Conversazione con Carlo Papini
8/01/2003
Domanda 1: Cosa
rese eretico Valdesio di Lione?
Papini: Preferirei riformulare la domanda perchè
il termine "eretico" comporta un giudizio di
valore storicamente inaccettabile: Direi meglio: "Che
cosa costrinse Valdo a ribellarsi alla gerarchia?"
Fu la concezione di una "ubbedienza condizionata"
alla gerarchia. Si deve ubbidire al clero ma, in caso
di contrasto, deve prevalere l'ubbizienza a Dio: nel caso
concreto, Dio ha ordinato ai nuovi apostoli di predicare
e, se la gerarchia lo proibisce, bisogna ubbidire più
a Dio che agli uomnini (come dice Pietro davanti al Sinedrio)
(Atti 5, 29).
D. 2: Quali furono
i fattori che favorirono la nascita e la diffusione del movimento
valdese oltralpe?
Papini: "Il movimento
valdese si diffuse ampiamente in quasi tutta lEuropa continentale,
con poche eccezioni, adattandosi alle più diverse situazioni
politico-sociali. Si crearono perciò diversi "valdismi"
con un fondo dottrinale comune e molte caratteristiche diverse.
Anche dal punto di vista sociale pochi tratti accomunano i ricchi
mercanti valdesi di Friburgo in Svizzera (o di Strasburgo, o di
Augusta ecc.) con i montanari delle Alpi Cozie o i contadini delle
Puglie e dell'Abruzzo. Fu certamente favorito dalla delusione
popolare seguita alla mancata riforma del secolo XI (la cosidetta
"riforma g?????A???A??regoriana") e dalla insofferenza per l'immoralità
e la venalità del clero dell'epoca. C'era un bisogno di
profonda spiritualità evangelica e di serietà ascetica
che i valdesi seppero cogliere".
D. 3: Quali le
cause della diffusione in alcune aree geografiche piuttosto che
in altre del movimento valdese?
Papini: "La preferenza
di certe aree geografiche è dovuta alla minore presenza
dell'Inquisizione delegata papale e al minore sostegno ricevuto
dal potere secolare. Il valdismo nacque come fenomeno tipicamente
cittadino (in Lombardia, in Provenza-Linguadoca e nelle città
imperiali del nord), ma dovette ben presto trasferirsi in luoghi
montani e boscosiil più possibile lontani dal controllo
inquisitoriale".
D. 4: . I valdesi
contribuirono alla risposta cattolica contro l' eresia catara.
Come fu valutata l'azione antiereticale dei valdesi "eretici"?
Papini: "Solo
nei primi quattro o cinque decenni del movimento (fino al 1220
circa) l'azione antiatara dei valdesi (sempre pacifica) fu apprezzata
da molti cattolici e dal basso clero, come confermano molte testimonianze
nelle cittadine della Linguadoca. Ma in seguito la durezza della
repressione impedì ai valdeesi di proseguire in questa
azione e anzi li spinse a creare un "fronte comune"
con i catari, da cui assorbirono molte pratiche ma ben poche dottrine".
D. 5: Quali furono
le ragioni alla base della divisione d?????A???A??el movimento valdese? Quali
le differenze tra il valdismo delle origini e quello dei secoli
XIII e XIV?
Papini: "La vera
ragione della scissione tra "seguaci di Valdo" e ytalici
(o Poveri lombardi) fu una diversa concezione del movimento. Per
i primi il valdismo doveva rimanere un Ordine Mendicante clandestino
distinto in predicatori (uomini e donne) intineranti e gruppi
di "amici" o credentes che li sostenevano. I
"Lombardi", invece, vollero costituire una "contro-chiesa"
con propri ministeri, completamente separata dalla Chiesa papale.
Un progressivo approfondimento delle istanze evangeliche, in particolare
del Sermone della montagna di Gesù, portò il valdismo
dei secoli XIII e XIV a radicalizzare alcune posizioni (per esempio,
l'abolizione della distinzione cattolica fra "consigli"
e "precetti", il no al giuramento, alla condanna a morte
del reo, ai suffragi, alla guerra, alle crociarte ecc.). Infine
nel XV secolo, l'adesione alla riforma hussita e taborita in Boemia,
fornì al valdismo quel fondamento teologico di scuola che
gli era sempre mancato".
D. 6: Perché
il valdismo non fu in grado di dar vita a una struttura istituzionalmente
definita, come accadde in parte per il catarismo?
Papini: "Come ho detto, il ramo centrale del valdismo
non volle mai costituirsi come una "contro-chiesa",
ma lavorare clandestinamente alla base per rilanciare
un modo diverso di essere chiesa, rinunciando al potere
mondano e al denaro. Copiò la struttura elastica
a due piani dei catari (predicatori o magistri
e gruppi di sostegno), consigliò ai fedeli di fingersi
buoni cattolici partecipando ai riti, riuscendo molto
spesso ad occultarsi nella messa. E così che poté
sopravvivere fino al XVI secolo: unico movimento ereticale
medievale a riuscirvi".
D. 7: Quali sono
i luoghi comuni ancora largamente diffusi sul valdismo primitivo?
Papini: "Che
si tratti di un movimeto di laici ignoranti e sprovveduti decisi,
nonostante tutto, a predicare al popolo, seminando confusione
ed errori. Che sia stato - tutto sommato - un movimento sterile
che non ha inciso sulla società del tempo, dominata da
una Chiesa in piena ripresa. Che sia inutile sperare di colgiere
il succo della loro dottrina, data la scarsità e la tendenziosità
delle fonti".
D. 8: Si può
sostenere che Valdo di Lione abbia dato vita a un modello di religiosità?
Quali furono gli elementi nuovi della sua proposta spirituale?
Papini:
"Valdo propose un modo diverso di essere chiesa, cioè
una chiesa povera, lontana dal potere mondano, con un clero spirituale
e ascetico, animata dallo spirito evangelico, che deve permeare
di sè ogni aspetto della vita sociale e politica. La chiesa
deve abbandonare tutte le sue tradizioni e abitudini non evangeliche
perchè la dottrina di Cristo e deli apostoli &egrav?????A???A??e; pienamente
sufficiente per la salvezza. Tutto ciò che non è
confermato e sostenuto dalla Bibbia deve essere abbandonato. Valdo
invita dunque la chiesa del suo tempo a un'energica "cura
dimagrante" che andava contro tutte le tendenze dell'epoca".
D. 9: Qual è
il ruolo delle fonti nello studio e nell'approfondimento della
storia valdese?
Papini: "Come
in ogni altro campo il ruolo delle fonti è fondamentale
per la conoscenza approfondita del valdismo. Fino alla fine del
Duecento la situazione è discreta, anche se alcune fonti
edite nel XIX secolo, con criteri inaccettabili, andrebbero rieditate.
Ma la situazione si fa difficile per i secoli XIV e XV: troppe
fonti sono ancora inedite, in particolare gran parte della cosidetta
"biblioteca dei barba", cioè il cpmplesso di
manoscritti in valdese (provenzale alpino) salvati dalla disruzione
e conservati nelle Biblioteche di Dublino, Cambridge e Ginevra,
tra cui 200 sermoni o trattatelli biblici valdesi Come scrivere
la storia di un movimento senza sapere che cosa predicassero?".
D. 10: Quali
sono le prospettive di ricerca? Che apporto possono dare discipline
come l'antropologia e la sociologia, o comunque un approccio multidisciplinare,
per migliorare le conoscenze sulla storia valdese?
Papini: "L'approccio multidisciplinare è
sempre utile, ma non possiamo nutrire molte illusioni:
La sociologia può certo fare un utile lavoro di
contorno ma è prioritario sfruttare a fondo tutte
le fonti disponibili sperando che se ne scoprano di nuove
(come è pur accaduto anche di recente), oppure
che si seguano metodi nuovi di analisi. Per esempio l'uso
di fonti sinora trascurate, come gli atti notarili utilizzati
magistralmente da gabriel Audisio per ricostruire la storia
dei valdesi del Lubéron (Provenza) tra il 1490
e il 1540. Per fortuna non mancano i giovani talenti che
si dedica a questa ricerca appassionante".
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