Canto alle madri
Loredana Magazzeni
Coro delle madri
canto delle parole a perdersi!
Le dita che scelgono
a manciate
in vicinanza per lontananza confondi
i confini -dentro cerchia vegliano le parole murate
danza, danza delle mani che assolvono
disciolgono
conservata intatta la visione
dentro gli aghi di pioggia
con fiato d'erba muraria
ti macchia vertigine
tra le dita dell'erba distante
cristallina per l'acqua
di musica e palle
Che eri nata appena e sussurravi
la parola redenta dentro il passo dell'alba
che eri nata appena e sussurravi
promesse di redenzione a chi ti voleva
profeta dalle mani bianche alte
sopra la casa e il coro delle anziane
neniando la profezia interrotta ti voleva
signora delle lontananze e degli echi
ti vedeva un altro cielo solcare
a falcate notturne la distanza
del sangue, nata scura, nata
sopra un ramo di rosa, profetessa
delle parole spente come lume
resinoso ed era ulivo o ciliegio
nella folta campagna proprio
in quel punto che il sasso
tonfa sopra la zolla ed è polvere
che delira remigando tra i
rami sono sbarre su penombre di celle
e hai gettato la chiave via lontano
………
oppure che eri nata appena
nella culla vegliata da un rumore d'ossa
ed erano bisbigli parole sussurrate
appena gli dei della distanza ti recarono
doni dentro il mattino ali di piccione
sul tetto pavoni cresciuti
all'ombra della casa
dentro la trasparenza degli dei nuovi
una mano timorosa di nuocere le madri
ti portarono in dono un alfabeto di corolle
per te nominarono il mondo e i loro echi
fecero il mondo per te che guardavi capovolta
nell'acqua ed era indaco la traccia
che ti segnava le labbra e la tua fronte
era la pietra su cui posavi il baricentro
del mondo bocche senza denti ridono miti
un idioletto selvaggio come mandorla
aperta manda e il tuo cuore bianco
che sa di polpa zuccherina pronta
che eri nata appena e i confini
non tocchi abitando in distanza confini
sono il segno di un'azione che continua a
visitarci, a lenire, la natura geme
e sospira come in un parto e il glicine
innalza il lilla dei suoi corimbi
dentro le crepe dei muri dove più non tocchi
distanza - gemere e smagarsi come in un parto-
e lasci la tua pelle muta davanti alla porta
la muta di una farfalla sbocciata e tocchi
polvere se tocchi le ali della farfalla muta
………
quello che torna indietro al rosa al verde
ai rovi dentro un profondissimo cuore
crepaccio sdrucciolo saltimbanco fra gli orsi
………
affianca, affianca scopri cerca tenta
piantona spintona offendi e schianta
la tua arsura aggressiva si nasconde dentro
la terra, si rifà radice amara, dura pianta
ed eri nata appena e già pativi mancanza
e ora riluci come vento che accende
………
vegliano le madri nel silenzio dei corpi
e un occhio trasparente le vede venir lente
verso l'inizio del giorno e tessono bisbigli
che riconosci parole, le parole terrestri
che fanno luce dentro il mattino e sono
sfere di chiarore dentro la pelle e sono
il lume che pulsa anche spento.