Aborto

I cattolici sanno che se fosse vietato abortire le donne lo farebbero lo stesso di nascosto, ma in cattive condizioni sanitarie e dando soldi alla malavita ... è meglio non vedere, non sapere e pensare di essere buoni?

STATISTICHE DELL'ISTAT - gli aborti sono diminuiti notevolmente

La legge 194

 

L'INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA: UN PO' DI STORIA

L'aborto è una piaga sociale fin dalla notte dei tempi; anche nell'antichità le maternità indesiderate erano spesso oggetto di decisioni "estreme", mai semplici da prendere.

Tuttavia, solo in questo secolo si è affacciata, e poi diffusa, la tesi che lo Stato debba garantire alla donne che si ritrovano in questa situazione di poter decidere (da sole) se interrompere la propria gravidanza.

Molti sono i motivi che giustificano la legalizzazione dell'aborto, tra questi: 

  • il vietarlo non ne impedisce la pratica, la rende invece clandestina, costosa e pericolosa;
  • la vita di una madre ha più valore di quella di un feto;
  • la maternità deve essere una scelta responsabile e consapevole, e non il frutto, ad esempio, del malfunzionamento di un contraccettivo;
  • la vita per un bambino non desiderato, o gravemente malato, potrebbe non essere la soluzione migliore.
  • il numero degli aborti è notevolmente calato negli ultimi 20 anni
  • Fino al 1975 l'aborto era in Italia ancora una pratica illegale: uno degli ultimi paesi europei a considerarlo un reato. Ciò non significava, ovviamente, che di aborti non ne avvenissero: anzi, le donne italiane, già svantaggiate da una legislazione punitiva nei confronti della contraccezione, quando incappavano in una gravidanza non voluta si dovevano rivolgere clandestinamente alle famigerate "mammane", praticone senza scrupoli che, con mezzi assolutamente non idonei ed in cambio di un lauto compenso, "risolvevano il problema", talvolta al prezzo della vita della donna stessa. 

    Nel 1975 una sentenza della Corte Costituzionale, stabiliva finalmente la "differenza" tra un embrione ed un essere umano e sanciva la prevalenza della salute della madre rispetto alla vita del nascituro.

    Il 22 maggio 1978 veniva approvata la "storica" legge 194, con la quale si riconosceva il diritto della donna ad interrompere, gratuitamente e nelle strutture pubbliche, la gravidanza indesiderata (clicca qui per il testo completo). In essa venivano stabilite politiche di prevenzione da attuarsi presso i consultori familiari: era anche ammessa la possibilità di non operare per il medico che avesse sollevato obiezione di coscienza.

    Contro questa legge vennero avviate tre raccolte di firme per indire altrettanti referendum: una da parte dei Radicali (che ne chiedevano una modifica in senso ancor più ampio), e due da parte del cattolico Movimento per la Vita (una per un'abrogazione "minimale", una per l'abrogazione totale). Quest'ultimo verrà poi dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale.

    Il 17/18 maggio 1981 si votò, in un clima reso incandescente dal recente attentato a Giovanni Paolo II: la proposta cattolica venne bocciata a schiacciante maggioranza (68 per cento), quella radicale anche (88 per cento).

    LE TESI DELLA CHIESA CATTOLICA

    Nei primi secoli della sua storia non vi fu una posizione unanime della Chiesa sul tema dell'aborto (ancora al tempo di Agostino molti vescovi lo consideravano lecito fino al terzo mese). In seguito, con la presa del potere e la normalizzazione conseguente, anche l'aborto finì per essere considerato un peccato mortale, l'embrione un uomo ed il feto una persona da battezzare anche a costo della vita della madre (che tanto era già battezzata, e quindi salva).

    Quindici secoli dopo la posizione cattolica non è cambiata: ancora nel 1995 Giovanni Paolo II, nella sua enciclica "Evangelium Vitae", ha ribadito che "...nessuno può autorizzare l'uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia...", arrivando a definire le leggi che autorizzano l'interruzione di gravidanza "del tutto prive di autentica validità giuridica".

    Una rigida posizione di chiusura, dimentica della piaga degli aborti clandestini, e ovviamente refrattaria anche ad una politica di prevenzione di tipo contraccettivo: il cardinale Meisner è arrivato a definire l'interruzione volontaria di gravidanza "un genocidio".

    IL PERICOLOSO ESTREMISMO CATTOLICO ANTIABORTISTA

    Nel dicembre del 1991 il movimento aquilano "Armata Bianca", col beneplacito del sindaco ed il pieno avallo dell'arcivescovo, eresse nel cimitero un monumento ai "bambini mai nati". Sembrò allora quasi una scena folkloristica (ed in seguito i suoi vertici furono anche perseguiti per turpi reati quali violenza sessuale e truffa), fu invece il primo segnale di una escalation antiabortista che negli ultimi tempi è diventata impressionante.

    Nel 1997 l'assessore regionale piemontese alla Sanità autorizza un'associazione antiabortista di Novara ad organizzare un macabro "funerale dei feti", ogni fine mese.

    Il 16 dicembre 1999 il giudice tutelare, sotto le pressioni della stampa e delle gerarchie cattoliche che ne hanno fatto un caso nazionale, decide di revocare la decisione precedentemente presa dal tutore di far abortire una tredicenne psicolabile di Pozzallo, violentata dal padre.

    Nella notte tra il 28 e il 29 dicembre, al pronto soccorso dell'ospedale S. Camillo di Roma due sacerdoti entrano nel nosocomio, facendosi largo con la forza tra il personale, allo scopo di bloccare un intervento urgente per l'interruzione della gravidanza di un'altra tredicenne, regolarmente ricoverata con l'autorizzazione del giudice tutelare: per allontanarli occorre l'intervento delle guardie giurate.

    Il 7 febbraio 2000 l'abate di Subiaco, dalle colonne dell'Osservatore Romano, chiede di sospendere le interruzioni di gravidanza per tutto il periodo giubilare.

    Nell'aprile 2000 in una scuola di Bolzano una professoressa di religione porta in classe dei feti di plastica, in presenza di esponenti di un'organizzazione antiabortista, costringendo le alunne a giurare sulla loro castità presente e futura.

    Il 7 agosto a Battipaglia il sindaco inaugura ufficialmente un "monumento alla vita", definendo il locale ospedale "l'abortificio cittadino".

    Nel novembre 2001 il Vaticano ha sponsorizzato l'improbabile appello al Parlamento di un ventiquattrenne di Pesaro, affinché l'ex fidanzata non abortisse: in barba al fatto che la decisione fosse stata presa "dopo aver capito che il ragazzo ha dei seri problemi, e aveva raccontato molte cose non vere di sé".

    Non che all'estero la situazione sia migliore: in Scozia la Chiesa è arrivata a finanziere bambine dodicenni affinché portassero avanti la gravidanza.

    Negli Stati Uniti i cattolici sono perfino scesi nell'illegalità: i medici abortisti sono oramai vittime di continue intimidazioni (basta dare un'occhiata al sito "Operation Rescue", dove se ne vantano pure, per farsene un'idea), e l'equiparazione dell'aborto ad un assassinio da parte dei leaders vaticani ha spinto diversi facinorosi ad assaltare le cliniche dove viene, legalmente, praticata l'interruzione di gravidanza. Diversi medici stati addirittura assassinati o feriti in questo modo: i casi sono talmente numerosi che la NAF (National Abortion Federation) redige periodici "bollettini di guerra" nei quali si contano le vittime. Queste statistiche sono disponibili anche on line sul loro sito (http://www.prochoice.org/default2.htm, poi selezionare "Clinic violence").

    LA LEGGE 194: CHI VUOLE ABROGARLA E CHI LA DIFENDE

    Negli ultimi tempi le gerarchie vaticane non si limitano a rendere note le proprie opinioni, indirizzandole ai propri fedeli: intervengono, continuamente e deliberatamente, sulla scena politica al fine di ottenere quanto da loro richiesto, affinché sia applicato a tutta la popolazione.

    All'estero questo interventismo ha già suscitato polemiche: in Germania il Vaticano è intervenuto per vietare ai consultori cattolici il rilascio del certificato necessario per legge per abortire. In Polonia, il governo filo-papale ha nuovamente limitato l'interruzione di gravidanza, ripristinata nel 1993 dal precedente governo.

    I vescovi sono anche intervenuti affinché la carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell'Unione Europea contenesse un articolo sul «rispetto del diritto alla vita dal suo inizio alla sua fine naturale», al fine di rendere illegali le leggi nazionali su aborto ed eutanasia.

    La legge 194 fu approvata, non a caso, in un momento di transizione e di relativa debolezza del Vaticano (Paolo VI, molto malato, sarebbe morto dopo poche settimane): con l'attuale papa, e con la sua capacità di far rigar dritto i politici, cattolici e non, probabilmente non sarebbe mai stata approvata.

    La strategia cattolica è molto semplice, ed è spudoratamente esplicita: anzitutto, nell'ambito della legge sulla fecondazione, far passare il concetto che "l'embrione è una persona". Ottenuto ciò si aprirebbe infatti un conflitto con l'articolato della 194, per cui si sarebbe "costretti" ad intervenire anche su quest'altra legge, per modificarla in un senso ovviamente più restrittivo, se non per abolirla.

    Diversi partiti si stanno già mobilitando in tal senso: esponenti di AN, del CCD, dell'UDEUR hanno più volte riaffermato la loro intenzione di modificare o abrogare la legge 194 (clicca qui per un ordine del giorno approvato dalla Camera). Il Presidente del Lazio Storace vorrebbe inserire degli articoli nello statuto della sua regione che di fatto ne renderebbero impossibile l'applicazione sul suo territorio.

    In questo contesto sono purtroppo poche le voci che si levano a difesa della legge: essa è di solito affidata ad alcune parlamentari che lavorano spesso isolate. A fronte di numerose proposte di legge volte a peggiorare, se non ad abrogare, l'attuale normativa, solo il senatore verde Corleone ne ha avanzata una migliorativa: il progetto di legge 162, infatti, propone norme tese ad assicurare sempre e comunque il servizio, ed ad impedire a ginecologi obiettori l'assunzione dell'incarico di responsabile del reparto.

    Nella XIV legislatura la proposta è stata ripresentata dal suo compagno di partito Cento (clicca qui per il testo). I radicali nel frattempo hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare volta a normare complessivamente il tema.

    La situazione non migliora nella cosiddetta "società civile": la percezione del rischio che si corre è molto flebile. A difendere la legge sono rimaste alcune associazioni storiche come l'UDI (Unione Donne Italiane) o come l'AIED. Tra le poche altre associazioni attive sulla materia segnaliamo la Consulta di Bioetica (un suo documento è disponibile on line) e l'ADUC (sul loro sito è possibile sottoscrivere una petizione per l'introduzione della pillola RU-486).

    L'UAAR è ovviamente sensibile a questo tema ed appoggia tutti gli sforzi fatti per difendere o migliorare la legge 194. La nostra rivista "L'Ateo" si è occupata diverse volte di sensibilizzare i suoi lettori sull'argomento: si veda ad esempio "Bioetica e aborto", di Carmelo R. Viola apparso sul numero 3/98.

    L'ATTUALITA' DELLA LEGGE 194

    Se la legge 194 è riuscita in gran parte ad eliminare  la piaga degli aborti clandestini, le finalità sociali e di prevenzione della legge non sono state perseguite seriamente: anche per colpa di chi doveva farla applicare, che non di rado era contrario (magari solo di facciata) alla legge stessa.

    Il polverone sollevato dalla Chiesa Cattolica sulla pillola del giorno dopo ha dimostrato, una volta di più, come il Vaticano sia assolutamente indisponibile a dare un apporto per il miglioramento della situazione.

    A ciò contribuiscono anche i medici "obiettori": esistono intere zone della penisola dove abortire è una vera e propria impresa. In Italia il 64,1 dei ginecologi ed il 55,5 dei paramedici fa obiezione di coscienza (dati 1998). A parte la Val d'Aosta, tutte le regioni vedono una maggioranza di medici antiabortisti, con il primato che va a Bolzano (addirittura il 90%).

    L'obiezione assicura inoltre dei vantaggi anche dal punto di vista della carriera: l'aborto è un'operazione relativamente semplice, e rifiutandosi di praticarlo si resta "casualmente" disponibili per interventi più impegnativi. Flores d'Arcais su MicroMega (numero 4/2000), ha parlato di impedire l'assunzione negli ospedali pubblici di di ginecologi che hanno riserve a praticare interruzioni di gravidanza.

    Gli ultimi dati dicono che in Italia si praticano annualmente 11,4 aborti ogni mille donne tra i 15 e i 44 anni: un dato molto basso, inferiore ad esempio a paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti e l'Australia. Il numero tra l'altro è in costante calo (meno 35% dall'anno di introduzione della legge), mentre purtroppo aumentano le interruzioni di gravidanza tra le giovanissime: un'ulteriore riprova che in Italia manca una seria politica di informazione sulla contraccezione. In aumento anche il dato delle donne immigrate.

    Per una panoramica completa sui dati statistici è possibile cliccando qua.

    Inoltre, l'Istituto Superiore di Sanità ha confermato il calo nel numero degli aborti clandestini, ridottisi oramai a 20/25 mila l'anno e limitati, prevalentemente, all'Italia insulare e meridionale (guarda caso le zone dove maggiore è l'obiezione di coscienza). 

    Insomma, un bilancio positivo, dove le ombre nascono proprio dalla non applicazione completa della legge. Il Guttmacher Institute di New York, specializzato nello studio delle politiche riproduttive, confrontando i dati di 46 nazioni è arrivato a commentare "è chiaro che l'atteggiamento pragmatico degli europei sulle attività sessuali dei giovani funziona: l'Europa e l'Italia hanno tanto da insegnarci, le giovani americane meritano di meglio».

    LA PILLOLA RU-486

    E' un farmaco abortivo: ha il grande vantaggio di impedire l'ospedalizzazione della donna ed il conseguente intervento chirurgico.

    Più indolore, quindi, e causa di minori traumi e, anche, di minori costi per il Servizio Sanitario. Eppure in Italia non è, e probabilmente non sarà mai, distribuito.

    La lobby vaticana, onnipresente sulla scena politica italiana, ne impedisce la legalizzazione (avvenuta da tempo in altri paesi occidentali) nonostante i vantaggi evidenti.