Aborto
I cattolici sanno che se fosse vietato abortire le donne lo farebbero lo stesso di nascosto, ma in cattive condizioni sanitarie e dando soldi alla malavita ... è meglio non vedere, non sapere e pensare di essere buoni?
L'INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA: UN PO' DI STORIA
L'aborto
è
una
piaga
sociale
fin
dalla
notte
dei
tempi;
anche
nell'antichità
le
maternità
indesiderate
erano
spesso
oggetto
di
decisioni
"estreme",
mai
semplici
da
prendere.
Tuttavia,
solo
in
questo
secolo
si
è
affacciata,
e
poi
diffusa,
la
tesi
che
lo
Stato
debba
garantire
alla
donne
che
si
ritrovano
in
questa
situazione
di
poter
decidere
(da
sole)
se
interrompere
la
propria
gravidanza.
Molti
sono
i
motivi
che
giustificano
la
legalizzazione
dell'aborto,
tra
questi:
Fino
al
1975
l'aborto
era
in
Italia
ancora
una
pratica
illegale:
uno
degli
ultimi
paesi
europei
a
considerarlo
un
reato.
Ciò
non
significava,
ovviamente,
che
di
aborti
non
ne
avvenissero:
anzi,
le
donne
italiane,
già
svantaggiate
da
una
legislazione
punitiva
nei
confronti
della
contraccezione,
quando
incappavano
in
una
gravidanza
non
voluta
si
dovevano
rivolgere
clandestinamente
alle
famigerate
"mammane",
praticone
senza
scrupoli
che,
con
mezzi
assolutamente
non
idonei
ed
in
cambio
di
un
lauto
compenso,
"risolvevano
il
problema",
talvolta
al
prezzo
della
vita
della
donna
stessa.
Nel
1975
una
sentenza
della
Corte
Costituzionale,
stabiliva
finalmente
la
"differenza"
tra
un
embrione
ed
un
essere
umano
e
sanciva
la
prevalenza
della
salute
della
madre
rispetto
alla
vita
del
nascituro.
Il
22
maggio
1978
veniva
approvata
la
"storica"
legge
194,
con
la
quale
si
riconosceva
il
diritto
della
donna
ad
interrompere,
gratuitamente
e
nelle
strutture
pubbliche,
la
gravidanza
indesiderata
(clicca
qui
per
il
testo
completo).
In
essa
venivano
stabilite
politiche
di
prevenzione
da
attuarsi
presso
i
consultori
familiari:
era
anche
ammessa
la
possibilità
di
non
operare
per
il
medico
che
avesse
sollevato
obiezione
di
coscienza.
Contro
questa
legge
vennero
avviate
tre
raccolte
di
firme
per
indire
altrettanti
referendum:
una
da
parte
dei
Radicali
(che
ne
chiedevano
una
modifica
in
senso
ancor
più
ampio),
e
due
da
parte
del
cattolico
Movimento
per
la
Vita
(una
per
un'abrogazione
"minimale",
una
per
l'abrogazione
totale).
Quest'ultimo
verrà
poi
dichiarato
inammissibile
dalla
Corte
Costituzionale.
Il
17/18
maggio
1981
si
votò,
in
un
clima
reso
incandescente
dal
recente
attentato
a
Giovanni
Paolo
II:
la
proposta
cattolica
venne
bocciata
a
schiacciante
maggioranza
(68
per
cento),
quella
radicale
anche
(88
per
cento).
LE
TESI
DELLA
CHIESA
CATTOLICA
Nei
primi
secoli
della
sua
storia
non
vi
fu
una
posizione
unanime
della
Chiesa
sul
tema
dell'aborto
(ancora
al
tempo
di
Agostino
molti
vescovi
lo
consideravano
lecito
fino
al
terzo
mese).
In
seguito,
con
la
presa
del
potere
e
la
normalizzazione
conseguente,
anche
l'aborto
finì
per
essere
considerato
un
peccato
mortale,
l'embrione
un
uomo
ed
il
feto
una
persona
da
battezzare
anche
a
costo
della
vita
della
madre
(che
tanto
era
già
battezzata,
e
quindi
salva).
Quindici
secoli
dopo
la
posizione
cattolica
non
è
cambiata:
ancora
nel
1995
Giovanni
Paolo
II,
nella
sua
enciclica
"Evangelium
Vitae",
ha
ribadito
che
"...nessuno
può
autorizzare
l'uccisione
di
un
essere
umano
innocente,
feto
o
embrione
che
sia...",
arrivando
a
definire
le
leggi
che
autorizzano
l'interruzione
di
gravidanza
"del
tutto
prive
di
autentica
validità
giuridica".
Una
rigida
posizione
di
chiusura,
dimentica
della
piaga
degli
aborti
clandestini,
e
ovviamente
refrattaria
anche
ad
una
politica
di
prevenzione
di
tipo
contraccettivo:
il
cardinale
Meisner
è
arrivato
a
definire
l'interruzione
volontaria
di
gravidanza
"un
genocidio".
IL
PERICOLOSO
ESTREMISMO
CATTOLICO
ANTIABORTISTA
Nel
dicembre
del
1991
il
movimento
aquilano
"Armata
Bianca",
col
beneplacito
del
sindaco
ed
il
pieno
avallo
dell'arcivescovo,
eresse
nel
cimitero
un
monumento
ai
"bambini
mai
nati".
Sembrò
allora
quasi
una
scena
folkloristica
(ed
in
seguito
i
suoi
vertici
furono
anche
perseguiti
per
turpi
reati
quali
violenza
sessuale
e
truffa),
fu
invece
il
primo
segnale
di
una
escalation
antiabortista
che
negli
ultimi
tempi
è
diventata
impressionante.
Nel
1997
l'assessore
regionale
piemontese
alla
Sanità
autorizza
un'associazione
antiabortista
di
Novara
ad
organizzare
un
macabro
"funerale
dei
feti",
ogni
fine
mese.
Il
16
dicembre
1999
il
giudice
tutelare,
sotto
le
pressioni
della
stampa
e
delle
gerarchie
cattoliche
che
ne
hanno
fatto
un
caso
nazionale,
decide
di
revocare
la
decisione
precedentemente
presa
dal
tutore
di
far
abortire
una
tredicenne
psicolabile
di
Pozzallo,
violentata
dal
padre.
Nella
notte
tra
il
28
e
il
29
dicembre,
al
pronto
soccorso
dell'ospedale
S.
Camillo
di
Roma
due
sacerdoti
entrano
nel
nosocomio,
facendosi
largo
con
la
forza
tra
il
personale,
allo
scopo
di
bloccare
un
intervento
urgente
per
l'interruzione
della
gravidanza
di
un'altra
tredicenne,
regolarmente
ricoverata
con
l'autorizzazione
del
giudice
tutelare:
per
allontanarli
occorre
l'intervento
delle
guardie
giurate.
Il
7
febbraio
2000
l'abate
di
Subiaco,
dalle
colonne
dell'Osservatore
Romano,
chiede
di
sospendere
le
interruzioni
di
gravidanza
per
tutto
il
periodo
giubilare.
Nell'aprile
2000
in
una
scuola
di
Bolzano
una
professoressa
di
religione
porta
in
classe
dei
feti
di
plastica,
in
presenza
di
esponenti
di
un'organizzazione
antiabortista,
costringendo
le
alunne
a
giurare
sulla
loro
castità
presente
e
futura.
Il
7
agosto
a
Battipaglia
il
sindaco
inaugura
ufficialmente
un
"monumento
alla
vita",
definendo
il
locale
ospedale
"l'abortificio
cittadino".
Nel
novembre
2001
il
Vaticano
ha
sponsorizzato
l'improbabile
appello
al
Parlamento
di
un
ventiquattrenne
di
Pesaro,
affinché
l'ex
fidanzata
non
abortisse:
in
barba
al
fatto
che
la
decisione
fosse
stata
presa
"dopo
aver
capito
che
il
ragazzo
ha
dei
seri
problemi,
e
aveva
raccontato
molte
cose
non
vere
di
sé".
Non
che
all'estero
la
situazione
sia
migliore:
in
Scozia
la
Chiesa
è
arrivata
a
finanziere
bambine
dodicenni
affinché
portassero
avanti
la
gravidanza.
Negli
Stati
Uniti
i
cattolici
sono
perfino
scesi
nell'illegalità:
i
medici
abortisti
sono
oramai
vittime
di
continue
intimidazioni
(basta
dare
un'occhiata
al
sito
"Operation
Rescue",
dove
se
ne
vantano
pure,
per
farsene
un'idea),
e
l'equiparazione
dell'aborto
ad
un
assassinio
da
parte
dei
leaders
vaticani
ha
spinto
diversi
facinorosi
ad
assaltare
le
cliniche
dove
viene,
legalmente,
praticata
l'interruzione
di
gravidanza.
Diversi
medici
stati
addirittura
assassinati
o
feriti
in
questo
modo:
i
casi
sono
talmente
numerosi
che
la
NAF
(National
Abortion
Federation)
redige
periodici
"bollettini
di
guerra"
nei
quali
si
contano
le
vittime.
Queste
statistiche
sono
disponibili
anche
on
line
sul
loro
sito
(http://www.prochoice.org/default2.htm,
poi
selezionare
"Clinic
violence").
LA
LEGGE
194:
CHI
VUOLE
ABROGARLA
E
CHI
LA
DIFENDE
Negli
ultimi
tempi
le
gerarchie
vaticane
non
si
limitano
a
rendere
note
le
proprie
opinioni,
indirizzandole
ai
propri
fedeli:
intervengono,
continuamente
e
deliberatamente,
sulla
scena
politica
al
fine
di
ottenere
quanto
da
loro
richiesto,
affinché
sia
applicato
a
tutta
la
popolazione.
All'estero
questo
interventismo
ha
già
suscitato
polemiche:
in
Germania
il
Vaticano
è
intervenuto
per
vietare
ai
consultori
cattolici
il
rilascio
del
certificato
necessario
per
legge
per
abortire.
In
Polonia,
il
governo
filo-papale
ha
nuovamente
limitato
l'interruzione
di
gravidanza,
ripristinata
nel
1993
dal
precedente
governo.
I
vescovi
sono
anche
intervenuti
affinché
la
carta
dei
diritti
fondamentali
dei
cittadini
dell'Unione
Europea
contenesse
un
articolo
sul
«rispetto
del
diritto
alla
vita
dal
suo
inizio
alla
sua
fine
naturale»,
al
fine
di
rendere
illegali
le
leggi
nazionali
su
aborto
ed
eutanasia.
La
legge
194
fu
approvata,
non
a
caso,
in
un
momento
di
transizione
e
di
relativa
debolezza
del
Vaticano
(Paolo
VI,
molto
malato,
sarebbe
morto
dopo
poche
settimane):
con
l'attuale
papa,
e
con
la
sua
capacità
di
far
rigar
dritto
i
politici,
cattolici
e
non,
probabilmente
non
sarebbe
mai
stata
approvata.
La
strategia
cattolica
è
molto
semplice,
ed
è
spudoratamente
esplicita:
anzitutto,
nell'ambito
della
legge
sulla
fecondazione,
far
passare
il
concetto
che
"l'embrione
è
una
persona".
Ottenuto
ciò
si
aprirebbe
infatti
un
conflitto
con
l'articolato
della
194,
per
cui
si
sarebbe
"costretti"
ad
intervenire
anche
su
quest'altra
legge,
per
modificarla
in
un
senso
ovviamente
più
restrittivo,
se
non
per
abolirla.
Diversi
partiti
si
stanno
già
mobilitando
in
tal
senso:
esponenti
di
AN,
del
CCD,
dell'UDEUR
hanno
più
volte
riaffermato
la
loro
intenzione
di
modificare
o
abrogare
la
legge
194
(clicca
qui
per
un
ordine
del
giorno
approvato
dalla
Camera).
Il
Presidente
del
Lazio
Storace
vorrebbe
inserire
degli
articoli
nello
statuto
della
sua
regione
che
di
fatto
ne
renderebbero
impossibile
l'applicazione
sul
suo
territorio.
In
questo
contesto
sono
purtroppo
poche
le
voci
che
si
levano
a
difesa
della
legge:
essa
è
di
solito
affidata
ad
alcune
parlamentari
che
lavorano
spesso
isolate.
A
fronte
di
numerose
proposte
di
legge
volte
a
peggiorare,
se
non
ad
abrogare,
l'attuale
normativa,
solo
il
senatore
verde
Corleone
ne
ha
avanzata
una
migliorativa:
il
progetto
di
legge
162,
infatti,
propone
norme
tese
ad
assicurare
sempre
e
comunque
il
servizio,
ed
ad
impedire
a
ginecologi
obiettori
l'assunzione
dell'incarico
di
responsabile
del
reparto.
Nella
XIV
legislatura
la
proposta
è
stata
ripresentata
dal
suo
compagno
di
partito
Cento
(clicca
qui
per
il
testo).
I
radicali
nel
frattempo
hanno
presentato
una
proposta
di
legge
di
iniziativa
popolare
volta
a
normare
complessivamente
il
tema.
La
situazione
non
migliora
nella
cosiddetta
"società
civile":
la
percezione
del
rischio
che
si
corre
è
molto
flebile.
A
difendere
la
legge
sono
rimaste
alcune
associazioni
storiche
come
l'UDI
(Unione
Donne
Italiane)
o
come
l'AIED.
Tra
le
poche
altre
associazioni
attive
sulla
materia
segnaliamo
la
Consulta
di
Bioetica
(un
suo
documento
è
disponibile
on
line)
e
l'ADUC
(sul
loro
sito
è
possibile
sottoscrivere
una
petizione
per
l'introduzione
della
pillola
RU-486).
L'UAAR
è
ovviamente
sensibile
a
questo
tema
ed
appoggia
tutti
gli
sforzi
fatti
per
difendere
o
migliorare
la
legge
194.
La
nostra
rivista
"L'Ateo"
si
è
occupata
diverse
volte
di
sensibilizzare
i
suoi
lettori
sull'argomento:
si
veda
ad
esempio
"Bioetica
e
aborto",
di
Carmelo
R.
Viola
apparso
sul
numero
3/98.
L'ATTUALITA'
DELLA
LEGGE
194
Se
la
legge
194
è
riuscita
in
gran
parte
ad
eliminare
la
piaga
degli
aborti
clandestini,
le
finalità
sociali
e
di
prevenzione
della
legge
non
sono
state
perseguite
seriamente:
anche
per
colpa
di
chi
doveva
farla
applicare,
che
non
di
rado
era
contrario
(magari
solo
di
facciata)
alla
legge
stessa.
Il
polverone
sollevato
dalla
Chiesa
Cattolica
sulla
pillola
del
giorno
dopo
ha
dimostrato,
una
volta
di
più,
come
il
Vaticano
sia
assolutamente
indisponibile
a
dare
un
apporto
per
il
miglioramento
della
situazione.
A
ciò
contribuiscono
anche
i
medici
"obiettori":
esistono
intere
zone
della
penisola
dove
abortire
è
una
vera
e
propria
impresa.
In
Italia
il
64,1
dei
ginecologi
ed
il
55,5
dei
paramedici
fa
obiezione
di
coscienza
(dati
1998).
A
parte
la
Val
d'Aosta,
tutte
le
regioni
vedono
una
maggioranza
di
medici
antiabortisti,
con
il
primato
che
va
a
Bolzano
(addirittura
il
90%).
L'obiezione
assicura
inoltre
dei
vantaggi
anche
dal
punto
di
vista
della
carriera:
l'aborto
è
un'operazione
relativamente
semplice,
e
rifiutandosi
di
praticarlo
si
resta
"casualmente"
disponibili
per
interventi
più
impegnativi.
Flores
d'Arcais
su
MicroMega
(numero
4/2000),
ha
parlato
di
impedire
l'assunzione
negli
ospedali
pubblici
di
di
ginecologi
che
hanno
riserve
a
praticare
interruzioni
di
gravidanza.
Gli
ultimi
dati
dicono
che
in
Italia
si
praticano
annualmente
11,4
aborti
ogni
mille
donne
tra
i
15
e
i
44
anni:
un
dato
molto
basso,
inferiore
ad
esempio
a
paesi
come
il
Regno
Unito,
gli
Stati
Uniti
e
l'Australia.
Il
numero
tra
l'altro
è
in
costante
calo
(meno
35%
dall'anno
di
introduzione
della
legge),
mentre
purtroppo
aumentano
le
interruzioni
di
gravidanza
tra
le
giovanissime:
un'ulteriore
riprova
che
in
Italia
manca
una
seria
politica
di
informazione
sulla
contraccezione.
In
aumento
anche
il
dato
delle
donne
immigrate.
Per
una
panoramica
completa
sui
dati
statistici
è
possibile
cliccando
qua.
Inoltre,
l'Istituto
Superiore
di
Sanità
ha
confermato
il
calo
nel
numero
degli
aborti
clandestini,
ridottisi
oramai
a
20/25
mila
l'anno
e
limitati,
prevalentemente,
all'Italia
insulare
e
meridionale
(guarda
caso
le
zone
dove
maggiore
è
l'obiezione
di
coscienza).
Insomma,
un
bilancio
positivo,
dove
le
ombre
nascono
proprio
dalla
non
applicazione
completa
della
legge.
Il
Guttmacher
Institute
di
New
York,
specializzato
nello
studio
delle
politiche
riproduttive,
confrontando
i
dati
di
46
nazioni
è
arrivato
a
commentare
"è
chiaro
che
l'atteggiamento
pragmatico
degli
europei
sulle
attività
sessuali
dei
giovani
funziona:
l'Europa
e
l'Italia
hanno
tanto
da
insegnarci,
le
giovani
americane
meritano
di
meglio».
LA
PILLOLA
RU-486
E'
un
farmaco
abortivo:
ha
il
grande
vantaggio
di
impedire
l'ospedalizzazione
della
donna
ed
il
conseguente
intervento
chirurgico.
Più
indolore,
quindi,
e
causa
di
minori
traumi
e,
anche,
di
minori
costi
per
il
Servizio
Sanitario.
Eppure
in
Italia
non
è,
e
probabilmente
non
sarà
mai,
distribuito.
La
lobby
vaticana,
onnipresente
sulla
scena
politica
italiana,
ne
impedisce
la
legalizzazione
(avvenuta
da
tempo
in
altri
paesi
occidentali)
nonostante
i
vantaggi
evidenti.