TITLE: Iolokus #3 - Vix te Agnovi - The Collector's Edition
       (Ti ho riconosciuto a malapena - Edizione per collezionisti)

AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Stella stella.23@inwind.it
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: XAR-NC-17
SPOILER WARNING: Nessuno
DISTRIBUTION STATEMENT: Gossamer, Annex, altri dietro permesso
WARNING: Questa parte contiene momenti di affetto/felicità non comuni nella serie...


* Capitolo 17 *

Mi chiedo dove, anche adesso, tra numerosi e strani suoni
Ruggiti, strilli, latrati, stridere di catene,
E altri suoni ancora diversi, tutti orribili,
Ci siamo risvegliati...


Ho dormito il sonno dei morti. Veramente. Ho dormito oltre la poppata di Miranda delle tre di notte, ho dormito oltre il suono della mia sveglia puntata alle sei, ho dormito oltre l'avvertimento di Warwick "sii presente o sarai cibo per cani" delle sei e mezzo, ho dormito durante il debole bussare della luce della primavera sulla porta della mia camera da letto e più tardi ho scoperto di aver dormito più di Scully (che è una dormigliona di proporzioni olimpiche). Quello che finalmente mi sveglia sono un paio di piccole mani fredde che si aggrappano al mio naso come una zecca in cerca della colazione.

"Mooselet," allungo la mano e mi ritrovo con una calda pesante bambina fra le braccia.

Mentre Scully sta seduta sul bordo del letto, avvolta nuovamente nella sua felpa, Miranda mi saluta con uno sguardo solenne, i suoi occhi color giada e la solita stretta inquisitiva. Seduta impertinentemente diritta come se stesse catalogando ogni singolo pensiero che mi è passato per la testa dall'ultima volta che ci siamo visti, Miranda sbatte gli occhi e la sua pelle rosa quasi trasparente brilla alla luce del sole. Ogni tanto mi viene da pensare che sia possibile vedere attraverso la sua pelle e osservare ogni singola cellula che scorre nelle sue piccole ed incredibilmente complesse arterie e vene. E' così piccola, così indescrivibilmente fragile - fatta di carta bagnata e ossa di bambù, che mi fanno pensare di poterla schiacciare come una lanterna di carta con un colpo della mia goffa mano. In confronto, Scully pare fatta di cemento e mattoni.

Alla fine Miranda sospira e preme la sua piccola umida bocca contro il mio occhio destro. Sta cercando di baciare, ma ha bisogno di lavorare sulla mira. Poi si allunga e attorciglia le sue piccole dita bagnate nei miei capelli. Dall'altra parte del letto Scully emette un suono strangolato -oh oh, pessimo aggettivo, date le circostanze, anche se è il termine convenzionale per questo tipo di suono- e si alza. Miranda osserva i suoi movimenti e la guarda con il suo solito rumoroso interesse. La bambina seguirà le orme dei genitori nella carriera o diventerà una giornalista di cronaca rosa. Spero la seconda cosa - essere citati in giudizio è meglio che essere sparati.

"Che cosa c'è?" chiedo e la mia voce esce rauca, dato che mi sono appena svegliato.

"Voi due sembrate così *intimi*," ammette Scully e finge un brivido.

"E tu sembri gelosa," le dico e pulisco una chiara striscia di bava dal labbro inferiore di Miranda.

"Lei è così… tranquilla con te. Io non credo di piacerle," la voce di Scully suona così disperata che mi viene voglia di ridere.

"Non ti conosce ancora. Ha veramente sviluppato una personalità negli ultimi mesi."

Scully si osserva le mani. "Devo ammetterlo, non era così quando mi sono presa cura di lei. I bambini sono incuranti, nascono quasi tre mesi prima di essere pronti per la vita indipendente, questo ha a che fare con le dimensioni del cervello umano e la forma dei fianchi della donna, che deve permetterle sia si camminare sia di partorire. I neonati sono solo feti al di fuori dell'utero, davvero, rispondono agli stimoli, ma non si comportano come gli esseri umani… sto vaneggiando?"

"Di solito preferisci definirlo 'spiegare la scienza al di là dei fenomeni'.""

Gli angoli della sua bocca si contraggono e Miranda fa un ruttino, staccando le manine di velcro dai miei capelli per allungare una mano perentoria verso Scully.

"Yah-yah-yah- yah-yah- yah-yah," dichiara.

Che brutalmente tradotto dalla Mooselet-lingua significa "Vieni qua, comune mortale, e potrai intrattenermi."

"Avanti," dico. "Ora ti mostro come comprare la sua adorazione."

Con cautela, Scully attraversa la stanza e si viene a sedere sul bordo del letto, guardando Mooselet come se fosse una piccola bomba in tutina rosa pronta ad esplodere da un momento all'altro. Potrei rassicurarla dicendole che Mooselet ha raramente dei momenti esplosivi prima di mezzogiorno, e quindi, data l'ora, dovrebbe essere al sicuro.

"Le piace quando qualcuno canta per lei," le spiego e Scully alza gli occhi al cielo in un'espressione addolorata; nessuno di noi due è intonato.

"Questo non è il momento di essere vanitosi," aggiungo mentre mi sdraio a pancia in giù sul letto in modo da essere faccia a faccia con Miranda.

Scully ci osserva e un lato della sua bocca accenna un sorriso.

Faccio un profondo respiro ed inizio.

"Take me out to the ball game
Take me out with the crowd,
Buy me some peanuts and Crack-er Jack
I don't care if I never get back."

Mi fermo e Miranda mi guarda piena di aspettativa, sapendo che c'è di più. Non posso guardare Scully. Certe cose sono troppo imbarazzanti per poter essere condivise con la persona con cui hai fatto sesso spinto.

"Let me root, root, root for the home team,
If they don't win it's a shame;
For it's one, two, three strikes you're out
At the old ball game."

All'inizio Miranda grugnisce come un maialino e tira calci al materasso mentre afferra l'aria con una gioia diabolica. Le piace davvero vedermi fare la figura del coglione.

Ora che Sua Altezza è stata messa di umore più amichevole alzo lo sguardo verso Scully, che sta sorridendo a Miranda con un qualcosa di più che semplice curiosità.

"Avvicina il viso a lei."

Scully lo fa, mettendosi i capelli dietro l'orecchio a formare una scia ardente sopra il grigio cenere della maglietta. Miranda la osserva solennemente mentre si piega e poi guarda me, con un espressione composta che non appartiene ad una faccia così piccola.

"Dalle un bacio," le ordino.

Miranda sbatte gli occhi e riporta la sua attenzione su Scully. Posso giurare che Scully non ha respirato durante tutto il tempo in cui Miranda ci ha pensato su. Poi Miranda si piega e spiaccica la sua boccuccia spalancata sullo zigomo di Scully, praticamente sull'orecchio. Ok, ha bisogno di un po' di pratica. Penso di avere almeno tredici anni ancora prima che i ragazzi si mettano in fila alla porta per avere un bacio con la bocca da Miranda, sempre che riescano a superare il fossato pieno di coccodrilli, il ponte levatoio, i cani da guardia e le mine antiuomo.

Quando Miranda si stufa di succhiare la faccia di Scully si solleva, la guarda dritta negli occhi e fa una lunga dichiarazione in Mooselet-lingua.

Scully annuisce e ci pensa su.

"No, hai completamente ragione. Non potrei essere più d'accordo."

Miranda sembra soddisfatta e si infila le dita in bocca per una succhiata meditativa. Attorciglia la mano libera fra i capelli di Scully ed inizia a stringere le ciocche che ha catturato, osservandole come se più tardi dovesse fare un'analisi del colore e del tessuto.

Apparentemente per avere la completa approvazione di Scully tutto ciò che occorre è essere cicciotelli, pelati e indossare molto il rosa.

Non posso più guardare, il mio cuore si sente come una bambolina woodo per turisti. Le lascio lì sul letto unite in una strana comunione femminile e vado a farmi una doccia.

Se quel sfottuto di mio fratello farà qualcosa d'*altro* per mettere in pericolo questa apparente serenità, gli strapperò la testa e gli piscerò giù per il collo. Due volte.

Più tardi trovo Scully con accanto Miranda sedute nella stanzetta di Miranda. Stanno guardando un libro del Dott. Seuss e Scully sta analizzando il Gatto nel cappello mentre Miranda la ascolta con attenzione. Il sole primaverile filtra dalla finestra come miele e incendia l'aria. Mi appoggio allo stipite della porta e mi riscaldo nei raggi. Devo aver sospirato, perché Scully alza lo sguardo verso di me con un qualcosa di simile al rimorso.

"Devo andare all'Hoover Building per il rapporto. Skinner è stato abbastanza gentile da non fissarlo prima delle tre. Devo preparare un riassunto."

"Fai pure."

Miranda osserva Scully e poi me prima di sbattere il suo pungnetto sulla gamba di Scully.

"Yah-yah- yah- yah- yah- yah!" protesta.

"Ritornerò," la riassicura Scully.

***

La riunione non va bene, gli agenti più giovani non hanno informazioni neanche lontanamente coerenti e al termine dell'incontro, dopo la ripassata che gli da Skinner, la stanza puzza di carne fresca di Agente Speciale. Con il mal di testa e lo stomaco nauseato fuggo nel cortile e alzo lo sguardo verso il cielo nuvoloso che si sta facendo più scuro e diventa Gotico ogni secondo di più. Qualcuno si muove vicino e me e sobbalzo, ma è solo Ralph Williams. Mulder deve avergli detto di starmi intorno, dato che Williams si è trasformato nella mia seconda, troppo grande, ombra.

Mi squilla il cellulare.

"Scully."

"Yah-yah yah-yah brrrrrrrrrrrrrrrrrthph!"

Mi viene da sorridere e volto le spalle a Ralph. Miranda è caduta nella consonante bilabiale comunemente nota come pernacchia. Ovviamente sta sviluppando la passione di Mulder per il telefono.

"Hey," Mulder dice.

"Ciao a te."

"Stiamo decidendo tra pollo e pasta quaggiù. Se potessi USCIRE DI CASA, potrei fare la spesa. Cosa ne pensi?"

"Thai?"

"Warwick non mangierà Thai," risponde lui con tono di rimprovero.

"La pasta va bene," dico.

"Ok. E pasta sia." Concorda lui e riesco a sentire il borbottare della bambina in sottofondo. "Puoi fermarti a comprare del pane italiano? E del gelato. Non comprare quel gelato da femmine. Prendi qualcosa di buono."

"Si, va bene, come vuoi tu."

Lui mette giù la cornetta e io sto per mettere via il cellulare quando suona nuovamente.

"Cosa vuoi adesso? La birra?"

"Voglio te, angelo."

Sento lo stomaco come se avessi ingoiato un gallone di Heavenly Hash ancora nel cartone.

"Lo sai," George ringhia. "Mi rimarrà la cicatrice per quella pallottola."

"Pensavo che volessi essere trattato come tratto Mulder."

"Veramente divertente Scully. Ho sempre saputo che avevi senso dell'umorismo. Non pensi che sia ora di sistemare questa faccenda? Tu e io? Non abbiamo bisogno di nessun altro. Posso lasciar perdere tutto se tu - Ho solo bisogno di parlarti."

Sta promettendo di lasciare in pace Mulder e Miranda se io vado da lui? Penso di sì. Sembra sincero e Mulder è sempre stato un pessimo bugiardo.

"Sì," rispondo. "Voglio anche io delle risposte."

"C'è il parco giochi della scuola del quartiere a sei isolati da casa sua. Ti aspetterò là."

Come Mulder, non è portato per i lunghi addii.

Metto via il cellulare e mi volto per trovare il mio ultimo protettore, Ralph Williams, che mi fissa, con le mani ai fianchi che tirano indietro il suo onnipresente cappotto. Forse gli uomini conoscono un qualche magazzino all'ingrosso segreto da qualche parte. Sostituire i cappotti mi costa quasi il trenta per cento delle mie entrate, ma non ho mai sentito gli uomini lamentarsi di questo fatto. Oppure, forse, loro non hanno l'abitudine di rovinarli.

"Devo andare," dico ed ogni pensiero che mi attraversa la mente deve essersi tatuato sulla mia fronte.

Ralph si incupisce. "Ha intenzione di includere qualcun altro nella sua piccola scampagnata?"

"Ralph, se è d'accordo, mi farebbero comodi dei rinforzi."

La sorpresa gli si agita negli occhi come la fiamma di una candela. Ha sentito delle voci e letto dei rapporti, ma gli ci sono voluti alcuni giorni di esposizione per capire quanto gli agenti degli X-Files tendano ad essere disertori. Ma io non ho interesse a scappare via tutta sola; ma a lui deve essere sembrato così quando ha letto i rapporti di me costretta sempre a inseguire Mulder.

Ci dirigiamo verso la sua auto. Devo dargli indicazioni dato che non mi permette di guidare.

"Ascolta, Dana," l'inconsueto uso del mio nome per un istante mi fa sollevare lo sguardo dalla strada al di là del tergicristallo e osservo il profilo smussato del giovane uomo. "Spooky ti ama. Voi due avete una figlia. Non farti ammazzare. Non farà del bene a nessuno dei due."

"Cercherò di ricordarlo, Agente Williams."

La pioggia sta aumentando. I lampi illuminano l'insegna della scuola più dei lampioni mentre ci avviciniamo all'edificio. "Scapperà se mi vede con qualcuno." Dico mentre la macchina si ferma nel parcheggio allagato della scuola. Il parco giochi sembra vuoto, ad eccezione delle strutture di legno e metallo, nella scura luce della prima sera. I genitori coscienziosi si sono assicurati che ci fosse un alto steccato intorno all'area ed una sola entrata facilmente controllabile. Ho sempre saputo che la paranoia ha i suoi lati utili. "Aspetti qui e controlli - se vuole cercare di scappare deve passare di qui o scavalcare la staccionata, ed in ogni caso dovrebbe riuscire a vederlo."

"Non cerchi di dare lezioni a sua nonna, Agente Scully. La lascerò entrare, ma uscirà al primo segno di problemi." Non è una richiesta. E non è neanche il mio superiore, ma è cinque volte più grande di me e questo dovrà pur valere qualcosa.

Annuisco bruscamente e mi avvicino all'interruzione nella palizzata che permette ai bambini di entrare

***

Mi sfinisco sul tapis roulant fino ad essere sudato e tremante e sono in ritardo per la cena, ho appena il tempo di piazzare Miranda nel seggiolone e voltarmi verso la cucina per andare a mettere l'acqua a bollire quando va via la luce. L'oscurità più totale, attenuata solamente dal bagliore stroboscopico dei lampi.

Merda.

La tempesta primaverile imperversa là fuori mentre io sbatto il ginocchio contro il tavolino da caffè nel tentativo di trovare la torcia. Maledetti temporali primaverili, un bel lampo fa cadere un albero, che taglia i fili della luce e l'intera città cade nell'oscurità dell'era preindustriale per tutta la notte.

Doppia merda. Questo significa che il sistema d'allarme di Frohike sta funzionando con le batterie di emergenza che ne garantiscono il funzionamento per sole tre ore. Avremmo dovuto prendere un cane. Un grosso, orribile Rottweiler e chiamarlo Walter.

Ciecamente, brancolo verso il soggiorno.

Mentre rovisto fra i ciucci e le altre cianfrusaglie che si sono accumulate nel cassetto, le mie mani rallentano mentre i messaggi dal mio centro inferiore raggiungono il cervello. I peli sulle braccia mi si drizzano, il mio cuore batte nervoso e posso sentire i mie denti sbucciare le labbra in un ringhio sospettoso.

Sento il suo odore, aspro di sudore e decomposizione, impregnato di sangue come uno sciacallo.

E' seduto sulla mia sedia preferita; un bagliore di lampo illumina il suo sorriso- il mio sorriso.

Mi sollevo, mostrando a George le mie mani vuote.

"Sapevo che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che arrivassi qui," e la mia voce sembra stranamente calma attraverso il fragore della tempesta là fuori.

"Come hai superato il sistema d'allarme?"

Lui ha il sorriso di morte di un Nazista. "Su casa es mi casa." Quello che so io, lo sa anche lui. Avrei dovuto intuirlo.

"Stai finendo il lavoro di Jason?" Chiedo.

"Jason può andare a farsi fottere e fottiti anche tu."

Ok, George non è il membro più articolato della nostra famiglia.

"Hai fatto un bell'affare qui; una bambina graziosa, una bella donna, bei vestiti e io mi sono rigirato nella merda fin dal giorno in cui sono nato."

Solo un po' di rivalità tra fratelli, perfettamente normale se il fratello in questione non fosse un membro possessore della tessera della Confraternita dei Serial Killer Colpevoli della Zona n.479.

"Prenditela con gli stronzi che ci hanno creato. Guarda George, mi dispiace per quello che ti è accaduto ed è una vera vergogna, ma è tutto ciò che si può fare a riguardo adesso."

Faccio un bel respiro e inizio la procedura standard del Bureau. "Se ti arrendi possiamo vedere che si può fare per farti estradare in Canada ed ottenere un buon compromesso."

"Non c'è la pena di morte in Canada, nessuno sarebbe d'accordo qui, pensi che sia così stupido Fox?"

Per qualche strano motivo l'uso del mio nome di battesimo mi infastidisce più dell'invasione della mia casa e delle avances fatte a Scully.

Faccio un mezzo passo verso di lui.

Lui si irrigidisce sulla sedia.

Dalla cucina Miranda, lasciata per troppo tempo senza intrattenimento, inizia a lamentarsi come un allarme anti aereo.

"La bambina," dice lui e sorride.

Cazzo.

Gli sono addosso prima che abbia attraversato metà del soggiorno. Questo è il mio primo errore. Anni in prigione senza alcuno svago a parte la stanza dei pesi hanno reso George un muscolo che cammina, un muscolo con la forza spinta dall'adrenalina dei folli. Lo colpisco sul plesso solare e l'unica cosa che ottengo è farmi male alla mano. Lui mi afferra per il collo e sbatte la mia faccia contro la porta fra il soggiorno e la sala da pranzo. Accecato dal dolore cado al suolo, la mia bocca è piena di cose che dovevano essere stati denti. Gli afferro la caviglia e tiro. George cade emettendo un grido di dolore un ottavo più basso delle strilla di Miranda. Dandomi calci, cerca di scappare. Vedo le stelle, le strisce e sento la 1812 Overture quando il suo stivale mi colpisce alla tempia.

"Che cazzo sta succedendo?"

Fragorosi passi che scendono le scale, Warwick e Ingveld venuti in soccorso. Mani che mi prendono e mi spingono via e io sputo una protesta sanguinate che dice "sono io", ma mi ritrovo sotto il posteriore a forma teutonica di Ingveld.

"Mi ha attaccato," George ansima in una buona approssimazione della mia voce.

"No!" gemo con le mie labbra e la mia lingua sanguinante, sembrando veramente poco umano, figuriamoci me stesso.

"Sta' zitto," mi avvisa Ingveld e mi torce il braccio dietro la schiena

Sputo sangue sul pavimento di legno duro e lotto contro di lei, ma è in piena modalità Amazzone e c'è poco che io possa fare per smuoverla.

"Portatelo di sopra. Lontano dalla bambina," George ordina.

Mi trascinano al piano di sopra mentre lotto debolmente venendo 'ripagato' per i miei sforzi. Nella mia stanza da letto, dove George ha spostato la sedia della scrivania sotto la finestra e l'ha messa ai piedi del letto. Sto gemendo il nome di Miranda, in maniera incomprensibile perfino alle mie orecchie.
Prendono del nastro isolante e del filo per appendere la biancheria, acquistato quando pensavo che sarebbe stata una buona idea lasciare asciugare i vestiti all'aria aperta ogni tanto, dall'armadio nel corridoio e Ingveld mi tiene fermo sulla sedia mentre George si mette al lavoro per legarmi. Warwick scompare per un momento e ritorna con un fucile che mi punta addosso in maniera così efficiente da essere deprimente.

"Fottuto bastardo," annaspo. "Sono io! Maledizione! Sono io! Lui è George! Sono Mulder."

"Nessuno ci casca," George mi risponde con la mia stessa voce. "Fregami una volta ed è colpa tua, fregami due volte ed è colpa mia."

Warwick annuisce in approvazione ed Ingveld strappa velocemente un piccolo pezzo di nastro isolante e me lo mette sulla bocca, la sua adorabile faccia è il ritratto del disgusto. Allungando la mani George accetta il fucile da Warwick e controlla i proiettili.

Urlo contro il nastro mentre vedo George dirigersi al piano di sotto, verso la cucina e verso Miranda, mentre Ingveld e Warwick lo seguono tranquilli come agnelli.

"La tempesta ha interrotto anche le linee telefoniche e Scully e Williams stanno seguendo una pista," Warwick dice. "Credo che sarebbe meglio chiamare la polizia dal tuo cellulare."

"Non sarebbe una buona idea," George dice con la mia voce.

Il fucile spara due volte. Il rumore dei corpi che cadono si contrappone al distante tambureggiare del tuono. Altri rumori, li sta trascinando da qualche parte, lontano dalla sua strada, così non bloccheranno le scale.

Poi è di nuovo nella stanza da letto. Sto piangendo di sollievo per il fatto che non abbia preso Miranda. Non ancora.

Guarda il fucile con disgusto e lo posa a terra, dandogli un calcio fino a farlo arrivare in corridoio, lontano dalla mia portata. Poi esamina le sue mani insanguinate con una smorfia e si dirige verso il bagno principale, abbandonando i vestiti infangati lungo la via.

La doccia dura solo pochi minuti, che io passo lottando inutilmente con i nodi. George non è mai stato un boy scout, ma non è estraneo ai nodi robusti e io maledico l'impulso alla Martha Stewart che mi ha spinto a comprare fili di plastica resistenti.

Riemerge, nudo e splendente. Il figlio di puttana ha trascorso la maggior parte del suo tempo in prigione in palestra e ha il tipo di muscolatura che avrei anche io se avessi passato molte ore al giorno alla macchina dei pesi. Mi sento come l'immagine del Prima in una locandina pubblicitaria del Charles Atlas. In soli sette anni di duro lavoro, posso renderti un uomo.

Ma - Oh Santo Dio.

Ha fatto qualcosa al suo collo, il segno di Caino, il segno dell'assassino è scomparso. Un'intera striscia di pelle è stata asportata, sostituita solo da un orribile anello rosso, pieno di croste. Si è tolto il tatuaggio da prigioniero ed è impressionante pensare che ci sia riuscito senza tagliarsi la gola. Il dolore deve essere stato… Non voglio pensarci. Ci vuole davvero una mente folle per mutilarsi così.

"E' un gran peccato," dice, mettendo la sua mano sulla mia spalla e sento profumo di shampoo per bambini nei suoi capelli.

"Cosa?" dico con voce rauca.

"Dopo che il tuo pazzo fratello criminale ha ucciso la tua donna e la tua figlioletta, tu, un uomo distrutto, lasci l'FBI e nessuno avrà più tue notizie."

L'incomprensione deve essersi registrata sul mio viso piatto.

"Sei abbastanza stupido per essere uno che dovrebbe essere piuttosto intelligente," aggiunge con un sogghigno felino. "Ci vediamo fra pochi minuti. Devo solo…una cosetta… qualcosa di cui mi devo occupare al piano di sotto."

Miranda. Sento la pelle dei polsi che si apre e il sangue inizia a scorrere, ma il nodo è troppo stretto per far scivolare via le mani, anche con del lubrificante.

"Aspetta," agonizzo disperatamente. Scully e Ralph dovrebbero aver capito di essere stati ingannati. Saranno qui fra poco. Se riesco a trattenerlo qui anche solo per pochi minuti, le possibilità di Miranda dovrebbero aumentare notevolmente. "Lasciala stare," lo supplico. "Farò qualunque cosa…"

Il suo viso si contorce in un sogghigno da predatore, la risposta del lupo alpha quando l'avversario beta gli mostra lo gola in segno di sottomissione.

"Qualunque cosa?"

Ingoio altro sangue. Il mio, il suo, il nostro, il patologo avrà un duro lavoro nel capirci qualcosa quando lo ucciderò. In qualche versione, Faust si riscatta dal suo patto con il diavolo. La mia voce è inesistente e ho solo il minimo controllo sul mio intestino dominato dalla paura. "Qualunque cosa."

Le sue mani sono calde sul mio viso.

"Non mi combattere," sussurra lui.


continua...