| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Aggettivi dimostrativi Indicano la posizione o localizzazione dell'entità a cui si riferiscono. Sono una sorta di "indicatore" o "puntatore" all'entità in questione. Hanno comunque la stessa funzione che hanno in italiano ed in altre lingue. Molto spesso, in piemontese, l'aggettivo dimostrativo viene rinforzato con gli avverbi sì, lì, là (rispett: qui, lì, là). Per gli aggettivi queste particelle seguono il sostantivo a cui gli aggettivi si riferiscono. Notiamo che non sempre questo aggettivo può venire apostrofato davanti a parola iniziante per vocale, in particolare se si tratta di maschile plurale che, apostrofato, potrebbe perdere l'indicazione del plurale . Diamo una tabella che riporta le forme usate, la corrispondenza con l'italiano ed anche la pronuncia:
Facciamo due esempi di "limitazione" dell'apostrofo nel senso detto prima. Si tratta di st'aso = quest'asino (singolare maschile, che può essere apostrofato) e sti aso questi asini (plurale, che non può essere apostrofato). Poi st'ània = quest'anatra (singolare femminile, che può essere apostrofato) e ste ànie ma anche ste'ànie queste anatre (plurale, che può essere apostrofato o meno in quanto non vi sono ambiguità di numero). Le forme per codesto vengono a volte usate anche tanto per questo come per quello Abbiamo detto che spesso dopo il nome che segue l'aggettivo dimostrativo, al quale questo si riferisce, si aggiungono gli avverbi sì = qui oppure lì, là = lì, là. Le forme per codesto, con l'aggiunta degli avverbi sì, là, assumono rispettivamente il significato di questo, quello. Ad esempio: Sta cadrega sì a l'é rota = Questa sedia è rotta Sa cadrega sì a l'é rota = Questa sedia è rotta Sa cadrega là a l'é rota = Quella sedia è rotta Col fieul lì a l'è pa vàire degordì = Quel ragazzo non è molto sveglio. ës liber, ës liber là = codesto libro, quel libro. L'avverbio lì è sempre, di norma, associato a cosa vicina a chi ascolta (codesto). L'avverbio sì è sempre, di norma, associato a cosa vicina a chi parla (questo). L'avverbio là è sempre, di norma, associato a cosa lontana da chi parla e da chi ascolta (quello). Altri esempi:: Col'aqua, col'aqua là = Quell'acqua Col'aqua lì = Codesta acqua, quell'acqua lì Coj'aque = Quelle acque Cole biarave = Quelle barbabietole St'aso = Quest'asino St'aso sì = Quest'asino qui, quest'asino Sti aso, sti aso sì = Questi asini Coj aso là = Quegli asini, quegli asini là Non esiste in piemontese un equivalente di "quegli". Si usa sempre "coj", come per "quelli". Questi aggettivi possono ovviamente essere usati non in senso di spazio fisico, ma piuttosto hanno un senso temporale come nei casi: non capisco questo discorso = i capisso nen sto dëscors quei tempi sì che erano duri! = coj temp là a j'ero pro dur! Aggettivi indefiniti Indicano , in senso lato, la quantità approssimata dell'entità definita dal sostantivo a cui si riferiscono, oppure una categoria generica di entità specificate dal sostantivo. Ancora spieghiamo con una tabella organizzata come la precedente, con note ed esempi dopo la tabella stessa. L'ordine utilizzato è quello alfabetico. Si tralascia l'indicazione della pronuncia, salvo qualche nota in proposito in quanto, a questo punto, dovrebbe essere chiara. La tabella non è esaustiva (a questo proposito consultare il vocabolario).
2) - si ricorda la pronuncia \[ch]'ærtu\. 3) - si ricorda la pronuncia \o[gn]'[ue]n\. 4) - significa anche ogni come nella dizione tut òm = ogni uomo. 5) - è invariante, ma viene usato essenzialmente al plurale. Al singolare eventuale regge il partitivo. Vedere anche gli esempi. Si nota anche l'aggettivo invariante dontrè = alcuni, qualche, che ha senso plurale (al plurale è il sostantivo a cui si riferisce). Inoltre, nell'uso corrente si ricorre, a volte, a chèica al posto di chèich, a volte solo come pronuncia, a volte anche scritto. Non ci sentiamo di asserire che si tratti di un errore grave. Non si tratta comunque di una forma femminile singolare, ma della stessa forma invariante che ha chèich, valida quindi per i due generi ed i due numeri. Si nota che in piemontese, con i pronomi indefiniti si usa spesso il partitivo (in particolare nelle forme al singolare). Ad esempio, per Tanto pane si dice tant ëd pan. Su questo e su forme simili, si tornerà in Sintassi. Qualche esempio: I l'hai tanta fam e autërtanta seugn = Ho tanta fame e altrettanto sonno. Lor a l'han tròpi sòld e pòche grumele = Loro hanno troppi soldi e pochi semi. Questo è un modo di dire simile a quello italiano a proposito di "semi in zucca" (intelligenza, avvedutezza). Le grumele \gr[ue]m'ele\ sono i semi piccoli o non duri della frutta e della verdura, tipo l'uva, le zucche, le arance. Quelli duri e legnosi (pesche, albicocche, cigliege, ecc.) si chiamano òs = ossi, mentre quelli che si seminano si chiamano smèns. A proposito di smèns, al curioso che chiede "che cos'hai lì?" si usa rispondere: smens ëd curios! (semi di curioso!). Notiamo ancora l'eccezione di tal, che ha femminile in tala e dunque non rispetta la regola per gli aggettivi terminanti in "al". Non è comunque impossibile trovare "tal" e "taj" anche per il femminile. Tornando agli esempi: minca 'n òm a l'é amportant, e gnun òmo a serv a gnènte = ciascun uomo é importante e nessun uomo serve a niente. Ij midem problema, ël midem problema = i medesimi problemi, il medesimo problema. a l'ha arzolvù vaire problema = ha risolto parecchi problemi. a l'é mangiàsse vaire cirese = si è mangiato parecchie cigliege. a l'ha pà vaire 'd furbìssia = non ha molta furbizia. i l'hai catà dontrè pom e dontrè tomatiche = ho comperato qualche mela e qualche pomodoro, ho comperato alcune mele ed alcuni pomodori i l'avìa ciamate chèich biarava ma sòn a l'é tròpa ròba = ti avevo chiesto qualche barbabietola, ma questa è troppa roba. a-i andran vaire person-e, ma pòchi studios capiran tut = vi andranno molte persone, ma pochi studiosi capiranno tutto. Si nota che "vaire" è molto usato nelle frasi negative con significato non solo di parecchio ma anche di molto (la distinzione è comunque vaga). La locuzione negata "non molto" viene spessissimo tradotta con "nen vaire" oppure "pà vaire", e questo tanto quando ha valore di aggettivo comer quando ha valore di avverbio. A questo proposito notiamo che quando il sostantivo plurale può essere sostituito da un nome collettivo, spesso la locuzione vaire + (sostantivo plur.) è sostituita dalla locuzione motobin ëd + (nome collettivo), come ad esempio: vàire person-e = parecchie persone, spesso può essere motobin ëd gent = molta gente (ma letteralmente "molto di gente") (tendenza piemontese ad usare il partitivo dove in italiano non si usa). Sempre in Sintassi e tra le frasi idiomatiche, si vedranno usi particolari di questi aggettivi. Aggettivi interrogativi Simili ai corrispondenti italiani, servono a chiedere l'identità o la quantità. Possono comparire anche in frasi non formulate esplicitamente come domanda. Per il primo tipo (richiesta di identità) si hanno: - che che corrisponde al che italiano, come nella frase che tòch it veule? = quale pezzo vuoi?. Questo aggettivo è invariante in genere e numero (come, del resto, in italiano). - qual che corrisponde al quale italiano, e che fà, al masc. plur. quaj e che per il femm. singolare e plurale rispettivamente fà: quala, quale (eccezione alla regola degli aggettivi terminanti in "al"). Ad esempio quale part a son da fé? = quali parti sono da fare? dei due il primo è il più comunemente usato, là dove è possibile. Il secondo è piuttosto raro. Per il secondo tipo (richiesta di quantità) si ha: - quant che corrisponde al quanto italiano, e che fà, al masc. plur. quanti e che per il femm. singolare e plurale rispettivamente fà: quanta, quante (eccezione alla regola dell'invarianza del maschile al plurale). Ad esempio quanta strà a venta che a faso? = quanta strada devono fare? Aggettivi numerali Si suddividono in cardinali (cardinaj), ordinali (ordinativ), collettivi (coletiv), moltiplicativi (moltiplicativ),. Si parla poi dei mumeri frazionari (di come si dicono, ovviamente). e di altre espressioni matematiche. Notiamo che il collettivo e di solito usato con funzione di sostantivo. Notiamo subito una particolarità piemontese: mentre in italiano ed in francese il numero uno e solo lui, ha un maschile ed un femminile, in piemontese anche il numero due ha un maschile ed un femminile. Un, Un-a, Doi, Doe. Ad esempio: Doi bero e doe fèje = due agnelli e due pecore. In questo caso la tabella è addiritture d'obbligo. Si riportano in blu aggettivi che spesso si sentono, ma che sono italianismi Gli ordinali hanno forme maschili, femminile, singolari e plurali. In tabella sono riportati nell'ordine maschile singolare, femminile singolare, maschile plurale, femminile plurale. Altrettanto dicasi per i moltiplicativi. Per i collettivi si indicano, nell'ordine, singolare e plurale.
2) - Per i collettivi vale la nota precedente, e mancano dal 100 in su. In compenso esitono la dozzina e la quindicina. 3) - La congiunzione e viene messa tra centinaia e decine e fra decine ed unità a partire da 20, con l'eccezione di quando la cifra unità é 1 oppure 8. vinteset, vinteut. 4) - Otava è l'ottava musicale ed è sostantivo. 5) - Di solito quatr davanti a vocale, quat davanti a consonante. Naturalmente, gli ordinali possono essere maschili e femminili, singolari e plurali, mentre i collettivi possono essere singolari o plurali. Tutti, come aggettivi, seguono le regole generali per questo. In tabella sono stati riportati nelle varie forme giusto come richiamo. In matematica, parlando di cifre delle unità, decine, centinaia, migliaia, ecc. si ha: unità, desen-e, senten-e, e, per indicare le migliaia: ij mila, la cifra dij mila oppure mijé o milié, o ancora milanta. I numeri frazionari e potenze Partiamo dalla frazione più semplice: un mezzo. Metà, in piemontese si dice ancora metà mentre mezzo (a, i, e) si dice: més, mésa, mési, mése. Allora mèsa dosen-a significa "mezza dozzina". Le frazioni per le quali esiste l'ordinale del denominatore seguono le solite regole, come "tre quarti" che si dice trè quart. Se invece non esiste l'ordinale del denominatore, allora la regola è del tipo: set ëd disneuv = sette di diciannove per dire sette diciannovesimi, oppure set su disneuv. Per le potenze, Dieci alla ventisettesima si dice des a (la) vinteset = dieci a(lla) ventisette. Per i radicali, Radice ottava si traduce radis a eut. Potenze ad esponente frazionario (che equivalgono a radice ad indice frazionario, reciproco dell'esponente) seguono sempre la tessa regola: dieci alla sette dodicesimi = des a la set ëd dodes che equivale anche a Radis a la dodes su set ëd des. Ma questa è matematica. |
La Guglia Rossa
domina il gomito di Valle Stretta, poco prima della Parete dei Militi (palestra di roccia). Caratteristica per le sue rocce rossastre del lato che strabiomba su Valle Stretta.
Qui è vista dal lago del Tures (foto R. Robiglio)