Dal nostro inviato a Gerusalemme

Cronaca dalla Terra Santa

Ricevo (via fax) e volentieri trascrivo e condivido... ringraziando di cuore l'autrice di queste note!
 

Chiusura... non solo di un Giubileo

Gerusalemme, 2/I/2001

Chi volesse seguire l'itinerario su una mappa, ne può trovare una all'indirizzo http://www.lib.utexas.edu/Libs/PCL/Map_collection/middle_east_and_asia/WestBank.jpg

...dal fax!

Il grande Giubileo 2000 fu aperto il 2 dicembre ‘99 dal santo Padre a Roma, e contemporaneamente a Betlemme, luogo dove nacque uomo il Figlio di Dio. Luogo santo ed emblematico: allora Gesù Bambino trovò posto solo in una grotta/stallla, in una totale povertà e noncuranza degli uomini della borgata di Betlemme, ma a dei pastori dal cuore semplice ed aperto, portarono gli Angeli l’annuncio, il grande evento che avrebbe cambiato l’uomo e la terra. Sì, l’uomo e la terra, da allora hanno potuto conoscere il grande ed universale messaggio dell’Amore di Dio per l’uomo...; molti l’hanno accolto, altri no... un no visibile, tragico ed angoscioso, in modo particolare ora, oggi, 2 gennaio 2001, in questa Terra e nei celebri santi Luoghi.

Alle ore 10.30, oggi, l’Eminentissimo Cardinale legato pontificio ha celebrato la santa Messa e chiuso il giubileo per la Terra Santa. Noi tre sorelle della Comunità [x] di Gerusalemme, ci siamo recate a Betlemme per tale celebrazione. Innanzitutto temevamo che, dopo l’attentato di ieri sera, fosse probabile la chiusura della strada. Siamo scese a Garavic [?] (Betania) e, come d’accordo, avremmo preso lo SCIRUT (piccolo pulmino da nove posti) e solo dopo aver scambiato informazioni con i ciarlieri autisti arabi, ne abbiamo contrattato uno che ci conduceva a Betlemme solo per la strada di ABU DIS e del deserto, perché a non tutti i tassisti dei territori è concesso recarsi a Gerusalemme e da lì a Betlemme.

Partiamo su strade d’asfalto ricche di buche, anfratti e dossi come schiene di cammello, fatte apposta, non sappiamo se per rallentare la velocità o per rendere difficile il percorso e la "vita" di chi si avventura in questi luoghi.

Colpisce, oltre a questo, le tante o quasi tutte costruzioni non completate, già abitate a pian terreno... il resto da finire, tutti i ferri che spuntano sui terrazzi/tetto arrugginiti e sinistri, protesi verso il cielo.

Le varie proprietà delimitate da muri di cemento fatiscenti o di sassi a secco, non un giardino o un’aiuola, un segno gentile ed invitante, una tanta evidente povertà e... tanta immondizia, o suppellettili domestiche in disuso abbandonate un po’ dovunque.

Inoltre, si avverte un’aria come sospesa di attesa non buona; mentre passiamo, si vedono ad ogni porta di negozio le foto listate a lutto di un giovane,sorridente... una dell’ennesime vittime dell’Intifada, così a Beit Sahur, le foto erano diverse compresa quella di quel bambino colpito mentre tornava da scuola ... belli, giovani, sorridenti... ora non più!

Percorrendo questi quartieri si vede tanta biancheria stesa ad asciugare al sole, assieme a tappeti o coperte che hanno servito da letto per il riposo notturno e attorno si vedono tanti bambini... frugoletti che giocano con poche povere cose... e... tanta polvere. Poco il verde, alcuni alberi da fico o d’arancio assieme a poche piante d’ulivo o di vite, o buganvillea ancora con qualche fiore avvizzito, sfidante l’inverno, che se pur non freddo, è pur il ciclo della stagione in cui la natura si spoglia e riposa in attesa della primavera. Superato appena l’abitato, prima di intraprendere i ripidi tornanti del deserto che ci viene incontro... aspettandoci, dopo una curva, ecco il primo ostacolo: una barriera di terra e sassi posta sulla strada per chiuderla. Alcuni volonterosi hanno aperto uno stretto varco, e, dopo aver assistito alla precaria e difficile manovra di una betoniera proveniente da Betlemme, che a colpi di retromarcia e sterzo finalmente è riuscita a venirne fuori, dietro a lei, 4 o 5 auto sono passate e dopo che un furgoncino ci ha superati "rubando" così lo spazio e il nostro diritto di precedenza, abbiamo potuto proseguire. Le spoglie e grige balze dei monti della Giudea circondano l’arteria stradale tutta in salita: con stretti tornanti "mozzafiato" si sale verso la nostra meta. Ai piedi dei monti dove il terreno è meno scosceso, ci sono piccoli appezzamenti di terreno arati di fresco oppure dei filari di ulivo: vedendo, si comprende quanta fatica avrà fatto l’uomo per ripulire dai numerosi sassi quei picccoli "fazzolettti" tanto necessari per l’umana povera sussistenza. Verso la cima si vede un muro di cinta del monastero DEIR DOSI di san Teodosio e dopo poco ci passiamo davanti immettendoci così verso l’abitato di BEIT SAHUR, celebre luogo che si traduce in "campo dei pastori ". Avanti così, sempre in salita, finalmnte giungiamo a Betlemme: sulla grande piazza, poche persone si stanno avviando verso la chiesa della Natività.

Dopo aver agevolmente preso posto nella chiesa di santa Caterina, ci immergiamo nella preghiera e riflessione alla grotta, o alla cappella del Santissimo mentre il coro dei frati prova i canti per la celebrazione. Alle 10.30 puntualmente, inizia la santa Messa molto raccolta e partecipata: 42 sacerdoti, 6 vescovi, 3 Patriarchi, il Nunzio Apostolico ed infine, il Cardinale Legato, celebrazione in più lingue con i bellissimi canti sincronicamente eseguiti dal coro e dalla Assemblea. L’omelia in lingua francese [testo anche in italiano all'indirizzo http://members.nbci.com/_XMCM/nonviolence/Patriarch/Index-Pat.html] che, dopo il saluto delle Autorità ecclesiatiche e civili palestinesi, si è svolta sull’evento di Betlemme significato e segno di pace, con l’accorato riferimento all’invito del santo Padre e di tutte le persone sinceramente aperte a tale dono, che dovrebbe sfociare nella giustizia, nel rispetto di ogni uomo, nella speranza di un dialogo e nella riconciliazione. Credo che ciascuno dei presenti abbia aderito con tutto il cuore e desiderato tale realtà e soluzione.

Prima della benedizione finale, il grato saluto dei vari rappresentanti delle Chiese di rito orientale, del padre custode G. Battistelli, e di sua Eminenza, con una bella testimonianza di profonda fede. Una delle prime parole che ricorda della sua mamma è stata "Betlemme" ed il suo significato. Uscendo, l’incontro, l’augurio e il saluto da parte di varie suore di nostra conoscenza ed amicizia, un bel clima di gioiosa fraternità che di lì a poco sarebbe cambiato uscendo nel mondo dei... TAXI e delle tensioni politiche.

Ci siamo portate alla ricerca di un mezzo di trasporto per il ritorno, e trovata una limousine–taxi, è stato convenuto il viaggio sempre per il deserto dato che il check-point per Gerusalemme era chiuso. Giunti nella località di Effatà, cambio d’auto che ci avrebbe portato ad ABU DIS. Purtroppo i timori del mattino, poco dopo si sono avverati, perché al termine della discesa dei ripidi tornanti, un camion di traverso sulla carreggiata, era eloquente segno di questa realtà.

Unica soluzione, la salita, molto ripida, a taglio, che dall’attuale posizione collegava la sovrastante strada. Le Suore [y] e due sorelle con molto coraggio e forza, si sono avventurate alla ripida impresa, mentre un sorella malconcia in gambe e muscolo cardiaco, assieme ad una suora che si è offerta in solidarietà, iniziava il percorso sulla strada andando così incontro al posto di blocco di tre soldati israeliani.

Ci hanno chiesto se eravamo cristiane; "sì", abbiamo risposto, "e ...italiane"... poi dopo alla loro richiesta se sapevamo parlare inglese, arabo o altro, al nostro diniego ci hanno chiesto il passaporto... cosa che purtroppo nessuna delle due aveva; il graduato ci ha un poco "squadrato"... e la suora, con un buffetto, gli disse in tono faceto: su, ci lasci passare, che torniamo a Gerusalemme! Grazie a Dio così fece e ringraziando, abbiamo proseguito oltre incontrando forti segni di battaglia: sassi, vetri, macigni e rottami vari in due punti del nostro percorso, erano segni eloquenti del perché del blocco. Da notare che avevamo visto, due chilometri prima, due autoblindo posizionate ai lati della strada, ci siamo chieste come mai... ora lo capivamo!

Il discorso di pace e di dialogo si frantumava durante il percorso così difficoltoso e di "non sicurezza", però un segno di bontà l’abbiamo avuto subito dopo nel bus che in retromarcia ci veniva incontro, chiesto da una sorella del gruppo che arrivato prima di noi, aveva già preso posto all’interno del bus che ci ha portato poi solo per metà percorso. Così,giunte al quarto cambio di mezzo, siamo salite in un altro bus con un altro bel gesto di una studente palestinese che ha ceduto il posto a sedere... finalmente siamo giunte a Betania. Grande soddisfazione trovare ad aspettarci la nostra auto, salire, accompagnare due suore [y] più in età alla loro residenza (mentre le altre tre salivano a piedi) e finalmente, alle 14.30 entravamo in casa, sensazione preziosa e confortante di accogliente sicurezza, certamente nelle persone che ci attendevano, ma ancor più tangibilmente nella protezione della Madre della Miserocordia, dal cuore grande e aperto ad ogni creatura, che vuole "il bene" degli uomini, i quali, sordi e ciechi, cercano nella violenza e nel sopruso, una giustizia ed una ragione del loro agire, dimenticando quel Dio misericordioso dei nostri e dei loro Padri... e che credono di servire e onorare in questo modo.

...dal fax!

Autunno 2000 in Terra Santa

Gerusalemme, 5-8/X/2000

Un nostro ospite (un anziano sacerdote), avvertiva un forte dolore alla schiena... non avendo avuto rimedio con antidolorifico, visto quello che stava succedendo, abbiamo deciso di ricoverarlo all’ospedale. Si trattava di andare al monte Scopus... con i mezzi propri era impossibile uscire, saremmo certamente stati colpiti dai sassi, allora con il taxi con targa araba è stato possibile ricoverarlo. Ma quale spettacolo... i resti di una macchina incendiata venerdì, le barricate con i cassonetti delle immondizie, suppellettili, divani, ecc. per ripararsi, da una lato una massa di giovani pronti a tutto, dall’altro i soldati a pancia a terra pronti anche loro. Le due povere sorelle, nell’andata e nel ritorno di quell’angoscioso tragitto, hanno sperimentato come una spada di Damocle, quale fragile e breve diaframma separi la vita dalla morte.

Venuta la notte ed infine domenica mattina, ancora elicotteri e spari, peraltro meno frequenti; nel pomeriggio, dopo un certo boato, sono salita sul terrazzo della casa: una nuvola nera saliva da Betania, probabilmente copertoni che bruciavano. Davanti a me ad Arialasamas [?], alcuni adolescenti, quasi ancora bambini, avevano barricato la strada con ogni cosa: cassonetti, assi, ecc., mentre un trattorino andava avanti e indietro scaricando sabbia per ostruire la strada, un esiguo spazio appena per passare i "scirut", i pulmini che qui fungono da taxi-bus per tutti e le rade auto che osavano viaggiare. Poco più sopra, al centro della strada, immondizia ed altro quasi ostruiva e per passare era come una sorta di gimkana. Colpiva l’azione così di vero disturbo e reazione a tutti ed a tutto operato da così giovanissimi che urlavano da sentirli quassù. Al di là di ogni ragionamento politico così complesso e delicato, gli animi dei giovani vivono un disagio ed una carica di repressione che esacerba ed accumula odio e violenza irrefrenabili ed esplosivi. Ai giorni seguenti, a poco a poco, la zona della città di Gerusalemme Vecchia si è un po’ acquietata, lo sciopero si è protratto per tutta la settimana. La città è tutta una pattuglia di polizia o militari nei punti nevralgici, qualche negozio apre un battente (qui non ci sono saracinesche, ma porte di ferro a battente) specialmente al mattino e per i generi di prima necessità. Purtroppo i disordini, come dalle informazioni televisive, continuano culminando sabato con l'incendio della tomba di Giuseppe. Inoltre abbiamo sentito come di una [mancante]

Venerdì

Alle 14 circa rientrava precipitosamente da Gerusalemme [x] con notizie tragiche, aveva sentito come di disordini alla spianata delle moschee, ed aveva contato ben 30 ambulanze... A tutta prima siamo rimasti amaramente sorpresi ma anche speranzosi che non fossero tanto tragiche le notizie. Di fatti, però, sentivamo le sirene prima su all’Oliveto, nel cielo volteggiavano gli elicotteri Siamo saliti a vedere il tigi del terzo e purtroppo le notizie e le immagini davano notizie tragiche tuttora in atto. Poco dopo abbiamo sentito gli spari susseguirsi in una successione a volte sporadica a volte a raffica. Infatti, abbiamo poi saputo che la battaglia si era propagata anche fuori dalla spianata e si fronteggiavano esercito e giovani, molti giovani palestinesi con i sassi... stavano combattendo vicino a noi al di là di Betfage nel quartiere di Entur, sulla strada che dal Pater va verso il monte Scopus.

La notte ha messo a tacere rumori e sirene, solo gli elicotteri continuarono, per un certo tempo, i loro voli. Venuta mattina, una calma irreale si avvertiva ed un’atmosfera sospesa avvolgeva ogni cosa, mentre il cielo si era ingrigito pure lui con una luce irreale e pesante, come di minaccia. Il traffico stradale sotto le nostre case, era pressochè nullo; infatti, era stato dichiarato lo sciopero, quindi tutti a casa, si sentiva ogni tanto ancora qualche sparo. Verso le 9 e 30, in quel grigiore, in quel clima minaccioso e chissà foriero di non buone nuove, ecco, abbiamo udito il suono dello Shofar, come un lamento, quasi un ululato di animale ferito, che annunciava il 5761 del popolo di Israele. Assicuro di aver provato personalmente un’emozione intensa riandando con la mente agli eventi che hanno accompagnato il popolo dell’Alleanza da cinquemila anni a questa parte... e come questo corno di ariete avesse fatto nei secoli la funzione delle nostre campane per ricordare, richiamare alla preghiera ed al culto divino.

Purtroppo, andando avanti con le ore si sono inaspriti gli animi e come visto [?] i combattimenti si sono allargati negli altri territori autonomi. Nel pomeriggio abbiamo avuto modo di sperimentare personalmente tanta paura ed angoscia

Sabato

Nella mattinata di sabato (dopo gli incidenti di ieri di nuovo alla spianata e dalle mura comprese le porte di Damasco purtroppo ancora giovani viete troncate) siamo uscite per comperare il pane, ci siamo così recate alla porta di Erode, poco il traffico, radi i passanti, soldati e forze di polizia come al solito, pochi negozi aperti con il solito sistema, comunque ordine e quasi calma. Andando sulla strada di Entur, ancora i segni forse più recenti, perché di fatto mercoledì avevano pulito le strade, cassonetti e barriere, grossi sassi sulla carreggiata e negozi chiusi. Passando davanti all'ospedale arabo, il pensiero va ai poveri ammalati, feriti e purtroppo mutilati, che saranno il frutto di sparatorie purtroppo piuttosto in alto, cioè non miravano alle gambe ma al busto... e abbiamo sentito anche delle conseguenze delle ferite nella zona degli occhi e poi chissà a quanti di questi poveretti la conclusione sarà letale. Al ritorno, facendo la strada verso il Getsemani, passando davanti alla porta di santo Stefano, abbiamo visto la finestra ed il muro annerito dall’incendio appiccato ieri dai dimostranti, all’ufficio di polizia, che abitualmente agiva per il controllo di chi attraversava la porta verso la via Dolorosa.

Davanti al Getsemani una ventina di pulmann erano parcheggiati, segno che in città ancora vengono dei pellegrini; difatti diversi fedeli erano davanti e nel giardino del Getsemani.

Certamente diversi gruppi avranno disdetto il pellegrinaggio visto il rischio ed il clima di incertezza che stiamo vivendo.

Domenica

L’alba di questa mattina, 8 ottobre, si annuncia con un bel cielo terso e luminoso, oggi il santo Padre affiderà il mondo al Cuore Immacolato di Maria... Egli con tutto il cuore ed il suo essere di Pastore guida vigile ed operosa della Chiesa, fragile, sofferente, provato dal peso di questa umanità che vive una stagione di grande autonomia ed affermazione di sé, dimenticando Dio Salvatore e Redentore nostro, Egli il Papa, con grande fiducia ed abbandono, chiederà a Maria santissima l’intercessione presso il Padre per tutti gli uomini affinché si ravvedano per cercare e compiere il bene di ogni persona e vivere da fratelli!

Ci siamo recate stamattina al Sepolcro: c’erano alcuni gruppi con una buona presenza orante e trepidante. Anche al Getsemani, nel pomeriggio, c’era una discreta presenza.

Alle 16 la radio israeliana, dopo aver dato le ultime notizie (naturalmente non conosco l’ebraico) però ha nominato Barak, Arafat, Mubarak, Israel..., al termine c’è stata, suppongo, la preghiera per l’introduzione alla giornata dell’espiazione; lo speaker parlava con pacatezza raccolta, dopo di ché la radio ha cessato le trasmissioni.

Sarà la giornata del digiuno e della richiesta del perdono... possano essere toccati i cuori di coloro che hanno la responsabilità dei popoli, per una decisione equa e giusta per tutti... Gerusalemme così diventerà la città di tutti i popoli del mondo, la città di Dio, dove lo Shalom (degli ebrei), Salam (degli arabi) e la pace (per noi), regni per sempre!

La notte scende in fretta, il crepuscolo qui è breve ed il tramonto scompare oltre le mura della città vecchia e della città moderna di Gerusalemme.

Mentre la luna illumina tutto, il Muezzin eleva dai minareti, illuminati da una luce verde colore dell’Islam, la lode e la preghiera ad Allah onnipotente e misericordioso.

Domani sarà la giornata della riflessione e del silenzio, della richiesta di perdono allo stesso Dio, loro e nostro Padre.

NB: KIPPUR la celebrazione odierna e di domani.


a cura di Basello Gian Pietro <gpbasello@eudoramail.com>
san Giovanni in Persiceto, 08/X/2000 e 06/I/2001