Miss No Logo

Nike, Monsanto, Puma e compagnia, hanno cominciato il countdown. Sta per sbarcare anche in Italia l'uragano Klein, al secolo Naomi, che con il suo libro No Logo, ha colpito al cuore "the corporations system".

 

Sta per approdare anche in Italia il verbo della più popolare leader culturale del movimento antiglobalizzazione : Naomi Klein, la poco più che trentenne giornalista canadese ormai considerata una delle più feroci spine nel fianco delle multinazionali di tutto il mondo. A giorni dovrebbe uscire per Baldini & Castoldi la traduzione italiana del suo libro, famosissimo in tutto il mondo (meno in Italia, ma si sa...), No Logo, di cui abbiamo già parlato nell'articolo Just do it ? Alcuni articoli che Naomi pubblica su "The Globe and Mail" sono tradotti, da qualche tempo, su Internazionale. Un'intuizione che avevamo avuto anche qui al GranBa, purtroppo senza avere le risorse della bella rivista di Giovanni De Mauro.

Dopo la pubblicazione di No Logo, un documentatissimo libro sullo strapotere delle multinazionali nel mondo globalizzato e sull'incidenza sociale dei cosiddetti marchi di fabbrica, la Klein è considerata una sorta di Pasionaria del movimento. Ormai i suoi articoli non sono che approfondimenti e appendici legate all'attualità della globalizzazione e dei tentativi locali o transnazionali di opporvisi. Detta nella maniera più dolce possibile : Klein è Klein, un vero e proprio "marchio di fabbrica".

Il progressivo coinvolgimento nell'attivismo ha modificato anche il suo approccio alle problematiche. In un pesantissimo articolo pubblicato su Internazionale n. 371, "Meno parole, più fatti", un commento al primo Forum sociale mondiale conclusosi a Porto Alegre il 30 gennaio scorso, Klein, in passato su posizioni non meno critiche ma certo più morbide rispetto alle modalità della lotta, prende decisamente posizione a favore dell'azionismo. In conclusione del vertice che ha visto insieme a José Bové e Joao Pedro Stedile (leader del movimento dei contadini brasiliani Semterra - Mst) militanti di tutto il mondo discutere dei guasti della globalizzazione, Klein scrive : "Al forum brasiliano, ideato per permettere di discutere del percorso verso un nuovo futuro, sembra che discutere sia diventato una parte del problema. Quante volte si può ripetere la stessa storia di disuguaglianze prima che l'espressione diventi una forza paralizzante anziché catalizzante ? (...) Il motivo per cui la polizia ce l'ha con José Bové (...) è che ha messo fine a tutti i discorsi. Durante il suo soggiorno in Brasile è andato con il militanti locali dell'Mst in un campo sperimentale della Monsanto, dove sono stati distrutti tre ettari di soia geneticamente modificati. (...) L'Mst ha occupato il terreno e adesso i contadini stanno seminando i loro raccolti (...). Al primo Forum sociale mondiale l'alternativa più discussa si è trasformata ad un'alternativa ai discorsi : agire. Potrebbe essere decisamente l'alternativa più potente di tutte".

Anche perchè, secondo la Klein, la risposta dei potentati economici non si sta facendo attendere. E si gioca su due piani, primo : "Nelle riunioni degli imprenditori Bill Gates ha cominciato a predicare come se fosse il presidente dell'organizzazione umanitaria Oxfam - la gente si rende conto di cosa significa vivere con un dollaro al giorno ? -. La British Petroleum si è appena ribattezzata Beyond Petroleum (oltre il petrolio) e le pubblicità della Shell Oil esibiscono un ambientalista dall'aria dinamica su un gommone cha somiglia molto a quelli di Greenpeace. Tutto ciò potrebbe avere a che fare con un nuovo rapporto pubblicato da Edelson Public relations. Questo studio internazionale spiega che le organizzazioni non governative (ONG) come Greenpeace e Amnesty International godono nell'opinione pubblica di una fiducia quasi doppia rispetto a società come Ford e Microsoft. L'unica soluzione per le multinazionali è convertirsi in ong. Per dare ascolto ai critici, e per diventare critici di se stessi. Si tratta di conoscere il proprio mercato e le sue aspirazioni. (sottolineatura mia)" (da "Consigli per gli acquisti" Internazionale n. 367) .

La controffensiva delle multinazionali agisce anche ad un secondo livello : " - Ho paura che il libero scambio porti alla privatizzazione dell'istruzione - mi dice un insegnante di Ottawa, - e per questo vorrei andare alle manifestazioni di Québec del 20 aprile. Saranno pericolose ? -. - Noi non andiamo a Québec, - dice uno studente di Città del Messico, - Non possiamo permetterci di essere arrestati in un paese straniero -. (...) Il vero giro di vite è già in corso. Avviene in silenzio ogni volta che  qualcuno decide di non esprimere pubblicamente le sue opinioni (...). La forma più avanzata di controllo delle masse è controllarle prima che si radunino. Si tratta del deterrente d'avanguardia contro chi protesta : metterlo a tacere da solo. (...) Anzichè come una componente salutare della democrazia, le proteste sono viste come uno sport estremo e pericoloso, adatto solo ad attivisti ed irriducibili, pieni di bizzarri accessori e con una laurea in arrampicata su roccia. Un'altra forma di deterrenza sono gli articoli dei giornali, pieni di fonti anonime, su come alcuni di questi militanti siano in realtà agitatori che pianificano l'uso della violenza (sottolineatura mia, in Italia, Gianfranco Fini esulta!) armandosi di mattoni ed esplosivi. La verità è questa : nessuno dei gruppi ufficiali che organizzano le proteste sta pianificando azioni violente" (da "Vogliono tenerci fuori" - Internazionale n. 379) .

Nel pensiero della Klein, accanto ad attacchi durissimi al sistema economico politico dominante accusato, tra le mille altre cose, di aver ad esempio promosso lo sterminio delle pecore in seguito all'afta epizootica solo a fini, per così dire propagandistici ("Il mercato esige grandi gesti per ripristinare la fiducia nel sistema" da "Agnelli sacrificali" su Internazionale n.377) non mancano riflessioni autocritiche : "E' davvero quello che vogliamo ? Un movimento di gente che fa la posta alle riunioni dei burocrati del commercio mondiale e li segue in giro come fossero i Greateful Dead ? (...) Intanto le proteste correvano il rischio di apparire lontane, staccate dai problemi reali della gente. (...) Ora lo scopo di queste campagne non è più solo fare una grande manifestazione, ma stabilire un nesso fra questi accordi misteriosi (WTO, Nafta, ecc.) e le questioni locali urgenti come l'assistenza sanitaria e i senzatetto. E' un modo per localizzare la globalizzazione. (...) La globalizzazione può sembrare un'idea astratta, ma non lo è". (da "Paranoia globale" Internazionale n. 383). Un bell'esempio di come gli accordi del Nafta, ad esempio, abbiano effetti pratici sulle situazioni locali lo si può leggere nell'articolo di Naomi "Contro il libero scambio" (su Internazionale n. 376) dove si racconta della calata in Messico, nel 1991, dell'azienda statunitense per lo smaltimento dei rifiuti Metalclad. Governo locale e popolazione si oppongono all'insediamento di una discarica. La Metalclad, intentata una causa, ottiene  da un collegio arbitrale di Washington, il riconoscimento di un risarcimento di 16 milioni di dollari. Una vicenda che Klein considera "un esempio illuminante di ciò che vogliono dire i critici quando sostengono che gli accordi di libero scambio sono una legge a difesa dei diritti delle multinazionali" (art. citato). In Messico, "la Metalclad è riuscita con successo a fare la parte della vittima, perseguitata da quella che il Nafta definisce ingerenza e che un tempo si chiamava democrazia" (art.citato).

La lotta di Naomi e con lei di tutto il movimento, è decisamente impari. Si ripete la solita antica vicenda, Davide contro Golia, anche se quasi sempre, nella realtà, è Golia a vincere. E tuttavia, secolo dopo secolo, sono migliaia i Davide che continuano a girare per il mondo armati solo delle loro piccole fionde. Aiutati anche da una fede incrollabile immersa nel mood giusto : l'ironia, che nemmeno a Naomi manca. "Da quando ho scritto No Logo, un libro sulle multinazionali cattive e gli attivisti che le combattono, alcuni, i più aggressivi, hanno cominciato a chiedermi : - Signorina No Logo, dove fa i suoi acquisti ? -. Altri invece, i più gentili, mi chiedono educatamente, se non con mestizia : - Dove dovrei fare i miei acquisti ? - (...) Io non so come mi sono guadagnata questa fama di esperta di acquisti etici. (...) I giornali sono pieni di articoli su incendi orribili in fabbriche del Bangladesh e giocattoli importati da fabbriche cinesi che sfruttano manodopera infantile. (...) Così ho deciso di abbracciare lo spirito delle vacanze. La mia nuova risposta ? Fare acquisti all'impazzata. (...) Nel suo nuovo libro Better Happy than Rich (Meglio felice che ricco), Michael Adams, studioso del marcato, divide il paese in 13 tribù con valori sociali caratterizzanti. C'è perfino un segmento di mercato per i contestatori delle multinazionali : a quanto pare siamo chiamati i New Acquarians (quelli della Nuova Età dell'Acquario). (...) I contestatori del mercato sono un mercato di nicchia. E la notizia migliore di tutte è che lo shopping può salvare il mondo". (da "Consigli per gli acquisti" Internazionale n. 367) .

"Se permetti al tuo avversario di rubarti il senso dell'umorismo, ha già vinto" (da "Paranoia globale" Internazionale n. 383). Si tranquillizzi, qui da noi, l'onorevole Gianfranco Fini : non ce la farà.

 

Il sito ufficiale di Naomi Klein