Conversazione con
Gabriele Zanella
13/08/2002
Domanda 1: Dupré Theseider, Borst,
Manselli, Volpe, Violante per citare solo alcuni studiosi,
hanno dibattuto a lungo sull'origine e il reclutamento
sociale degli eretici. Si può sostanzialmente dire
che la scelta ereticale ha connotazioni e sviluppi diversi
a seconda dell'area geografica e dei gruppi coinvolti
in essa?
Zanella: "Mi
pare ormai evidente - perché concorde fra gli studiosi
- la constatazione che, nonostante i molti e ripetuti tentativi
fatti, non sia possibile stabilire una qualche tipologia ereticale
che valga socialmente, geograficamente, per età, sesso,
cultura. Abbiamo eretici ricchi e poveri, nobili e plebei, cittadini
e campagnoli, maschi e femmine, giovani e vecchi, dotti e indotti,
commercianti, notai, contadini
La constatazione dovrebbe
già di per sè orientare verso un certo tipo di interpretazione
complessiva del fenomeno, che, manifestandosi sul piano della
fede, coagula un'intera società".
D. 2: Se dovessimo disegnare una mappa delle eresie
noteremmo subito la diffusione a chiazze dei movimenti
ereticali su un territorio assai vasto.
Il caso piemontese è l'esempio della frammentarietà
che ha segnato l'eterodossia bassomedievale. Per un lungo periodo
il Piemonte è terra di passaggio degli eretici che si muovono
tra l'odierna Francia del sud e la Lombardia, ma non vanta comunità
forti e ben strutturate quanto quelle provenzali o lombarde. Quali
sono le ragioni di questa discontinuità territoriale?
Zanella: "L'idea
di comunità ereticali "forti e ben strutturate"
è un mito contro il quale mi batto ormai da trent'anni.
Se noi prendiamo per oro colato quanto ci dicono alcuni trattatisti
inevitabilmente cadiamo nell'incomprensione piena del fenomeno.
Quella che là ci viene presentata con caratteri istituzionali,
gerarchici, dottrinali, rituali solidi e perpetui, addirittura
con centri decisionali, non trova alcun riscontro negli atti processuali
e nell'altra documentazione disponibile. Neppure le bolle papali
e le costituzioni imperiali antiereticali vi fanno mai cenno.
Eppure la volontà di raccordare ad ogni costo trattati
e processi persiste ancora, non solo tra i "vecchi",
ma anche tra i più giovani studiosi. Frammentarietà,
transitorietà, mobilità, incertezza sotto ogni rispetto,
in una parola, che uso fin dai miei primi saggi sull'argomento,
malessere, fondamentalmente esistenziale, è non la caratteristica
di questo o quel gruppo ereticale: è la cifra intriseca
dell'eresia bassomedievale, è l'anima di qual vasto strato
della popolazion e che subisce tra la fine del XII e gli inzi
del XIV secolo una accelerazione dei processi di irrobustimento
e di razionalizzazione delle strutture istituzionali, politiche,
religiose, economiche, senza avere la capacità di condividerli.
La risposta a questa inadeguatezza è nella scelta per molti
versi irrazionale che le istituzioni ferocemente tese a tutto
inglobare marchiano come eresia. E c'è in tutto ciò
un paradosso che storiograficamente si fatica a digerire: la razionalizzazione
delle strutture portanti della società appare ai più
deboli come "irrazionale", e la risposta che salva dall'irrazionale
è la marginalizzazione di chi non si vuol fare omologare
in tutto e per tutto. E questa "vocazione" alla marginalizzazione
significa comunque discontinuità, non solo geografica".
D. 3: Sappiamo che il grado di consapevolezza dell'eretico
di essere parte dell'eresia era generalmente basso, per
quanto constatabile dalle fonti. Questo deficit può
essere considerato uno dei freni alla spinta riformatrice
ereticale, soprattutto per quanto riguardava la ridefinizione
della società e dei suoi modelli?
Zanella: "Ogni
pensiero che non sa farsi istituzione è destinato all'insuccesso.
Gli eretici oppongono ad un modello sempre più robusto
e "vincente" il ritorno a forme estremamente semplificate
di vissuto religioso, ma tanto povere da essere incapaci sostanzialmente
di una proposta veramente alternativa. Se si oppone alla complessità
la semplicità, in realtà non si combatte proprio
nulla: solamente si dimostra la propria impotenza a comprendere
e ad accettare quel mondo che non piace. Certo quando si sostiene
che la chiesa ufficiale, con il suo rigoroso apparato di potere,
non è adatta a condurre alla salvezza secondo le indicazioni
evangeliche, si propone effettivamente un modo di vivere la proposta
cristiana diverso; ma questa proposta ha qualche possibilità
solo se integrabile nell'apparato istituzionale da tutti riconosciuto,
altrimenti
Francesco d'Assisi insegna".
D. 4: Un comune denominatore tra le diverse eresie
è la rete di relazioni personali che legarono prima
il dissenso religioso e successivamente l'ingresso nei
movimeto ereticali. Cosa fa scattare il passaggio dal
dissenso religioso all'adesione all'eresia? Quanto pesarono
i rapporti personali nell'espansione ereticale?
Zanella: "I rapporti
personali sono il motore primo dell'eresia ed il vero tessuto
connettivo, di fronte ad una labilità totale delle strutture
organizzative. Si aderisce all'eresia per stima nei confronti
di questo e quello, che appare dal suo comportamento più
credibile degli uomini dell'ortodossia, soprattutto dei frati
inquisitori. Ma si tratta per lo più di un'adesione "per
simpatia", quasi mai pienamente consapevole. La consapevolezza
- non è un paradosso - è indotta dall'azione repressiva.
Quando Dolcino decide di resistere armato, è "costretto"
a farlo, perché non ha alternative".
D. 5: Quella eretica non era una resistenza al potere
religioso né a quello politico, ma un'avversione
silenziosa verso uno stato generale d'essere probabilmente
assai diffuso che coinvolgeva tutta la società
del tempo. In questo contesto l'eretico può essere
definito come modello sociale, alla stregua di quello
che era stato il monaco benedettino?
Zanella: "Se
per "modello" intendiamo uno stile di vita da imitare,
sicuramente no, visto che si tratta di una scelta di vita talmente
variabile da gruppo a gruppo e da individuo a individuo. In più,
come dicevo, non è un modello che ha saputo farsi istituzione,
ed è quindi labilissimo e difficoltoso da definire con
precisione. Se invece intendiamo un "tipo" sociale,
allora la risposta è sì, per vastissimi strati sociali,
soprattutto popolari".
D. 6: Si può dire che l'adesione all'eresia
abbia costituito in alcuni casi un elemento di identità
locale/regionale? In che termini?
Zanella: "Possiamo
agevolmente constatare che l'eretico toscano non è sostanzialmente
diverso dal piemontese e dal veneto. Visto che l'eresia pullula
dal disagio nei confronti delle strutture sociali - che ugualmente
non sono sostanzialmente diverse in tutte le regioni - la "scelta"
ereticale - da intendere come rifiuto alla totale omologazione
- è fondamentalmente analoga dovunque".
D. 7: I luoghi comuni e le contaminazioni circa la
storia ereticale del medioevo son ancora molti. Esoterismo,
sette religiose, nostalgie tradizionaliste, magia e altro
ancora storpiano la realtà storica dei movimenti
ereticali. Qual é l'origine delle contaminazioni
e quali sono stati i veicoli di trasmissione?
Zanella: "Quelle
che lei chiama "contaminazioni", che lo storico tendenzialmente
razionalista ha difficoltà a sistemare rigorosamente, sono
per me il carattere più appariscente dell'eresia, una controprova
dell'impossibilità a tracciarne una tipologia valida non
al 90%, ma neppure al 10%! L'eretico "puro" non esiste".
D. 8: Per il pensiero comune pare che le
eresie siano scomparse nel nulla senza lasciar traccia.
Qual è in realtà l'eredità lasciata
dall'eterodossia medievale ai secoli successivi?
Zanella:
"Nessuna, da parte degli eretici. Enorme, per quel che riguarda
la sua repressione. Rimase sempre più radicata l'idea che
gli eretici erano annidati nella società, nascosti, subdoli,
sempre attivi nel desiderio di scardinare l'ordine religioso,
sociale e politico. Con sviluppi aberranti, che con l'eresia vera
e propria - fino alla Riforma - avevano ben poco a che fare".
D. 9: Quali sono le prospettive di ricerca? Che apporto
possono dare discipline come l'antropologia e la sociologia,
o comunque un approccio multidisciplinare, per migliorare
le conoscenze sulla storia ereticale?
Zanella: "Per
quanto sia data per scontata la grande entità del fenomeno,
in realtà non sappiamo quasi nulla della "presa"
reale di questo diffuso malessere. Nessuno si è messo a
contare eretici ed inquisitori ed aiutanti e simpatizzanti degli
uni e degli altri. Si son fatti ottimi studi locali, ma nulla
di comprensivo, né in Italia né fuori. Gli eresiologi
moderni partono dal nulla, come se l'Inquisizione medievale non
avesse lasciato segno. Oggi chi è deluso della medicina
scientifica si rivolge al mago Otelma, o ad altre soluzioni, erboristeria,
chiromanzia, agopuntura, omeopatia, ed il fenomeno, come sappiamo
dalla cronaca di tutti i giorni, ha una presa enorme. Chi meglio
del sociologo e dell'antropologo saprebbe spiegare il fenomeno
ereticale dei secoli bassi del Medioevo? Non ci dobbiamo aspettare
consistenti scoperte documentarie. Quello che abbiamo è
già più che sufficiente. Ma bisogna guardare a quel
fenomeno con occhi nuovi, per riuscire a disegnarne con maggiore
chiarezza profondità e confini".
|