Etruria |
San Giuliano |
Si tratta di un piccolo ma importante centro etrusco sorto a partire dalla fine del secolo VIII a. C. in buona situazione strategica, all'incrocio di alcuni itinerari stradali. Inizialmente sotto l'influenza di Cere (secoli VII- V a.C.), raggiunse la sua massima fioritura nel corso del secolo VI; passa poi dalla metà circa del secolo V a. C. sotto l'egemonia di Tarquinia e divenuto avamposto di questa verso Roma, è probabilmente da identificare con l'oppidum di Cortuosa conquistato dai Romani nel 388 a. C. per tornare poi sotto Tarquinia fino agli inizi del secolo III a. C. quando, entrato definitivamente nell'orbita romana, riprese una certa prosperità favorita dalla vicinanza delle vie Clodia e Cassia. In età imperiale fece parte del Municipio di Blera ma andò rapidamente in decadenza fino ad essere pressoché completamente abbandonato nell'alto Medioevo per la vicina Barbarano. L'abitato sorgeva su un pianoro tufaceo piuttosto stretto ed allungato in direzione est-ovest, isolato e delimitato da due corsi d'acqua (Fosso di S. Giuliano a nord e Fosso della Chiusa Cima a sud) confluenti all'estremità occidentale del pianoro stesso nel torrente Biedano. Le necropoli erano largamente estese sulle pendici delle alture circostanti quella dell'abitato, specialmente a sud-est (Chiusa Cima) e a nord-est (Caiolo). A circa 2 km dall'abitato moderno di Barbarano sul pianoro di S. Giuliano, è localizzato un antico centro estrusco, con tracce di frequentazione che risalgono anche all'Età del Bronzo; è menzionato da Livio (VI, 4) con il nome di Cortuosa insieme a S. Giovenale (Contenebra), entrambi capisaldi romani nel territorio tarquiniese, conquistati nel 388 a.c. dopo la presa di Veio. Il centro tornò in seguito nell'orbita di Tarquinia e, alla fine del III sec. a.c., entrò definitivamente a fare parte del territorio romano come municipio assieme a Blera; la favorevole posizione rispetto alle due grandi arterie stradali, la Clodia e la Cassia, ne favorì indubbiamente lo sviluppo; decadde rapidamente fino al completo abbandono nell'alto medioevo, quando l'abitato si spostò nell'odierna Barbarano. Sul pianoro di S. Giuliano sono ancora visibili i resti relativi alle varie fasi di vita della città, oltre a tracce di occupazione a partire dal Villanoviano recente (fine VIII-VII sec. a.c.): sul versante nord sono conservati brevi tratti delle mura a blocchi di età etrusco-romana con relativo fossato difensivo, tracce di opere idrauliche (pozzi e cunicoli) e avanzi di costruzioni medievali. Oltre il fosso S. Giuliano, in località Poggio Castello, l'accesso al pianoro era costituito da una gradinata scavata nel tufo che raccordava la strada che usciva dalla città alla sottostante via Clodia. Ad epoca medievale sono da riferire una grotta scavata nel tufo dipinta dedicata a S. Simone e la chiesa di S. Giuliano; quest'ultima è raggiungibile seguendo una mulattiera che costeggia sulla ds. il Fosso della Chiusa Cima: è costruita con numerosi frammenti architettonici di epoca romana e sorge su un ambiente quadrangolare sotterraneo, utilizzato forse in etàromana come bagno pubblico. L'intera zona è compresa nell'ambito del Parco Suburbano di Barbarano Romano. Si tratta di 1450 ettari di area collinare e valloni tufacei in cui trovano rifugio numerose specie di animali selvatici e la vegetazione è particolarmente rigogliosa. |
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