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Portovenere
Portovenere genovese

Nell'antichità in ordine d'importanza tra i porti dell'attuale golfo di La Spezia vi era, dopo quello di Luni, quello di Portovenere, citato nel 50 a.C. da Strabone. Cessata nel III secolo d. C. cessa l’attività del porto di Luna esso divenne l’approdo principale.
La cessione ai genovesi
Il fatto che nel 1113-1104 i signori di Vezzano cedessero Portovenere a Genova non è sicuro; tra date incerte Donaver conferma che nel 1120 i Vezzano vendono Portovenere al Comune e si obbligano ad offrire a Genova il loro servizio militare per tutto il territorio da Monaco a Pisa e da Gavi a Montaldo sino al mare, mentre altri storici queste sono solo le date che indicano l'inizio della costruzione del fortilizio portovenerese, che la lapide conferma avviato nel 1113. Pertanto esso fu iniziato forse in stato di usurpazione, mentre il vero e proprio atto di cessione avvenne nel 1139.
Portovenere fu allora Colonia Januensis; dal suo porto e base d’appoggio per ogni azione nella zona partì la penetrazione politica e militare genovese nel golfo spezzino e in Lunigiana. Pisa ritornò in campagna, ma fu sconfitta. Callisto II convocò in Laterano il Concilio ed invitò i rappresentanti di Genova e Pisa per pacificare il conflitto e convogliarle entrambe in una nuova Crociata contro gli Infedeli. Genova da parte sua inviò l’annalista Caffaroe Barisone, che con larghezza di regali indusse Callisto II a togliere la consacrazione dei vescovi corsi (27 marzo 1123 e 6 aprile 1123). Pisa non potè accettare il fatto e la guerra riprese.
I capitoli di pace tra Genova e Pisa comunque sono formati dallo stesso Innocenzo II e notificati con bolla papale del 20 marzo 1133. Tale bolla lasciava a Genova privilegi che consolidavano del tutto il suo potere:
1) la diocesi di Genova era trasformata al rango arcivescovile; era allora vescovo Siro II della famiglia Porcello.
2) Le conquiste genovesi erano stabilite con l’assoggettamento della chiesa di Portovenere (la sua parrocchiale, iniziata nel 1116 era stata consacrata da Innocenzo II nel 1130) alla giurisdizione ecclesiastica genovese.
3) L’abbazia di Brugnato era trasformata in vescovado, sede suffraganea dell’arcivescovo genovese, per cui la si staccava così dalla diocesi di Luni.
4) Il monastero del Tino era sottomesso all’ordinario di Genova.


I capitoli della bolla erano accettati da Genova e Pisa che, collegate nell’azione, ristabilivano in Roma la sede di Innocenzo II.
Le fortificazioni di Portovenere
A conclusione del suo periodo di incontrastata espansione nel Levante, Genova nel 1161 - nello stesso periodo in cui erigeva le cosiddette mura del Barbarossa - rinforzò la difesa dell’abitato di Portovenere con la torre in bugnato, le nuove mura che unificano i due abitati (il vecchio o castrum vetus, e il nuovo più recente genovese, la Colonia edificata secondo una vincolante normativa diretta alla funzione difensiva, a cominciare dal 1139, data che per alcuni corrisponde alla Traditio Territori Portus Veneris).
Il centro strategico di Portovenere rientra nello schema, una volta completato (1161), che si ritrova a Zuccarello, Noli, La Spezia, etc.
La giurisdizione di Portovenere
il centro mantenne la giurisdizione del suo antico territorio: il torrente Nato lo divide da Spezia; il Fazzano, entro di esso, corrisponde all’antico “Alfethano” delle carte del Tino, forse derivato da un romano fundus Aufidianus.
Poco distante Panigaglia e Cignano erano stati comuni medioevali di una certa importanza.
Nel territorio erano altri piccoli centri, quali Pezzino, in antico era Opecino, e Le Grazie, che deve il nome all’antica chiesa già convento dei monaci olivetani; questa chiesa, ora parrocchiale, ha affreschi dipinti di fine XV e inizio XVI secolo, di Niccolò Corso, di recente riscoperta.