STAMPAitaliana
CIAK
Marzo 1996
I RAGAZZI DEL CINEMA
INDIPENDENTE USA
Ragazzi Vincenti
di Giulia D'Agnolo Vallan
Pensando a pionieri
come David Griffith e Oscar Micheaux, fino a storie tormentate come quella
di Cassavetes o di Ed Wood , sfrontate come quella di Warhol, pure e ostinate
come quelle di Roger Corman e Russ Meyer, brevi come quella di Leonard
Kastle o radicali come quelle di Melvin Van Peebles e Abel Ferrara, sembra
quasi impossibile, oggi, usare nello stesso modo la definizione di filmmaker
indipendente. Ricercatissimi, coccolati, tenuti d'occhio fin dalla nascita,
i giovani registi americani che decidono di esordire "fuori" dall'industria
hanno un numero di opportunità sempre maggiore rispetto ai loro
predecessori. Il precedente del piccolo film che guadagna molto (da Sesso,
bugie e videotape a Le iene, fino a Clerks e a The
Brothers McMullen) ha creato un meccanismo per cui, dopo quel piccolo
film, il nuovo "talento" viene immediatamente reclutato ad Hollywood. Inoltre
la tendenza al consolidarsi dell'industria ha in effetti eliminato
quelle compagnie che generavano cinema stilisticamente, contenutisticamente
e produttivamente alternativo alle Majors. Oggi, sembra un paradosso, ma
la Carolco che produce Corsari è una compagnia indipendente, la
Miramax che distribuisce Pulp Fiction no: è una sottodivisione
dell'enorme Walt Disney Company.
Inoltre, l'eccitazione che esiste rispetto ai giovani filmmakers, in un'industria sempre meno dotata di formule vincenti e sempre più schiacciata dai costi in rapido aumento, nel corso degli ultimi anni, ha fatto sì che praticamente tutti gli Studios creassero dei bracci interni destinati alla produzione di cinema più autoriale e a basso costo di quello mainstream. Queste sottocompagnie si chiamano Gramecy (per la Universal), Searchlight (alla Twentieth Century Fox), Sony Classics (alla Sony Pictures)... Di fronte al sostegno economico su cui questi neoarrivati possono contare, per la distribuzione e la promozione di un film, indipendenti storici come Roger Corman o Samuel Goldwyn sono ridotti all'angusto spazio del video (il primo) o a cercare ansiosamente un compratore (il secondo). Di qui la scena indipendente del cinema americano oggi: una Off Hollywood che funziona spesso secondo simili giochi di potere e, spesso, un analogo concetto di star system. Solo che, nella maggior parte dei casi, è proprio il regista a essere la star. E Quentin Tarantino ne è l'esempio più evidente. E' una scena insidiosa, dorata e per nulla permanente, dove può succedere di rimanere se stessi con l'aiuto di qualche miliardo in più (come è stato per Tarantino con Pulp Fiction) oppure dove farsi risucchiare dal meccanismo commerciale. Come è recentemente successo al povero Kevin Smith, celebrato regista di Clerks, ampiamente fischiato per il nuovo plasticoso e più costoso Mall Rats. E, una volta che ti fischiano, puoi star sicuro, è il nuovo megaproduttore il primo a scaricarti e a non cercarti più. Si tratta anche di una scena molto ricca, vivace e in continua crescita. Questo la rende eccitante. Se i "giovani" registi emergenti un paio di anni fa erano Tarantino, Richard Linklater (Prima dell'alba), Carl Franklin (One False Move), Hal Hartley (Simple Men), Whit Stillman (Metropolitan), Gregg Araki (Totally Fucked Up, Doom Generation) e Robert Rodriguez (El Mariachi, Desperado), inventori di un cinema molto diversificato, quasi "regionale", oggi esite già una serie di nomi tutti nuovi. Qualcuno ce la farà, qualcuno no. Qualcuno diventerà più commerciale, qualcuno rimarrà com'è. E' vero, anche se oggi è diventato più difficile lavorare fuori dal sistema, almeno in questo senso, le cose non sono poi cambiate tanto.
Edward Burns E' un'altra storia da manuale quella di Ed Burns, cattolico irlandese, belloccio e disarmante, che ti confida che Colazione da Tiffany l'ha recentemente fatto piangere e che è venuto al Sundance film Festival con fratello, mamma e papà. Burns, che di persona è molto meno sdolcinato di così, era assistente alla produzione del programma Entertainment Tonight (un magazine cinematografico) quando ha iniziato a scrivere The Brothers McMullen. Per girarlo ci sono voluti parecchi week end. Il suo riferimento, dice, è il cinema di personaggi di Woody Allen, ma questa sua storia di tre fratelli irlandesi alle prese con donne e religione è molto più calda e meno paranoica della commedia del piccolo/grande regista di New York. E' un cinema umanista, quello di Burns, e che si deve ancora molto trovare. Dopo la vittoria all'ultimo Sundance, e dopo l'uscita nelle sale del film, visto il chiasso che circonda gli indipendenti, Ed Burns, insieme alla sua attrice (Maxine Bahns, che è anche la sua fidanzata ed è altrettanto fotogenica), è diventato una ministar. Al momento i due sono al lavoro su She's the Girl*, una seconda commedia neworkese. *
il
titolo finale corretto è She's the One (n.d.w.)
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