25 aprile
Le forze della resistenza
Costituirono il movimento di Resistenza forze eterogenee, diverse tra loro per
orientamento politico e impostazione ideologica, ma unite nel comune obiettivo di cacciare il nazifascismo e di conquistare la
libertà. Attorno ad esse si riunirono persone diverse per età, censo, sesso, religione, tra le quali erano personalità di
spicco dell'antifascismo – che avevano avversato e combattuto il fascismo durante il ventennio del regime, spesso pagando con
galera, esilio, confino, taluni partecipando alla guerra antifascista in Spagna (1936-1939).
Accanto a loro i militari che durante la guerra avevano conosciuto dal vivo la rovinosa demagogia del fascismo, giovani e giovanissimi che rifiutavano l'arruolamento nelle file del nuovo fascismo repubblicano e che, di fronte alla durezza dell'occupazione tedesca, sceglievano la via dell'opposizione e della lotta. Il movimento fu fortemente unitario, pur mantenendo ogni forza partecipante la propria specificità e la propria visione politica. Talune contrapposizioni iniziali finirono per essere superate e accantonate nel corso della guerra, per dare spazio, sul piano politico e su quello militare, a larghe intese che consentirono di definire i comuni obiettivi e di sviluppare un coordinamento sempre più puntuale, efficace e incisivo. I maggiori partiti antifascisti organizzati – Partito comunista, Partito socialista, Democrazia cristiana, Partito d'azione, Partito democratico del lavoro, Partito liberale – costituirono il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) cui venne attribuita la direzione politica e nel seno del quale i comitati militari assunsero la responsabilità dell'organizzazione delle forze che andavano raccogliendosi in città e in montagna. Si trattò naturalmente, di uno sviluppo complesso e difficile, sovente frammentario; la spontaneità di molte iniziative, le condizioni di clandestinità e segretezza in cui si doveva operare, le difficoltà di collegamento, l'aleatorietà dei contatti, la scarsità di mezzi, i duri colpi inferti dai nazifascisti, tutto ciò mise a dura prova l'obbiettivo delle forze patriottiche. I nazifascisti sin dall'inizio scardinarono centri politici e operativi, catturando, torturando membri e responsabili del movimento e con estesi rastrellamenti attaccarono in montagna i primi nuclei armati e le prime bande partigiane. Ciò malgrado, il movimento di Resistenza si consolidò e si estese, si radicò gradualmente sul territorio, trovò consenso e sostegno in gran parte della popolazione, resse alla prova dei tanti arresti, delle torture, delle deportazioni nei Lager nazisti di sterminio, delle fucilazioni, delle rappresaglie. Regione per regione, zona per zona, la presenza delle formazioni partigiane nelle vallate e sulle montagne si fece sempre più massiccia e dalle bande iniziali si passò a ben organizzate brigate (le "Garibaldi", le "Giustizia e Libertà", le "Matteotti", le "Mazzini", le "Autonome", etc.) mentre nelle città prendevano vita le SAP (Squadre di Azione Patriottica) e i GAP (Gruppi di Azione Patriottica), dediti a operazioni di reclutamento di sabotaggio, ad azioni di guerriglia urbana, ad attività propagandistica e di reclutamento, sostenuti da movimenti di grande impegno quali i Gruppi di Difesa della Donna (GDD) e il Fronte della Gioventù (FdG). |