prima infanzia

La prima infanzia è quel periodo della vita del bambino che copre, grosso modo, il secondo e il terzo anno. Come vedremo esso si caratterizza soprattutto per il fatto che il bambino diventa capace di rappresentazioni mentali che lo liberano dalla schiavitù dell'"hic et nunc" e lo rendono capace di parlare di cose assenti e di agire su di esse col pensiero.

lo sviluppo fisico e motorio

Come abbiamo visto dalle tabelle presentate nella pagina dedicata al primo anno il bambino alla fine del secondo anno peserà circa Kg 11 e misurerà cm 81 mentre alla fine del terzo peserà Kg 13 abbondanti e misurerà circa 90 cm. Da un punto di vista dello sviluppo motorio è, questo, un periodo fondamentale della vita. E' in questo periodo, infatti, che il bambino impara a camminare (12° - 15° mese) e, al termine del terzo anno, lo sviluppo motorio si considera completato. Entro questa data, infatti, il sistema nervoso, con la "mielinizzazione" delle fibre nervose (le fibre nervose vengono chiuse in una guaina di "mielina" e, quindi, perfettamente isolate) è perfettamente strutturato. In conseguenza di ciò si ha la rapida scomparsa delle "sincinesie" (piccoli movimenti involontari che accompagnano e disturbano i movimenti volontari) e i movimenti diventano più precisi ed efficaci. Come già è stato detto, il corretto sviluppo della motricità al compimento del terzo anno è sintomo pressochè certo di un corretto sviluppo globale della persona.

lo sviluppo intellettivo

E' durante questa fase che si ha un salto di qualità anche nello sviluppo dell'intelligenza. Nel corso del secondo anno di vita, infatti, ha luogo il passaggio a quella nuova forma di intelligenza che Piaget chiama "intelligenza rappresentativa". Segnali importanti di questo passaggio sono i cosiddetti "giochi simbolici". Ad esempio: il bambino pone l'orsacchiotto coricato e dice che "fa la nanna", oppure: il bambino gioca con dei sassolini e dice che sono confetti. Il bambino, infatti, dimostra di saper conservare il ricordo di cose non presenti e dimostra di saper accettare che un oggetto ne rappresenti un altro, ne "simboleggi" un altro. Questa capacità sta alla base dell'acquisizione del linguaggio, ove le parole stanno al posto delle cose. Ed è infatti in questa fase che inizia anche l'acquisizione del linguaggio. L'importanza di queste acquisizioni è enorme. Il bambino ha spezzato le catene dell'"hic et nunc" ed è in grado, ora, di evocare cose ed eventi non presenti, di fare confronti fra cose presenti e cose non presenti ma evocabili col pensiero, di pensare una azione e, quindi, di anticiparla.......... Al compimento del terzo anno il bambino padroneggia abbastanza bene il linguaggio e dimostra chiaramente di saper andare, col pensiero, oltre la realtà presente. Dimostra anche un singolare interesse per i nessi di causalità con il suo insistente chiedere "Perchè?" (l'età dei perchè).

lo sviluppo affettivo

Secondo Freud alla fase "orale" seguirebbe una fase "anale" durante la quale il piacere sarebbe localizzato negli sfinteri e consisterebbe nel "ritenere e rilasciare". Durante questa fase il bambino, che può, ormai, muoversi agevolmente, è interessato ad esplorare attivamente il mondo circostante. E' in questo contatto con l'esterno che il bambino attenua l'egocentrismo della prima età ed acquisisce il "principio di realtà", cioè la consapevolezza che, al di fuori di lui stesso, esiste una realtà ed esistono gli altri. Se il bambino, nella fase precedente, avrà realizzato esperienze di "fiducia", non avrà timore della realtà, si muoverà in essa con interesse e curiosità e realizzerà esperienze di "autonomia", che saranno fondamentali per lo sviluppo successivo. Perché questo accada, come vedremo, sarà determinante l'atteggiamento degli adulti che si curano del bambino.

il comportamento degli adulti

E' in questo periodo che il bambino stabilisce un contatto personale con la realtà che lo circonda. E' importante che tale contatto sia stabilito dal bambino in modo autonomo, cioè "esplorando"  per iniziativa personale, mosso dalla curiosità. Questo implica che il bambino sia lasciato libero di scegliere le sue esperienze e di condurre le sue esplorazioni. Ovviamente gli adulti che si occupano del bambino avranno cura di evitare che il bambino possa incontrare oggetti o sostanze che potrebbero nuocergli. E saranno presenti quando il bambino vorrà comunicare le sue scoperte e i suoi successi. Quello che stiamo cercando di dire è che l'atteggiamento dell'adulto deve evitare di essere coercitivo, ma deve anche evitare di essere eccessivamente permissivo in quanto tale atteggiamento potrebbe essere percepito come disinteresse o, addirittura, abbandono. L'ambiente in cui il bambino vive viene generalmente arricchito con giocattoli colorati e appariscenti. Ciò non è male, anzi molti giochi (cubi da sovrapporre, oggetti da incastrare, semplici puzzle...) costituiscono strumenti efficaci per consentire esperienze utili. Tuttavia è bene ricordare che i bambini sono molto curiosi e desiderano esplorare anche gli oggetti della vita quotidiana (pentole, barattoli, scatole, sportelli...,) ed è bene che possano "esplorare" anche queste cose. Quando il bambino cerca la presenza dell'adulto mentre sta manipolando qualche oggetto, è bene che l'adulto parli al bambino, scandendo con voce forte e chiara il nome degli oggetti. Il bambino cercherà di ripetere i nomi e, questo, durante il periodo di acquisizione del linguaggio, sarà un esercizio utile. Abbiamo detto che l'acquisizione del linguaggio diventa possibile allorché il bambino accetta che una cosa possa essere rappresentata da un'altra cosa (il nome rappresenta l'oggetto). Quando questo accade, secondo un neuropsichiatra americano, Glenn Doman, così come il bambino può imparare a parlare, allo stesso modo potrebbe imparare a leggere (vedi Glenn Doman LEGGERE A TRE ANNI Armando Editore). In effetti il "simbolo" che rappresenta l'oggetto reale può essere accettato anche se, invece che verbale, è grafico. Occorre, però, secondo Doman, che le lettere siano grandi e chiare. Non intendiamo qui sostenere che sia opportuno insegnare a leggere a bambini di due anni. Però è facile constatare come bambini di quell'età mostrano di riconoscere facilmente certe parole scritte con lettere molto grandi, come insegne di negozi, nomi di prodotti pubblicizzati, titoli di giornali, ecc. L'ovvia conclusione è che, quando questo accade, non c'è nessuna ragione per scoraggiare il bambino temendo possa subire non si sa quali danni. Anzi: in un mondo fortemente alfabetizzato come il nostro uno spontaneo interesse del bambino per le parole scritte va tranquillamente incoraggiato.

Le cose che andiamo dicendo circa il comportamento che dovrebbero tenere gli adulti che si occupano del bambino tengono presente la situazione, considerata ottimale, in cui gli adulti che si occupano del bambino sono i genitori o persone che vivono nell'ambito familiare. Ci sono, però, specie nei grandi centri, un numero crescente di bambini che, dall'età di sei mesi, viene affidato all'asilo nido. Cliccando su questo collegamento si raggiungerà una pagina sull'argomento.

Siti web utili:

http://www.psic.info/index.htm

http://www.geocities.com/xavy04/italian/sessualità_infantile.htm

http://www.adieta.it/infanzia/alim01.asp

 

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