Orario di lavoro nell’industria
alimentare, analisi degli accordi dell’ultima tornata,
spunti sul rinnovo dei
contratti integrativi
Dalla consistente documentazione ricevuta e visionata relativa agli
accordi aziendali stipulati che sono 183 con riferimento ad una sommaria
comparazione delle materia nella contrattazione aziendale e
di gruppo svolta antecedentemente al 97 si può affermare che e’
consolidato e di consuetudine contrattare in Emilia Romagna in ambito decentrato
il capitolo dell’orario e dell’organizzazione del lavoro. Da una lettura
generale degli accordi e’ presumibile che siano altrettanto consolidate
prassi di contrattazione informale in considerazione di demandi successivi,
delle verifiche, degli incontri previsti fra le Parti aziendali che connotano
il capitolo dell’orario di lavoro. Dovendo fare sintesi non vi e’ dubbio
che si pone un problema metodologico e di sostanza, non essendo la sottoscritta
una ricercatrice ma una sindacalista mi preme sottolineare che l’insieme
degli accordi meriterebbe una riflessione piu’ approfondita sulla gestione
delle norme.
Come nella pratica sia avvenuta l’effettiva gestione degli accordi
con riferimento all’organizzazione del lavoro e degli orari non e’ neutrale
rispetto all’analisi che la Flai-Cgil Regionale si appresta di affrontare,
pertanto l’analisi che propongo e’ parziale, come si sono realizzare le
azioni di gestione sindacale effettiva avvenuta nelle aziende, nella contrattazione
di gruppo e’ questione che appartiene ai funzionari ed alle rappresentanze
sindacali che sono inseriti nelle aziende proposte, ai quali prego con
umilta’ di correggere mie interpretazioni errate qualora avvengano, altrettanto
un contributo e le integrazioni della traccia aperta che propongo
dovrà essere completata in quanto come ben sappiamo non esiste nessun
buon accordo se le norme non vengono gestite attraverso i processi di azione,
soluzioni e consenso sindacale.
Un’altra raccomandazione che mi sono data e’ di evitare le vecchie
usanze che vogliono assegnare dei voti agli accordi ,vecchie usanze
perche’ inutili, inutili di norma tali giudizi che provengono
da chi di contrattazione non ne ha svolto o non ne svolge(di fatto tale
vizio e’ tipico dei ricercatori e degli apparati non impegnati direttamente
in tale faticosa ed indispensabile quanto fondamentale attivita’. Al di
la dei dibattiti non esiste una realta’ aziendale uguale all’altra,
fra l’altro il bello della contrattazione aziendale e’ che ogni accordo
aziendale ha una sua storia, rispetto al nostro insediamento in quella
realta’, a come ci proponiamo in ogni realta’ rispetto ad un nostro efficace
ruolo di analisi e di controllo dei processi produttivi, dei sistemi organizzativi
che immancabilmente vogliamo migliorare perche’ strettamente correlati
alla condizione e qualita’ delle prestazioni di lavoro, insomma l’orario
e’ lo snodo dentro al quale si realizza il benessere di chi rappresentiamo.
Altrettanto nell’interpretare gli accordi sul tema proposto ho ben presente
che significa approfondire le tante contraddizioni che contraddistinguono
le flessibilita’ richieste sull’orario nell’industria alimentare, dove
il sistema degli orari si collega al migliore utilizzo degli impianti,
a cicli continui, al lavoro su turni, domenicale ecc.
Emerge da una lettura generale che persiste il problema di controllo
sull’orario contrattuale largamente superato dagli orari di fatto, tali
contraddizioni che si contraddistinguono dalle variabilita’ di mercato
a cui fanno riferimento le industrie alimentari accentuate sui prodotti
freschi dalle carni, al lattiero-caseario ma non solo, cio’ implica variabilita’
organizzative che di norma corrispondono ad esigenze produttive e distributive
sempre piu’ inseriti in processi ” just in time,” con costrittivita’ della
condizione di lavoro rispetto ai picchi di mercato e stagionalita’ che
contraddistinguono molti dei contenuti degli accordi presi di riferimento.Vi
sono temi sulla gestione degli orari che al di la delle buone norme sappiamo
irrisolvibili nel rapporto con la gente, nel rapporto con le aziende.
Vi e’ poi un aspetto singolare che contraddice le svariate e datate
teorizzazioni sulla fine del fordismo, tutte le norme di distribuzione
dei sistemi di orario, flessibilita’ e riduzione dell’orario, godimento
del maggior tempo libero dei lavoratori sono descritte in generale con
un linguaggio che meritano un’analisi di Eco. Le modalita’ e le condizioni
di orario sono sempre ed unicamente collegate dalle effettive
esigenze produttive aziendali, dal migliore andamento aziendale, dall’ottimizzazione
delle risorse aziendali ecc.. Permane ancora nel linguaggio normativo l’eredita’
del sistema fordista, di sistemi organizzativi gerarchici, e’ raro in tema
di orario trovare forme di descrizione normativa dove i sistemi di orario,
flessibilita’e di maggior tempo libero dei lavoratori vengono ottemperati
in termini paritari fra le cosiddette esigenze aziendali ed i lavoratori,
effettivamente tale impostazione stride con quel sistema di relazioni che
viene considerato nell’industria alimentare avanzato.
Una delle possibili risposte a tale impostazione normativa classica
ormai del settore e ‘ da ricercarsi anche nelle piu’ svariate forme di
monetizzazione che riguardano le piu’ svariare modalita’ di orario e flessibilita’
riconosciute come disagi. Un altro tema che è ricorrente negli
accordi si collega all’orario e’ il mercato del lavoro, nelle realta’ dove
si ricorre a punte di stagionalita’ dove si regolano non solo le condizioni
di orario del tempo determinato ma anche il periodo(78gg ecc), ma altrettanto
nel contesto richiesto di calendarizzazione degli orari dovrebbero essere
poste di norma le verifiche del personale, dove sempre piu’ si ragiona
anche delle forme flessibili di lavoro che sono trasversali al capitolo
dell’orario, si pensi al part-time, all’orario festivo con le soluzioni
di aziende dell’Emilia Romagna che hanno fatto discutere sul lavoro
a turni week-end in ambito Nazionale. La regolazione del part-time
e’ inserito in molti accordi aziendali, significhera’ riaggiornarla alla
luce delle modifiche. Sul tema del mercato del lavoro alcuni anche se pochi
accordi di gruppo trattano argomenti reputati innovativi dal lavoro week-end,
Job sharing, telelavoro ecc..
Non e’ rintracciabile alcun riferimento al lavoro interinale che trova
una tutela nel recepimento dell’art.21 del CCNL fatto successivamente ad
accordi raggiunti, ricordo che non sara’ ininfluente in materia di
tempo determinato l’accordo separato sui contratti a termine recepito dal
governo che amplia la casistica ed il periodo di un rapporto di lavoro
che aumentera’ la precarizzazione.
Sulla qualita’ dei contenuti degli accordi sappiamo che contano
variabili che dipendono piu’ o meno dalla nostra storia di
contrattazione sindacale in quell’azienda e nel territorio, dal legame
di quell’azienda collegata a vocazioni territoriali, ad esempio molto
particolare e territoriale e’ la contrattazione sulla trasformazione del
pomodoro nel parmense, peculiare e’ la stessa contrattazione in termini
di orario delle carni ed insaccati.
Rispetto ai temi piu’ tradizionali o innovativi vi e’ una correlazione
con la dimensione aziendale, di solito alcuni contenuti innovativi sono
rintracciabili negli accordi di gruppo in particolare Barilla, Parmalat,
Galbani. Non e’ indifferente l’ambito di produzione e mercato a cui fa
riferimento ogni azienda dove vi e’ un forte contrassegno della massimizzazione
e del migliore utilizzo degli impianti, delle punte di mercato che richiedono
flessibilità, stagionali che richiedono il ricorso di manodopera
a tempo determinato, il tema degli orari, dei turni e delle flessibilita’
e’ molto trattato,ma in tutti gli accordi non mancano in generale verifiche
e demandi continui.
Non ho altra scelta da compiere se non la descrizione delle materie
trattate sugli accordi fatti, mettero’ a fuoco le questioni che si trattano
per tradizione e tipicita’ contrattuale aziendale, alcuni dei contenuti
meno tradizionali, presenti anche se non il termini generali.
Ricordo infine che l’ultima tornata contrattuale era contrassegnata
dal dibattito sulla riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore e dal recepimento
della direttiva europea, sull’orario di lavoro, dove si mantiene in essere
in Italia il vecchio Regio decreto.Acceso e non risolto e’ stato il dibattito
nell’industria sul controllo degli straordinari, trova ancora diffidenza
l’istituzione della banca ore dove sapere se hanno funzionato non e’ ininfluente,
pochi sono gli accordi dove e’ prevista.
In qualche accordo sia aziendale che di gruppo troviamo le tracce di
quella fase politica, le parti hanno definito d’intesa di ritrovarsi se
avvenivano modifiche mai avvenute e che appaiono lontane dall’attuale situazione
piena di difficolta’ dentro la quale andremo a rinnovare i prossimi accordi
integrativi.
Descrizione delle materie contrattate in materia di orario negli accordi
dell’industria alimentare
In generale
Orario di lavoro contrattuale e sua distibuzione.
Applicazione Rol
Calendarizzazione degli orari
Riposo settimanale, festivita’, riposi compensativi
Ferie e permessi
Lavoro a turni su ciclo continuo, maggiorazioni e limiti
Lavoro discontinuo
Lavoro straordinario, notturno domenicale e festivo
Maggiorazioni e limiti
Flessibilita’ normativa ed effetti economici
Pause, sospensione del lavoro e recuperi
Flessibilita’ normativa ed effetti economici
L’orario di lavoro vede diverse soluzioni, in prevalenza settimanale
di 40 ore su cinque giorni, su turni o giornaliero, con pausa in alcuni
casi di 15 minuti al mattino, in alcuni casi e’ difficile capire se tale
orario e’ continuativo o spezzato, e’ generale la richiesta di controllo
dello straordinario, andiamo dagli orari disagiati della macellazione dove
vi sono anche orari spezzati ed in generale dove la modalita’ dell’orario
e’ rapportata alla produttivita’ del massimo di suini macellati all’ora
in qualche caso, dove il ROL con le ore derivanti dalle ex festivita’ viene
tramutato in permessi retribuiti, con straordinari a rotazione in alcuni
casi previsti dove il lavoratore puo’ chiedere la trasformazione in riposo
compensativo, il Rol puo’ essere sospeso dall’azienda fermo restando
il recupero che se non sara’ effettuato sara’ retribuito con maggiorazione
dello straordinario
In alcuni casi l’orario giornaliero o settimanale, plurisettimanale
o annuale, ecc. viene ridotto per alcuni periodi dell’anno, con recupero
dei riposi compensativi derivanti dal maggior orario in flessibilita’
che se non effettuati saranno compensati come straordinario, tale normativa
in generale e’ valevole per il tempo indeterminato, ed e’ abbastanza generale
negli accordi di riferimento.
D’interesse sono i sistemi di orario molto diversi nel settore delle
carni, dai turni sperimentati ed adottati da Castel carni con relativa
riduzione di orario e banca ore, viceversa misto e’ a Italcarni dalle 37,30
ore settimanali con Rol per un periodo sperimentale su turni per
qualche reparto sullo spezzato ed un periodo a 40 ore.
In materia di orario di lavoro settimanale e’ da menzionarsi le Sorgenti
Emiliane di Mo dove i lavoratori alternano turni di 2 settimane a
36 ore e due da 30 ore con una media settimanale di 33 ore retribuite 40.
Comal che vede un’articolazione sull’orario di lavoro di 36 ore settimanali,
mantenendo le medesime retribuzioni con assorbimento di parte delle
ore di Rol ed ex festivita’ e di ogni indennita’ eventualmente dovuta sui
turni in essere, con percentualizzazione del le 54 ore di permessi retribuiti
mantenute e con il concorso dei lavoratori.
D’interesse Dumeco con 37,5 ore settimanali, in alcuni accordi non
e’ individuabile l’orario contrattuale in quanto certamente concordato
in precedenti integrativi, in altre imprese a ciclo continuo e ‘ presumibile
un orario contrattuale di 37,5O anche laddove l’orario settimanale di lavoro
non viene specificato, certamente per molte imprese il riferimento prevalente
dell’orario settimanale e’ sulle 40 ore.
Le descrizioni e modalita’ circa l’orario di lavoro, l’organizzazione
aziendale e modelli organizzativi sono le piu’ diverse, dai processi riorganizzativi
che toccano il settore lattiero caseario(vedi Granarolo e Nestle’) dagli
scenari intenazionali, di mercato, agli intenti dichiarati fra le parti
di valorizzare le professionalita’, di rendere piu’ efficiente l’impresa
attraverso la crescita polivalente dei lavoratori, in certi casi si ricorre
a commissioni paritetiche che in realta’ anziche’ svolgere compiti tecnici,
diventano sedi sindacali in specie sull’orario che e’ di norma argomento
demandato alle RSU anche nei Gruppi a livello aziendale.
Resta sottotono un’attivita’ fondamentale quale e’ l’impegno che entro
il primo trimestre dell’anno deve vedere le parti aziendali incontrarsi
per la calendarizzazione degli orari.
Per antonomasia l’appuntamento della calendarizzazione e’ sempre stato
fondamentale per definire il piano di lavoro annuale anche con successivi
incontri perche’ si andava alla verifica degli organici e possibili assunzioni
rispetto alle esigenze di una migliore organizzazione del lavoro, per sostituire
chi andava in pensione con percorsi formativi a sostegno delle necessita’
individuate sul piano di lavoro concordato, si decideva come procedere
in casi di maggiori richieste e punte di mercato, come preparare
la campagna, criteri di riassunzione sul tempo determinato ecc, successivo
e da ultimo si poneva il godimento delle ferie con il relativo sistema
da organizzare per reparto, si trattava poi dell’utilizzo del Rol ed ex
festivita’.
Per come tale norma contrattuale della calendarizzazione degli orari
e’ riferita negli accordi in esame appare quasi un procedura di obbligo
recepita dal CCNL ,come viene svolto nella gestione la calendarizzazione
e’ questione da sapersi con precisione in quanto una verifica accurata
e’ incidente sul miglioramento dell’organizzazione del lavoro, Mercato
del lavoro e formazione
Sono le buone prassi aziendali che applicano la norma,
questo esercizio che e’ in parte in mano alle rappresentanze sindacali
deve diventare un’esercizio vero, qualificato e non burocratico.
Possiamo dire che nei diversi accordi e’ presente tutta la casistica
dei turni di lavoro e tutte le modalita’ di orario possibili.
La flessibilita’ in alcune casistiche vede delle maggiorazioni che
vengono aumentate, vi e’ in qualche accordo la possibilita’ di deroghe
alle flessibilita’ previste dal CCNL.
Poche sono le innovazioni proposte, restiamo in un’ambito funzionalista.
e fordista.
Si denotano innovazioni laddove si e’ investito, viceversa laddove
abbiamo subito riorganizzazioni e ristrutturazioni, gli accordi difensivi
si esplicitano in modalita’ molto tradizionali sull’orario di lavoro, non
siamo riusciti a fare valere meccanismi di riduzione di orario anzichè
ricorrere agli ammortizzatori, insomma come vi sono elementi di innovazione
richiamati e descritti permane una criticita’ sull’orario, nel momento
che questo diventa uno snodo sul M.d.l. ,sulle condizioni di lavoro
perche’ l’impostazione e’ ancora dell’orario collegato alla quantita’,
non qualita’ della prestazione lavorativa, qualita’ delle produzioni e
sicurezza alimentare. Se si vuole voltare pagina ancor di piu’ dobbiamo
fare i conti con quelle contraddizioni che chiariscano definitivamente
l’ambiguita’ dentro alle quali sullo snodo dell’orario ci dibattiamo da
tempo, la riduzione dell’orario come tempo per se resta aperto, come il
tempo liberato dal lavoro possa diventare possibilita’ effettiva vede dimostrazione
pratiche negli accordi presi in visione, laddove restano le 40 ore siamo
di fronte a sistemi organizzativi e produttivi rigidi. Il tempo e formazione
per se si puo’ realizzare dunque e non e’ un utopia, i congedi formativi
e congedi parentali sono altre opportunita’ che dobbiamo applicare nella
contrattazione integrativa non solo recependo la Legge dei congedi
ma con condizioni allargate alle lavoratrici e lavoratori a tempo
determinato, interinali e ai lavoratori inseriti nei processi di terziarizzazione
dove poniamo uguali condizioni e diritti sociali laddove sono inseriti
con i lavoratori nei processi produttivi. L’ambito di un controllo efficace
delle forme flessibili di mercato del lavoro e terziarizzazioni partono
da un controllo effettivo e meno generico dell’orario di fatto e del ricorso
strutturale a flessibilita’dove fra indennita’ aggiuntive per il maggiore
orario, gettoni di presenza, in realta’ siamo di fronte ad incentivi a
svolgere e non ad impedire maggior orario, fra l’altro diventano forme
aggiuntive al salario per obiettivi.
La riflessione di come ricercare soluzioni che siano alternative e
che diano vantaggi ai lavoratori vanno ricercate, riducendo l’orario ,unificando
i lavori e non scaricando e penalizzando le figure che svolgono attivita’
in forme flessibili, abbiamo aperto dei varchi difficilmente recuperabili,
si vedano i processi di terziarizzazione inseriti negli stessi processi
lavorativi dove siamo presenti con un lavoro dipendente che ora appare
privilegiato ma che rischia di essere spazzato via nella prospettiva, non
solo Unibon ma nell’insieme della platea degli accordi proposti il sistema
economico privilegiato sulle flessibilita’ dei lavoratori fidelizzati si
contrappone a minore tutele e condizioni per gli altri, siamo deboli nel
poter determinare buone flessibilita’. Si pone nei prossimi
rinnovi il recepimento delle norme attinenti i turni notturni per
le lavoratrici o lavoratori madri/padri e per la normativa prevista a tutela
dei minori e della maternita’.
E’ indubbio che nella prossima contrattazione sull’orario
si dovra’ tentare perlomeno di rovesciare il problema della quantita’ puntando
alla qualita’ delle prestazioni, formazione e condizioni di lavoro.
Il punto di forza che attiene la sicurezza alimentare e’ trasversale
a qualificare i sistemi organizzativi per qualificare la condizione di
lavoro, l’orario resta un tema centrale perche’ siano anche previsti pacchetti
di formazione individuale, di squadre di lavoratori in sede aziendale se
vogliamo garantire la sicurezza alimentare non solo come principio o come
articolazione che a volte appare difensiva degli scandali avvenuti su alcune
filiere. .
L’orario e’ strettamente integrato al sistema di produzione, l’applicazione
di certificazione Iso non e’ solo un aspetto tecnico ma rovescia le impostazioni
organizzative fondate sulla quantita’, significa innovazione di processo,
migliorare l’organizzazione del lavoro tale questione non puo’ essere procedura
tecnica ma cultura e qualita’ del lavoro..
Quindi dovranno essere presente nel nostro confronto le contraddizioni
che sono preesistenti sull’orario di lavoro per indirizzarle allo snodo
cruciale di scelte attinenti il miglioramento delle condizioni di lavoro
e dell’organizzazione del lavoro che non possono essere contrapposti alla
produttivita’ ma a garantire la sicurezza alimentare, il controllo del
mercato del lavoro assume in questa tornata connotati diversi dal passato,
scaricare le peggiori condizioni sul tempo determinato e flessibile non
corrispondono alla cosiddetta sicurezza alimentare.
E’ evidente che le scelte da compiersi sono anche impegnative
sul versante della formazione in quanto oltre a liberare orario per gli
interessi soggettivi del lavoratore, diventa dirimente riconoscere in orario
di lavoro quella formazione richiamata in molti accordi ma che deve trovare
dei pacchetti di orario aziendale se vogliamo che la sicurezza alimentare
sia effettivamente garantita dalle aziende non in termini fittizi e sporadici.
Viceversa se non affrontiamo ancora una volta con coraggio con la nostra
rappresentanza ed insediamento sociale le contraddizioni preesistenti sulle
questioni dell’orario, per sistemi organizzativi di riduzione dell’orario,
di qualita’ del lavoro, dei processi per la sicurezza alimentare delle
produzioni, restiamo subalterni di un’impostazione contrattuale funzionale
ad un fordismo che viene superato dalle imprese con modalita' sulle quali
non abbiamo alcun controllo, dai processi di finanziarizzazione, internazionalizzazione
e terziarizzazione delle imprese, ai processi di delocalizzazione .
L’azione sindacale sin qui perseguita sulla contrattazione decentrata
risente della fase difensiva sulla quale da anni siamo fermi ,se non bloccati
per le continue riorganizzazioni avvenute, rispetto alle variabilita’ del
mercato, rispetto ai riassetti proprietari, siamo in una fase di ripresa
dell’industria alimentare in una Regione dove la sicurezza alimentare non
puo’ essere solo un fiore all’occhiello, questa volta possiamo osare di
piu’, spetta alla nostra riflessione comune decidere su quali priorita’.
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