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Nuove prospettive: le cellule staminali

  Il brevetto accordato dall'Ufficio Brevetti europeo all'Università di Edimburgo riguarda le metodologie per la produzione di particolari cellule, le cellule staminali, che hanno la capacità di rinnovarsi e di differenziarsi in tessuti maturi.
Questo fatto apre la via a delle metodiche che potrebbero risultare molto utili per la cura di gravi patologie come quelle del sistema nervoso. Ma introduce delicati problemi che riguardano lo status giuridico dell'embrione: è una persona o un agglomerato di cellule?
Noi non entreremmo nel merito della distinzione tra embrione e pre-embrione (così è considerato sino a 14 giorni dal concepimento) ma ci limitiamo a segnalare le problematiche che a ciò sono connesse.
Quattro o cinque giorni dalla fecondazione dell'ovulo, l'embrione umano ha l'aspetto di una piccola sfera formata da cellule tutte uguali : i blastomeri. Questi sono capaci di dividersi restando indifferenziati, successivamente si differenziano e danno origine all'embrione.
Le cellule staminali sono state coltivate in laboratorio per la prima volta nel febbraio del 1998. James A. Thomson, biologo dell'Università del Wisconsin, era riuscito ad ottenere cellule staminali embrionali di scimmia rhesus e di uistitì. Trattandosi di primati, il passo successivo fu quello di coltivare cellule ebrionali staminali umane. Alla fine del 1998 Thomson è riuscito, per la prima volta, a coltivare in laboratorio blastomeri di embrione umano senza farli differenziare. Per cinque mesi, queste cellule sono state coltivate grazie a sostanze che stimolavano la proliferazione ma bloccavano la specializzazione. Al termine di questo periodo, le cellule erano ancora in grado di differenziarsi e di dare origine a tutti i tessuti dell'organismo con estrema flessibilità.
Gli studi più completi sulle cellule staminali sono stati effettuati sul topo. Quando una blastocisti viene coltivata in vitro, lo strato superficiale, il trofoblasto, degenera e le cellule della massa interna possono crescere e dividersi restando sempre indifferenziate. Se reimpiantate, sono capaci di riprendere lo sviluppo e differenziarsi.
Successivi esperimenti, condotti da Gerard Bain e David I. Gottlieb, con i colleghi della Washington University School of Medicine, hanno dimostrato che, trattando le cellule staminali di topo con acido retinoico, un derivato della vitamina A, le stesse si attivano per specializzarsi in cellule nervose.
La ricercatrice Meri Firpo e il gruppo di ricerca di Gordon Keller al National Jewish Medical and Research Center di Denver hanno ottenuto un risultato simile ottenendo cellule del sangue. La generazione di tessuto cardiaco da cellule staminali embrionali è stata dimostrata negli animali dall'Americano John Gearhart, mentre a gennaio del 1999 Angelo Vescovi,dell'Istituto neurologico Besta di Milano, ha sperimentato come da cellule staminali cerebrali adulte, trapiantate nel midollo osseo, sia possibile ottenere cellule sanguigne.
Non è stato dimostrato il corretto funzionamento di queste cellule e la tecnica per allestire cellule staminali umane risulta più complessa rispetto a quella osservata nei topi.
In realtà le cellule staminali, oltre che negli embrioni, sono presenti,insieme alle cellule specializzate,in tutti i tessuti degli organi. La loro funzione è quella di rigenerare i tessuti danneggiati. L'utilizzo delle cellule staminali embrionali, ottenute per mezzo della clonazione, è interessante perchè apre la possibilità di produrre tessuti da trapiantare senza il problema del rigetto. Le grandi prospettive offerte da questa tecnica per la cura di tante malattie solleva il problema etico della manipolazione degli embrioni e della utilità della clonazione umana.
Gli scienziati a favore di questa tecnica sostengono che le cellule staminali umane non sono più equivalenti ad un embrione, per quanto riguarda le capacità di sviluppo. Occorre infatti rimuovere la membrana della blastocisti per coltivare le cellule staminali.
Private così del potenziale sviluppo embrionale, le cellule staminali risulterebbero esclusivamente una fonte di tessuto capace di differenziamento.