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BENVENUTI NEL RACCONTO DI STEFANO VILLA

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IN QUELLA NOTTE

          L'inverno era ormai alle porte e un piccolo uomo sofferente dalle gambe in su, viveva nella solitudine più
          totale nel suo tugurio; piangendo di tanto in tanto e ricordando i periodi gloriosi di quando in tournée si
          accompagnava col suo strumento musicale (un bel contrabbasso di grande valore), orchestre da camera,
          sinfoniche e concertisti di fama mondiale. Egli era quasi sempre fuori città e nazione. Ora si trovava solo,
          sfiduciato e dimenticato da tutti, ma non dal Signore e suo Dio. Sapeva perfettamente che le sue povere
          gambe non sarebbero mai più guarite. A stento riusciva a camminare servendosi di un deambulatore e
          quando era costretto ad uscire di casa, aveva bisogno di una persona che gli spingesse la carrozzella per
          accompagnarlo a far commissioni, o anche solo per andare a prendere una boccata d'aria come i carcerati).
          Ora l'autore chiude la parentesi per rientrare con molta discrezione nel tema. Adesso il lettore, dovrebbe
          socchiudere gli occhi e cercare di immedesimarsi, ed entrare nello spirito dell’autore con tutte le sue forze,
          anima e corpo. Quindi, in una fredda notte del mese di dicembre, attorno alle due del mattino (durante le
          vacanze natalizie dell'ormai lontano millenovecentosettantuno), quel piccolo mezzo omino, proprio mentre
          stava studiando al suo scrittoio e, al sol lume dell'ultima candela benedetta rimastagli, ad un tratto, pensò
          bene di sospendere gli studi che gli avrebbero consentito di conseguire il diploma di geometra, e dedicarsi
          interamente a quelli musicali, ben più adatti a lui. Con molta flemma, adagiò quindi la penna al centro del
          libro di matematica, dopodiché alzatosi lentamente, si avvicinò alla finestra e, pensieroso contemplò il bel
          paesaggio che sapeva di favola, tutto ammantato di bianco. Lì per lì, quel ludibrio di quel mezzo omino, e
          insignificante più che mai, non s'accorse che lì di fronte a lui, stava transitando tutta sola, una splendida
          fanciulla dalla lunga chioma d'oro, tenendo nella sua manina destra, una piccola torcia elettrica perché le
          illuminasse il viottolo degli amanti e dove potesse posare i suoi bellissimi piedini, ormai gelidi inseriti nelle
          scarpine le quali, dopo aver tanto camminato, la neve entrando in esse e sciogliendosi, si era trasformata
          in acqua. Quand’egli se ne accorse, provò tanta, tanta compassione per quella dolcissima sbinferina, al che
          andò di corsa ad indossare la sua bellissima gabbana poi, uscì e andò verso lei salutandola e tendendole
          tutt'e due le mani, dopodiché educatamente dandole del voi le domandò: "Buonanotte a voi mia dolcissima
          e fragile creaturina, suppongo che abbiate molto freddo … non è così?" Ed ella gli rispose: "Ebbene sì mio
          caro gentiluomo, sapete? Voi al solo guardarvi, mi date tanta fiducia, tenerezza e in cuor mio, sento che
          non approfitterete di una povera ragazza quale sono per cui, non mi farete del male, vi prego non è vero?"
          Prima di tutto, egli si tolse la calda gabbana di dosso e, poi con molta grazia la supplicò di indossarla lei,
          dopodiché le rispose: "Vedete mio caro angioletto? Voi per me siete una ragazza avvenente e credetemi
          sulla parola non vi farò nulla di ciò che farebbero altri uomini, a parer mio delinquenti, o meglio ancora …
          mostri". E aggiunse: "Orsù mia dolcissima fatina, ora entriamo sennò ci ammaleremo".
          E andò proprio così. Entrati che furono egli chiuse l'uscio e, per qualche attimo tacquero. Ella allora, prese
          poi la parola e facendosi coraggio, esclamò: "Sai? Non è mica poi tanto male la tua casetta! (E qui smisero
          di darsi del voi e iniziarono a darsi del tu). Ella riprese dicendo: "Su Steve ora accenderò un bel fuoco, poi
          cucinerò qualcosa di molto, molto succulento … vedrai ti piacerà". Naturalmente desinerò pure io assieme
          a te; vuoi? Ti prego Steve, non dirmi di no, altrimenti mi vedrai piangere". La risposta di Steve verso la
          sbinferina fu positiva, ma al tempo stesso, turbata. E sì, perché la sbinferina come faceva a sapere che egli
          si chiamava Steve? Per il momento fece finta di nulla, ma poi dopo aver desinato vicino al caminetto, si
          sdraiarono tutt'e due l'uno accanto all'altra, sopra a un comodo e morbido divano a orecchioni e fu proprio
          lei ad iniziare il discorso domandandogli: "Sai? Penso che ti stia domandando; ma questa ragazza, come fa
          a sapere il mio nome? Non è così?" Sì mia dolcissima fanciulla, ti prego svelami codesto arcano. Lei rispose
          dicendo: "Devi sapere mio carissimo Steve, che innanzi a te, hai sì una dolcissima e avvenente fanciulla,
          ed ella non potrà mai invecchiare perché è Dio che mi ha assegnata a te, per confortarti nei momenti più
          bui e tormentati". Continuò poi dicendogli: "Prova ad indovinare chi io possa essere". Egli non esitò e le
          domandò: "T,tu … tu, vorresti dire che saresti il mio angelo custode". Ebbene sì caro Steve, sono proprio il
          tuo angelo custode rispose l'angioletto … e, lo baciò come solo gli angeli sanno baciare".
          Steve rimase senza respiro e ancor più, senza parole. Allora quella creatura celeste di giovanile bellezza
          gli domandò: "Adesso che sai chi sono, desideri sapere anche il mio nome?" La risposta fu: "Sì sì, ardo dal
          desiderio di conoscere il tuo nome". L'angioletto allora gli disse: "Chiara è il mio nome; ti piace?" Sì sì ....
          tantissimo rispose lui. L'angioletto replicò dicendo: "Se riacquisterai fiducia in te stesso, riuscirai a guarire
          e ritornare ad essere quello di un tempo. Potrai ricominciare a suonare ed esibirti in pubblico dare concerti
          come prima che ti ammalassi cosicché, conoscerai altri validi orchestrali. E Steve disse: "Dici bene Chiara,
          però mi servirà una grossa auto che non ho più e poi un autista". Ella contenta e convinta di ciò che stava
          per dirgli, con un fil di voce gli sussurrò: "Non ti preoccupare mio eterno protetto; sai? Quando poc'anzi mi
          notasti arrivare tutta sola, nel viottolo degli amanti, sapevo che mi avresti vista, così lasciai di proposito
          parcheggiata e ben riparata, all'interno di un capanno dietro l'angolo, una lussuosa limousine color panna.
          D'ora in poi, non dovrai far altro che proporre la località dove intenderai andare ad esibirti con le diverse
        
 orchestre e io sarò onoratissima di farti d'autista; sei d'accordo Steve?" In risposta ricevette: "Chiara mio
        
 eterno angioletto, ringrazio il nostro Buon Dio per avermi affidato a te, ti supplico non abbandonarmi mai".
    
     Ora ringrazierò il nostro Buon Dio, per avermi affidato a te dopodiché, cercherò di inginocchiarmi accanto
        
 al mio angioletto Chiara e inizierò a recitare la bellissima preghierina: "Angelo di Dio", dedicata con tutto
         
il mio cuore a te. Molto lentamente e assieme: "Angelo di Dio che sei il mio custode, illumina, custodisci,
        
 reggi governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste, amen. Quand'ella terminò di recitare la bellissima
        
 preghierina dedicata a lei con tanto rispetto e amore, assieme al suo protetto Steve, chiuse gli occhietti e
        
 pianse. Egli vedendo ciò, tentò di sollevare il capo lentamente scostandosi un po' da lei, ma all'improvviso
        
 una forza divina, fece sì che i loro volti si attraessero ancor più l'uno all'altra e, come per incanto, le dolci
      
   labbra di Chiara si unirono a quelle di lui, divenendo così un sol corpo e un'anima sola.
        
 Stando così tanto in silenzio e in penombra l'angelo Chiara sussurrò a Steve: "Sono proprio contenta che
         
l'immensa bontà di Dio, abbia scelto proprio me per custodirti e guidarti sulla retta via, prenderti per mano
        
 per poi condurti ai verdi pascoli del paradiso, dove i giusti salvati, potranno godere la visione di Dio". Egli,
        
 felicissimo per aver udito e assimilato, nonché fatte sue le bellissime parole proferite dalle dolci labbra del
         
suo angioletto Chiara, stette zitto e socchiuse gli occhi per un certo numero di attimi, dopodiché pian piano
        
 li aperse e, sicuro di ciò che più desiderava in cuor suo, così dolcemente sussurrò al suo angioletto (ormai
        
 divenuto il suo tesoruccio personale, tenendoselo ben stretto, senza mollarlo mai):" Vedi mio angioletto
        
 custode? Innanzitutto e, con l'aiuto di Dio, desidererei ardentemente guarire, affinché riesca a reggermi in
        
 piedi da solo e riprendere i duri studi del contrabbasso dopodiché, con il tuo ausilio, avrò la fortuna di fare
        
 la conoscenza di vari orchestrali, direttori d'orchestra e allora ti domanderò se per cortesia, mi farai da
        
 chauffeur per condurmi alle varie prove d'orchestra, e poi alle esibizioni dei molti concerti".
        
 Ella, felicissima per aver appena udito ciò, gli disse: "Carissimo Stefano, stai pur certo che il tuo angioletto
        
 Chiara, sarà onorata di sedersi al posto di guida, mettere in moto la lussuosa limousine e farti da autista
        
 per portarti ai concerti". E ancora: "Ora Steve, inginocchiati accanto a me e teniamoci per mano recitiamo
        
 la preghiera che Gesù, ci ha insegnato". Sì disse Stefano e s'inginocchiò. Assieme poi, iniziarono a pregare
        
 così: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo amen. Poi recitarono: Padre nostro che sei nei
        
 cieli, sia santificato il Tuo nome; venga il Tuo regno; sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra.
        
 Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
        
 non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male". Dopo aver pregato con simile fervore, il cuoricino di
        
 Chiara, si mise a battere forte forte, ed ella ben sapeva cosa le stesse accadendo, perciò non se la prese
        
 più di tanto. Naturalmente e, per forza di cose, codesto angioletto, sinché era spirito, non provava alcuna
        
 emozione terrena, ma ora che si era materializzato, non resistette e volle svelare tutto ciò che provava
        
 verso il suo Stefano; sì carissimi lettori. L'angioletto era bellissimo e raggiante di gioia, la lunga chioma
        
 d'oro, le scendeva all'incirca quindici o vanti centimetri sotto le spalle e sul davanti, accarezzava il suo
         
morbido seno avvolgendolo anche tutto … insomma, era una meravigliosa creatura divina.
         
Steve vergognandosi un pochino poi, dopo qualche attimo, facendosi coraggio le domandò: "Mia dolcissima
        
 Chiara, sono quasi certo che tra noi, si stia instaurando un certo non so che di meraviglioso … un feeling,
        
 pure tu hai questa sensazione?" In risposta ricevette: "Certo amor mio, com'è possibile non amarti? Sai?
        
 Tu sei a parer mio, un grande artista e sento di avere un grande debole per te, inoltre adesso che siamo
        
 ancora al buio, tienimi ben ben stretta a te, perché dobbiamo programmare il nostro futuro, sia per quanto
        
 riguarda su codesto suolo terrestre il quale non ci appartiene, come pure quando il Buon Dio, ci chiamerà
        
 a sé". Egli tutto contento, con molta discrezione le domandò: "Dimmi la verità angioletto mio, dici che io
        
 guarirò". Lei sicura di sé gli disse: "Ti posso confermare che una voce misteriosa, proprio in questo istante,
        
 è entrata in me, rassicurandomi che se ti lascerai prendere per mano da me, molto presto sarai un altro e
        
 poi potrai finalmente pensare al grande e sospirato viaggio verso quei luoghi, dove hai sempre desiderato
        
 andare sin da bambino". La risposta fu: "Grazie, grazie infinite mio dolcissimo angioletto custode Chiara;
        
 farò senz'altro come tu hai detto; sai? Senza te, sarei perduto". Lei all'udir ciò, si commosse tantissimo e
        
 pianse tanto dopodiché, lentamente avvicinò le sue dolcissime labbra le quali sapevano di vaniglia a quelle
        
 di lui e dolcemente( come solo gli angeli sanno fare) lo baciò teneramente a lungo. All'esterno intanto, la
        
 candida neve continuava a cadere copiosa, mentre all'interno, fuoriusciva dal caminetto, lo scoppiettar dei
        
 tronchetti di legna, accuratamente adagiati dal bravo angioletto, alcuni istanti prima di coricarsi accanto al
        
 suo Steve. Ad un bel momento, si udì il rumore di un motore, era quello del frigorifero e ciò voleva dire
        
 che il blackout, era terminato. Sempre stando a luci spente e fissando i muri, si notavano strane figure;
        
 non erano altro che le ombre dell'angioletto e quelle di Steve, i quali trovandosi fra il caminetto e il muro,
        
 venivano proiettate su di esso, incutendo a Steve, un pochino di terrore. Essa capì e prontamente disse al
        
 suo protetto: "Queste scene che vedi proiettate sui muri, sono molto romantiche e sono chiamate ombre
        
 cinesi". E continuò dicendo: non devi aver paura perché ci sono qua io a proteggerti e consolarti. Se ora,
          anzi che star seduti ci sdraiamo e ci teniamo più stretti, queste ombre spariranno, dopodiché se chiuderai
        
 gli occhi, le mie mani accarezzandoti dolcemente, emaneranno sul tuo corpo una sostanza soporifera e a
        
 poco a poco ti addormenterai". La risposta fu: "Sì sì mio angioletto Chiara, immediatamente farò come hai
        
 detto, perché ho tanta paura" Appena ebbe socchiuso gli occhi, ella iniziò con le sue mani di fata e infinito
        
 amore, ad accarezzare tutti gli arti; superiori e inferiori del suo Steve, non dimenticandosi, le zone più
         
intime e sensibili. E così dormì saporitamente per parecchie ore, sognando cose celestiali; paradisiache.
     
    Quando si destò dal lungo sonno, gli sembrò di sentirsi meglio e pareva che le gambe stessero lentamente
        
 guarendo. Salutò quindi il suo angioletto, dopodiché le fece vedere le gambe, ed ella fissandolo negli occhi
        
 gli disse: "Sono proprio contenta, hai visto che le preghiere hanno dato i loro frutti?
         
Su, ora prova ad alzarti e a fare qualche passo senza l'ausilio del deambulatore, vedrai, che non succederà
        
 nulla perché ci sono qua io a sorreggerti qualora ne avessi bisogno". Grazie, adesso ci proverò rispose il
         
povero Stefano. Con un po' di fatica, riuscì a mettersi in piedi e l'angioletto, non lo perdeva mai di vista.
        
 Logicamente dapprima gli girava la testa, e Chiara gli era sempre accanto per sorreggerlo poi, man mano
        
 che i giorni si susseguivano, riacquistava sempre più equilibro e fiducia in se stesso. Così facendo, arrivò
        
 anche il giorno in cui poté mettere mano e abbracciare il suo grande strumento musicale (il contrabbasso)
        
 e su di esso, fare tutte le scale musicali, in tutte le tonalità, maggiori e minori (le quali sarebbero servite
        
 innanzitutto per l'intonazione e in secondo luogo per la riformazione dei calli alle dita. Ben presto riuscì a
        
 riacquistare l'agilità di un tempo, conoscere bravi strumentisti e con il suo meraviglioso angioletto Chiara,
         
fare molti viaggi per dare concerti. Quando le località erano vicine andavano in limousine ma molto spesso
        
 i vari teatri o bellissime chiese si trovavano assai lontane, anche a mille chilometri di distanza e pure in
        
 altre nazioni ad esempio, Svizzera - Francia - Austria - Germania e altre ancora. Per questi lunghissimi
        
 viaggi, il loro manager, provvedeva all'affitto di un pullman a due piani, con due autisti per darsi il cambio
        
 alla guida. Succedeva pure che si dovesse andare in tournée in Sardegna e in questo caso come mezzo di
        
 trasporto c'era un pullman, per condurre gli orchestrali fino al grande piazzale del porto di Genova, per poi
        
 imbarcarsi su una grande nave della compagnia italiana di navigazione (Tirrena), la quale traghettava tutti
        
 quanti e lo sbarco era a Porto Torres, poi di lì, altro pullman per condurre l'orchestra a Sassari e in altre
        
 città della bella Sardegna. Questa bellissima vita d'artista, per Stefano, era assai importante, perché era
        
 anche guarito dalla grossa bestiaccia di color nero inferno, la quale era la forte depressione, causatagli
        
 dalla grande solitudine; da triste che era, ora parlava volentieri con tutti, riuscendo pure ad aiutare il suo
     
    prossimo, dandogli ottimi consigli e, questi lo ascoltandolo volentieri, guarivano.
        
 Questa bellissima vita durò parecchio ma poi, con gli anni che passavano, l'angioletto Chiara, in maniera
        
 graduale (non di colpo), si accorse che a Stefano stavano esaurendosi le forze, per il fatto che non era più
        
 giovanissimo. In una fredda serata di dicembre, mentre l'angioletto Chiara e Steve, stavano desinando al
        
 lume di candela e al calduccio accanto al caminetto, tutto ad un tratto, egli inspirò ed espirò l'aria, in modo
        
 lento e profondo in segno di angoscia e dolore. L'angioletto Chiara (alla quale non sfuggiva nulla, perché
        
 essendo un angelo sapeva tutto) perciò sussurrando al suo affidato dolcemente gli domandò: "Steve dimmi
        
 cosa c’è in te che non va; ti prego … cosa ti senti?" Ella dunque sapeva già tutto ma, desiderava sentirselo
        
 dire dal grande artista Etienne. E continuò dicendogli: "Ora mi siederò su quel morbido divano a orecchioni
        
 accanto al caminetto e, per quanto riguarda riassettare la casa, ci penserò prima di …; stanne certo Steve.
          Ecco, ora lascia che ti prenda dolcemente la mano destra per condurti al divano". La risposta di Etienne fu
        
 alquanto fievole e le disse: "Eccoti la mano; presto, presto sorreggimi perché mi gira forte la testa e ho
        
 paura di stramazzare terra". Ecco, sono già seduta comoda, adesso tu sdraiati rilassandoti sulle mie gambe
        
 e appoggia il capo sul mio tiepido seno, dopodiché mentre ti accarezzerò, mi dirai cosa ti senti e io mentre
        
 ti ascolterò, le mie mani passeranno dolcemente su tutto il tuo corpo lasciandoti quella sostanza soporifera
        
 e mentre ti rilasserai potrai parlare liberamente a tu per tu con il tuo angioletto e guida spirituale Chiara".
        
 Detto ciò il povero Etienne, poté finalmente parlare liberamente al suo angioletto custode, come se fosse
        
 stata la sua psicologa e il loro dialogo ebbe inizio così: "Vedi Chiara? Ora ho raggiunto una veneranda età
        
 e avverto nel profondo, che il mio spirito, anela ardentemente di uscire dal mio corpo e volare, volare ...;
        
 assieme a te che hai le ali di farfalla senza stancarmi mai e assieme raggiungere quei luoghi deliziosi e
        
 spazi infiniti che sanno di rosa, dove mai più nessuno potrà farci soffrire e salire sulla bilancia del nostro
          Buon Dio per farmi giudicare dal
Padre mio celeste e sentirmi dire da Lui se sarò degno di rimanere in quel
          Suo luogo Santo per l'eternità". L'angioletto si commosse tanto; tant'è che dai suoi occhietti azzurri come
          il cielo, iniziarono ad uscire calde lacrime di sincero amore per Etienne e, man mano che scendevano, le
          inumidivano il bellissimo visino d'angelo. Dunque Chiara, tentò più volte di dissuaderlo, ma poi dovette
          arrendersi e mentre stava ancora singhiozzando, lo abbracciò forte forte e a poco a poco, le sue morbide
          labbra che sapevano di vaniglia, si avvicinarono a quelle Etienne e teneramente lo baciò come solo lei
          sapeva fare. Egli stupefatto rimase inerme, non potendo far altro, se non assecondarla
e, lasciarsi andare
          fra le braccia di quell'angelo divino. Ella allora gli sussurrò: "Etienne, mio caro eterno affidato e protetto,
          adesso appoggia il capo sul mio seno, tieni le mie mani fra le tue, chiudi gli occhi e dormi; dormi … dormi,
          ed io con l'ausilio del nostro Buon Dio, farò il resto". E la verità fu proprio quella. Dopo un certo numero di
          attimi, Etienne si addormentò. La sua anima, immediatamente si separò dal corpo e assieme al suo angelo
          custode Chiara, vennero rapiti e trasportati in un'altra dimensione, dove c'erano miriadi di spiriti dei beati,
          e quel posto, era proprio il Paradiso. A suo tempo venne poi giudicato degno da Dio in Spirito, di rimanere
          in quel luogo Santo per l'eternità. Ora egli è felicissimo di trovarsi nei verdi pascoli di Dio, col suo angelo
  
       custode Chiara, avvolto da una grandissima luce indescrivibile, la quale è proprio quella di Dio stesso.
          Finalmente in quel luogo Santo, non avrà mai più bisogno di cure mediche perché sarà sano. Riuscirà ad
          incontrare tutte le anime più care, che non sta ad elencare una ad una. Ora si limita solo a citare i nonni
          materni: Rosa e Ino, il suo papà Francesco e i nonni paterni: Rosa e Stefano; zia Gina e zio Giovanni, tutti
          i gli amici e colleghi di lavoro, i suoi grandi amici a quattro zampe, i tre cagnolini Kid, Coccolino e Kelli, i
          suoi micini che ora Etienne non ricorda il loro nomi, rammenta solo Fufi, la gatta Minitta, Mumau e molti,
          molti altri ancora.

          A questo punto, il racconto de: "In quella notte", è terminato e l'autore Stefano Villa innanzitutto ringrazia
          di cuore il Buon Dio che non lo ha mai abbandonato né mai lo abbandonerà. Lo ringrazia pure per avergli
  
       infuso nel cuore, di comporre ciò che ha composto. Ringrazia anche di cuore, il suo angelo custode Chiara,
          la quale si offrì volentieri di essere l'angioletto custode di Steve.
 
          L'angioletto custode Chiara (Chiara De Pasquale, operatrice TIM). Ed in fine, ringrazia infinitamente Laura
          Lencia, la quale ha costruito il sito di Etienne (Stefano Villa) e quand'egli ha ultimato di comporre una sua
          opera letteraria, molto volentieri la inserisce nel sito.

Angel

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