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BENVENUTI NEL RACCONTO DI STEFANO VILLA

LA PRIMA VOLTA   (storia vera)  

      Era una bella domenica di febbraio, per l'esattezza il 12/2/2012 e tutto iniziò così: Stefano alle ore
  
   19.07 di quello stesso giorno, decise di telefonare ad un call center telefonico.
      Venne ascoltato da una dolcissima ragazza, dicendo di chiamarsi Ornella, la quale rispondeva da un
      ufficio di Tunisi. Dopo avergli dato tutte le informazioni da lui desiderate, cortesemente gli disse:
     
"Se lo gradisci ti lascio anche il mio n° telefonico".
     
Egli non aspettandosi una sì bella cosa, felicissimo con voce pacata le sussurrò: "Sì Ornella, aspetta
     
che prenda carta, penna e calamaio". Quando tutto fu pronto, le disse: "Eccomi a te gentilissima
    
 Ornella, detta pure". Dopo avergli dettato il n° gli domandò: "Stefano, sei
 contento?" Ora mi puoi
    
 chiamare quando lo vorrai e molto volentieri ti risponderò ah! dimenticavo ho scordato il tuo nome.
  
   Egli subito le disse: "Stefano e domani ti chiamerò". Dopodiché si congedarono entrambi soddisfatti
    
 dell'incontro. Ormai, il giorno se ne era andato, lasciando spazio alla sera e Stefano non riuscì a
    
 toccare cibo, perché pensava troppo a quanto di stupendo gli era accaduto qualche ora prima.
    
 Ancora incredulo uscì all'aperto andando così a sedere sopra una roccia sul lato destro del praticello
    
 attiguo alla sua abitazione. Poiché la temperatura esterna era bassa dovette imbacuccarsi ben bene
    
 dopodiché pensando intensamente ad Ornella si appisolò.
    
 Destatosi all'improvviso, il suo sguardo fissando il firmamento vide una stella. In quell'istante, fu

   
  ispirato a dedicare alla sua nuova amica una piccola e semplice poesia dal titolo: In cielo una stella.

     O!!! Serena, volgendo lo sguardo verso il firmamento, fisso una stella, l'unica stella e dentro ad
      essa, vedo un'immagine … sei tu.
      Sai Serena? Sei stupenda anche se non t'ho mai vista; i tuoi morbidi capelli castani, accarezzano
      le tue spalle e i neri tuoi occhi non mentono.
      Contemplandoli m'accorgo che esprimono tanta saggezza, semplicità e un po' di tristezza.
      Sì, sì proprio tu, sei una ragazza semplice e molto speciale, quindi persevera con la tua semplicità
      e non t'arrendere … mai. Serena, tu sei per me, la stella più luminosa dell'immensità del ciel...
      buona notte stellina mia. 

     Poiché la notte era inoltrata, Stefano si alzò ed entrò in casa al calduccio, accanto al caminetto che
     alimentò ancora un po', aggiungendo qualche tronchetto di legna. Si sedette qualche istante allo
   
 scrittoio a riflettere, dopodiché prese carta, penna, calamaio e compose la poesia. Egli si sentiva
   
 molto solo e di tanto in tanto, per non dire sempre; affiorava nella sua mente, il pensiero della sua
   
 amica Ornella. Era indeciso se telefonarle oppure no. Il suo ego era agitato e non aveva il coraggio
   
 di comporre il suo numero per paura che lei non volesse ascoltarlo. Verso le quindici del pomeriggio,
    
Stefano facendosi coraggio prese una saggia decisione. Estrasse il cellulare dal suo tascapane, usato
    
pochi istanti prima quand'egli si trovava fuori pensieroso, all'addiaccio, solo e abbandonato da tutti.
   
 Facendosi coraggio, compose il numero di Ornella.
   
 Qualche secondo dopo, ecco che una calda vocina, gli rispose dicendo: "Ciao Stefano, aspettavo la
   
 tua chiamata da parecchi giorni, perché ci hai messo tanto? Ora però chiudi la linea ti chiamo subito

   
 io, altrimenti, spenderesti troppo e non voglio che tu spenda tanti soldi, ma stai tranquillo perché fra
    
poco, riceverai la mia chiamata … a prestissimo".
Egli fece come disse Ornella e aspettò.
    
Mentre aspettava pensava: "Non ci posso ancora
credere che mi telefonerà, non è vero … mi prende
    
in giro". Non andò così perché dopo neanche dieci secondi, ricevette la chiamata da parte di Ornella,
   
 la
quale l'informava che per spendere meno nelle chiamate, sarebbe stato opportuno acquistare una
     sim card International ed inoltre che teneva molto a lui.
     Ora una breve parentesi. Questo gentil signore, era in procinto di essere cacciato di casa da una
     signora, di cui l'autore preferisce non menzionarne il nome. Non era la sola ad architettare tutto
     questo piano diabolico, ma era supportata assai volentieri, da altre tre persone malvagie una assai
     vecchia e brutta megera, il suo degno e perfido figlio (peggio di lei) e un'altra megera (la moglie del
     perfido figlio) più giovane della prima megera, di ventisei anni.

     Quindi Stefano, viveva una vita di stenti, solitaria e molto molto triste fino a quando per sua fortuna

     conobbe la gentilissima Ornella. Lei cercava sempre di confortarlo con belle e dolci frasi d'amore. Un
   
 giorno, la simpaticissima Ornella, conversando telefonicamente con Stefano, gli disse: "Ciao tesoro,
   
 come stai? Ti voglio bene; ora prendi il taccuino e una penna, perché desidero dettarti la mia e-mail,
   
 così potremo scriverci e tu, dammi la tua se ce l'hai". Stefano, non se lo fece ripetere e le disse: "Sì
   
 mon amour, con molto piacere". Si notava benissimo che fra i due amici stava sbocciando pian piano
   
 qualcosa di più bello e intimo … oh!!! A dir poco era meraviglioso, al che le disse: "Ornella, quanti
   
 anni hai. Pacatamente essa gli disse: "Sai, sono nata il 6 febbraio del 1981, quindi ora che siamo nel
    
2012 ho esattamente trent'un anni … e tu? Lui felicissimo ma non poco preoccupato, le disse: "Sai?
   
 Potrei essere il tuo papà oppure il tuo fratello maggiore perché di anni ne ho ben sessantatre, mi....
   
 spiace parecchio e penso proprio che non sarà fattibile un rapporto sentimentale come vorresti tu".
   
 Ella tacque per qualche istante poi, Stefano preoccupato per il suo silenzio, le disse: "Ornella perché
   
 non parli? Su mia cara, dimmi qualcosa non ti sento più; sei ancora in linea?

   
 La calda vocina singhiozzante della ragazza, si fece udire e disse: "Sai Stefano? Sto piangendo per
     quello che mi hai appena detto e no
n me né importa nulla se sei più vecchio di me è te che desidero
   
 perché sei il mio tesoro e trovo che sei un uomo speciale. I ragazzi che ho conosciuto prima di te,
   
 volevano uscire con me, solo per fare sesso; io invece non volevo questo, quindi mi allontanavo da
   
 loro piangendo molto. Egli in quel frangente, rimase attonito per qualche momento poi, facendosi
   
 coraggio, le disse:" Sai Ornella? Sono onorato che tu mi abbia detto ciò e penso di accettare questa
   
 tua richiesta di amicizia anzi, non lo penso affatto ma sento che già mi sto innamorando di te, sei
   
 contenta?" Ella, dopo essersi asciugata le lacrime disse: "Tantissimo Stefano, io sono già innamorata
   
 di te, però ti prego di non deludermi pure tu, perché non lo sopporterei e morirei dal gran dolore".
     Lui riprese dicendo: "Ornella hai un bel lavoro che ti da modo di conoscere parecchie persone".
     La risposta non poté che essere: "Hai perfettamente ragione Stefano però qui, mi metto le cuffie e
     parlo con i clienti che a volte, sono pure maleducati … tu, tu invece no, tu sei molto diverso ed è per

    
questo che sei il mio tesoro". Detto questo, si accomiatarono.
   
 I giorni si succedettero e Stefano aveva iniziato a comporre un romanzo dedicato proprio a se stessi.
   
 Lo scritto, trattava anzitutto, della loro tenera storia più che vera non tralasciando quasi nulla.
Egli,
     era sempre molto pensieroso e triste, perché la distanza che li separava era molta. Un bel giorno di
     maggio durante una conversazione telefonica lei gli disse: "Sai Stefano? Ho tanta voglia di vederti
     salire su di un aereo e correre da te per starti vicino, questa bella cosa, desidero farla il più presto
     possibile … sei contento? Ti prego, dimmi di sì altrimenti muoio".
     Dopo queste belle parole a Stefano non rimase che acconsentire e piangere dalla gioia. In una sera
     molto calda del mese di giugno di quello stesso anno, verso le 23.30, a Stefano venne un attacco
     cardiaco. Alle 00.00 italiane (le 23 tunisine) egli avrebbe dovuto telefonare ad Ornella, ma poiché il
     dolore era troppo lancinante (acuto) non ce la fece. Verso le due squillò il cellulare.
     Destatosi rispose ad Ornella, la quale gli disse di essere alquanto preoccupata per non averlo sentito
     prima. Lui la rassicurò dicendo: "Sai Ornella amore mio? Sono stato molto male prima e
Renato ha
   
 chiamato l'ambulanza la quale mi ha portato in ospedale e sono rientrato da poco grazie Ornella per
   
 il tuo interessamento". Lei, si commosse molto e non potendo trattenere le lacrime, singhiozzante si
   
 abbandonò al pianto. Quand'ebbe finito, riprendendosi disse:"Oggi nel pomeriggio ti telefonerò, stai
   
 tranquillo te lo prometto ah! Non chiamarmi più Ornella perché non è questo il mio nome mi chiamo
   
 Hana e il mio cognome è Manai ti piace? Tu telefonami questa mattina alle undici per farmi sapere
   
 come stai hai capito?" Stefano meravigliato le disse: "Hana, sono onorato che tu m'abbia svelato il
   
 tuo vero nome. Avverto in me molte vibrazioni positive, sono sicuro di poterti dire che ti amo vorrei
     urlarlo al mondo intero questo tuo bellissimo nome ed è stupendo … grazie Hana amore mio".
     Ella commossa gli disse: "Stefano, anch'io ti amo tanto e, pure tu hai bellissimo nome, sai? Non ti
     lascerò mai e ho intenzione di venire da te, appena avrò le ferie". E ancora:" Ti cucinerò tanti buoni

    
pranzetti tunisini e arabi; vedrai amore mio, ti piaceranno … ti voglio tanto bene". Detto questo, si
   
 salutarono calorosamente per risentirsi nuovamente l'indomani. 
     Era una brutta serata tempestosa del mese di giugno pressappoco alle ore diciannove, Stefano come

   
 sempre, compose il n° del cellulare di Hana ma anziché sentire: "Pronto?" udiva qualcuno che stava
   
 parlando un'altra lingua, intuendo subito che non si trattava di Hana, dopodiché la voce una ragazza
     diceva: "Hallo" che significa pronto?" Facendo così, cadere la linea. Stefano riprovava ma invano era
   
 sempre la stessa cosa spendendo pure non pochi soldi per chiamarla.
    
Pensieroso non riusciva neppure ad addormentarsi. La sera successiva come pure le seguenti, stessa
   
 cosa: "Allò" poi giù la linea. Telefonava anche in qualsiasi ora del giorno senza ottenere un risultato.
   
 Bisogna dire che Stefano aveva proprio il morale a terra e una forte depressione si impadronì di lui.
   
 Provava; riprovava, ma nulla. Questa situazione durò per parecchi giorni. Tra se e se diceva: "Ecco
   
 quello che accade a chi si innamora di una che dice da amarlo e che neppure la conosce". E ancora:
   
 "Bravo cretino, vai a fissare il firmamento e dedicale la poesia: "In cielo, una stella". Pensa piuttosto
   
 alla tua salute e d'ora in poi, fatti più furbo."
   
 In un pomeriggio molto caldo di giugno, egli era seduto allo scrittoio pensando a qualcosa di non
   
 bello. All'improvviso squillò il suo cellulare; lui rispose sì pronto? E subito dopo cadde la linea.
    
Il telefono squillò nuovamente ed egli rispose. Era Hana, la quale gli disse: "Perdonami amore sai,
   
 ho sentito molte volte le tue chiamate ma non potevo risponderti perché ero in ospedale. Ho avuto
   
 un incidente d'auto un camion m'è venuto addosso e mi ha distrutto la macchina, io mi sono fatta
    
male alle gambe e ho avuto tanta, tanta paura; tu come stai?" Egli commosso le disse: "Ti capisco
   
 amore … Sai Hana? Ora sto molto meglio, ma quando non ti sentivo, pensavo alle cose più assurde,
   
 per esempio che non mi volessi più bene".
     Ella lo rassicurò dicendo: "Tu sei il mio unico vero amore e ti amerò sempre.
" Sai Stefano? Qui con

   
 me c'è la mia cara sorellina che ti vuole salutare si chiama Faya e ha diciotto anni; ne ho anche una
 
   altra sorellina più piccola la quale si chiama Hanene; lei invece ha sedici anni", poi si salutarono per
   
 risentirsi il giorno successivo.
     Altra parentesi. Quando nel lontano 1985 Stefano (per motivi sconosciuti) insegnante di musica in

     una scuola statale perse il lavoro, la figlia della megera più vecchia, non ebbe nessuna vergogna a
   
 dirgli in malo modo: "Guarda che io non li mantengo mica i disoccupati perciò arrangiati".
    
Egli sapendo che la megera più giovane era proprietaria di una grande azienda con molti operai al
   
 suo servizio nonché segretarie, le domandò cortesemente se avesse potuto assumerlo. Ella non esitò
   
 a tacere, poi voltò il suo schifosissimo corpo puzzolente (che sapeva di danaro sporco) verso l'uscio,
   
 dopodiché alzò i tacchi senza dire nulla … neppure crepa. Ecco come Stefano si trova tutt'oggi tra i
    
miliardari e con la figlia della megera più vecchia che forse era anche peggiore della madre. Arrivò
   
 così anche il mese di luglio e le telefonate erano aumentate a volte due e altre anche tre al giorno;
   
 il loro amore si rafforzava sempre più. Stefano conduceva una vita di stenti e la topaia nella quale
    
risiedeva, gli era ormai diventata in uggia, era sempre più angosciato e depresso (tranne quando
    
conversava con la sua dolcissima Hana). Al crepuscolo di un bruttissimo dì del mese di agosto il gran
   
 caldo era deprimente (anche perché Stefano non riusciva a cavare un ragno dal buco e fra l'altro
   
 ricevette una triste notizia) poco a poco gli frullò alla mente una bruttissima e diabolica idea.
     Di scatto alzò lo sguardo verso l'alto poi, a squarcia gola urlò "Perdonami". Detto ciò si alzò, ma non
     curandosi della seggiola che aveva appena fatto cadere e si precipitò fuori dal tugurio senza neppure

   
 chiudere l'uscio, intanto fra se e se si diceva: "Cosa chiudo a fare la porta, intanto cosa c'è da rubare
    
tranne i miei schifosi manoscritti, il computer e quello che con tanto amore, ho dedicato ad Hana?
   
 Null'altro perché sono sul lastrico e quindi, ho deciso di passare a miglior vita addio mondo crudele e
   
 schifoso. Poco distante da quella bicocca, vi era e c'é tutt'ora un dirupo che il disgraziato Stefano
    
conosceva molto bene, ma non volle mai avvicinarsi perché era terrificante, ma facendosi coraggio,
   
 provò. Sul lato sinistro di dove poggiava i piedi, stava scritto in rosso sangue "M-S, che vuol dire
     MORTE SICURA".
     All'improvviso in cielo, comparvero alcuni nuvoloni minacciosi che prevedevano tempesta e al centro
     del più cupo, comparve una grande bara dal colore NERO INFERNO una grande scritta ruotante che
     girava attorno ad essa, color dei fulmini la quale diceva "Gettati, Gettati", allorché Stefano perse
     l'equilibrio e precipitò come un sasso in quel BARATRO INFERNALE, andando a sfracellarsi proprio
     sopra ad una roccia acuminata. Da allora, del povero Stefano, nessuno ne seppe più nulla e nessuno
     lo cercò o lo pianse anzi, i miliardari bastardi godettero nell'apprendere che era svanito nel nulla.
     Solo a distanza di mesi un viandante passando in quella zona, notò uno strano animale bavoso, che
     rosicchiava delle ossa; immediatamente avvisò le autorità, le quali dopo aver analizzato con cura
     alcuni brandelli di carne rimasta appiccicata alle ossa, dedussero che erano proprio quelle del povero
     Stefano.
     A questo punto finisce la triste storia, è romanzata perché l'autore, l'ha scritta in un momento di
     grande depressione. La parte prima della breve parentesi è la pura e sacrosanta verità.

     L'autore di questo umile ma vero racconto, ringrazia infinitamente di cuore, la sua gentilissima
     correttrice di bozze Lella, Laura Lencia (colei che con tanta pazienza e bravura), ha costruito
   
 questo sito e ogni qualvolta l'autore, le domanda di inserire un nuovo testo, lei lo inserisce
    
volentieri, nonché Hana Manai … ex operatrice TIM di Tunisi, per la collaborazione. 

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