TITLE: Iolokus #3 - Vix te Agnovi - The Collector's Edition
       (Ti ho riconosciuto a malapena - Edizione per collezionisti)

AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Stella stella.23@inwind.it
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: XAR-NC-17
SPOILER WARNING: Nessuno
DISTRIBUTION STATEMENT: Gossamer, Annex, altri dietro permesso
WARNING: Questa parte contiene momenti di affetto/felicità non comuni nella serie...


* Capitolo 19 *

Tieni duro, buon Fato, impiccalo, trasforma il filo del suo destino nella nostra gomena, perché altrimenti ci sarà poco utile. Se non fosse nato per essere impiccato, il nostro caso sarebbe stato disperato.

Corro attraverso i giardini bui sul retro delle case del quartiere, come Matthew Broderik alla fine di Ferris Buller's Day Off. Inciampo in qualcosa e finisco a faccia in giù nel fango, perdendo una scarpa e storcendomi la caviglia nel mentre. Maledicendo il dolore che sento provenire dall'articolazione ferita mi sollevo e proseguo barcollando, mentre i rami mi colpiscono in volto e la pioggia mi cade sulla testa. Quasi benedico la vista dei fossi che Frohike e gli altri hanno scavato nel giardino della casa di Mulder, sebbene sia un problema evitarli fra le luci dei lampi. Perché questo genere di cose non accade mai nelle luminose giornate di sole? Deve esserci una regola nel manuale Internazionale degli Psicopatici che vieta di attaccare quando fuori c'è un tempo clemente.

Il mio codice di sicurezza non funziona. Deve essere stato cambiato l'ultima volta che me ne sono andata. La porta d'ingresso è chiusa, la porta sul retro è chiusa e il garage è chiuso. Maledizione a Mulder e al suo sistema di sicurezza. Incespico fino al lato della casa, testando i miei ricordi sul suo perimetro fino ad arrivare alla finestra della lavanderia. Mi tolgo la scarpa che mi è rimasta e la utilizzo per rompere il vetro, cosa che fa scattare l'allarme in modalità di massima emergenza. Non che la chiamata automatica alla centrale di polizia servirà a molto a questo punto, anche se George ha lasciato intatta la linea del telefono. In ogni caso l'allarme si sente appena al di sopra della pioggia torrenziale. Sto cominciando a sospettare che Dio abbia rotto la promessa fatta a Noè.

I vetri mi tagliano il braccio mentre tolgo i frammenti con la mia scarpa col tacco Nine West, e quelle scarpe mi piacevano davvero. Riesco a sollevarmi e ad infilarmi attraverso la piccola finestra; questo è uno dei vantaggi dell'essere al di sotto dell'altezza media. Dell'altro vetro mi lacera la pelle mentre scivolo sulla lavatrice. Lasciandomi alle spalle la classica scia di sangue e fango casco sul pavimento e afferro saldamente la pistola fra le mani.

Semplice. Una sciocchezza. Una casa piccola. Un uomo. Solo un'altra esercitazione.

A parte i patetici singhiozzi strozzati di una bambina in sottofondo. Non una bambina, la mia.

Merda.

Inciampo nei corpi nel corridoio tra la lavanderia e la cucina. Durante un flash di luce scopro che si tratta di Warwick e della sua fidanzata dalle gambe lunghe, ammucchiati come animali di pezza gettati in un angolo. Li tocco e le mia dita entrano in contatto con del sangue appiccicoso. Lui ha il polso debole ed una ferita da arma da fuoco alla spalla. Lei - non saprei dire dove è stata colpita e quando si muove salto così lontano che la mia schiena va a sbattere contro il muro opposto.

"E' qui," biascica lei come un attore da quattro soldi importato dalla Polonia per mantenere basso il costo di produzione di un film di serie B. "Ci ha ingannato - Vox - è di sopra."

Annuisco. "Esci di qui. La polizia sta arrivando. Digli che Miranda è ancora dentro." Uno sciame di proiettili non mi fa alcuna paura, ma non posso permettere che un poliziotto la uccida, pensando di essere qui solo per catturare un pazzo.

Lei si rimette in piedi traballando su quelle lunghe, lunghe gambe. Il sangue del suo amante le macchia il top, facendolo aderire più saldamente. Gli lancia un'ultima occhiata. "Starà bene," mento io, tamponando la ferita con la sua camicia di jeans per rallentare un po' l'emorragia. "Vai."

Lei corre lungo il corridoio, verso il garage.

Le urla di Miranda si interrompono.

Il mio stomaco sussulta - come un aeroplano che incontra una turbolenza e perde quota.

Calma Dana, resta calma.

La cucina è sfregiata dalle ombre nere degli alberi che danzano là fuori. Il fucile che ci ha prestato Zippy giace sul tavolo e l'odore della polvere da sparo mi brucia il naso. Scruto la stanza il più velocemente possibile, il seggiolone è rovesciato a terra e metà degli armadietti sono aperti. Che cosa sta cercando George? Qualcosa con cui condire il suo ultimo pasto umano? Dovrebbe sapere che non c'è tempo per preparare uno snack notturno per cannibali. In ogni caso ragionare con un Mulder non è poi molti diverso dallo scalare una parete di vetro.

Qualcosa atterra sul pavimento facendomi fare un salto. Il gatto, il gatto a cui Mulder e Warwick danno da mangiare e che lasciano entrare in garage quando fuori c'è brutto tempo. George deve essere passato dal garage ed il gatto lo ha seguito. Animale furbo, ha voluto ripararsi dalla pioggia.

Sono troppo incantata dal gatto per vedere l'ombra che si muove, fino a quando è troppo tardi. La pistola viene scaraventata lontano dalla mia mano ed il mio intero corpo va a sbattere contro il frigorifero; l'alfabeto magnetico cade al suolo mentre io guardo il suo viso.

Il suo viso, il loro viso, il viso.

Oddio deve essere George, ma…

Are you lonesome tonight,
do you miss me tonight?

Capelli umidi, maglietta sporca, odore di bambino e calore?

No.

"Hey baby. Sapevo che saresti tornata da me," dice George e mi regala uno dei sorrisi di Mulder.

Grazie a Dio.

L'odore cambia mentre si avvicina e vedo la linea rossa che spunta dal collo della maglietta. La puzza mi fa quasi cadere in ginocchio. Sangue e sudore e marcio - puzza come un becchino, come la morte in persona sotto l'odore di neo-papà di Mulder. Vengo schiacciata contro il frigorifero come una bambola di carta e le sue dita scavano nella mia carne; i miei fianchi piatti sono tenuti premuti contro i suoi e il duro uncino della sua erezione diabolica penetra nel mio stomaco come un coltello. Mi taglierei la gola prima di permettergli di violentarmi come ha fatto suo fratello. Cerco di dargli un calcio in pancia, ma mi ha immobilizzato troppo bene le gambe. Mi sbatte nuovamente contro il frigorifero per affermare il suo dominio.

"Mi stavi aspettando in ufficio, vero?" Chiede e il suo respiro mi investe il viso come quello di uno sciacallo.

"No."

Avvicina la faccia alla mia, cosicché la pelle sbarbata del suo volto profumato sfrega contro la mia guancia e la sua lingua sfiora i lividi sul mio collo. Parte della mia mente trema e si chiude in una palla fetale.

Are you sorry we drifted apart?
    Does your memory stray to a brighter sunny day
    When I kissed you and called you sweetheart?


"Tu mi vuoi."

Che cosa c'è in ogni uomo, pazzo o meno, che lo porta a credere che una donna sia unicamente interessata alla protuberanza muscolare che gli penzola fra le gambe? Datemi tregua, un vibratore può dare gli stessi risultati con la metà dei problemi. A dire il vero, però, non ho rifiutato le sue attenzioni così fermamente quanto Paula Jones ha rifiutato Bill Clinton.

Ma so cosa voglio adesso. "Neanche se fossi l'ultimo maniaco omicida sulla faccia della terra," gli assicuro e sbatto la testa contro la sua come fosse un pallone da calcio.

Sì, mi fa male, ma fa più male a lui e barcolla all'indietro nella cucina. Gli do un calcio all'altezza del plesso solare e lui grugnisce scuotendo la testa come un toro stordito in un'arena.
Le mie mani frugano sul banco della cucina, alla ricerca di qualcosa da poter utilizzare come arma. Biberon si rovesciano a terra mentre George ruggisce di dolore e rabbia e ritorna da me. Gli pugnalo la mano che allunga con la forchetta, cosa che lo fa ruggire ancora più forte e sbattere il pugno ferito contro il mio viso. Lo scolapiatti cade con me e sbatto sul linoleum in una cascata di vetri rotti e piatti di plastica per bambini. Rotolo fra vetri e le posate, il mio viso grida di dolore mentre lotto contro l'uomo sopra di me alto più di sei piedi.

Non c'è competizione; il suo peso mi schiaccia al suolo contro i piatti rotti mentre le sue mani atterrano sui lividi da strangolamento che ho sul collo. Ma questa volta non ho intenzione di restare passiva, impreco finché ho fiato e gli graffio la faccia meglio che riesco.

Un urlo, forte ed acuto, quasi soprannaturale, spezza il tuono e George lancia un grido di dolore. Il selvaggio gatto nero gli ha conficcato gli artigli fra il cuoio capelluto e la fronte come un demone alato. Soffia e geme, disegnandogli sottili linee di sangue sul viso. Lascio cadere le mani al suolo e afferro il coccio di un piatto grande abbastanza. George sbatte via il gatto dalla sua testa e questo scompare nell'oscurità della cucina con un forte ululato.

"Troia, fottuta troia," bofonchia lui e mi afferra nuovamente per la gola.

Con il coccio fra le mani cerco di tagliare verso l'alto, mirando alla linea di fresca carne rossa.

Piove sangue.

George si dimena sotto di me cercando di tamponarsi la ferita sotto al mento, il suo respiro esce con bollicine d'aria dal nuovo foro ed è incapace di urlare con la bocca, che sputa sangue verso l'alto e verso il basso. Sbatte i piedi contro il pavimento mentre lotta per respirare. Qualcosa cade nell'altra stanza con un potente fragore ma, siccome George è ancora vivo, in qualche modo mi metto a sedere e rimango ad osservarlo invece di andare ad indagare. Mani e braccia sono come corde bagnante mentre mi rannicchio e guardo George negli occhi. Vedo paura, vedo la realizzazione di essere stato sconfitto e ciò mi attraversa la bocca come zucchero dolce.

Forse potrei fare qualcosa per salvargli la vita, se avessi gli strumenti adatti, ma non lo faccio. E non ho testimoni, a parte il gatto e non ho intenzione di fornire prove. Ho ucciso centinaia di feti mutanti non ancora nati, che cos'è un serial killer in confronto?

Nel silenzio fra i tuoni sento Miranda lamentarsi di nuovo, come se sapesse che il Grande Lupo Cattivo sta morendo. Le strilla sono sorprendentemente forti. Mi guardo intorno nella cucina e non vedo bambini. Vedo, però, il gatto infilarsi in uno degli armadietti sotto il microonde. Le mie varie ferite urlano in segno di protesta mentre striscio sul pavimento. Allungando la mano nell'armadietto tocco del pelo e poi della stoffa. Dietro ad un barattolo di O'Jelly, Miranda sta seduta dritta accanto al gatto, la sua faccina deformata in un fascio di miseria, e strilla come Pavarotti in brutta giornata.

"Vieni qui, tesoro," dico con la mia nuova voce stridula. "La mamma è qui"

L'afferro per il davanti della tutina e la faccio uscire dall'armadietto. Una volta che l'ho tirata fuori me la sistemo in grembo, sporco di fango e sangue, e il mio naso si arriccia all'odore di pannolino sporco, forte abbastanza da risvegliare un morto. Lei mi guarda con gli occhi spalancati prima di mettersi un pugno in bocca e lasciarsi cadere molle in braccio a me. Il gatto si accuccia vicino a me, coi suoi occhi un po' più gialli di quelli di Miranda, e mi lancia uno sguardo di assenso prima di iniziare a leccarsi la zampa.

Sento di nuovo il rumore di un qualcosa che sbatte. Mi ricordo di Warwick e mi sollevo su gambe di gomma. Warwick è vivo, appena, afferro dal cestino una camicia lavata per tamponargli la spalla ferita. Appoggiato contro il muro per rallentare la fuoriuscita di sangue, sopravvivrà fino all'arrivo dell'ambulanza.

Miranda piange, vuole essere cambiata. La prendo in braccio nuovamente e ritorno in cucina.

George se ne è andato, le tracce di sangue conducono lungo il corridoio principale e verso il soggiorno. Non posso mettere giù Miranda - letteralmente, sono aggrappata a lei come super colla. Mi faccio strada fra la porcellana rotta con i piedi sanguinanti e ritrovo la mia Sig. Malgrado i commenti maligni sulla mia mira fatti prima da George, un marsupio per bambini mi sarebbe di grande aiuto per liberare la mano sinistra.

Oddio, dove è finita Ingveld la Valchiria?

La scia di sangue si estende lungo il soggiorno. So che dovrei essere fuori a tremare di paura e ad affidare Miranda a qualcuno che la possa proteggere, ma questa non è più un'opzione. George ed io abbiamo un incontro col destino.

Attraversiamo il corridoio, aspettando un attacco, anche se ogni rumore di George sarebbe coperto dal piagnucolio di Miranda. Sta cercando di rimettersi ad urlare a pieni polmoni, ma non ci riesce ancora.

In soggiorno agito la pistola lungo il percorso di macchie rosse e la punto contro la figura che sta scendendo barcollando per le scale e si staglia nella porta alla nostra destra.

Sono ad un millisecondo dallo sparare quando realizzo che si tratta di Mulder; il suo viso è pesto e sporco di sangue ed è stranamente vestito in giacca e cravatta. Improvvisamente il look camaleontico di George assume significato -- aveva intenzione di fare uno scambio, senza lasciare in vita nessuno in grado di distinguerlo dalla persona oggetto del suo amore.

"Beh - merda," Mulder dice con voce impastata.

Si appoggia alla porta e si guarda intorno con muto stupore. Miranda avvista Mulder e lo osserva. Spinge contro di me e si toglie la mano dalla bocca, allungandosi verso di lui.

"Pa'," dice.

Un debole sorriso si illumina sul suo viso ferito.

Luci rosse e blu dalla strada principale esplodono nella notte come fuochi d'artificio.

Mulder cade quando George lo colpisce da dietro come un carico di cemento. In un bellissimo arco, come nuotatori sincronizzati, atterrano dietro il maledetto divano Ikea. Non riesco a vederli perché sono dall'altro lato del divano e non riesco a sentirli, perché gli uomini là fuori stanno urlando attraverso degli altoparlanti.

Pistola tra le mani, mi avvicino al divano e allontano Miranda, infilandola con delicatezza sotto il tavolo dove c'è uno spazio a dimensioni di bambino, come fosse stato progettato apposta per riparare gli infanti durante le sparatorie. Lei si lamenta ad alta voce e poi resta in silenzio.

Non riesco a sentire nulla al di sopra del rumore dei poliziotti là fuori, così mi limito a tenere la pistola puntata e mi dirigo verso l'altro lato del divano.

Si stanno dimenando. Nella luce intermittente della squadra di soccorso sembrano uniti per metà, come quel genere di cose che troveresti a una fiera nella tenda accanto a quella di Enigma. Gemelli siamesi uniti alla vita, le mani che afferrano la gola sanguinolenta l'uno dell'altro. Questa volta riesco a distinguerli facilmente, ma dalla mia angolazione un colpo li trapasserebbe entrambi. C'è qualcosa da dire a proposito dei proiettili poco potenti -- anche se non molto.

Gli uomini là fuori insistono nel dire che spareranno a chiunque si muova. Gli credo. Dicono di vedere qualcuno che punta una pistola e una rotellina gira nella mia testa. Sono io. E mi spareranno in un minuto se non abbasso l'arma.

Entrambi mi guardano mentre realizzo questo fatto, ancora incapace di abbassare le braccia.

"Mulder…" dico e George lo spinge sul pavimento, facendogli sbattere la testa in maniera abbastanza forte da fargli perdere conoscenza per un attimo, poi si alza e allunga le braccia come il mostro Frankenstein. Mulder geme e rimane al suolo molle come gelatina.

"Va tutto bene," gracchia lui e si getta su di me mentre la prima raffica di proiettili mi risuona nelle orecchie. Cado al suolo, trascinata dal peso di George. Le pistole esplodono come pop corn e sento il corpo di George tremare e spingere su di me in una grottesca parodia del rapporto sessuale.

Poi il rumore si ferma. O forse sono semplicemente svenuta.


continua...