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DUE FIUMI   Volontariato di Protezione Civile
                                                      
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Frana

 

 

Cosa fare in caso di frana

Cosa è una FRANA

La frana è uno dei fenomeni tanto frequenti da essere percepito, comunemente, come scarsamente rischioso. Tuttavia, sia perché può presentarsi associato ad altri eventi (terremoti, alluvioni, ecc.), sia perché può assumere dimensioni notevoli, è uno dei fenomeni da conoscere a fondo.

Per comprendere la causa dei fenomeni franosi bisogna ricordare che anche il suolo, come ogni altra cosa, è sottoposto alle leggi della fisica. In particolare, il suolo è sottoposto alla azione della forza di gravità, che spinge verso il basso le sue particelle, ed quella dell'attrito che ne ostacola il movimento.Il punto di equilibrio fra queste due forze dipende dal tipo del suolo.

Se facciamo cadere della polvere su un piano orizzontale (animazione a lato) questa forma un cono dai fianchi più o meno ripidi secondo la quantità di attrito che le particelle di polvere esercitano fra loro: più alto sarà l'attrito, maggiormente acuto sarà il cono.

La pendenza del fianco del cono rispetto al piano orizzontale è detta "angolo di attrito" e rappresenta il punto di equilibrio fra la forza di gravità e quella esercitata dall'attrito.

L'angolo di attrito, che è caratteristico per ogni materiale, varia, però, al variare delle condizioni di umidità.

Se lasciamo cadere della sabbia asciutta, il cono che si forma ha fianchi moderatamente ripidi ed altrettanto ripidi saranno quelli formati dalla caduta di polvere di argilla.

Se entrambi i coni vengono abbondantemente bagnati (animazione a lato) il loro "angolo di attrito" si modifica in modo evidente: il cono di sabbia riduce la propria pendenza pur mantenendo una forma conica; viceversa l'argilla tenderà a disporsi sul piano orizzontale perdendo rapidamente la forma originaria.

Questo comportamento dei materiali, siano essi "incoerenti" (cioè formati da particelle separate le une dalle atre come per la sabbia e l'argilla) oppure "cementati" (cioè con le particelle saldate le une alle altre come nel caso delle rocce), è all'origine dei fenomeni franosi. Ad esempio, una montagna composta da uno strato di materiali incoerenti (sabbia, ghiaia, ecc.) che coprono lo strato sottostante di materiale cementato (roccia), materiale incoerente formato a causa della erosione della parte alta della montagna per effetto degli agenti atmosferici e si è lentamente depositato verso il fondo valle secondo il proprio angolo di attrito caratteristico.

Se il deposito del materiale incoerente avviene lentamente ed in modo costante nel tempo, il succedersi delle stagioni e degli anni riesce a modellare altrettanto lentamente "l'angolo di attrito" fino a raggiungere un elevato grado di equilibrio fra le forze che agiscono sulle particelle del suolo.

Viceversa qualsiasi mutamento repentino di queste ultime, renderà l'equilibrio instabile ed esporrà il suolo al rischio di frana.

Se ad esempio il fianco della stessa montagna viene colpito da piogge eccezionali, i materiali incoerenti che lo ricoprono si imbevono di acqua modificando progressivamente il proprio "angolo di attrito". Se le piogge proseguono, verrà superato il punto di equilibrio raggiunto con la normale piovosità e la pendenza del suolo sarà maggiore di quella consentita dall'angolo di attrito caratteristico per quel grado di umidità dei materiali provocandone la frana. Questo tipo di frane, dette "smottamenti" ( o frane a cucchiaio, per la loro forma) sono tipiche nei materiali incoerenti per i quali sia stato superato l'angolo di attrito caratteristico a causa della maggiore umidità.

Tuttavia l'acqua può agire anche in modo più diretto ed imprevisto. La circolazione delle acque sotterranee dipende dalla porosità del terreno: la pioggia penetrando nel terreno si fa strada diffondendosi nei materiali permeabili ma scivolando lungo le superfici di quelli impermeabili. Questo comportamento, favorito dalla presenza di fratture nelle rocce, da caverne ed anfratti, è all'origine della comparsa delle acque sorgive superficiali che affiorano laddove la pressione dell'acqua nella "vena" riesce a vincere la resistenza dello strato di materiale incoerente.

In presenza di piogge eccezionali, per quantità o durata, la quantità d'acqua presente nella vena sotterranea può aumentare in modo consistente e, per pressione, rendere attive nuove infiltrazioni sui fianchi della montagna.Se la pressione della colonna d'acqua si esercita direttamente fra lo strato di materiale incoerente (di natura argillosa) e quello di materiale cementato, può arrivare a provocarne il distacco dando vita ad una "frana di colata" caratteristica per essere costituita da fango molto liquido.

Se invece la pressione della colonna d'acqua attiva infiltrazioni fra diversi strati di materiali cementati può provocarne lo scivolamento gli uni sugli altri lungo i cosiddetti piani di frattura.

Si ha così la cosiddetta "frana di scivolamento" caratterizzata dal movimento di massi talvolta di notevoli dimensioni.

Anche in superficie la circolazione delle acque è spesso all'origine di fenomeni franosi modificando il profilo dei pendii. Ad esempio il ruscellamento delle acque a seguito di piogge eccezionalmente intense può erodere in più punti lo strato superficiale di un pendio montano dando vita a pendenze più accentuate rispetto a quelle consentite dall'angolo di attrito di quel tipo di suolo.

Di gran lunga più frequente è l'azione compiuta da torrenti e fiumi sui fianchi dell'alveo.

L'escavazione dei materiali sotto il pelo d'acqua può raggiungere dimensioni tali da provocare il crollo degli strati di terreno soprastanti privati d'appoggio: in questo caso si parla di "frane di crollo" ed il fenomeno può interessare sia terreni incoerenti che cementati.

Si è visto che una delle ragioni dell'origine di una frana risiede nella modifica dell'angolo di attrito caratteristico per ogni materiale.

Nel caso dei materiali incoerenti asciutti l'attrito fra le particelle non risente della loro disposizione: diverso è il caso per i materiali cementati che, come abbiamo visto, possono franare a loro volta (frane di scivolamento, frane di crollo).

In natura i materiali cementati (le rocce) sono disposti uno sull'altro in strati più o meno obliqui. Fra uno strato e l'altro di roccia si trova, spesso, un sottile strato di materiale più friabile ed incoerente. La disposizione di questi strati può favorire o ritardare la comparsa di una frana.

In una valle scavata da un torrente nei fianchi di una montagna, su un fianco dell'alveo ciascuno strato è disposto in modo quasi ortogonale rispetto al pendio sostenendo (come una mensola) gli strati superiori: questa disposizione degli strati del suolo, che offre la maggiore resistenza meccanica allo scivolamento a valle dei materiali, è detta a reggipoggio. Sul lato opposto invece ciascuno strato è disposto in modo quasi parallelo al pendio costituendo un vero e proprio "scivolo" per gli strati superiori: questa disposizione degli strati del suolo, che offre la minore resistenza meccanica allo scivolamento dei materiali, è detta a franapoggio.

In una valle che abbia i fianchi disposti come nella descrizione precedente è prevedibile che i fenomeni franosi siano più frequenti sul lato di franapoggio piuttosto che su quello di reggipoggio.

Esistono poi altri fattori che influenzano l'eventualità che si produca una frana ritardandone od favorendone la comparsa. Di gran lunga il più importante è rappresentato dalla vegetazione che copre lo strato superficiale del pendio. Le radici della vegetazione, affondando nel terreno, ne trattengono le particelle aumentando complessivamente l'attrito che ne ostacola lo scivolamento una sull'altra all'origine della frana. Questa, che può considerarsi una regola generale, viene talvolta smentita provocando effetti opposti a quelli attesi. E' il caso di un bosco che sia stato mal gestito oppure che sia stato percorso da un incendio. La vegetazione arborea, morendo, lascia che le radici marciscano nel terreno creando così nuove vie di infiltrazione profonda delle acque ed indebolendo la struttura superficiale del suolo. Perfino la vegetazione in pieno sviluppo può talvolta essere all'origine del fenomeno franoso: un bosco di alto fusto in cui le chiome degli alberi offrano eccezionali resistenze al vento, a causa della scarsa elasticità dei tronchi, farà sì che la spinta del vento sia trasmessa alle radici scalzando il terreno da esse trattenuto.

Dunque la frana è l'esito finale di fenomeni tanto diversi e complessi quanto grandiosi: il profilo delle montagne, quale oggi lo vediamo, è stato disegnato dalle frane; perfino le grandi e fertili pianure alluvionali sono state formate dalle particelle dei materiali che i torrenti ed i fiumi hanno strappato alle frane cadute nel loro alveo nel corso di molti millenni.

Per quanto grandioso e complesso il fenomeno della frana, questo rimane uno dei pochi eventi naturali per i quali è possibile prevederne l'evoluzione e, quindi, tracciarne i limiti di sicurezza.

Considerando, ad esempio, la dinamica di un possibile smottamento se ne può stabilire, preventivamente, il nuovo punto di equilibrio statico e quindi quale sarà il punto in cui si arresterà il fronte della frana.

Tutto questo presuppone però tanto la conoscenza del territorio quanto il rispetto per i ritmi con cui la natura modella la superficie del mondo: con questa consapevolezza è ora possibile affrontare il fenomeno franoso.

Cosa fare prima che si verifichi una FRANA

Uno sguardo al territorio - Affinché vi sia una frana è necessaria la presenza di pendenze del suolo più o meno accentuate.

La presenza di suolo franoso è segnalata spesso da un andamento della pendenza fortemente discontinuo (a gradini) che in qualche caso può lasciare scoperta la roccia sottostante. La presenza di questi segni può indicare che il suolo nel passato è stato soggetto a frane.

La presenza di sorgenti a quote elevate può essere indice di un sottosuolo roccioso impermeabile coperto da materiale incoerente resistente alla penetrazione dell'acqua.

La comparsa improvvisa di sorgenti o di trasudamenti di acqua a quote inferiori di una sorgente perenne può indicare la presenza di una "colonna d'acqua" frapposta fra lo strato impermeabile della roccia ed i materiali di superficie.

La presenza di vegetazione spontanea con radici poco profonde può essere indice di movimenti del terreno.

La presenza di vegetazione spontanea di alto fusto con il tronco dritto (abeti, ecc.) generalmente inclinato nel senso della pendenza può indicare che il suolo è soggetto a scivolamento.

Se le rocce affioranti presentano gli strati con la stessa pendenza del declivio la parete è soggetta a franosità di scivolamento. Un indizio ulteriore può essere rappresentato dalla presenza, nel fondovalle, di massi liberi, anche di dimensioni notevoli, dalla forma appiattita.

Se le rocce affioranti presentano strati separati fra loro da un sottile velo dello stesso materiale può essere indice di scivolamento fra uno strato e l'altro.

Se si riceve un preavviso - Quando si riceve un avviso di pericolo per frana è necessario abbandonare immediatamente la zona portandosi ad una distanza dal pendio in equilibri precario superiore alla quota del punto di presunto distacco. I materiali franando a valle tenderanno a percorrere per inerzia, in senso orizzontale, la stessa distanza che separa il punto di distacco dal fondovalle.

Se si sospetta che il suolo sia soggetto a frana e si vuole controllarlo con metodi empirici.

Predisporre degli idonei indicatori che testimonino i movimenti del terreno (sia pur minimi). In presenza di gradini formati da rocce affioranti, ad esempio, è possibile fissare fettucce non elastiche fra queste ultime e paletti metallici infissi nel terreno ad una media distanza (10 - 20 metri): il movimento del terreno, mettendo di in tensione la fettuccia ne provocherà la rottura o la alterazione nel senso della frana.

Allo stesso fine di individuare i possibili movimenti del terreno è possibile fissare ai lati, trasversalmente alla zona che si sospetta franosa, due paletti metallici. Un terzo paletto deve essere infisso al centro dell'area in osservazione in modo tale che si trovi esattamente in linea con i due paletti laterali. Un movimento sia pur minimo del terreno provocherà il disallineamento della testa del paletto centrale rispetto alla linea che corre fra i paletti laterali.

Se si individuano gli indizi di un avvio di frana.

Se possibile abbandonare la zona.
Avvertire, senza allarmare, le altre persone che frequentano la zona: l'osservazione di più soggetti può migliorare la comprensione della estensione del fenomeno e del pericolo potenziale rappresentato.
Avvertire le autorità competenti (Il Comune, gli Enti che gestiscono la viabilità del territorio, ecc.).

Cosa fare durante una FRANA

Se il movimento franoso procede con lentezza consentendo di abbandonare la zona, fatelo rapidamente: la lentezza dell'avanzamento del fronte non garantisce affatto che non possa accelerare improvvisamente. La via di fuga migliore è ai lati del fronte di frana. La distanza di sicurezza, a lato della frana, è pari alla distanza che intercorre fra la nostra posizione e il punto di distacco del materiale.

Se il movimento franoso procede velocemente è necessario cercare riparo alle spalle di costruzioni robuste od, in assenza di queste ultime, di grossi alberi con radici profonde: in quest'ultimo caso è utile cercare di fissarsi in qualche modo all'albero per non essere trascinati dalla terra in movimento; se si decide di salire sull'albero il posto migliore da raggiungere è la prima biforcazione fra i rami maggiori perché i rami secondari, benché più alti, possono subire violenti scuotimenti facendoci cadere.

Se la frana improvvisa vi coglie in auto e vi è preclusa ogni via di rapido allontanamento cercate dirigete il mezzo nella stessa direzione della frana (anche se vi porta fuoristrada): l'impatto dei materiali sul retro dell'automobile imprimerà "una spinta" che potrebbe consentire alla vostra auto di "galleggiare" sul fronte di frana come un windsurf. Viceversa un impatto dei materiali sulla fiancata provocherà certamente il ribaltamento dell'auto e la sua sommersione.

Se la frana si apre sotto i vostri piedi (e cioè vi trovate sul punto di distacco) gettatevi a terra cercando di rimanere in superficie, lasciandovi trasportare dai materiali in movimento, "nuotando" verso i bordi esterni.

Qualora veniste sepolti da una frana, mentre i materiali sono ancora in movimento, cercate di assumere una posizione rannicchiata per creare una sacca d'aria: la frana potrebbe sommergervi con uno strato sottile, tale da consentire ai soccorritori di giungere in tempo in vostro aiuto.

Cosa fare dopo una FRANA

Quando è superata la fase di primo impatto, il pericolo non è cessato.

Anche se la frana si è arrestata, non è prudente avventurarsi in prossimità.

I materiali franati possono racchiudere una grande quantità di materiale organico, prodotti chimici pericolosi, sostanze inquinanti o contaminanti: qualora si sia costretti ad entrare in contatto con i materiali franati è opportuno proteggersi le mani ed il corpo e procedere ad una accurato lavaggio e disinfezione al termine del lavoro.

Se siamo rimasti isolati fra due bracci di frana (ovvero la frana ci ha circondato) e non si è in pericolo imminente è opportuno attendere l'arrivo dei soccorsi.

Non è prudente avventurarsi sul corpo della frana: i materiali franati, anche se all'apparenza appaiono stabili, possono nascondere cavità sottostanti che crollando possono inghiottirci assieme a questi ultimi.

Se, nonostante tutto, siamo costretti a percorrere il corpo della frana è necessario assicurarsi ad una corda controllata da un compagno in modo tale da consentirgli di recuperarci in caso di necessità.

Prima di entrare nelle abitazioni o comunque prima di avvicinarsi a strutture bisogna assicurarsi che non siano state interessate direttamente dal movimento franoso: benché stabili all'apparenza possono essere soggette a tensioni e pressioni tali da provocarne il crollo improvviso.

Si devono adottare tutte le cautele previste nel caso di terremoto.

Si devono adottare tutte le cautele previste in caso di alluvione.

 
Ultima Modifica : 15 febbraio 2004