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I primi esperimenti

  I primi esperimenti sulla fecondazione risalgono al 1777, ad opera di Lazzaro Spallanzani, che riuscì a realizzare la prima fecondazione artificiale negli anfibi in laboratorio.
Egli studiò la formazione dello zigote a partire dalla fusione della cellula uovo con lo spermatozoo.
Fu August Weissman (1834-1914) che per primo riuscì a distinguere l'evoluzione delle cellule somatiche da quelle germinali: le prime si differenziavano in organi e strutture del corpo, le seconde trasmettevano l'informazione genetica di generazione in generazione.
Successivamente gli embriologi Hans Driesch (1876-1941) e Hans Spemann (1869-1941) sperimentarono e descrissero lo sviluppo embrionale nei ricci di mare, nelle rane e nel tritone.
Spemann studiò la differenziazione cellulare nello sviluppo embrionale. Osservò come le prime cellule dell'embrione, inizialmente indifferenziate anche morfologicamente, diventano da un certo stadio di sviluppo in poi, e in maniera irreversibile, diverse e specializzate. Egli si domandava se una cellula già specializzata potesse essere riprogrammata e dare origine ad una cellula diversa. Per chiarire questo dubbio, lo scienziato propose un esperimento che per quei tempi, siamo nel 1938, risultò rivoluzionario e rappresentò il punto di partenza per la clonazione.
Pensò di prelevare il nucleo di una cellula di un individuo adulto e trasferirlo in una cellula uovo priva di nucleo.
L'idea era di verificare se la nuova cellula era in grado di dividersi.
La mancanza di attrezzature adeguate all'esperimento gli impedirono di ottenere risultati incoraggianti.