capriccioso

 

 

Il principe Capriccioso

Il principe Capriccioso era un baldo giovine di quasi trent’anni, ma ancora non si era deciso a sposarsi. Gli piaceva, invece, fare l’attore, difatti scriveva ed interpretava strane commedie dove non si vergognava di cantare, ballare e saltare.

Si spostava con la “ troupe “ per tutte le fiere paesane. Una cosa inaccettabile.

Per il resto, guidava la politica col telefonino. Le sue opinioni erano lucide ed, ogni volta, centravano il problema e lo risolvevano. Il vecchio re suo padre se ne attribuiva ogni merito. Strapazzava ben bene il figlio e dopo gli chiedeva il consiglio. Una volta servito e fuori dai guai, lo strapazzava di nuovo, gli diceva che non era nemmeno capace di trovarsi una moglie e riattaccava, ma subito dopo riuniva tutti i ministri e si pavoneggiava per le idee luminose che andava esponendo. Tutti ascoltavano in religioso silenzio, si inchinavano e correvano ad eseguire.

In questo modo il paese viveva in pace e benessere, tanto che nessuno doveva pagare le tasse.

< Cosa faremo quando morirà il vecchio re? Suo figlio è un inetto >

dicevano fra loro i ministri ignari.

Così decisero che era ora di dare moglie al principino, nella speranza che mettesse giudizio. Gli presentarono trenta foto col curriculum delle fanciulle più sagge, affascinanti, colte, ricche e nobili, strappandolo nel bel mezzo di una recita particolarmente impegnativa, proprio mentre la prima attrice, una contadinotta del luogo, lo stringeva forte a sé dichiarandogli il proprio amore.

La folla, che assisteva col fiato sospeso alla rappresentazione, brontolò a lungo per il divertimento interrotto, ma il principe promise: < Domani sera sarò qui > mettendosi la mano sul cuore. Ed aggiunse, serio serio :

 < Sposerò la ragazza che mi porterà un litro di latte munto all’alba, prima che sorga il primo raggio del sole. >

Forse fu illusione o forse il troppo amore, ma alla contadinotta parve che egli quasi le facesse un cenno d’intesa.

Le trenta candidate, l’indomani mattina, gli portarono ognuna una caraffa di latte, ma nessuna di loro l’aveva munto con le proprie mani, gliel’avevano comprato i domestici al supermercato ed erano pure stati ripresi dalle telecamere.

< Maestà, come lo sapete voi? >

< Maestà, l’ho munto io, ve lo posso giurare, con queste mani. Era ancora notte. >

< Maestà, a momenti la mucca mi dava un calcio. >

< Maestà, sono scivolata nel fango. >

Quando il principe Capriccioso mise in moto il videoregistratore, tutte furono sbugiardate. Infine si presentò la contadinotta, che recitava con lui nelle fiere paesane e gli porse un boccale di terracotta. Egli bevve il latte schiumoso.

< L’ho munto per sua maestà, prima dell’alba > gli disse guardandolo con tanta emozione da vederlo sfocato. Per un attimo le sembrò che egli accennasse un’approvazione. Ella indossava il vestito buono blu, col colletto di rigatino bianco, col quale andava a messa tutte le domeniche.

Infine il principe stabilì che, per il giorno seguente, tutte avrebbero dovuto imparare a memoria una pagina di filosofia. L’indomani le ragazze si presentarono con piccoli registratori nelle tasche e cuffie nascoste sotto i capelli. Tutte furono smascherate. Per ultima venne la contadinotta, che chiuse gli occhi e recitò, senza uno sbaglio e senza capire niente, la pagina di filosofia. < L’ho imparata per sua maestà > concluse. Aveva le occhiaie perché era stata sveglia tutta la notte a studiare ed il vestito blu buono la faceva sembrare particolarmente pallida, <Deve essere un’anoressica > sussurrò a voce non troppo bassa la principessa Marilina, scuotendo le morbide chiome ossigenate e passandosi le mani sui fianchi altrettanto morbidi con un gesto che, invece di sensuale, risultò ridicolo.   < E tu pesi troppo > le rispose senza tanti complimenti la principessa Natascia, di antichissima stirpe russa. Indossava, quel giorno, un abito di broccato rosso cupo, ricamato in oro giallo e perle, con uno spacco mozzafiato a destra, da dove usciva una gamba col polpaccio muscoloso, il ginocchio mostruoso ed una coscia un po’ troppo robusta.  

< Ma guardati allo specchio, sarai bella tu > intervenne subito la principessa Amarena, che si era messa un abito da sera nero dipinto di nero troppo corto e troppo trasparente, che sembrava una camicia da notte.

E tutte incominciarono a litigare a voce alta, la contadinotta, però, non le sentiva perché il principe Capriccioso le sorrise, o almeno così le parve, e dette ordine che, fino all’indomani mattina, nessuna di loro avrebbe dovuto mangiare o bere. Questo era facilissimo.

La contadinotta, il giorno successivo, si sentiva girare un po’ la testa. Il principe interrogò la prima ragazza:

< Hai fame? >

< Sì, maestà, tanta fame. >

< Ti senti male? Hai digiunato? >

< Sì, maestà, non ho toccato niente. >

< Ti senti svenire? >

< Oh, sì, maestà. > e tutte cadevano riverse a terra.

In verità ognuna di loro aveva mangiato e bevuto regolarmente e la polizia personale del principe, che le aveva controllate, consegnò le prove con trenta fotografie delle trenta candidate, tutte colte in flagrante: la principessa Celestina, che era così delicata , bianca, bionda e sottile , fu ripresa col naso tuffato in un gran piatto di spaghetti al ragù, mentre masticava a bocca aperta. La principessa Velenia, invece, che si lamentava sempre di dovere prendere l’olio di fegato di merluzzo perché le facesse venire fame, venne pescata con un cosciotto di agnello nel piatto e un gran bicchiere di vino rosso pieno fino all’orlo, per non parlare della principessa Gustava, sempre seria e pensosa, fotografata con gli occhi socchiusi dalla beatitudine mentre si ingozzava di torta alla panna con fragoline di bosco. In quanto alla principessa Astemia, presidentessa della lega contro l’alcool, risultò fotografata mentre brindava  bevendo direttamente ad una bottiglia di champagne.

Il principe, con le foto in mano, aspettava che le nobili fanciulle si rialzassero da terra quando si sentì sfiorare appena un braccio, ed era la contadinotta.

Quel tocco lo fece diventare rosso fino alle orecchie, tanto che gli caddero tutte le foto sul pavimento di marmi intarsiati. Lei si chinò subito a raccoglierle, ma senza nemmeno guardarle perché era occupatissima a guardare lui, che si era chinato pure e la fissava da molto vicino. La contadinotta sudò e si sentì ghiacciare contemporaneamente, tremò dalla testa ai piedi. Con una strana voce rauca, egli le chiese:

< Hai fame? >

< Un pochettino, maestà. >

Anche la voce di lei era debole, tanto da non sembrare la sua.

< Hai digiunato? >

< Sì, maestà. Non ho mangiato e non ho bevuto, come ha detto sua maestà. >

Era vero. I suoi segugi gli avevano portato le foto della contadinotta, che preparava il pranzo a mamma, papà, nonna e fratellini, altre foto della contadinotta seduta a tavola con loro, che mangiavano, mentre lei non toccava cibo né acqua né niente.

Adesso i volti del principe e della contadinotta erano troppo vicini. Tra poco egli avrebbe scelto una moglie in mezzo a quelle bellissime signorine ricche e nobili e lei non avrebbe mai più recitato la scena d’amore con lui nella strana commedia.

Egli le sorrise guardandole le labbra o così le parve o si illuse, e fu dolcissimo.

< Ti senti svenire? > le chiese sempre con quella strana voce, come se fosse raffreddato o malato.

< No, maestà > rispose la ragazza.

A tutte le altre scappava da ridere perché, pur fingendosi svenute, ascoltavano bene. La contadinotta, lo sapevano, non era una rivale. Il principe Capriccioso si divertiva sempre nei modi più strani.

Smisero tuttavia di divertirsi tanto quando ad ognuna venne consegnata la propria fotografia e fu chiaro che nessuna di loro aveva digiunato.

< Io non ho dubbi sulla prescelta > disse il principe, sorridendo in modo esplicito alla contadinotta e sfiorandole, ma solo per un attimo, la mano, < Ora rimane l’ultima prova: vi sarà dato un foglio con un brano di greco ed un vocabolario, per domani mi farete la traduzione. >

La contadinotta si portò a casa foglio e vocabolario e passò la notte intera tentando di tradurre, ma senza capirci proprio niente.

Le altre ragazze, pur essendo colte, pagarono i migliori professori ed ebbero una versione perfetta.

La contadinotta, l’indomani, andò per vederlo un’ultima volta. Era pallida e stringeva fra le mani i fogli bianchi.

Lo trovò seduto sul trono mentre interrogava le trenta candidate una per una. Alla sua destra c'erano quelle che ancora dovevano essere esaminate ed alla sua sinistra quelle già bocciate, che non erano nemmeno state in grado di dirgli il titolo del brano: erano tutte in lacrime e si tiravano i capelli teatralmente, o almeno fingevano di farlo.

Egli sembrava arrabbiatissimo e la contadinotta tremava quando venne il suo turno.

< E tu, perché non mi dai la traduzione? >

< Io non l’ho saputa fare > rispose lei, < sono venuta soltanto a salutare sua maestà perché ho tanto da lavorare in campagna e nemmeno posso più venire a recitare con sua maestà > a questo punto balbettò qualcosa di incomprensibile perché proprio non poteva confessargli quello che sentiva per lui, ma egli scese dal trono e la prese per mano, e stavolta non poteva essere un’illusione, le sorrideva e neanche questa era illusione, < Tu sei stata l’unica sincera > disse, < vi presento la mia sposa > annunciò alle altre, che furono costrette a lanciare alte grida di entusiasmo ed a congratularsi inchinandosi dalla prima all’ultima con la fronte che quasi toccava terra.

Egli accarezzò la ruvida stoffa del vestito blu buono che quel giorno, come i precedenti giorni, lei indossava, si tolse il manto regale e glielo appoggiò sulle spalle.

 (Domenica Luise o zia Mimma)

        

INVITO AL DISEGNO: I bambini che avranno letto questa favola potranno illustrarla con dei bei disegni variopinti. I disegni potranno essere inviati allegati ad una E-mail a questo indirizzo mariopellegrinetti@alice.it

 

Quelli giudicati migliori saranno pubblicati qui sotto ad illustrazione della favola.

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