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Mura genovesi-1 Galata-1
Mura genovesi-2 Galata-2
La Torre dei Genovesi - Galata-3
Galata-4
Galata-5
Galata-6

Archivio Fotografico di Giorgio Croce
- Il quartiere genovese di Galata a Costantinopoli - introduzione







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Galata con la tore dei Genovesi dal vecchio ponte di Galata




Galata-Pera, quartiere dei Genovesi


I Genovesi a Bisanzio tennero un quartiere-fondaco al Coparion, sul lato Costantinopolitano del COrno d'Oro. Espulsi da qui nel 1264 per il tradimento di Guglielmo Guercio, poterono poi ottenere a Costantinopoli un nuovo luogo esterno alla città, sulla riva del Corno d'Oro opposta al Coparion alle pendici della collina di Galata. La nuova zona arrivava al castello che controllava la catena del Corno d'Oro e prese il doppio nome di Galata e Pera. Tra il 1267 e il 1303 il nuovo insediamento occupò la piana tra Corno d'Oro e collina, con una espansione edilizia analoga a quella a Genova dell'area ai piedi di Castello.
Gli accordi con l'imperatore vietavano di fortificare il quartiere; ancora un nuovo trattato con Andronico II del 1304 autorizzò i genovesi a erigere solo "protezioni" che non fossero reali fortificazioni. Quando però il quartiere, di case in legno ad un piano, nel 1312 fu distrutto da un incendio, nella ricostruzione del 1304 il podestà genovese fece erigere contro gli accordi parte delle mura nell'area a nord, la meno protetta dalle case. In seguito nonostante l'opposizione del Basileus i genovesi costruirono altre torri, delle quali la piàù importante era quella del Cristo, sul luogo della odierna torre dei Genovesi. Nel 1352 l'imperatore Cantacuzeno, sconfitto, accettò le condizioni di Paganino Doria che prevedevano l'ampliamento di quartiere e mura sino alla torre di Galata sul punto più alto della collina. Vennero annessi i borghi si Spina e Lagorio ad Occidente ed Oriente e dal 1387 iniziò la costruzione di nuove mura.
Fu allora che la "città" genovese toccò la massima espansione. Gli edifici della colonia genovese, in pietra ad un pianto, crebbero in altezza dal XV secolo, con ulteriori piani in legno e quindi in mattoni. Lo stacco tra le due fasi venne qui sottolineato non con il fregio di archetti come in Liguria, ma con lo sbalzo poggiante su grosse mensole in pietra, forse di influsso turco.
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elaborazione grafica
Giorgio Croce
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