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- Santa Maria di Castello - |
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Nell'inserimento archeologico-trionfale del "pezzo romano", si evidenziano i modi operativi delle maestranze antelamiche: quelli cioè di capaci assemblatori, in grado di imitare gli esempi dell'antichità, ma scarsi in quanto a creatività e abilità scultorea. Ricorrono pertanto spesso alla tecnica abbreviata, che evita di perdersi in tutti i meandri decorativi, guardano soprattutto alla sistemazione architettonica dei volumi, tendono a rifinire scarsamente le zono non troppo in vista. Nel caso il loro inserimento mimetico lo vediamo nelle prosecuzioni angolari della cornice usata come architrave e soprattutto nel capitello di sinistra le cui foglie sono lasciate lisce, ed il cui senso è quello di completamento architettonico esulando da intenti di virtuosismo scultoreo. |
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Altro tipico reinserimento romano, questo che si protrarrà per secoli, fino entro il Cinquecento con la collocazione dei pezzi nel campanile di San Lorenzo, è il reinserimento delle lastre di sarcofago di epoca imperiale nei nuovi monumenti, prima romanici e poi gotici. I sarcofagi romani erano così riutilizzati sia per la loro specifica finalità di cassa tombale, sia per il recupero delle loro lastre scolpite, che nel caso erano murate come trofeo nelle facciate monumentali. | ||||
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