ROMANZO di STEFANO VILLA
MEMORIE DI UN
MUSICISTA
Correva
l'anno 1972, per l'esattezza era il 23 gennaio 1972 alle ore 2.30 del mattino.
Ora incomincio a raccontare la mia lunga storia
travagliata. All'epoca avevo 23 anni, quella
notte non
ero felice per nulla, quindi
poiché non dovevo rendere conto ad alcuno, decisi di
vestirmi e coprirmi
molto
bene perché il freddo e la nebbia non mancavano.
Saltai sul camion e partii per una località di
cui non ricordo il nome. Ora proverò a mettere
nero su bianco ciò che scrissi quella notte
passata in
cabina del mezzo.
Sono in una piazza; mi guardo attorno e
vedo tante cose cioè nulla, solo nebbia
all'intorno. Fissando
questa fitta muraglia che mi
circonda, la scruto e cerco di penetrare in
essa.
Ora quelle cose le vedo,
ma le guardo come se
neppure esistessero, perché il mio pensiero
è molto lontano.
Il mio cervello lavora e mi
strugge perché cerca il momento o il periodo che sarebbe dovuto essere il
più
felice della vita ossia,
cerca il momento in cui un ragazzo si sente veramente di essere
qualcuno e
sa di poter essere utile a qualcuno. Ricordo vagamente che fui avvolto da un
gran torpore, facendomi
chiudere gli occhi e portandomi con la sua grande energia
fuori dal luogo in cui mi trovavo.
Quando mi
svegliai, mi sentivo tranquillo
e sereno. Guardando il quadrante dell'orologio,
vidi che erano le nove
del mattino. Misi in moto e andai a
parcheggiare altrove e decisi così di fare due passi a
piedi.
Cammin facendo, arrivai in una via
buia e stretta, parlando con me stesso dicevo: "Stiv, devi salire su
un palco e suonare,
solo così il tuo ego, potrà essere in pace. Il freddo era intenso, ma la
mia voglia di
sopravvivere
lo scavalcava vincendolo. Mi sedetti sulla
unica panchina esistente in zona e con
molta
brina su di essa. Pensavo e ...
ripensavo
senza
venire a capo di nulla. Ormai intirizzito
dal freddo, non
riuscivo neppure ad alzarmi.
Voltatomi a destra, una dolce visione
appariva innanzi a me. Meravigliato
pensai: "non
può
essere ciò che i miei occhi vedono,
questo deve essere un miraggio". Ma no questa
visione si avvicinava sempre più e quando fu
vicinissima disse: "Stiv se vuoi ti chiamerò
così".
Non
sapendo chi fosse questo angelo le
domandai: "dolce angelo mi puoi dire da dove
vieni?" Dolcemente
mi rispose: "sai Stiv,
non lo puoi sapere ma provengo da una Luna molto
lontana da qui, si chiama
Stefano;
proprio come te e dista ... 2720,9722 milioni di km
dalla
terra. Stefano è un piccolo satellite
naturale di Urano, la sua scoperta risale al
1999 da un'équipe di scienziati appartenenti alla
terra.
Ora cos'altro vuoi sapere? Se lo saprò, ti risponderò molto
volentieri. Le domandai: "per cortesia, mi
puoi
dire il tuo nome?" Ella molto gentilmente mi rispose:
il mio nome è Angela e farò tutto quello che
mi è concesso di fare per renderti
felice. Approfittando dell'occasione le dissi: "desidererei
tantissimo
imparare a suonare
bene il mio strumento e conoscere qualche
persona in grado di cantare e danzare.
Angela mi disse:
"molto bene Stiv, ti accontenterò ma quando sarà
il momento. Devi sapere ancora
qualcosa su
di me e te lo dirò immediatamente.
Io sono la
voce della tua coscienza che non ti potrà
mai
tradire. Sono il tuo angelo custode e se tu sarai sempre sincero con me,
vedrai che non te ne
pentirai. Ora vedo che sei
molto stanco, perciò chiudi gli occhi e dormi. Mi
svegliai all'alba e dopo aver
aperto gli occhi,
vidi un bel visino davanti a me. Una bimba
assai più giovane di me, dai capelli biondo
castano. Appariva con un diadema sul capo la quale
mi diceva: ecco sono qui dimmi quello che devo
fare e lo farò. Non sapendo affrontare la
situazione feci una figura da stupido e lei mi
disse: "Ora ti
lascio per breve tempo ma tornerò.
Dopo non so quanto tempo, ebbi nuovamente la visita di quella bellissima signorina. A
questo punto
ancora incredulo le domandai: "bella signorina, dimmi chi sei e da dove vieni.
Mi rispose; il mio nome
è Lella e provengo da
una luna molto distante da qui. Anni or sono,
questa Luna un vostro terrestre la
battezzò dandole il nome Stefano e questo nome mi
piace tanto, anche perché è identico al tuo.
Sono molto felice di averti conosciuto e
ti dirò cosa so fare.
Si mise
seduta e accavallò le gambe, dopo
di che
guardandomi negli occhi disse: "cosa vuoi che ti
canti?" Le domandai balbettando; ma tu
canti?
Lei sorridendomi e scuotendo il capo;
disse caro Stiv, anche se provengo da una
Luna della via lattea
non è detto che
non sappia cantare; poi, se a te non
piace la mia voce e come canto,
dimmelo che non
mi offenderò,
quello
che conta è rimanere ottimi
amici. Ancora incredulo le dissi: "Lella mia
bellissima
amica,
che dalla tua ugola esca
qualcosa a te caro.
Cantò un brano stupendo;
celestiale e non di
questo mondo ma bensì del
suo dal titolo "Amore in due".
Quand'ebbe
terminato l'esibizione, non seppi trattenere la
commozione e piansi su di lei. Ella non
disse
nulla e mi lasciò sfogare, poi quando mi
ripresi se n'accorse mi disse: "allora
Stiv,
mi dici se ti sono
piaciuta almeno un pochino?
Le dissi Lella non mi sei piaciuta solo un
pochino ma tantissimo.
Ricordo che quella notte,
si mise a piovere
per cui la temperatura non era molto rigida e quindi potei
dormire un po'
di
più. Il mattino un po' sul tardi svegliatomi,
vidi che Lellina dormiva tranquillamente
come un
angioletto in un cantuccio.
La guardai e vedendo
che dormiva scoperta, mi permisi di andarle
accanto per rimboccarle
le coperte come se fosse
stata la mia bambina. Cercai di non fare rumore
e
uscii quatto quatto dalla cabina
del
camion per non svegliare Lellina.
Non appena misi il piede destro
sul
predellino
per scendere, come per incanto notai due altre belle bimbe, una di esse mi
chiese: "mi
perdoni, può indicami dove si trova
questa via?"
Dopo aver parlato con loro dissi ora vi lascio perché
ho molto sonno buona
notte. Una delle due
ragazze, si mise a canticchiare qualcosa che a
me piacque
tantissimo la bloccai e le domandai: dimmi
come ti chiami se ti va.
Mi disse, no se prima
non dici il
tuo
nome.
Dopo averglielo detto disse che il suo nome era
Liliana e che cantava così da
parecchi anni,
cercando di farsi conoscere da qualcuno.
Disse
che oltre a lei, ci sarebbe stata Manuela
la sua sorellina
e amava anche danzare. E fu
così che Lellina con il suo grande
aiuto, mi fece trovare altri due angeli e
quindi formavamo già un bel quartetto.
La voce
di Lellina era a dir poco stupenda e si fondeva
benissimo con quelle di Liliana e di
Manuela.
Dopo
aver fatto molte prove, Liliana disse che
conosceva molta gente influente in grado di
procurarci
dei contratti e che avrebbe fatto
volentieri la nostra manager (se
l'avessimo
desiderato). Disse inoltre
che aveva in mente il
nome da dare al gruppo. Dopo
essermi seduto, le
dissi: su Liliana, sputa questo
nome. Mi disse,
se ti piace il nome del
nostro gruppo potrebbe
essere "The Smoog" ti va?
Le dissi:
"Lili, permettimi di chiamarti
così, questo nome mi
piace tanto, ti posso dare un bacetto in
segno
di apprezzamento? Mi
disse: "si,
baciami che non opporrò resistenza.
Sai, Stefano
domani mi
metterò in
contatto con alcuni
impresari teatrali e andremo alla grande, ora però consolami perché ne
sento il
bisogno. La pioggia continuava a scrosciare
insistente contro le finestre.
Il vento era
fortissimo
e il mio tugurio era diventato
qualcosa di molto prezioso. Passai una
bellissima notte con Lili.
Ci svegliammo molto
tardi e lei dovette vestirsi in fretta perché
voleva contattare
alcuni suoi amici
(impresari
teatrali), quindi ci salutammo e se ne andò. Restai così tutto solo col mio Jazz
Bass Fender.
Provai a tirare giù
da un disco un brano molto bello degli Steppenvolf dal titolo Desperation.
Ci vollero
diversi giorni perché mi
venisse identico ma alla fine ci riuscii.
Era una
giornata
uggiosa e il mio morale a terra non
riuscendo a combinare un bel niente.
Sapevo
benissimo
il motivo per cui mi trovavo in questo
stato ma non potevo farci nulla. Ad un certo
punto,
qualcuno suonò il campanello della mia
alcova. Andai ad aprire e vidi con immenso
piacere
che era ...
Lella, la quale mi disse di
avere una gran voglia di farmi ascoltare un
brano da lei
composto. Le dissi:
"vieni qui Lellina e fammi ascoltare ciò che hai composto;
sono curioso".
La dolce presenza di Lellina,
contribuì a tirarmi su il morale. Quand'ebbe
finito di cantare,
mi domandò: "Stefano, dimmi
la verità;
può piacere?. Con il nodo alla gola
le dissi; Lellina,
non ho parole è stupendo hai già trovato il
titolo?
Rispondendo sottovoce disse: "si Stefano,
lo intitolerò "Un
cuore" ti piace? Moltissimo risposi.
Aggiunsi
inoltre: "Lella, continua così
perché
hai molto talento. Sento che un giorno non
molto distante, te ne
andrai per altre
direzioni, lasciandomi nuovamente solo e assorto
nei miei pensieri.
Intanto i giorni passavano
lenti e silenziosi. Aspettavo con ansia il mio amore ma
di lei non
avevo più
notizie e quindi persi ogni
speranza di rivederla e riabbracciarla. Ero
nuovamente
tornato ad essere un
povero illuso e
deriso da tutti, solo perché
credevo in quello che
tanto
desideravo portare avanti.
In quel preciso
istante fui ispirato per scrivere un cantico dal titolo "DIO".
Papà buono, non aspiro a
diventare qualcuno, ma
solo a trasmettere un messaggio
all'umanità, tralasciando
tutto quello che è
superfluo e ingombrante, portando con me, solo
ciò che vuoi che porti.
Trascorsi così parecchio tempo
in solitudine. Di
tanto in tanto arrivava Lellina a confortarmi
con la sua voce d'angelo. Quando apriva
la bocca
e impostava le labbra per far sì che le
corde vocali emettessero un suono limpido e
cristallino,
mi mandava in visibilio tanto da
non capire più nulla e commuovermi a morte. Dopo
qualche settimana
bighellonando qua
e la per una via squallida di una città
qualsiasi e senza alcuna meta, venni avvolto
dallo sconforto decidendo così (prima di farla
finita) di riposare un po' sull'unico gradino esistente nella
zona.
Per quella via, non passava anima viva; era
deserta e mi terrorizzava. L'aria era
molto fredda e
umida. Avvertivo già le prime
gocce di pioggia e dopo mezzora si
scatenò l'ira di Dio, fortunatamente
non durò
molto. Ero inzuppato dalla testa ai piedi e
intirizzito dal freddo.
Ad un certo punto vidi in
lontananza,
l'avvicinarsi di un auto la quale
rallentò e si fermò proprio di fronte a me.
L'autista molto
gentilmente, abbassò il
finestrino
chiedendomi se avessi gradito un passaggio.
Ancora incredulo risposi
subito di si.
Era una
bella ragazza dai capelli lungi e castani. Al
suo fianco, sedeva un'altra simpatica
ragazza
dai capelli lunghi e neri altrettanto gentile e
un po' più timida dell'autista il quale mi domandò
dove desideravo che mi
avesse portato. Le risposi: gentile signorina, mi porti dove vuole perché non
ho nessuna
fretta. Disse di chiamarsi Marzia e la sua amica
Antonella, poi domandò il mio nome. Dissi
di
chiamarmi Stefano.
Marzia mi portò a casa
sua assieme ad Antonella, in una lussuosa villa
situata in
periferia.
L'appartamento era molto grande e accogliente
(non sembrava il mio tugurio).
Non osavo
neppure calpestare gli splendidi tappeti che
secondo me, dovevano essere Persiani.
Dopo avermi obbligato a fare una bella doccia
calda e rilassante, estrasse da un armadietto
il phon, e
invitandomi a sedere per incominciare ad
asciugare i capelli. Naturalmente dopo
aver fatto la doccia
mi
fece indossare qualcosa
di suo. Poiché i miei indumenti erano ancora impregnati
d'acqua, con molta
cura li mise accanto al
caminetto ad asciugare. Ero estasiato
e senza
parole per la bella accoglienza
fattami.
Mentre parlavamo del più e del meno, non vedendo
Antonella, domandai dove fosse finita.
Ella con voce flebile disse: non è scappata è
solo in cucina a prepararci un buon pranzetto.
Ora se mi
vuoi aiutare, prepareremo il tavolo
così potremo gozzovigliare raccontandoci
poi
tante belle cose e per
conoscerci meglio.
Dopo aver mangiato abbondantemente,
Marzia mi
fece visitare la sua bellissima dimora
e in ultimo
entrammo assieme ad
Antonella in una
altra
bella sala, in fondo alla quale, vi era
una batteria con a
fianco una chitarra
elettrica.
Le dissi: bella questa batteria; chi la suona?
Mi rispose: Io, Stefano, sono
una batterista e
Antonella è una valida chitarrista e
cantante.
A tempo perso lavoriamo presso una
rinomata
pasticceria del centro e il nostro datore di
lavoro si chiama Andrea, ora però cerchiamo un
ingaggio in qualche gruppo orchestrale.
A
proposito tu che lavoro fai? Le dissi: "Marzia
se
ho capito voi
siete libere". Mi rispose: "si
Stefano siamo libere, ma che centra questo? Non hai ancora risposto
alla
mia domanda.
Per cortesia; potrei sapere che tipo di lavoro
svolgi? Dimmelo ti prego sono curiosa.
Dopo
alcuni istanti di suspense le dissi: "cara
Marzia
la mia professione è quella di bassista."
Ricordo
che per un po' ci guardammo in faccia
come tre mentecatti, poi Antonella prese la
parola disse: "allora
se ci vuoi, saremo tue e
così potremo formare un bel trio; sei contento?
Le risposi: "certamente; però
perdonami per
qualche secondo perché vorrei fare due conti. Parlando ad alta voce dissi:
"Marzia la
bella
batterista
c'è, Lellina come primadonna c'è, Antonella come chitarrista c'è,
Liliana e Manuela
come
ballerine e cantanti
ci sono, io come bassista ci sono quindi,
mancherebbero solo un'organista e
un flautista.
A questo punto Marzia mi domandò, posso
chiamarti Stiv? Le dissi: "si Marzia; chiamami
pure così che va bene,
però concedimi il privilegio di dirti che sei
molto bella e sul palco farai
una gran
figura, soprattutto quando le tue mani
impugneranno le bacchette o le spazzole e i
tuoi
lunghi capelli
sciolti accarezzeranno
il rullante,
il charleston
il timpano in un
secondo tempo.
Il piedino invece, sarà
sempre in continuo
movimento su e giù sul pedale della
grancassa,
che nessuno potrà ammirare.
Ora ti
dico che sono contento di aver conosciuto
due splendide ragazze come voi proprio
questa
sera.
Ricordo che quella sera fu indimenticabile perché mi addormentai sul morbido
divano di
Marzia, dopo
aver mangiato abbondantemente al
lume di candela.
La data era il
28 gennaio
1972. Alle 23.50 venni
svegliato dalla padrona di casa
madame Marzia la quale mi diede il cellulare
dicendo: "Stiv rispondi è
Lella. Le dissi ciao
Lellina
dimmi tutto.
Mi disse di aver ricevuto una telefonata da
parte di Chiara.
Le domandai:
"Lellina è una cosa
importante quello che mi vuoi dire? Rispose certo; vengo
subito al
dunque. Ti
ricordi la sera quando ci conoscemmo? Ebbene;
quella signorina molto
graziosa che andava
su e giù, si
chiama Stefania
ed è diplomata in pianoforte. Anche lei
come noi, cerca lavoro
sei contento
se la contatto? Risposi:
"si
Lellina; fallo subito sennò
non ti guarderò più".
Dopo qualche minuto, mi
ritelefonò dicendo di averla contattata e che
Stefania era onorata
di far parte di un gruppo
come il
nostro.
Ormai la formazione era completa, adesso però,
si
trattava di avere un repertorio che
piacesse
al pubblico ma soprattutto a noi ed
inoltre
trovare un manager valido dato che
Liliana se n'era andata
e di lei non si sapeva
più nulla.
Lellina mi disse di non preoccuparmi per questo
e quando sarebbe stata l'ora, ci avrebbe pensato lei.
Fu
proprio Lellina che procurò molti brani
conosciuti e altri all'avanguardia;
anche sconosciuti.
Ricordo
che amava molto cantare brani di
Loredana Bertè, Mia Martini, Jenis Joplin, Tina Turner, Celine Dion e
altre. Dopo alcune settimane di
intense prove nella grande sala
cinematografica in disuso, soddisfatti
per il
nostro lavoro,
Lellina allontanandosi dal microfono disse:
"ragazze e ragazzo; prego, sedetevi ho
da dirvi una cosa che riguarda noi tutti.
Senza fiatare ci sedemmo e aspettammo che la
dolce Lellina,
pronunciasse il suo verdetto. Prese la parola e disse: avete dato il massimo e
vi ringrazio però adesso
vi dirò chi saranno
i nostri manager. Tutti noi ci guardavamo senza
fiatare. Ad un certo punto aprì la
sua bella
bocca dicendo di aver trovato una manager per il
Piemonte, Liguria, Lombardia e Veneto.
Per il centro e il sud, un altro agente
teatrale. Stefania, alzò la mano chiedendo la
parola
poi domandò
come si chiamasse la manager.
Lella disse che il suo nome era Liliana la quale
era tornata da poco da
Roma. Marzia si alzò
dicendo complimenti; proseguì e disse: "sono
soddisfattissima per come è andata
fin'ora, però
adesso, dobbiamo darci da fare per trovare
servizi.
Il giorno seguente ricevetti una
telefonata da parte della mia piccola Lili, la
quale
mi informava che il
nostro primo ingaggio
sarebbe stato a Maniago al dancing "Club 84"
nel
Veneto e avremmo fatto da
spalla ai Pooh.
Disse
inoltre che si trovava vicino a
Maniago per
cui, sarebbe andata direttamente in
discoteca ad
attenderci. Caricammo tutti gli strumenti
sul camion e partimmo.
Come primo exploit fu
sbalorditivo ed eravamo molto contenti, anche i
Pooh ci fecero tanti
complimenti dopo di ché
andammo
con loro a cenare. Lili essendo presente,
perché oltre a
manager cantava pure disse:
"se nel futuro
avremo molti contratti e
guadagneremo dei bei
soldini, il
camion non basterà più
dovremo acquistare
un pullman.
Intervenne Lellina dicendo:
a me sta bene però chi lo potrà guidare? Chiara
rispose: "Lili
ed
io, siamo in possesso della
patente D pubblica e quindi il pullman lo
possiamo guidare noi benissimo
così quando sarò
stanca, Lili potrà darmi il cambio.
E fu così
che dopo diversi
concerti, riuscimmo ad
avere i soldi per acquistare il pullman. Ora non
mi
sembra il caso di
elencare tutte le
discoteche dove andammo a suonare sennò non
basterebbero i fogli
di
questo taccuino. Certo è
che eravamo proprio un bel gruppo. Andavamo d'amore e
d'accordo e non
bisticciavamo mai, Erdi il
flautista s'innamorò di Sara la tastierista e si
sposarono.
Io
sposai Lili la manager e cantante, in seguito mi
diplomai in contrabbasso,
per cui di tanto in tanto,
suonavo anche con
orchestre di musica
classica. Antonella sposò
un ricco e simpatico signore, ed ebbe
due
figli.
Lellina decise di
restare single perché
voleva dedicarsi totalmente alla musica e alla
sua voce
sublime. Si diplomò pure lei in
composizione e dato che aveva delle ottime idee,
componeva per noi
bellissimi brani. Stefania
aveva già un fidanzato per cui lo sposò.
Manuela, decise che per il momento
stava bene senza
ragazzo per cui anche lei era single.
Chiara essendo molto brava a suonare la chitarra
classica, veniva volentieri assieme a me
per esibirsi
come solista in concerti per
chitarra e orchestra. Dal momento che a lei
piaceva
molto guidare, ed era
pure la mia autista. Insomma;
eravamo proprio una bella famiglia.
Adesso invece ci troviamo sovente,
ma senza più
girare come un tempo suonando in
varie
discoteche perché non abbiamo più
vent'anni.
Ci
troviamo nella nostra sede a suonare
e cantare per conto nostro, incidendo CD
e DVD e
rivangando
i vecchi tempi commuovendoci non
poco. Lellina decise di non tornare più su
Stefano (una delle tante
Lune di Urano), ma di
stabilirsi definitivamente sulla terra, perché
diceva di stare troppo bene assieme
a noi,
passando così una bella vecchiaia in nostra compagnia e con in testa, il suo fantastico
diadema.
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