C'era una volta in un anno che non si sa, un piccolissimo paesello situato nella
verde piana di Jubitun,
a
ridosso della collina dell'amore per cui anche al riparo dai forti e gelidi
venti provenienti dal grande
nord.
Gli abitanti di quel paesello, erano pacifici l'un
l'altro, ignorando cosa fosse l'odio e la violenza,
lo stupro,
la pedofilia e il saccheggio ecc., e in caso di
necessità s'aiutavano senza pretendere nulla in
cambio. In una notte stellata il chiarore della luna,
illuminò una casetta piccina piccina, entro la quale
vivevano felicemente Mekory e Johnny. Essi, si
accontentavano di quel tanto che la
terra offriva loro
giorno per giorno. Erano un pochino tristi però, perché
desideravano tanto che il buon Dio regalasse
loro, un bimbo o una bimba. Non a caso il chiarore lunare,
sostò a lungo innanzi a quella casetta.
Il suo splendore, oltrepassò la finestrella e
la luce emanata da essa, fece sì che Mekory e Johnny,
crollassero in un
sonno tranquillo e profondo. Durante la perdita del sensi, entrambi fecero lo
stesso
bellissimo sogno. Quando si destarono la luna non c'era più, perché era
ormai sorto un bel sole caldo.
Dopo essersi stropicciata gli occhietti, Mekory ancora
contenta per aver sognato una cosa tanto bella
e difficile a credere, non
resistette e volle raccontarla immediatamente al suo caro marito dicendogli:
"Sai Johnny? Questa notte ho sognato che sono in arrivo due splendidi gemelli
una bimba e un bimbo
e, ancora non mi sembra vero". Johnny che era
tutt'orecchi, a sua volta le disse: "Sul serio? Ma lo sai
che pure io ho sognato
che molto presto partorirai due bei gemellini? Se così fosse dovremmo trovare
loro un nome che sia bello e dolce come i fiori che nascono nei nostri
prati". Mekory tutta contenta gli
disse: "Ieri mentre camminavo nel sentiero
pensavo di raggiungere il nostro orticello per cogliere un
pochino d'insalatina
fresca e qualche pomodorino.
Orbene, osservando attentamente il praticello
adiacente, ho notato che c'erano dei piccolissimi e bei
fiorellini azzurri in
capolini, il loro nome è fiordaliso". E ancora: "Se fosse una bimba, ti
piacerebbe
che il suo nome fosse Fiordaliso? A me piace tanto". Johnny, le
rispose: "Sì è proprio bello piace tanto
anche a me e, se invece fosse un
maschietto? Pensiamoci su". A quel punto, dopo essersi concentrata
un pochino,
Mekory gli disse:
"Rammenti caro, quando andammo a fare quella
bella scampagnata al
lago blu?" Certo amore mio rispose Johnny. Lei continuò
dicendo: "Se non erro ricordo che facemmo
un picnic sull'erba, in riva al
lago e poco più in là, c'erano quei profumatissimi fiori bianchi a foglie
piatte". Johnny, non lasciò che finisse il discorso e dopo averle preso la
manina, dolcemente le disse:
"Ora ricordo tutto sai? Il nome di quei fiori è
narcisi, perché non lo chiamiamo Narciso cosa né dici?"
Bravo caro rispose lei. E ancora: "Il suo nome sarà Narciso così se nasceranno un bimbo e
una bimba,
avremo un Fiordaliso e un Narciso sono contenta". Nell'attesa del
lieto evento, la vita di Mekory
e di
Johnny, trascorreva serena e senza imprevisti. Le
giornate dei prossimi genitori, erano leggermente
più intense perché Mekory
essendo anche un'ottima sarta, si mise a confezionare con molta cura
dei
vestitini
per i nascituri, non trascurando però
ciò che faceva prima. Johnny
invece che era un'artista
del legno, iniziò di buon mattino a costruire i
lettini e dei simpatici giocattoli anch'essi in legno.
Per lavorare
in libertà si era trasferito all'aperto, al riparo sotto una tettoia costruita
in precedenza in
collaborazione con Jampumpum, un altro bravo menuisier
(falegname) e scultore del legno, abitante
anch'esso a Jubitun ma al fondo dell'immenso prato,
proprio di fianco al torrente Engibel, denominato
così perché era un bel torrente tranquillo. La sua acqua non era mai gelata e neppure tortuosa per
cui
tutti i bimbi delle vicinanze e non (naturalmente accompagnati da almeno un
genitore o una persona
adulta) potevano immergersi e fare il bagno perché
l'acqua a volte superava la temperatura corporea.
La menuiserie (falegnameria)
era stata costruita da lui stesso con la collaborazione di altri volenterosi
jubituniani la quale distava più o meno un centinaio di metri dal torrente.
Lavorarono in armonia sino all'ora del pasto, quando sorridendo uscì Mekory e
appoggiando il gomito
sinistro al montante dell'uscio osservò in silenzio il lavoro svolto dei due bravi artisti
dopodiché, fece
tre passi in avanti, svoltò a alla sua sinistra, con la mano
destra prese la corda pendente del battaglio
di campana e suonò ripetuti
rintocchi, poi con la sua bellissima voce pronunciò: "Signori, sospendete
di lavorare, andate alla fonte a lavarvi le mani poi entrate in casa perché la
pappa è pronta e fumante
nei vostri piatti; su spicciatevi sennò si
fredderà". Grazie mogliettina cara rispose Johnny, e ancora:
"In un baleno,
saremo seduti con le gambe sotto il tavolo per gustare le prelibatezze che le
tue belle
manine hanno cucinato". Naturalmente anche la bella Mekory, desinò in
loro compagnia e di tanto in
tanto, afferrava il manico in vimini del fiaschetto
per versare un po' di buon vino
nei loro boccali.
Verso la fine del gustoso
pranzo Johnny
disse convinto alla sua Mekory: Amore d'ora in
poi, desidero
che non t'affanni più tanto perché fra non
molto sarai... Qui
venne interrotto da Jampumpum
il quale
avendo udito, intese qualcosa, perciò
domandò: "Chiedo scusa ma se ho ben capito, fra non molto non
sarete più in due
perché la famiglia si allargherà; non è così". Hai capito bene rispose la
dolcissima
Mekory e alzatasi, si sedette sulle ginocchia di Johnny, poi gli mise
il braccio attorno al collo e dopo
avergli dato un bacino disse: "Se il Buon Dio
lo vorrà, non arriverà solo un bambino ma bensì due
gemelli".
Alleluia!!! esclamò di gioia Jampumpum e
ancora: adesso
Johnny ed io
desideriamo
che tu
rimanga seduta mentre noi sparecchieremo,
laveremo i piatti e dopo aver degustato un buon caffè,
faremo una pennichella e quando avremo
riposato a sufficienza, continueremo a lavorare per i bimbi
che verranno". E ancora: "Perciò che riguarda
i materassini e i cuscini, penserò io ad avvisare la bella
Erika Mariani (la pastorella), esponendole il
quesito. La pregherò di conservare un po' della sua lana
preziosa che occorre per fare i materassini e
i cuscini ai vostri bimbi".
Tutto andò come desiderava
Jampumpum e non mettendo nulla a tacere, a poco a
poco le voci si sparsero quindi, gli abitanti del
paese, transitavano dai futuri genitori, per
essere messi al corrente
sugli
ultimi sviluppi.
Trascorsero così
alcuni mesi e già si notava che il pancino della dolce Mekory, lentamente
aumentava
di volume. Sul far di una sera prima di cena,
Janpumpum chiuse gli occhi e dopo averli stropicciati un
po' diede un colpetto di tosse poi disse a
Johnny: "Mentre ero concentrato al mio lavoro ho osservato
la vostra accogliente casetta e
ho dedotto che è appena sufficiente per voi due, ora vi dirò cosa avrei
in mente di fare assieme ad altri validi
compaesani (naturalmente) sarà tutto gratis; posso dirvi ciò
che
intenderei fare?" La risposta di Johnny fu: "Siamo
tutt'orecchi inizia pure". Jampumpum intavolò
il discorso così: "A vostra insaputa, ho
contattato il vetraio, il lattoniere, l'idraulico, i muratori con il
loro capomastro, l'elettricista ed altri
ancora, dando loro la lieta novella". Ed essi senza batter ciglio,
hanno dato la loro disponibilità per quanto
concerne la manodopera,
come pure le spese da sostenere
per i diversi materiali. Se siete d'accordo,
i lavori di ampliamento della vostra casetta, inizieranno da
lunedì prossimo; naturalmente, sarete miei
graditissimi ospiti, ora attendo una vostra risposta così
potrò avvisare i nostri amici". La risposta arrivò
immediatamente: "Va bene accettiamo, domattina
prepareremo l'indispensabile e saremo pronti
per
il trasferimento.
L'indomani dopo aver desinato, i nostri amici
salirono sopra ad un grande carro coi lettini, i giocattoli,
i mobiletti e altre cosucce da ultimare. Il
carro era trainato
da due cavalli bianchi. Dopo circa un mese
furono avvisati dal capomastro, il quale
disse che i lavori di ampliamento, erano stati ultimati a regola
d'arte per cui, potevano rincasare quando lo
avessero desiderato. Non vedendo l'ora di veder la loro
nuova casetta,
prepararono le loro cose e si misero di nuovo in
viaggio. Arrivati, stentarono a credere
ciò che i loro occhi vedevano. Adesso, era
diventata bella capiente, c'erano
tre camere in più, i servizi
erano più grandi e così pure il caminetto.
Questi ottimi benefattori, avevano svolto un ottimo lavoro
per giunta senza voler nulla in cambio. Dopo
aver concordato con loro la data preparò un buon pranzo
sotto i pini. Passò ancora un po' di tempo prima che nascessero i gemelli, la
levatrice Mafalda, passava
di frequente per controllare la gravidanza.
Finalmente il dì che non si sa, nelle ore notturne, Mekory
diede alla luce Fiordaliso e Narciso, ogni
bimbo,
pesava circa tre chili.
Mekory e Johnny essendo molto
felici
non finivano mai di ringraziare il Signore che con
la sua bontà infinita, fece sì che la vita dei due
sopracitati genitori, fosse completa.
Tutti gli abitanti di Jubitun e villaggi
limitrofi senza fare confusione, accorrevano per conoscere i due
neonati donando loro di tutto cuore, scarpine
calzini, indumenti e anche qualche soldino da introdurre
in due salvadanai. La levatrice Mafalda
essendosi affezionata parecchio ai bimbi e così pure ai genitori,
un bel dì quando arrivò per fare il bagnetto
ai pargoli, osservando Mekory s'accorse che non si sentiva
molto bene, quindi le domandò: "Sai Mekory
noto in te qualcosa che non va, ti prego vuoi dirmi cosa ti
sta affliggendo?"
La mammina con qualche lacrimuccia rispose: "Vedi
cara Mafalda? Oggi non mi sento
molto bene,
dovrei ancora allattare i bimbi ma non ho le forze
per alzarmi e prenderli uno alla volta,
avvicinarli al seno e sfamarli
il mio latte che come sai, né ho parecchio. Poi c'è
un'altra cosa che devi
sapere ed è questa: "oggi per l'ora di
pranzo, arriveranno stanchi morti Jampumpum e Johnny e non
ho cucinato
ancora nulla, chissà cosa penseranno di me forse che sono una sfaticata?
Mafalda
dopo averla
accarezzata e baciata, le rispose: Ma che dici piccola mia? Conoscendoli, mai e
poi mai penseranno ciò che le tue labbra,
hanno appena detto; non lo pensare neppure minimamente.
Pocanzi, passandoti
la mano
sulla fronte, ho capito che hai la febbre un po'
alta. Ora cerca di essere
serena perché
per quanto riguarda i bimbi, te li metterò in grembo uno alla volta così potrai
allattarli
bene. Per quanto riguarda invece cucinare per
tutti, sono sempre qua io sia per oggi e sia per sempre
se lo vorrai perché come sai, a casa non ho
più nessuno e a volte mi sento tanto triste e sola. Ora ti
metterò in grembo Fiordaliso e mentre le
darai la pappa, andrò di corsa a casa,
per tornare con tante
cose prelibate dopodiché, quando allatterai
Narciso, andrò in cucina a spignattare … sei contenta?
Andrò a casa solo per dormire ma domattina
alle prime luci dell'alba e i giorni a venire
sarò sempre al
vostro servizio. Mekory commossa le rispose:
"Sono felicissima però, come faremo per il tuo salario?
Noi siamo poverini e non possediamo tanti
soldi". Sempre col sorriso sulle labbra, Mafalda le rispose:
Non pretendo nulla perché quando i miei
genitori sono andati in cielo, mi hanno lasciato in eredità
tanti terreni e
boschi quindi a me, basta e avanza l'affitto che mi danno i mezzadri in base al
contratto
di mezzadria. Perciò che riguarda voi, dovete
avere fiducia nella provvidenza perché Dio vede e Dio
provvede. Quando Fiordaliso sarà sazia ti passerò Narciso.
Voltatasi verso il lettino del bimbo, esclamò:
"Ohibò!!! Che ci farà mai quello scrigno appoggiato sul
tavolino accanto al lettino di Narciso? Prima
non
c'era, avvicinati e controlla, poi riferiscimi le disse
Mekory. Le riferì quindi ciò che vedeva: "Sai
Mekory? Vedo una piccola chiave che a parer mio sembra
d'oro, avvolta in due nastri uno rosa e
l'atro azzurro, appoggiate sul tavolino accanto all'abat-jour. Su
Mafalda, che aspetti ad aprire di cosa hai
paura? Coraggio". Obbedì a Mekory e, dopo aver sfilato la
chiave dai nastrini, la infilò nella piccola
toppa anch'essa in oro, appena si bloccò, aprì il coperchio.
Quando vide il
contenuto ammutolì a lungo finché Mekory incuriosita
e stanca d'attendere le domandò:
"Beh! Mi vuoi dire cosa c'è dentro?" Mafalda
ancora sbigottita rispose:
"A partire da oggi tu e Johnny
non dovrete più preoccuparvi per la vostra
povertà perché siete diventati ricchissimi. Sai? All'interno
dello scrigno, ci sono tante monete d'oro puro e
una pergamena in pelle di agnello, ora la consegnerò
a te e dopo aver slegato il nastrino la
leggerai quando te la sentirai". Sono curiosa
perciò, la leggerò
immediatamente. Disse Mekory;
detto fatto, sciolse il fiocchetto rosa poi, quello
azzurro che teneva
arrotolato il cilindro e iniziò a leggere. Le
belle parole erano: "Grazie alla fiducia che avete sempre
avuto in me pur non avendomi mai veduto e, al
vostro altruismo come pure alla generosità verso il
prossimo, eccovi ricompensati in maniera più
che larga. Continuate su questa strada perché è l'unica
via giusta da seguire per giungere a me".
Queste parole, commossero non poco sia Mekory che la tata
Mafalda. La bimba fu sazia e quindi presa e
adagiata dolcemente nel suo
soffice lettino poi, fu la volta
di Narciso il quale essendo molto affamato,
succhiò troppo velocemente e gli andò un pochino di
latte
per traverso ma senza complicazioni, solo
qualche colpettino di tosse. Quando Mafalda, ebbe svolto
tutto ciò che necessitava, salutò
momentaneamente Mekory e come un fulmine andò a casa, tirò fuori
da un locale esterno la sua gagliota
(carretto trainato a mano, dotata di due cerchioni uno a destra e
l'altro a sinistra un tempo assai remoto
erano in legno. Montavano una camera d'aria e un copertone
di gomma), la gagliota era ed è tutt'ora, un
nome prettamente piemontese. Essa, veniva usata dalle
massaie per andare
a fare il bucato nelle rogge, ecco perché c'è il
detto: cicalamento delle donne al
bucato, infatti tutte le donne che si trovavano in quei
luoghi, non smettevano mai di blaterare perciò
pareva proprio d'essere al mercato. In quei
tempi dunque, la gagliota, tornava utile anche ai contadini
quando dovevano andare nei campi e caricare
una piccola quantità di fieno asciutto, quanto occorreva
per sfamare i conigli. Dopo avervi ragguagliato circa la gagliota, è giunto il
momento di proseguire la
novella. Allora, Mafalda caricò sul mezzo di
trasporto trainato a mano, tutto quello che sarebbe servito
per cucinare (non solo per quella giornata),
ma anche per i giorni successivi. Quand'ebbe terminato di
caricare, s'incamminò verso la nuova casetta
e, volutamente lasciò l'uscio spalancato, perché come
detto in precedenza, i compaesani di Jubitun,
si stimavano l'un l'altro e mai, si sarebbero azzardati di
violare il domicilio altrui.
Quando arrivò, parte delle cose le depositò
in cucina e il resto lo ritirò assieme alla
gagliota in uno
stanzino accanto alla casa. Passarono le
settime, i mesi e, i bimbi crescevano bene sia in salute come
pure in intelligenza, la quale era una cosa
fuori dal comune e, chi avesse domandato loro qualcosa,
avevano sempre la risposta pronta e giusta,
lasciando tutti sbalorditi. In un pomeriggio del mese che
non si sa, Fiordaliso
cortesemente domandò ai genitori: "Mammina e papino, Narciso ed io ci possiamo
allontanare per il tempo che necessiterà?
Dovremmo attraversare tutta la piana
e raggiungere ad un
centinaio di metri la montagna che è di
fronte a noi per poi proseguire e arrivare su
quella vetta lassù
lassù, un poco a sinistra di quando tramonta
il sole. Non potete saperlo ma, in quel luogo c'è un lago
piccolo, la sua acqua è gelida e profonda;
possiamo sentirci dire: "Si
andate pure, però state attenti e
rincasate presto?" I genitori, si guardarono
in viso attoniti poi facendosi coraggio, Johnny si alzò senza
dire nulla, prese per mano Mekory e con passo
felpato, si avviarono verso un'altra camera e
parlare
con tranquillità di quello che i loro
figlioli domandavano. Questi bambini erano dotati di super poteri,
quindi sapevano tutto ciò che i loro genitori
dicevano in quel preciso momento.
Comunque da figli obbedienti, si sedettero accanto
al caminetto e attesero pazientemente il loro arrivo
che non tardò ad arrivare. Appena giunti,
presero due seggiole e si sedettero di fronte a loro poi, la
mammina prese le manine dei figlioli e parlò
loro così: Papà ed io, non conosciamo quel posto e voi,
che motivo avete di avventurarvi in un luogo
che non avete mai visto e non sapete se esiste davvero.
Intervenne Narciso dicendo: "Papino caro, credimi perché quel posto esiste sul
serio e se noi non ci
affretteremo, due persone periranno in quel
lago, noi li dobbiamo salvare, sai? Ci è stato conferito
questo incarico … per favore, lasciaci
partire". La mammina intervenne dicendo:
"Ma figlioli miei, siete
ancora troppo piccini per occuparvi delle
cose degli adulti e, e se venissimo anche noi assieme a voi?"
Fiordaliso, abbracciò la sua dolce mammina dopodiché, angelicamente le rispose:
"Va bene mammina
cara tenetevi pronti perché quando pronuncerò
le tre parole chiave (queste sono solo le iniziali CMC)
noi bimbi partiremo seduti sul divano e voi
genitori, seduti sulle vostre sedie.
Appena pronunciato; Corri mio cavallino.
Partirono a gran velocità per raggiungere la zona montana.
Arrivarono in un baleno, faceva molto freddo
perché una terribile tormenta imperversava proprio lì, i
loro genitori non ebbero freddo perché ci
pensarono Fiordaliso e Johnny ad imbacuccarli ben bene e,
tutt'attorno a loro, circolava un'arietta
calda niente male per cui, non potevano sentir freddo.
Osservando in alto verso la cima della parete
rocciosa si notavano due sagome penzolanti in
balia della
tormenta, le quali tentavano disperatamente
di raggiungere la cresta che congiungeva i due versanti
montuosi per poi unirsi a tetto ma, qualcosa
andò storto. Quei due sventurati, precipitarono nel vuoto
senza alcuna via di scampo, se non che, la
fortuna volle che fossero
presenti
Fiordaliso e Narciso. Se
non fossero intervenuti con i loro super
poteri, a rallentare così la loro folle corsa e, dolcemente farli
adagiare con dolcezza sul comodo divano,
sarebbero sicuramente precipitati nella gelida acqua di quel
lago, annegando in maniera orrenda. I
genitori ancora increduli, non riuscirono a dire una sola parola
e i bimbi si diedero da fare per tornare
presto a casa, attizzare il fuoco nel caminetto e riscaldarsi.
I due poveretti, ebbero tutte le cure necessarie e
poi, dopo qualche giorno quando si furono ristabiliti,
ringraziarono di cuore i bimbi per averli
salvati e tornarono ciascuno dalla propria famiglia. Una volta
ripresa dallo choc Mekory domandò ai
figlioli: "Mi volete spiegare come facevate a sapere che lassù c'è
quel lago blu? E come sapevate che
questi due poveretti erano in pericolo? Vi prego ditemi qualcosa
sennò ho paura d'impazzire".
Quasi all'unisono risposero: "Cara mammina, ti
vogliamo tanto bene ma,
per il momento non sappiamo neppure noi come facciamo ad avere questi super
poteri. Siamo capaci
di leggere nel pensiero
altrui, di prevedere il futuro, ad esempio, sappiamo che fra pochissimo, entrerà
la nostra tata Mafalda con tanti buoni
dolcini per tutti noi; eccola è già qui". Detto questo, la
buona
Mafalda entrò, salutò i
presenti e andò in cucina a posare sul tavolo ciò che aveva portato, dopo andò
a tenere compagnia a
quanti si trovavano lì.
Non resistendo alla
voglia di assaggiare le prelibatezze
che tata Mafalda aveva portato, Fiordaliso con
l'acquolina in bocca,
espresse il suo desiderio e gentilmente le domandò: "Perdonaci tatina buona, ma
Narciso ed io, moriamo
dalla voglia di inserire nelle
nostre boccucce un po' di quello che le tue mani
hanno preparato con tanto
amore per noi. Sai? Siamo ancora piccoli e tanto ghiotti dei tuoi dolcetti".
La brava pasticcera si
alzò e si diresse verso la cucina per uscire poco dopo, spingendo un elegante
carrello in noce a tre
piani, su cui c'erano i piattini con dentro tante leccornie. Finita la dolce
merenda,
a Johnny venne un'idea niente
male, ma prima prese la manina di Fiordaliso e assieme, andarono a
parlarne in disparte poi
d'accordo più che mai, tornarono in sala dove erano attesi da tutti.
Si sedettero e col
visino sorridente, Fiordaliso parlò così: "Poc'anzi a Johnny, è venuta un'ottima
idea
ed è questa: voi tutti, non
avete mai saputo (e neppure ora), in quale giorno, mese e anno, viviamo.
Sappiamo che il sole
nasce quindi, è facile da intuire che è sorto un nuovo
giorno, perché c'è molta
luce. Quando il sole
tramonterà,
sarà ormai trascorso il meriggio cioè, le ore pomeridiane
e sarà sera,
poi quando la luna farà
capolino oltre le nubi ecco che da quel preciso istante in poi sarà notte. Anche
noi (con il vostro
permesso), vorremmo unificarci agli altri popoli di questo pianeta. Sappiamo
dunque
che, se pur distanti
conviviamo con altre persone come noi, e come noi mangiano, bevono, dormono,
coltivano le loro
terre, si divertono e tante altre cose ancora. Ogni loro giorno, è composto da
24 ore,
sette giorni formano
una settimana, quattro settimane, formano un mese e i dodici mesi formano un
anno. C'è un mese il
cui nome è febbraio e ha ventotto giorni. Quattro mesi dell'anno, hanno trenta
giorni e i loro nomi sono:
aprile, giugno, settembre
e novembre.
Marzo ha trentun giorni come pure
maggio, luglio, agosto
e ottobre, dicembre e gennaio.
Un antico detto dice così: "Trenta giorni ha novembre con aprile giugno e
settembre, di ventotto ce né
uno, tutti gli altri né
han trentuno. Se ascoltate noi bimbi, dovreste impararlo memoria, così sarete
facilitati nel
ricordare quello che vi ho appena detto. Ricapitolando, dicevamo che l'anno si
divide in
dodici mesi. Il 1° mese
è gennaio con trentuno giorni, il 2°
febbraio con ventotto giorni, il 3° è marzo
con trentuno
giorni, il 4° è aprile con trenta giorni, il 5° è
maggio con trentuno giorni, il 6° è giugno
con trenta giorni, il 7° è
luglio con trentuno giorni, l'8° è agosto con trentuno giorni, il 9° è settembre
con trenta giorni, il 10° è
ottobre con trentuno giorni, l'11° è novembre con i suoi famosi trenta giorni
e per finire, non rimane che
il 12° è dicembre con trentuno giorni e il 31 dicembre si dice fine anno e
allo scoccar della mezzanotte
si stappano (chi se lo può permettere), le bottiglie di Champagne e si
brinda tutti assieme
con una fetta di buon panettone.
Il giorno dopo è il 1° dell'anno e viene chiamato
capodanno dopodiché si
ricomincia da capo, aggiungendo un anno in più. Ad esempio, se ora i popoli
che abitano la terra sono
nell'anno 1845, l'anno successivo sarà 1846 e così via di seguito, sono stata
chiara?" Un sincero sì,
fu unanime la risposta dei presenti che meravigliati più che mai, dicevano: "Per
dindirindina, questi
due bimbi sono fuori dalla norma, altri ancora, sono proprio bambini prodigio e,
pensare che abbiamo
sempre ignorato queste cose ed ora dobbiamo mettercela tutta per apprendere
da essi quello che
giorno dopo giorno, ci insegneranno … ma guarda un po' che roba.
Sorridendo compiaciuta
Fiordaliso si espresse così: "Da parte di Johnny e mia desideriamo ringraziarvi
di cuore per la vostra
adesione, nonché per il gradito applauso". E ancora: Desidereremmo portarvi a
conoscenza di molte altre
cose importantissime tipo l'analfabetismo, iniziando dalle cose elementari.
Necessiterà quindi
avere un locale abbastanza grande che chiameremo (Scuola elementare di Jubitun)
La capacità dei due bimbi di leggere nel pensiero e prevedere ciò che la mamma
avrebbe detto, quasi
subito, era così
profonda e in grado di penetrare nell'intimo dei loro genitori, al che Mekory,
appoggiò
il gomito sinistro sopra il
bracciolo della
poltrona, e poi coprendosi il mento
con il palmo della mano,
storse un po' il nasino
in qua e in là dopodiché pronunciò quanto segue: "Grazie a Dio, ora che non
mancheranno più i
soldini, pagando tutti coloro che saranno liberi e contribuiranno lavorando per
me,
farò erigere una grande
scuola che possa accogliere quanti avessero intenzione di avere un grado di
istruzione". Disse ancora:
"Per i più piccini, sarebbe bene che avessero un asilo nido e un'altra cosa
ottima, una scuola materna
per i più grandicelli dopodiché, al compimento o un po' prima del sesto
anno di età, verranno
iscritti dai loro genitori alla scuola elementare".
A questo punto, intervenne
Johnny dicendo: " Penso che sarebbe necessario avere pure un emporio
cioè, un grande
magazzino dove trovare ogni sorta di cose principalmente, prodotti farmaceutici
poi,
far costruire un grande
ospedale con validi chirurghi e
infermieri". Aggiunse ancora: "Ogni paziente
dovrà essere assistito dal
proprio medico di base il quale è colui che a richiesta del paziente, andrebbe
anche a casa sua, qualora
avesse qualche impedimento a muoversi, o per chiedere l'impegnativa di
visite specialistiche".
Johnny disse, domattina, me né occuperà personalmente. Fiordaliso, felicissima
per aver udito la sua mammina
esporre così bene tutti quegli argomenti, non resistendo la baciò, poi
esclamò dicendole:
"Brava!!! Sei stata veramente grande ora però, di dovremo dimostrare ai nostri
jubituniani, le
promesse fatte.
Non ci volle molto per vedere la grande opera ultimata.
Il quindici settembre
dello
stesso anno, le iscrizioni erano aperte e già di buon
mattino, si notava
un
via vai di persone che
entravano nei vari istituti per iscrivere i loro
figlioli a scuola. Ormai Jubitun non
era più una località
sconosciuta ma al contrario, in quel nuovo mondo incantato, Mekory e Johnny,
fecero rimuovere tutte
le insegne che recavano la scritta Jubitun e né fecero collocare altre più
grandi
e luminose con
l'elegante dicitura "Siate i benvenuti nel mondo incantato di Jubitun".
L'afflusso della
gente con i loro
piccini era enorme, come pure era l'educazione e il rispetto che avevano
per il paese
nel quale erano ospiti.
Era notte profonda quando all'improvviso
in quel vasto suolo,
il clima si fece
glaciale. Quasi al
centro dell'enorme prateria, cadde talmente tanta grandine con chicchi
multiformi,
alcuni grandi come noci
di cocco, altri invece, più o meno grandi come cocomeri (angurie). Ci
vollero
mesi prima che quelle enormi masse di
ghiaccio si sciogliessero. All’inizio osservandole attentamente,
pareva di trovarsi innanzi ad alcuni iceberg.
La curiosità della gente, era talmente grande che
qualcuno a debita distanza, montò la propria tenda
da campo poi a rotazione facevano la guardia
per non avere brutte sorprese. Gli adulti di Jubitun (non
più piccolissimo paesello) ma, ormai grazie a
Fiordaliso e Johnny, diventò una grande città
erano ligi
al dovere. I ragazzi invece, già studenti
presso le scuole elementari erano diligenti studiavano sempre
molto volentieri
con tanto zelo, portando a casa (dopo le
interrogazioni e i compiti svolti in classe),
ottimi voti.
Fiordaliso e Johnny, decisero di voler premiare la
diligenza e scrupolosità di questi ragazzi.
Fecero la bella proposta pure ai loro
genitori domandando: "Desiderate
unirvi a noi, perché proprio
davanti ai nostri occhi sorga un Luna Park
per la gioia dei bimbi e dei grandi?" Mekory dopo aver udito
Luna Park rimase esterrefatta come pure
Johnny quindi le domandò: "Ma, ma, ma che dici Luna Park,
cosa intendi per Luna Park?" Ecco mammina rispose
Fiordaliso, il Luna Park, è un
parco di divertimenti
per tutte le età, con attrazioni di vario
tipo, giostre per i più piccini e i più grandicelli, e poi per i più
grandi e, coraggiosi, ottovolanti,
gabbie, autoscontri, tiri a segno ecc." Dopo tale risposta, i genitori
acconsentirono anche perché, erano assai
incuriositi nel vedere
tutte queste meraviglie
appena dette.
I gemellini dissero
ai genitori: "Al nostro via molto lentamente, socchiudete gli occhi, poi a
piacimento
fate schioccare le dita della mano destra per
tre volte, dopodiché potrete riaprirli. Non meravigliatevi
di ciò che vedrete e udrete, perché vi
sembreranno cose dell'altro mondo ma non è così, sapete?
E ci
crediate o no, siamo nell'anno duemila
viviamo su questa terra e quindi, sono di questo non dell'altro.
"Perbacco" disse Mekory e continuò
dicendo: "Sarei pronta nonché curiosissima e tu caro?" Pure io
gli
rispose
lui. Fiordaliso non esitò e disse: "Al mio tre fate come vi ho spiegato …
uno-due-tre.
Quando aprirono gli occhi, rimasero
sbigottiti dalle mille luci psichedeliche dal gran frastuono prodotto
dalla musica ad altissimo volume di ogni
giostra e da altre cose ancora. Ed ecco che pian
piano Jubitun
era diventata una città turistica e piena di
attrattive per tutti; dove le sorprese non finivano mai di
stupire, per cui le persone non avevano il tempo di
annoiarsi. Era una giornata molto calda e afosa del
mese di luglio, quando la città si risvegliò
con un'altra sorpresa inaspettata e per niente male ossia,
quegli enormi blocchi di ghiaccio simili ad
iceberg, non c'erano più, al loro posto però, si era formato
un grandissimo specchio d'acqua grande come
un mare e, dal punto dell'osservatore, sembrava che il
cielo si congiungesse con il mare; tipico di
un mondo incantato … fiabesco. Il primo bimbo vedendo ciò,
con quanta voce aveva esclamò: "Oh!!! Che bel
giochino nuovo tutto per noi,
venite tutti a vedere.
Ad ammirare il grande specchio accorsero in molti,
fra
i quali vi erano anche Mekory, Johnny, Mafalda,
Jampumpum e altri amici di famiglia che come tutti,
rimasero a bocca aperta, tranne due piccoli ma
grandissimi amici, ideatori di tutte quelle
novità fiabesche. Nel contempo Fiordaliso, prese per mano il
suo fratellino e gli domandò: "Sai Johnny? Mi
è venuta un'altra bella idea un po' pazzerella e bisogna
poterla realizzare per far divertire ancor di
più gli spettatori del grande specchio; andiamo?" Si rispose
lui e, riprese dicendo: "So tutto sorellina cara;
sai? Ti faccio i miei complimenti perché l'idea che dici
di essere pazzerella è a parer mio brillante.
Ancor prima che dicessi queste cose, le avevo captate nel
tuo pensiero … ora ti seguirò". Quando furono
ad una certa distanza dal grande specchio, strizzandosi
gli occhietti l'un l'altra, diedero inizio
alla più
fantastica attrazione di tutti i tempi. Fiordaliso,
sedutasi
sopra un tronco di vecchia quercia,
tagliato di recente da chissà chi e appoggiato
orizzontalmente a
terra, molto garbatamente propose un cantico
a Narciso, che ben volentieri accettò di recitare prima e
cantare poi in duetto assieme alla sorellina.
Il titolo era "Aurora".
Iniziava con queste parole:
Aurora
(Cantico)
Aurora! Bella Aurora! Scendi! Scendi tu che puoi! Mostrati a me senza indugiare!
Non aver
paura!Non posso giungere dove sei! Piccolo uomo
sono per te!
Sei chiarore dell'atmosfera terrestre! Luminescenza del
cielo notturno.
Il sorgere del sole precedi! Sei l'ultima luce crepuscolare!
Il
mattino non è più tuo! Dopo te con la tua Verde luce, sorge il sole.
Non v'é nube che ti ostacoli! La prima e l'ultima sei tu!
Solo il Supremo vien prima di te! Dopo, tu sola sei!
Accorrete ai bimbi animaletti del grande nord!
Giocate con loro.
Sì civetta, vieni! Tu orsetto bianco vieni!
Assieme, tenete allegri i piccoli.
In quel preciso istante del
cantico, i due fratellini vedendo che tutti quelli che erano lì si divertivano
tantissimo, stabilirono
quindi di sospendere il poetar cantando e
far divertire grandi e piccini, con altri
intrattenimenti. Come
sempre, le brillanti idee venivano
fuori contemporaneamente da entrambi; e
quantunque lui da buon cavaliere, lasciava a lei
la
parola. Questa volta Narciso, provò a lanciare la
sua cristallina idea sopra e, ben visibile a coloro che si divertivano tanto.
Man mano che questa idea usciva dal suo capo, lentamente tutti poterono saziarsi
senza alcuna paura
e spumeggiando si materializzava. Quello che tutti vedevano
scendere era cristallino, commestibile e
buono assai la cristallina idea di
Narciso. Insomma, era a dir poco una festa unica e non finiva mica lì!
Già, perché il grande
specchio, assumeva le tinte più disparate a seconda dei cristalli che
trasportati
dal vento, si appoggiavano come neve fresca poco distante dalla
battigia. Tutta contenta per come si
stavano svolgendo gli eventi, Fiordaliso
diede il nome a questo enorme specchio "Mare di cristallo".
La gran festa durò
a lungo come pure le successive e, chi l'avesse desiderato, avrebbe potuto
rifornirsi
gratuitamente di cristalli per ottenerne bracciali, reggi occhiali,
collane, cavigliere e altro.
Gli spettacoli erano molti e la città di Jubitun,
era sempre più gremita di visitatori che arrivavano da
ogni dove. Nel frattempo,
i giorni i mesi e gli anni passarono velocemente. I bimbi prodigio, crebbero
bene, sia in salute che in sapienza, divennero anche due bei giovanotti.
La bellezza di Fiordaliso,
era
una cosa fuori dal
normale. Quand'ebbe compiuto il venticinquesimo anno di età, molto garbatamente,
domandò a Mekory e a
Johnny (i suoi genitori):"Adesso che ho venticinque anni, potrei sposarmi con
Mumi?
Egli, è un ragazzo d'oro, tenero e dice di amarmi tantissimo. Essi, sapendo
quanto Fiordaliso
avesse sofferto se non
le avessero dato il permesso, dopo essersi fissati intensamente negli occhi, la
buona mamma domandò a Johnny:
"Io sarei per il sì e tu carissimo maritino? La risposta non poté che
essere: "Certo Mekory,
come potrei vietarglielo? Osservandoli, noto che si vogliono veramente bene;
dunque diciamo loro sì
avete la nostra approvazione sposatevi, Mekory abbracciò la sua figliola e poi,
dopo
averla baciata le disse: "Sai Fiordaliso? Il papà ed io, siamo certi che non vi
perderemo
per cui
domattina andrete dal
parroco dopodiché penserete ai documenti".
All'alba del nuovo giorno, i due
baldi giovani si misero in ghingheri dopodiché, si avviarono verso la
canonica, attigua alla
chiesa e li, trovarono don Remigio e Jampumpum assorti in preghiera. Quando
ebbero esposto al sacerdote le loro intenzioni, la felicità di Jampumpum era
talmente grande, che...
sprizzava gioia da
tutti i pori. Usciti dal luogo di culto, sedettero per qualche attimo su una
panchina
ben posizionata, a
poche decine di centimetri dal gran cipresso. Dopo aver pensato su cosa poter
dire,
Janpumpum parlò così ai
ragazzi: "Sono
felicissimo di sapere che state bene assieme, amandovi l'un
l'altra, nonché,
desiderosi di sposarvi quanto prima, per cui sarò onorato se potrò esservi
d'aiuto".
Fiordaliso tutta
contenta, rispose: "Grazie Jampumpum, né
avremo senz'altro bisogno molto, molto
presto". Il tempo era
prezioso per cui in quel fresco mattino con l'ausilio di Jampumpum, riuscirono a
sbrigare senza perdere tempo tante cose. Le pubblicazioni matrimoniali con i
dati anagrafici, vennero
poi esposte per tempo,
in municipio e in chiesa. Il nome di chi avrebbe dovuto celebrare le nozze era:
"Bubugisèa man", ed era
il vescovo della diocesi di Jubitun.
Quella giornata del
23/9/2014 era favorevole sotto tutti i punti di vista quindi, le nozze si
celebrarono
felicemente e non senza
sorprese; già perché nel bel mezzo della funzione quando
tutti i fedeli e non;
si trovavano accalcati
l'uno addosso all'altro (eccetto coloro che, poverini erano costretti a rimanere
fuori senza poter udire
né vedere nulla perché la cattedrale non era abbastanza capiente se pur molto
grande. In quel preciso istante (e qui entrò in gioco la straordinaria e
potentissima super telepatia dei
due gemelli) cioè,
qualche istante prima dello scambio degli anelli, come per incanto
il terrore prese il
sopravvento su tutti i
presenti; celebrante e concelebranti compresi.
Ad un bel momento la
navata centrale iniziò lentamente a levitare in concomitanza alle altre e il
tetto
senza recar alcun
danno, neppure una
piccola crepa. In poche parole, l'intera cattedrale era
sospesa
ad una trentina di
metri dal pavimento della medesima, lasciando su di esso solo l'altar maggiore
un
piccolo tavolino su cui
appoggiare ciò che sarebbe servito al vescovo Bubugisèa man e, tutta la gente
che piena di panico,
osservando la struttura che se ne andava, esclamava:” Ohh!! Santa Madre di Dio,
ma cosa sta succedendo? E … e adesso, dove starà andando la cattedrale? Tramite
telepatia, Fiordaliso
trasmise a Narciso che
il rito matrimoniale sarebbe potuto continuare.
Anche il vescovo in
quell'istante ricevette
tale impulso, quindi obbedendogli, riprese la
celebrazione.
La cattedrale, stette
in quella posizione finché il celebrante, non ebbe dato la benedizione agli
sposi e
a tutti i fedeli, sia
quelli che si trovavano all'interno che all'esterno. Solo allora l'enorme sacro
edificio,
cominciò molto
lentamente a scendere collocandosi esattamente dove si trovava circa due ore
prima.
Subito dopo dal mare di cristallo, anziché scendere perline per bracciali,
cavigliere e altro, scesero
tantissimi tavoli già
imbanditi con cibi prelibati per tutte le persone presenti che, naturalmente
erano
state invitate
precedentemente alle nozze e al pranzo nuziale.
Accanto agli sposi, vi
erano le due mamme; Mekory e
Jada, i due papà; Johnny e Lu'sainen. Un po' più
in là c'erano
Jampumpum, Mafalda e tutti coloro che s'erano
adoperati per costruire la grande Jubitun.
Per quanto riguarda il
taglio della torta, ci pensò fiordaliso con la sua grazia. Quando tutti furono
sazi,
diedero inizio alle
danze le quali durarono parecchio, dopodiché tutti a nanna, ciascuno nella
propria
abitazione. Le giornate
a Jubitun trascorrevano sempre in letizia, grazie agli abitanti pacifici fra di
loro
ma, soprattutto a Fiordaliso e Narciso che con le loro invenzioni sempre più
svariate, attiravano ogni
giorno migliaia di
visitatori che provenivano da ogni parte del pianeta. In quella città fiabesca,
non
mancava nulla, c'era
proprio di tutto … ah!!! l'autore domanda scusa ai lettori perché nel comporre,
non per volontà sua ma
in parte per la stanchezza, si dimenticò di far presente che a Jubitun qualcosa
era
mancante e cioè, le
segnaletiche stradali perché sia gli automobilisti che i pedoni, erano sempre
assai prudenti e
disciplinati per cui non era neppure necessario che ci fossero i semafori e il
corpo dei
vigili urbani. Altra
cosa molto importante era che, non essendoci delinquenza, non c'erano caserme di
polizia né tantomeno
dei carabinieri, di conseguenza non c'erano neppure le carceri, solo le caserme
dei vigili del fuoco,
con moltissimi uomini sempre pronti ad intervenire in caso di incendi con
l'ausilio
di autoscale,
autopompe, autogru, mezzi anfibi e motobarche pompe.
L'intera famiglia di
Johnny, viveva felice e spensierata fino a che un bel dì, arrivò Mekory di corsa
e
tutta contenta portando
una lieta novella. Dopo essersi messa comoda, introdusse il suo discorso così:
"Miei carissimi amici e
amiche, rallegratevi assieme a me perché la nostra famiglia fra non molto, si
allargherà, sapete?
Fiordaliso è rimasta incinta”. A quel punto ci fu uno scroscio di applausi
generale e
come di consueto, tanti
baci e abbracci. Con l'aiuto del Buon Dio, al tempo prefissato, nacquero due
splendide
bimbette all'incirca un anno l'una dall'altra. Crebbero bene e vissero
comodamente fra due
guanciali per merito di
Fiordaliso e Narciso, vivendo felici e contenti per tutto il resto dei loro
giorni
terreni, portando
conforto e aiuto a chiunque né avesse avuto bisogno.
L'autore Stefano Villa, ringrazia di
cuore la sig. Laura Lencia, come sua correttrice di bozze la quale
ha pure costruito questo sito.
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