Da "il Risveglio dell'Impero"

Nell'iconografia tradizionale le antiche vestigia di templi che in un passato remoto troneggiavano sulle città, riunendo in esse il segno della forza, del potere e della dedizione religiosa incutono ancor oggi rispetto ed un reverente, quasi mistico, rispetto. Le grandi vestigia che disperatamente cercano di sottrarre alle sferzate del tempo gli antichi sfarzi riescono a rivivere proprio grazie alla ritrovata presenza dell'uomo. Il nudo poi, per il suo alto valore simbolico, riconduce il pensiero al valore della vita, nella sua assoluta e straordinaria semplicità. Così il nudo è fecondo e discreto, pronto a ridare vita persino al passato sottraendo quei massi all'ingiurioso e sfacciato incedere dei secoli. Un nudo primordiale, se vogliamo, sottilmente complice con l'atmosfera di rarefatta pace che le colonne, i porticati, gli archi e gli anfiteatri incorniciano e che confondono e ammaliano l'osservatore. E' un nudo materno e sottile che perpetua il tempo, sottraendo tempo al tempo, alienando quasi istantaneamente tutte le coordinate, inutili a questo punto, dello spazio e del suo tempo. Come non notare gli occhi chiusi a confermare una evidente tranquillità; come non sentire la leggerezza impalpabile di quelle forme femminili tese quasi a diffondere altro mistero ed emozione? Possiamo immaginare la suggestione e la potenza di queste antiche opere dell'uomo solamente per ciò che il tempo ci ha lasciato. Desiderare di far rivivere ancora uno sfarzo ed una grandezza che oggi riesce ancora a confondere è un profondo desiderio per tutti coloro che, curiosi, esplorano il tempo attraverso anche le opere dell'uomo. Fabio Rinaldi restituisce questo umile rispetto per il passato attraverso una serie di immagini attente e tese a ridare vita a ciò che è ricordo attraverso la vita, il corpo. Il suo nudo discreto appare in simbiosi con il paesaggio e con quelle antiche pietre che sembrano, esse stesse, evocarne l'emozionante presenza.

Tullio Fragiacomo - Trieste, 1995

 

Da quand'è nata, la fotografia si è trovata a fare i conti con la propria forza e la propria debolezza. La forza era costituita dalla possibilità di dare un rendiconto di ciò che era stato davanti all'obiettivo al momento dello scatto. La debolezza è costituita paradossalmente dalla medesima condizione. Perchè l' immagine fotografica venga creata, deve esserci dall'altra parte dell'obiettivo un qualcosa, un soggetto. Mentre tutta la nostra tradizione iconografica passa attraverso immagini che sono anche veicolo di idee. Un quadro può raffigurare un santo, una divinità, un momento dello spirito. Se la fotografia vuole percorrere la medesima strada, deve inventarsi un soggetto che posi davanti alla macchina, e che venga investito dall' idea o dal momento dello spirito. E poi ogni fotografia è legata a un momento, quello dello scatto. Questo rende ogni fotografia testimone del nostro trascorrere, che è l' unico fatto sul quale sappiamo che non ci sarà mai umano controllo: il tempo è, e non possiamo farci nulla. Questo rende sempre difficile il nostro rapporto con il tempo, anche perchè alla fine di esso c'è la morte, che non è un concetto con il quale familiarizziamo volentieri: anzi. Inoltre il momento dello scatto implica un altro momento disturbante: ogni fotografia deve fare i conti con un contesto storico, quello nel quale è stata creata. Per essere letta interamente, essa andrebbe ricollocata in questo contesto: teoricamente, leggere fotografie significa, da questo punto di vista, fare automaticamente storia. Nulla di tutto ciò è evitabile. E tutto ciò può essere per la fotografia una forza (se lo leggiamo come possibilità) o una debolezza (se lo leggiamo come limite). I fotografi hanno sempre cercato di superare il limite, e il nudo è una della strade tipiche per sottrarsi a questa condizione. Senza vestiti, in un ambiente privo di segni umani, il tempo è più lontano; la raffigurazione è riportata ai suoi modelli più semplici; in qualche modo, l' immagine fotografica sembra avvicinarsi agli archetipi dell'essere. Curiosamente, però, il tempo spesso si vendica. Il contesto riaffiora in un taglio di capelli, o nello stile del fotografo, o nei piccoli segni stilistici da lui lasciati. Il fascino del nudo sta qui: nel suo rapporto con le basi della fotografia. Così è sempre stato, e ormai il nudo è un sistema, con i suoi maestri, le sue regole, mai scritte e sempre mutanti, i riferimenti ai quali essere vicini e gli esempi da negare. Un sistema significa che il fotografo interagisce non solo con la pellicola, la carta, ma anche con una serie di riferimenti culturali nei quali è immerso, e all'interno dei quali va a collocarsi. Un sistema significa che ci si colloca all' interno di una cultura fotografica, per quanto poco questa possa essere diffusa in ambito sociale.

Fabio Amodeo

 

Acqua & Vita

 

Mistica

 

Celtica

 

Emozioni

 

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