INVERNO
Era
la vigilia del S. Natale quando nella
vasta piana su al nord, in una località
dal nome "Olimpia", due piccole e
graziose
gemelline a causa della grande povertà,
non avevano quasi nulla per sfamarsi.
Chiara la loro dolce mammina era disperata per non riuscire a
soddisfare appieno i loro pranzi e cene luculliane.
Dopo essersi asciugata le calde lacrime dal suo
bel visino, senza che le bimbe
l'avessero notato, si affacciò
alla
finestra e vide che la neve scendeva
copiosa, rivestendo di un bianco candore
tutto quello che madre natura
aveva creato. Non passò molto tempo che le due gemelline si avvicinarono alla loro
mamma e una di esse dal
bel nome Gioia le disse: hai visto mammina come nevica
forte? La risposta fu: certo Gioia è
molto romantico sai
mi ricordo
di quand'ero piccina e spensierata come voi. Non
puoi immaginare quante palle di neve
tirai assieme
ai miei amichetti, ora
invece sono adulta e il mio compito è quello
di badare a voi e non farvi mancare nulla.
Al guardarvi, intuisco che avete tanta voglia di
uscire … sapete bambine mie anch'io uscirei
volentieri con voi a
giocare, ma sento tanto freddo in tutto il corpo
e inoltre è
quasi giunta
l’ora che la vostra mamma vi prepari un
buon piatto caldo, ora uscite pure e giocate
anche per me vi chiamerò appena sarà
pronto. Alessia disse: "grazie
mammina, a presto". Gioia prese la
sorellina per mano e uscirono tutt'e due saltellando felici come due cerbiatti
sulla candida neve.
La dolce Chiara
invece si sedette sopra una seggiola, e
pensò intensamente alla bugia appena detta alle
sue due
bimbe. Ella non pensava minimamente
a se stessa ma bensì a loro. Credeva molto nel buon Dio,
ogni sera prima
di
coricarsi si
inginocchiava davanti al crocifisso
appeso al muro nella
camera da letto
recitando le orazioni con
Gioia e ad
Alessia, inoltre confidava ciecamente
nella divina Provvidenza.
Ecco perché ogni
giorno (bene o male)
riuscivano a
sbarcare il lunario.
Fuori la neve continuava a scendere incessante e le due bimbe si
divertivano come pazze tirandosi palle
di neve
a volontà e modellando con maestria un
bellissimo pupazzo che
chiamarono Ercolino.
Facendo le pazzerelle, e a
sincrono udirono una
vocina soave, provenire da Ercolino.
Alessia turbata disse:"Gioia
rientriamo in casa perché
mi è venuta una
gran fame e la nostra mammina deve averci
preparato qualcosa di molto buono perché
già ne
sento il profumo non lo senti anche tu?" Gioia disse: lo
sento, eccome se lo sento, precedimi
pure sorellina cara,
ti raggiungerò presto dopodiché, malgrado il freddo,
si sedette di fronte al suo Ercolino
appoggiando la schiena
all'unico
albero adiacente alla destra
dell'accogliente casetta. Dopo alcuni istanti, udì una
vocina che proveniva
dall'interno del simpatico pupazzo la
quale diceva : "Buongiorno Gioia, lo sai che so tutto su di voi?" La
bimba,
impaurita, balzò in piedi di
scatto e la vocina le disse: "Non temere Gioia non devi aver paura di me perché
sono
una fatina buona e sono venuta
apposta da voi per aiutarvi e se vorrete, resterò con voi per
sempre".
Gioia tranquillizzatasi le domandò:
"Ti voglio credere,
però desidero sapere il tuo nome e
dimostrami di essere
veramente una fatina perché adesso vedo solo un pupazzo di
neve". Hai ragione Gioia di pensare così
ecco, ora
ti dico qual è il mio nome. Mi chiamo Ghilda e
provengo da una lontana galassia
distante da qui, tanti tanti anni
luce. Adesso se lo gradisci, uscirò dal vostro
bellissimo Ercolino e materializzandomi,
mi potrai vedere.
Potrà vedermi anche la tua mammina Chiara e la tua
sorellina Alessia, sei contenta?" Gioia
soddisfatta rispose:"
Sì fatina Ghilda, esci da Ercolino perché non
vedo l?ora di vederti e toccarti". Poco dopo s'udì qualcosa come un
venticello leggero che
accarezza le fronde degli alberi a
primavera poi, più nulla.
Ad un certo punto Gioia, voltatasi verso l'uscio
della graziosa casetta, vide la mamma in
compagnia di Alessia.
Chiara, rivolgendo la parola a Gioia, le disse:
"Gioia mia cara, vieni di corsa in casa
perché è successo qualcosa
di misterioso e molto bello. Il caminetto è
acceso, l'ambiente si sta riscaldando
molto velocemente, il tavolo è
imbandito e accanto al caminetto c'é molta legna
da ardere presto … oh! ma, ma chi è
questa bella Signora? E'
una tua amica suppongo, non è vero?" Gioia
sorridendole le rispose: "sì mammina cara
il suo nome è mmh …
l'ho scordato
perdonami. A questo punto,
intervenne la fatina dicendo: "Buongiorno signora Chiara
mi chiamo
Ghilda e sono l'amica di Gioia ma, anche sua e
di Alessia. Come dicevo poc'anzi alla
sua figlioletta, d'ora in poi
non vi mancherà più nulla perché la vostra
bontà e tenacia hanno fatto sì che io
arrivassi a voi.
La mamma ancora frastornata da questa lieta novella,
balbettando un pochino disse: "M, ma prego
si
accomodi".
Entrata che fu, disse:
"Sapete, questa casa è
davvero stupenda? Ora, se volete, la
renderemo più romantica e
natalizia" Gioia, la
quale era più in confidenza con
Ghilda, voleva dire qualcosa ma non fece in tempo a
dire la
prima parola che
intervenne Alessia dicendo: "sono molto
contenta che tu sia qui e di
averti
conosciuta, ma mi
vuoi spiegare come
faremo a renderla più natalizia se non
abbiamo nulla, neppure una pallina? L'infinitamente
buona fatina le
disse: "Non preoccuparti Alessia perché
me ne occuperò subito. Ora osservate attentamente il
fumo azzurro
che uscirà dal caminetto senza
preoccuparvi di nulla perché non è tossico, osservate
attentamente
dove andrà a posarsi.
Le gemelline
e la loro mammina obbedirono alla fantastica Ghilda e
appena videro fuoriuscire il "fumetto".....
spalancarono le loro boccucce in segno di stupore e Gioia esclamò:
"Oh! E
adesso che cosa succederà?" La bella
fatina
disse: "Osservate bene e non allarmatevi perché non vi accadrà
nulla di brutto anzi, sarà una gradita
sorpresina. Immobili ma vigili, videro che l’azzurro fumo terminò
lentamente la sua corsa fermandosi
accanto a
un tavolo collocato a sinistra di una finestra emanando un
gradevolissimo profumo di violetta e
dopo qualche
secondo, come per incanto, comparve una bellissima fanciulla dai
lunghi capelli castano scuro e occhietti
verdi.
Al che mamma Chiara le domandò:
"Potrei sapere il tuo nome e da
dove provieni?" Certo, le rispose la nuova
arrivata, sai il mio nome è Viola, provengo dalla stessa galassia
da cui proviene Ghilda, il suo nome è Grandaul,
che significa "Grande aula, ora cos'altro vuoi sapere?" La
risposta fu: "sono onorata di ospitare Ghilda e te
fra di
noi così sono certa che in cinque ci
faremo
un'ottima compagnia
e non ci annoieremo, ma mi vuoi spiegare
cosa
sei venuta a fare in codesto loco? Viola le rispose: sai
Chiara la risposta che ti darò è di una
semplicità estrema;
ora ti erudirò. Devi sapere che i nostri poteri magici
sono limitati, non sono al cento per
cento ma bensì solo al
cinquanta, quindi mentre Ghilda svolgerà i suoi poteri
appieno per fare determinate cose io
sarò impegnata in
altre, così facendo sia la tua casa che la tua
simpaticissima famiglia, con il nostro
contributo, potranno usufruire
del cento per cento. Se invece foste più
numerosi e con altre esigenze, avreste
bisogno di più fatine adesso hai
capito? I poteri a noi conferiti sono questi, Ghilda ed io, abbiamo accettato
volentieri tutto quello che le entità
superiori ci hanno infuso. Chiara
stupefatta le rispose: "Ora sì che ho
capito; grazie di cuore".
La fatina Viola dopo aver guardato intensamente negli
occhi Ghilda (come se aspettasse
una sua risposta), andò
da Gioia e Alessia e
prendendole per mano le
condusse accanto al
tavolo poi disse loro: "Sedetevi su queste due
seggiole e
aspettate un momento". Quando fu
sicura che le bimbe erano tranquille, chiuse i suoi magnifici occhi,
molto lentamente reclinò il capo e … pluf, sopra al tavolo apparve un bellissimo presepe vivente miniaturizzato.
Le bimbe meravigliate, abbracciarono
con quanta forza avevano la loro nuova fatina, ma lei disse:
"Grazie... di
cuore, sapete la vostra indole
mite mi commuove tantissimo, penso proprio che assieme a voi e alla vostra cara
mamma, mi sentirò per
sempre a mio agio.
In quel preciso
istante, Viola venne interrotta dalla fatina Ghilda la quale disse:” Sei stata
bravissima collega
Violetta ti meriti
un plauso per come ti sei espressa in codesta maniera ben concisa,
ma
ora non dimenticare
che il tempo
stringe e tra qualche ora sarà Natale, per cui non dovremo più pensare a
mettere al loro posto le
cose ma bensì
godere di tanta, tanta letizia.
Viola le rispose: "hai ragione Ghilda, mi
ero lasciata incantare da
queste
stupende bimbette, adesso in un baleno, assieme a loro, completeremo l'opera".
Molto bene rispose la
fatina Ghilda.
Tu rimani pure qui mentre io vado in cucina con mamma
Chiara per sbrigare alcune faccende....
importanti. A questo punto Viola disse:
"Su bambine diamoci da fare e
spostiamo un pochino i vostri letti verso
destra, di modo che ci sia ampio spazio in quest’angolo".
Le
bimbe non sapendo bene
cosa Viola stesse
macchinando si
guardarono
in viso per un bel momento, poi
prese
la parola Gioia dicendo: Viola, ora in quest'angolo
dovrebbe accadere qualcosa? La fatina
dolcemente le rispose:
"Aspetta e vedrai …
tu
non hai la più pallida idea di ciò che
si cela in questo piccolo angolo". Ora chiudi gli occhi
prova a concentrarti a pensare
intensamente a cosa vorresti di
fantastico, una cosa mai vista su questa terra
prima d'ora, che a te e ad Alessia
piacerebbe tantissimo averla in casa".
La bimba fece esattamente come aveva
suggerito la fatina Violetta e … pluffeteee…
ecco,
come per incanto, comparve
un fantastico abete di Natale che
quasi toccava il
soffitto, era guarnito così bene che
solo delle buone fatine provenute da un'altra dimensione e
da una galassia quale è Grandaul, potevano fare simili prodigi.
Viola, con la sua bontà infinita era riuscita a trasportare con
molta maestria e fantasia, queste belle
creature in
un mondo di fiaba dove tutto è splendore, armonia e
altruismo. L'abete era avvolto da una
bella nuvola azzurra
animata che, spostandosi qua e là emanava un
gradevole profumo di rosa e una leggera brezzolina niente male.
Oltre a queste belle cose, il suono di tante
belle musiche natalizie veniva diffuso
nell'aria lasciando così sognare
chi l'ascoltava.
Insomma, la cameretta di Gioia e
Alessia si era trasformata in un
paradiso.
Non passò molto tempo che arrivò Chiara dicendo:
"Hei!
ragazze, perdonatemi se vi interrompo ma,
per ordine
della fatina Ghilda
la
cena è servita su venite, non
facciamola attendere ulteriormente". Detto fatto, obbedirono
a Chiara lasciando per un pò quel
luogo magico per recarsi in sala. Una
volta lì, domandarono il permesso per
poter uscire un momento e andare a
salutare il loro pupazzetto Ercolino. A
permesso accordato, corsero subito
da
lui, ma non appena si avvicinarono e
pronunciarono la parola ciao, vennero
avvolte da un'intensa luce e dal
pupazzo
uscì materializzandosi un'altra bella
ragazza dicendo di chiamarsi Flavia, di
essere un angioletto buono.
Disse inoltre che l'Ente
supremo l'aveva inviata ad Olimpia per
occuparsi dell'arrivo di un personaggio
molto....
molto importante. La neve,
intanto, continuava vanitosa a librarsi
nel plumbeo cielo,
danzando un po' qua e un
po' là,
per poi posarsi elegantemente sul già bianco manto sottostante. La mammina dall'uscio
chiamò: "Gioia…
Alessia, ora si è fatto
tardi; su, entrate".
Le bimbe ormai
intirizzite dal freddo non se lo fecero
ripetere due volte e, come due saette,entrarono in casa
la
calduccio seguite
da Flavia. Per riscaldarsi un po', si sedettero accanto al caminetto, dove
la legna era messa ad
ardere scoppiettava tenendo tanta compagnia. Chiara
avvicinatasi alle sue
figliole disse: "mi volete
spiegare chi
è questa
stupenda ragazza? Rispondendo a mamma Alessia disse:
"sai mamma
questa nuova ragazza si chiama
Flavia ed
è un angioletto mandato dall'ente
supremo. Chiara disse: mi sta bene
bambine; Flavia può rimanere
qui con noi. Le due
bambine, (ormai
riscaldate) nel vedere tanta allegria intorno, s'alzarono e si
avvicinarono al
presepio vivente; poi,
dopo essersi inginocchiate davanti
alla fredda grotta, alternandosi
pregarono così: "Caro
Bambino Gesù, tu
che oggi ci hai fatto conoscere tante
buone fatine e un angioletto, fa che
non sia solo un bel
sogno ma anche
realtà. Chissà quanti bimbi più poveri
di noi oggi nonhanno ricevuto il grande
dono che tu hai
voluto fare a noi. Dona
quindi anche a loro un pochino di calore
e di serenità. Fra non molto, la nostra mamma
assieme alle fatine,
l'angioletto e noi, festeggerà
in allegria il tuo compleanno. Tu che
puoi tutto ascolta
questa
nostra piccola
preghiera e se puoi
esaudisci questo nostro desiderio … grazie buon
Gesù. Appena ebbero
finito
di recitare la
loro preghiera, tutte le
ragazze udirono un tintinnio di
campanellini provenire
dall'esterno.
Le prime a
schizzare all'aperto
furono naturalmente
Gioia e Alessia seguite
poi da tutte le altre e
videro che a
poca
distanza da esse
sopraggiungere due
grandi slitte, trainate
ognuna da sei robuste
renne che si fermarono
proprio a pochi passi da
loro.
Gioia notò che
sulla prima slitta c'era un distinto signore
con una lunga barba
bianca e una bella
chioma bianca.
Sulla seconda slitta,
comodamente seduta a
cassetta, stava una
stupenda ragazza dai bei
capelli castani, occhi
scuri e
dai modi molto
raffinati. Anche lei,
come il distinto
signore, vestiva
una giubba
rossa, bordata di pizzo
bianco, pantaloni
attillati, una lunga
cuffia rossa e un pon
pon bianco
all'estremità, la quale avvolgendole il collo
la
riscaldava leggermente
dal grande freddo.
Alessia si avvicinò a
questo elegante signore
e gli domandò: "Distinto
signore, chi sei e qual
è il tuo nome?"
Egli
rispose: "Vedi piccina, fino ad oggi, hai
sempre vissuto in un
mondo tutto tuo lontano
dal sapere, perché le
avversità della vita
erano come tu le hai
conosciute e vissute, ma
da oggi in poi per te,
la tua sorellina e la tua
mammina, qualcosa
cambierà perché ora ti
svelo chi sono e come mi
chiamo". Alessia tutta
contenta gli disse: "
Sì,
sì gentile signore dimmi
chi sei". Egli le
rispose: "Sono Babbo
Natale e il mio nome è
Luigi". La bimba replicò
dal momento
che mi sei molto
simpatico, ti posso
chiamare Babbo Natale
Luigino?",
certo rispose il Babbo,
puoi
chiamarmi pure così che
mi farà molto piacere. La curiosità di
Gioia era talmente
grande che con un balzo
simile
a quello di uno
stambecco saltò sulla
seconda slitta
domandando alla bella
signorina: "e tu
bella signorina, come
ti
chiami?" Lei con
pacatezza e gentilezza
le rispose: "Il mio nome
è Adriana e aiuto
volentieri Babbo Natale
a
smistare i doni
assegnati ai bimbi buoni
come voi in tutte le
parti di questo pianeta.
Gioia le disse:
"Adriana, se
lui che è un
uomo è Babbo Natale,
tu
che sei una donna sei Babba Natale? Adriana e
tutti i presenti
scoppiarono
a ridere a
più non posso, tenendosi
la pancia in mano. Adriana le
disse: "Va bene Gioia,
vada pure per Babba...
Natale. Si intromise
Babbo Luigino dicendo: ecco bambine, vedete
questi pacchi? Orbene,
sono tutti per voi e la
vostra mammina. D'ora in
poi, non dovrete più
preoccuparvi di nulla perché a darvi una mano
ci penseranno le
fatine Ghilda,
Viola, Loredana
e Flavia.
A questo punto
Chiara disse: "Suppongo
che a quest'ora sarete
un poco
stanchi,
entrate nella mia umile
dimora a conversare un
pochino anche con me?
Al sentirla, si notava
benissimo
che mammina
Chiara era stata messa,
per breve tempo, un po' in disparte e ciò non
era bene per niente
anzi, la
si sarebbe
dovuta inserire al primo
posto ma, poi andò
così.
Babba Natale
Adriana disse: "Sono
molto onorata di far
parte di questa
simpatica compagnia, per
conversare un
po' con tutti voi
e il mio carissimo
Luigino; dunque,
entriamo pure".
L'incantesimo non era
ancora finito perché,
tutto ad un tratto,
tutti i doni destinati a
Gioia, Alessia e Chiara,
erano già riposti per
benino, in parte sotto
il
presepe e in parte
nella cameretta delle
bimbe sotto l'albero di
Natale.
Appena entrati
nella stanzetta, la
nuvoletta da azzurra e
luminosa che era
poc'anzi, si trasformò
in plumbea e
da essa
incominciarono a
scendere le prime falde
bianche di neve
ammantando così parte
dell'abete. La cosa più
sorprendente fu che la
neve, posandosi sul
pino, non cadeva a terra sciogliendosi sul
pavimento ma bensì una
forza misteriosa faceva
in modo che risalisse là
dov'era prima di posarsi
sull'abete,
questo era
il ciclo perenne.
Gioia disse a Babbo
Luigino: "Tutto questo è
fantastico". Prese la
parola la piccola
Alessia dicendo: "ma,
queste
belle cose che
vediamo le possono
vedere anche altri
bimbi?" Certo, rispose
Babbo Natale, questa è
una
notte
magica ed è
interamente dedicata a
tutti i bimbi del
pianeta terra. Ora
domando alla vostra mamma
se
assieme
a voi volesse unirsi a
noi per ammirare altre
cose fantastiche e
simili a questa.
Arrivò l'angelo Ghilda
dicendo: "Ho sentito
tutto sapete? E' una
bellissima cosa questa,
però se non mangerete
ciò che le mie mani
hanno preparato con
tanto amore per voi, da qui
non si muoverà nessuno". Chiara rispose:
"hai
ragione
mia carissima Ghilda
anche perché a forza di
ammirare queste cose fiabesche, accompagnate
da
continue emozioni, il
tempo è volato senza che
le bambine ed io ce ne
fossimo rese conto. Non
mi era passato
per la
mente che per non
svenire dalla fame
avremmo dovuto mettere
in corpo un po' di cibo
quindi, ora tutti a
tavola. Naturalmente, le
prime a schizzare come
due saette verso la sala
furono proprio Gioia e Alessia
seguite
da Chiara. Appena sedute comodamente con le gambe sotto il
tavolo prese la parola
Alessia e disse: "Perdonami
fatina Ghilda ma, ma
qui non c’è nulla da
gustare e Gioia ed io
abbiamo molta fame".
Pazienza, abbi un
pochino
di pazienza
rispose Ghilda
sorridendole, e vedrai".
Dopo non molto tese le
braccia, aprì i palmi
delle mani come
se stesse
aspettando qualcosa,
alzò il visino verso il
soffitto, chiuse gli
occhietti e … op là,
tutti i commensali si
voltarono verso la
cucina, perché da essa
proveniva una
gradevolissima
musichetta natalizia,
mai sentita prima
di
allora sul suolo
terrestre, rallegrando
inoltre questa splendida
dimora fiabesca.
Subito
dopo a seguito, tutti
quanti videro avanzare
lentamente levitando
verso la sala da pranzo,
un grande
cabaret
(vassoio), contenente
gli antipasti. Babbo e Babba
Natale (Luigino e
Adriana) sapevano dell'incantesimo
appena
compiuto dall'angelo Ghilda, però non dissero
nulla alle bimbe. Il
vassoio venne dolcemente
posato sulla
tavola e
la cosa più favolosa fu
quando dal piatto di
portata uscirono gli
antipasti da soli,
andando a depositarsi
ciascuno nel piatto del
commensale assegnatogli.
Gioia, Alessia e mamma Chiara, nel vedere tutto ciò,
rimasero
a bocca aperta,
l'unica cosa che uscì
dall'ugola di Chiara
fu: "Oh, ma è incredibile!"
Questa fantastica magia
si
ripeté anche per le
portate successive, poi
quando tutti ebbero
finito di
mangiare la
penultima portata,
l'angelo
Ghilda
disse: "ora c'è un'ultima
cosa che deve esservi
servita perciò rimanete
ai vostri posti e
non muovetevi.
Detto
questo, fece schioccare
il dito pollice della
mano
destra assieme al medio
ed.. ecco
fatto! Dopo un attimo,
tutti i commensali
poterono ammirare
un'altra fantastica
magia, ancora una volta
compiuta dalla bellissima
e pazzerella fatina Ghilda.
Questa volta ad
essere sbalorditi furono
Babbo Luigino e Babba
Adriana perché, come
volsero lo sguardo verso
la cucina, videro
arrivare lentamente
levitando e a passo di
danza, un bella torta
con su venticinque candeline
accese e al centro stava scritto:
"Tanti
auguri di buon Natale e
Buon compleanno a Babba Adriana e
alla dolce
fatina
Viola". A questo punto,
Babbo Natale ebbe un
momento di smarrimento,
e dopo essersi
ripreso si
alzò in
piedi e disse: "questa sì che è proprio
bella perché mai
nessuno, prima d'ora, si
era ricordato che in
questa notte
di grande
letizia ricorre il
venticinquesimo
compleanno di Adriana e
della bellissima fatina Viola, grazie … grazie
di cuore fata Ghilda.
Il tempo a loro
disposizione era ormai
divenuto molto
ristretto, ma nonostante
tutto vollero
riposarsi ancora
un pochino accanto al
caminetto, godendo del
calore emanato nonché dallo
scoppiettio prodotto
dalla legna che, man
mano continuava ad
alimentare se stessa. L'ora dell'addio era
ormai prossima e quindi
il
babbo Luigino disse
alla sua aiutante
Adriana: "Orsù mia cara,
spicciamoci o faremo
tardi per le consegne".
Mamma Chiara si
alzò dal posto dov'era
seduta e gli domandò: "Allora caro babbo, le
bambine ed io possiamo
unirci a voi per questa
solenne spedizione?"
Egli tutto contento le rispose:
"Ma certo
figliola mia, montate
tutti a
cassetta … tu qui accanto
a Babbo Luigino,
invece gioia e Alessia saliranno a cassetta accanto alla
mia aiutante
Adriana. Gioia prima di salire
sulla slitta si soffermò
per
qualche istante di
fronte al pupazzo e gli
disse: "Buon
Natale
Ercolino, aspettami,
tornerò presto". Il
pupazzo emise una voce
che diceva: "tanti
auguri pure a te, alla
tua sorellina e alla tua
dolce mammina,
ora
corri
dal tuo babbo che ti sta
aspettando, io ti
aspetterò stanne pur
certa".
Dopo essersi salutati,
partirono per luoghi
lontani.
Le fatine dissero di voler
rimanere a casa per
custodirla ed attendere
il loro rientro. Il
viaggio procedeva alla
grande, andando di casa
in casa, fin quando
consegnarono l'ultimo
dono. Durante il
ritorno, Alessia domandò
a
Babba Natale:
Perdonami ma, se Babbo
Luigino è Papà Natale,
allora tu che sei Babba, sei Mamma
Natale? Ella,
dopo una
breve risatina, le mise
il braccio al collo e le
disse: "Sì mia cara
Alessia chiamami pure
Mamma Natale
se ti fa
piacere che sono molto,
molto contenta, anche
perché non ho ancora
delle figliolette belle
e giudiziose
come voi;
un giorno chissà se il
Babbo vorrà rendermi
felice?" Non
disse nulla per un po',
ma si notava
che dai
suoi occhietti
sgorgavano calde lacrime
di commozione. E cloppete, cloppete,
cloppete, arrivarono a
casa prima
del far del
giorno, un pochino
stanchi ma soddisfatti. Gioia, scese
immediatamente dalla
slitta e andò dal suo
Ercolino salutandolo, ma
lui non disse nulla. Dopo qualche batter di
ciglio, da lui fuoriuscì
una voce che sapeva
di
umano e
disse:
"Eccomi
Gioia, chiama la
tua sorellina perché
fra qualche istante
potrete finalmente
vedere e
toccare il
vostro Ercolino detto
questo si udì un sibilo
e subito dopo, si
sollevò un vento caldo che fece
sciogliere
la neve del
pupazzo e.....materializzandosi, prese
forma umana. Le due
bimbette rimasero a
bocca aperta nel
vedere
un così distinto signore
alto e biondo. Solo ad
Alessia uscì la vocina
che esclamò: "Oh è
fantastico! Ma ...
tu,
tu sei proprio Ercolino?" Sì, rispose
lui: "Vedi mia cara,
Gioia e tu, mi avete
plasmato con tanto amore
e rara
maestria,
ed è proprio la
vostra grande voglia di
vedermi e di toccarmi
che si celava nel vostro
inconscio il quale
ha
fatto sì che assumessi
sembianze umane. Ora
rimarrò per sempre con
voi e la vostra mammina;
datemi le
vostre manine
e rechiamoci da lei per
salutarla". Dall'uscio,
uscirono tutte le fatine
per dare il benvenuto a
tutti
quanti trascorsero la
notte attorno al globo
distribuendo doni. Prese
la parola la dolce fatina Loredana
dicendo:
"Prego, entrate
al calduccio perché la
fatina Flavia ha da
dirvi qualcosa ascoltatela". Ella prese
la parola e disse:
"Se
entrerete, potrete
assaporare quello che le
mie mani, senza
incantesimo, hanno
preparato per voi …
prego
entrate".
Quand'ebbero divorato
tutto quello che Flavia
aveva preparato con
tanto amore, Babbo Luigino disse:
"Ora è
proprio giunto il
momento di accomiatarci,
dunque Mamma Natale ed
io partiremo per andare
lassù oltre
quella
stella, adesso la potete
ammirare ha smesso di
nevicare e il cielo si
sta facendo più terso. Vi lascio quindi
in ottima compagnia
ancora per un po' con le
fatine Ghilda, Viola,
Loredana e il vostro Ercolino, torneremo il
prossimo Natale con
tante novità … a
presto". Gioia, Alessia
e Chiara piansero un po' quando videro le
due slitte
partire
ciononostante, si
sbracciarono urlando:
Ciao Babbo,
ciao Mamma
tornate, tornate
presto". Poi, le slitte
scomparvero dalla loro
vista
lasciando nei
loro cuori un bel
ricordo. Rimasero così
in sette ad Olimpia a
tenersi
compagnia ancora
per un po' di tempo poi,
giunse anche per le fatine il triste momento
non dell'addio, ma di un
arrivederci, perché
l'ente supremo (Dio), le
aveva convocate su Grandaul (grande aula),
per un'altra missione
importante. Ad Olimpia,
restarono Gioia,
Alessia, mammina Chiara ed Ercolino il
quale volle un gran bene
alle
bimbette e amò
tantissimo mamma Chiara,
non facendole mai
mancare nulla. Si
succedettero i giorni, i
mesi, gli
anni e i
secoli ma ad Olimpia
non cambiò proprio nulla perché da quando Babbo
Natale Luigino e Mamma
Natal
Adriana
lasciarono questo luogo
magico, il tempo si
fermò, divenendo così un
altro paradiso
terrestre.
Chi ha
scritto ciò, nutre un
grande rispetto
verso questa seria
organizzazione che è "Mamma TIM", augurando
di
cuore ancora Buon
Natale e un felice anno
nuovo.
Ogni qualvolta
l'autore ultima una sua
composizione, lascia
sempre un pizzico di se
stesso, tanta nostalgia e
di
amore che può
essere trasmesso a chi
ne avesse letto anche
solo un breve stralcio.
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