La Seconda Guerra Mondiale - Il Battaglione Monte Cervino
The Second World war - The Battalion Monte Cervino
Quarantuno anni fa, gli alpini del
Btg,Monte
Cervino che erano riusciti a ritornare vivi dall'Albania e dalla
Russia, eressero la chiesetta in memoria dei tanti loro compagni
caduti sul Trebescines, nella steppa della Ukraina e nei lager
sovietici. Qui a Cervinia c'è uno dei fondatori , Antonio
Maquignaz. A lui va la gratitudine dei superstiti e delle famiglie
dei caduti, per aver creato in questa cornice maestosa, il segno
tangibile, concreto, cui rivolgere la memoria e la preghiera per
quelli che non hanno potuto rivedere la Patria.
Il btg. Alpini sciatori " Monte Cervino " è stato uno
dei più formidabili battaglioni alpini e si è coperto di fama,
di leggenda e di gloria ovunque sia stato impiegato. Non era
costituito da superuomini, ma da gente preparata professionalmente
alla guerra di montagna in tutte le stagioni, gente audace,
infaticabile, alla quale si poteve chiedere ed ottenere, se non
tutto, quasi tutto, perchè animata dal più profondo senso del
dovere e da un fortissimo legame di gruppo. Il loro compito
avrebbe dovuto essere l'esplorazione, il pattugliamento, i colpi
di mano, le azioni di "commando". Quelli del Monte
Cervino dovevano essere i "marines" del corpo degli
alpini. Purtroppo è stato quasi sempre impiegato per tamponare
affannosamente situazioni disperate.
Il Monte Cervino in Albania era forte di 300 uomini, quasi tutti
valdostani, guide e maestri di sci. Ebbene essi non calzarono gli
sci nemmeno un giorno, costretti per quattro mesi a difendere con
i denti un costone roccioso che, se ceduto, avrebbe spalancato ai
greci la via del mare. Dopo cinque mesi, solo una quarantina di
loro tornò ad Aosta con le proprie gambe. Gli altri sono caduti o
sono stati sgomberati in barella.
Il Monte Cervino fu ricostituito e mandato in Russia nel gennaio
del 1942, unico reparto alpino in seno allo CSIR, operò con le
divisioni Torino e Pasubio nel bacino del Donez. Sciolta la neve,
incominciò la sua destinazione di tappabuchi, con l'accorrere in
aiuto ai tedeschi alla sacca di Isium dove, alla conquista di
Klinovj, un villaggio in cima ad una collina, subì una durissima
salassata. In agosto fu mandato di corsa sul fronte della
divisione Sforzesca che aveva ceduto ai russi un lungo tratto di
fronte. Fu in quella occasione che un battaglione sciatori si trovò
a dover combattere, in piena arida steppa, una guerra di trincea
di tipo carsico con attacchi e contrattacchi giornalieri.
A metà dicembre il Monte Cervino venne mandato di corsa a
proteggere il fianco del Corpo d'Armata Alpino, lasciato scoperto
dallo sfondamento russo in corrispondenza delle divisioni Cosseria
e Ravenna. Furono le settimane infernali di Seleny Jar dove, prima
da solo e poi con i battaglioni della Julia, riuscì a fermare i
russi che attaccavano con testardaggine, ma ma con altrettanta
testardaggine furono respinti.Teatro operativo ancora la steppa ,
questa volta innevata, ma senza trincee, bunker o ripari, vivendo
e combattendo giorno e notte su un telo tenda steso sulla neve e,
come tetto, il cielo grigio o le notti stellate dei meno 30.
Infine,quando il 15 gennaio 1943, i carri armati russi arrivarono
a Rossosc, sede del comando del C.A. Alpino gli alpini del Monte
Cervino rimasero soli a difendere la città e si improvvisarono
cacciatori di carri supplendo con iniziativa ed ardimento alla
mancanza di armi adeguate. Una decina di carri furono
immobilizzati da temerari che avevano a disposizione solo mine,
molotov e bombe a mano.
Solo il giorno dopo, una brigata corazzata i cui carri erano
coperti di truppe d'assalto, riuscì a scacciare da Rossosc i
resti di quello che restava del Monte Cervino. La loro breve
ritirata finì alle porte di Nikolajevka il 19 gennaio. La
Tridentina vi sarebbe arrivata solo il 26.
Anche in Russia il battaglione si è conquistato la fama di
reparto eccezionale, una fama dal costo salatissimo, in termini di
vite umane, di mutilazioni, di sacrifici. Il Monte Cervino di
Russia aveva poco più di 500 uomini: 105 sono caduti, 230 feriti
sono stati sgomberati prima della ritirata, 120 quelli fatti
prigionieri, di loro solo 16 sono sopravvissuti agli orrori dei
lager. Nella tradotta che a fine inverno riportava in Italia i
resti dell'ARMIR, quelli del Monte Cervino occupavano solo un
carro, erano meno di 50.
Il battaglione è decorato di medaglia d'oro al V.M. per le
operazioni sul fronte russo e di medaglia d'argento al V.M. per le
operazioni in Albania. Ai suoi componenti sono state conferite 3
medaglie d'oro, 42 d'argento, 68 di bronzo, 81 croci di guerra.
Moltissime alla memoria, molte sul campo.
Ogni anno viene celebrata una Santa Messa in occasione del Raduno
dei Reduci ( Prima domenica di Luglio )
Dal discorso del Gen. Vicentini alla festa Reduci il 23 luglio '99
Breve storia del corpo dal 1915
Nell'inverno
1915 si forma il Battaglione Alpini "Monte Cervino" che terminato il
primo conflitto mondiale è soppresso.
Ricostituito
nel dicembre 1940 come Battaglione Sciatori "Monte Cervino" si
scioglie al termine delle operazioni sul fronte greco-albanese per tornare in
vita nell'ottobre1941.
Partecipa alla campagna di Russia meritando la massima ricompensa al valor
militare quindi viene nuovamente soppresso nel settembre 1943.
Il
1° aprile 1964 si costituisce la Compagnia Alpini Paracadutisti, con il
personale dei disciolti plotoni alpini paracadutisti delle cinque Brigate
alpine, e dal 1° gennaio 1990 prende il nome di Compagnia Alpini Paracadutisti
"Monte Cervino" divenendo erede delle tradizioni acquisite dal
battaglione omonimo.
Il 14 luglio 1996 la compagnia è inserita nel Battaglione Alpini Paracadutisti
"Monte Cervino" di nuova formazione al quale con decreto 28 novembre
1996 viene concessa la Bandiera di guerra.
CAMPAGNE
DI GUERRA: 1915-18 (Prima Mondiale) / 1940-43 (Seconda Mondiale)
RICOMPENSE E ONORIFICENZE: 1 Cav. O.M.I. - 1 M.O.V.M. - 2 M.A.V.M. -
RICONOSCIMENTI: Encomio Solenne del Capo di SME (Mozambico 1994)
Btg. Alpini
Paracadutisti "Monte Cervino" OGGI
Punta di
diamante del Corpo Alpino, il Battaglione Alpini Paracadutisti "Monte
Cervino" rappresenta l'elemento più mobile delle unità alpine, in
doveroso omaggio alla teoria moderna che privilegia la rapidità di movimento
alla massa delle truppe impiegate.
Il connubio fra alpini e paracadute ha inizio negli anni cinquanta con l'
assegnazione di un plotone paracadutisti a ogni brigata; la riunione di queste
minori unità in una compagnia ha luogo nel 1964. Strutturato come un
battaglione in miniatura, il reparto è posto alle dirette dipendenze del 4°
Corpo D'Armata Alpino come unità di riserva, in grado di intervenire da sola o
in rinforzo di altre unità maggiori nel minor tempo possibile e in qualsiasi
zona.
LA
STRUTTURA
La compagnia è articolata su tre plotoni fucilieri, un plotone armi a tiro
teso, con compiti controcarro, un plotone mortai medi, un plotone comando e
servizi e, infine, un plotone infrastutture.
Tutto il personale della compagnia è volontario, dal personale di carriera ai
giovani di leva. Questi ultimi fanno domanda di arruolamento nell'unità durante
il mese di permanenza al battaglione addestrativo. Dopo un'accurata selezione le
reclute sono inviate a Pisa presso il Centro Addestramento Paracadutisti, dove
vengono abilitate al lancio al termine di un corso di circa un mese.
Sono quindi inviate all'unità, che ha sede a Bolzano, dove vengono inserite
nella vita di reparto, affinando le loro capacità nelle varie discipline.
La base dell'attività della compagnia è senza dubbio l'efficienza fisica, che
permette a tutti gli uomini di affrontare gli sforzi richiesti limitando i
rischi e fornendo le massime prestazioni.
Ai lanci con il paracadute si si alternano incessantemente marce,
ascensioni in roccia, attività sciistica e sci-alpinistica, oltre al normale
addestramento operativo che viene curato in modo particolare per ciò che
riguarda il combattimento individuale e l'uso dell' armamento. L'esaltazione
dell'uomo trova riscontro nel tipo di azione che è possibile ipotizzare per
questa unità: pattugliamento, interdizione d'area, aggiramento dall'alto delle
forze nemiche, tutte situazioni che lasciano prevedere l'impiego degli uomini
divisi in nuclei di poche unità.
Non viene peraltro trascurato il normale addestramento di reparto, che permette
al battaglione di affrontare il suo compito di unità di riserva.
Se l'alpino è
un soldato scelto, l'alpino paracadutista rappresenta il meglio del corpo,
essendo in grado di lanciarsi con il paracadute, di sciare, di scalare una
parete, di scendere in corda doppia da un elicottero, in pratica di essere
dappertutto e il più rapidamente possibile, pronto a combattere.
Se è comprensibile che un professionista possa raggiungere questo livello
addestrativo, pensare che ragazzi di leva, che prestano servizio per soli dieci
mesi possano fare altrettanto ha quasi dell'incredibile.
Per l' attività di aviolancio il Battaglione Alpini Paracadutisti si avvale del
degli elicotteri di ALTAIR e, quando necessario, degli elicotteri pesanti CH-47
oltre che dei velivoli della 46° Aerobrigata Trasporti.
Oltre alle particolari caratteristiche richieste all'alpino per combattere in
alta montagna, caratteristiche che fanno degli Alpini un corpo speciale, in
tempo di pace gli uomini del Corpo Alpino assolvono due compiti anch'essi
speciali: il soccorso in montagna, e la prevenzione e il controllo delle
valanghe.
Nell'ambito del "Concorso in Pubbliche Calamità", che rientra fra i
compiti istituzionali dell'Esercito e in cui tutte le unità della Forza Armata
si sono distinte durante i vari disastri che hanno colpito l'Italia negli ultimi
anni, gli alpini collaborano regolarmente con il Corpo Nazionale del Soccorso
Alpino, istituito dal CAI nel 1954 e incaricato di organizzare e addestrare il
personale di varia estrazione impegnato nel soccorso degli infortunati in
montagna.
L'aumento del turismo della montagna, in particolare nei mesi estivi, ha
portato a un crescente numero di incidenti e, quindi, a un maggiore impegno dei
servizi di soccorso cui il Corpo Alpino collabora sia con gli uomini sia con gli
elicotteri del 4° ALTAIR, che effettuano centinaia di ore di volo all'anno per
la ricerca e il soccorso di dispersi e feriti in montagna.
Per migliorare l'intervento degli alpini sono in corso un potenziamento e una
riorganizzazione che dovrebbero portare ogni battaglione e ogni brigata ad
avere, nel proprio organico, una squadra dotata di materiali speciali e di
personale particolarmente addestrato e specializzato nelle attività di
soccorso.
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