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Luca, posso seguirti fino ad un certo punto perché non conosco la
zona, quindi mi rimetto al tuo giudizio per quanto riguarda la
percorribilità di certi tratti in condizioni meteo sfavorevoli.
Sicuramente questo era un fattore decisivo nella scelta del percorso
anche perché mi pare che la maggior parte dei passaggi organizzati siano
avvenuti in inverno. Però non bisogna nemmeno sottovalutare la capacità
delle guide e della gente dell’epoca che forse era un più abituata di
oggi a muoversi su viottoli e sentieri. Che comunque non fosse un
percorso facile lo confermano le ultime testimonianze riportate da te.
Sicuramente chi conosceva bene la zona poteva scegliere il percorso
migliore a seconda delle condizioni del terreno, però d’altra parte non
poteva nemmeno avventurarsi fuori traccia (come farebbe uno in
condizioni avverse) causa la presenza di mine.
In linea di
massima mi pare di capire che una ricostruzione precisa dei percorsi è
impossibile, però credo che si possa affermare che nella via intermedia
(quella del pitone di mezzo utilizzata abbastanza intensamente prima di
optare per il passo della greppia) ci siano alcuni punti/passaggi più o
meno definiti: Porneta, bosco di Campiglia, fosso di Campiglia/fosso del
Pozzone, gli stretti tornanti, la salita diretta al passo, il passo del
pitone. Per quanto riguarda fosso di Campiglia/fosso del Pozzone c’è da
capire a quale dei due si riferisce la Armanini perché potrebbe esser
che le carte riportano nomi diversi da quelli in uso tra la gente, come
accade nel caso del fosso del prato della greppia sul lato versiliese,
L’itinerario
che sale al passo della greppia è abbastanza chiaro come andamento
(anche se qui poi vi potrebbero essere varianti di discesa sul lato
versiliese) e anche l’itinerario Campiglia–Passo della Focoraccia è
abbastanza definito (anche se mi pare di capire che secondo te andrebbe
rivisto nella parte iniziale dove ci sono passaggi ostici in condizioni
invernali). Invece l’itinerario intermedio ha una zona oscura che è il
collegamento Campiglia-Passo del Pitone di mezzo. Al momento attuale,
l’unico itinerario di collegamento verificato è la mia traccia blu, però
(come ho spiegato nei post a pag. 26 e 27) ci sono elementi che mi
fanno pensare che non sia quello il percorso giusto o perlomeno che non
sia “totalmente” giusto.
A questo punto bisognerebbe perlustrare
meglio il terreno in tutte le direzioni. Una volta fatta una esauriente
ricognizione (varianti in alto e in basso, e prima e dopo Campiglia)
si tratterà di stabilire gli itinerari che, rispettando i pochi punti
fermi, corrispondano più fedelmente alle testimonianze e descrizioni
verbali e siano compatibili con il passaggio di numerose persone in
condizioni invernali notturne.
A questo proposito se Marco fosse
disponibile sarebbe utile un estratto della CTR5000 della zona (dalla
cresta dei pitoni alla Tecchia/pian della Fioba) in modo da permettere, a
chi vuole descrivere una traccia trovata o a chi vuole formulare
un’ipotesi, di esprimersi in maniera più chiara e univoca.
Ne approfitto per pubblicare un estratto di un saggio storico che ho trovato in rete (e che Luca sicuramente conosce)
Giovanni Cipollini "La Linea Gotica in territorio apuoversiliese*
saggio pubblicato in “La Linea Gotica - Settore Occidentale 1943-45”,
atti del Covegno di studi svoltosi a Borgo a Mozzano il 9 maggio 2004, a
cura dell’Istituto Storico Lucchese – sezione di Borgo a Mozzano
Il passaggio del fronte
Un altro aspetto dell’attività dei “Patrioti Apuani”, che nell’inverno ‘44-‘45 assunse un’importanza notevole, fu la regolamentazione del passaggio del fronte, il quale, se fosse stato lasciato all’iniziativa spontanea della gente, avrebbe prodotto disastrose conseguenze. Infatti, la speranza di poter raggiungere il territorio liberato animava gran parte della popolazione e, dal mese di settembre, dopo l’avanzata degli Americani in Versilia, diversi abitanti della provincia apuana avevano raggiunto le zone liberate, passando dalle colline di Strettoia, poi, con la dislocazione sul territorio dei capisaldi difensivi tedeschi, lungo un sentiero più a monte:”In un primo tempo il passaggio si effettuava nelle parti di Palatina - scrive in una relazione il sacerdote montignosino don Giuseppe Vagli - ma quel sentiero fu minato dai tedeschi. Allora si scelse un altro sentiero dietro il Carchio, ma anche questo alla fine, anzi alla metà di dicembre, fu minato. Si aprì allora un passaggio vicino al monte Altissimo e questo fu usato fino alla Liberazione. Il passaggio del fronte era una cosa diventata comune non soltanto per noi, ma anche per altri che venivano dall’Alta Italia ed erano accompagnati oltre la linea del fronte dalle nostre guide al momento opportuno. In un primo tempo si fermavano da noi poi, quando il passaggio si spostò verso il monte Altissimo, si riunivano nelle frazioni di Antona, Pariana ed Altagnana 24”. La necessità di controllare l’attraversamento del fronte derivò anche dal fatto che si erano verificati casi di abbandono di profughi da parte di alcune guide improvvisate, spaventate dagli spari delle pattuglie tedesche, ed abusi nei loro confronti, commessi da persone prive di scrupoli. Venne così messa in piedi un’organizzazione che si mostrò efficace, sia per la sicurezza e la guida dei gruppi di profughi, sia per la repressione dell’ operato dei malviventi. L’aspetto amministrativo fu affidato ad un magistrato di Carrara, il dottor Roberto Mariani, al signor Stefanini ed alla maestra Altea Battistini, mentre il comando militare fu assegnato a “Vinci”, ristabilitosi dalle ferite, che così relaziona su questo importante compito svolto alla sua compagnia:“20 gennaio: comincia ad Antona l’affluenza di civili che arrivano da ogni parte d’Italia per attraversare le linee. A questi si aggiungono i militari disertori che fanno capo ai Comandi Partigiani. Fino ad ora il passaggio del fronte è condotto da guide montane, la maggioranza delle quali lo fa per lucro e quindi per passare occorrono cifre favolose. Come logica conseguenza la gente povera non passa. Si verificano poi spiacevoli episodi, come sparizione di bagagli, abbandono di bambini, falsi allarmi, in punti scabrosi con panico generale, aggressioni a mano armata, tutti episodi che arrivano per via diretta o indiretta al comando della IV Compagnia. Il comandante Vinci per eliminare ciò decide (naturalmente su incarico del comando dei “Patrioti Apuani” nda) di intervenire direttamente assumendosi l’onere del passaggio. Ottiene dal CLN a Carrara un fondo di lire trentamila per iniziare ed un quantitativo di farina che viene mandato con un carro ogni dieci giorni ad Antona. Ora tutti possono attraversare le linee e lasciare questo inferno, anzi coloro che arrivano affamati e laceri vengono assistiti dalle suore dell’asilo di Antona che sono incaricate dal comandante Vinci di accogliere i poveretti , prima donne e bambini, e somministrare loro una minestra calda e pane. Chi ha disponibilità di denaro versa al comando lire 500 per passare, lire 1300 per un portatore di bambino, lire 1000 per un portatore di zaino.( Naturalmente, nulla era chiesto a chi non aveva denaro e le somme raccolte servivano per procurare cibo e materiale per assistere i profughi nda). Ogni due ore, durante la notte, partono da Antona squadre di 30-35 uomini con tre guide: una in testa, una a metà ed una in coda. Al capo guida vengono consegnate due note dei passanti firmate dal comandante Vinci, come da accordi presi col comando alleato di Seravezza; una di queste resta al comando avanzato Alleato - compagnia “Falco” - e l’altra viene riportata al comando di Antona firmata dal caposquadra del posto avanzato il quale ha il compito di segnalare incidenti se vi sono stati e di controllare tutti i nominativi della lista. Una pattuglia di otto uomini staziona tutta la notte in cima al passo sorvegliando e le mosse del nemico, controllando e proteggendo le squadre passanti. Ogni tanto qualche civile, sordo alle parole delle guide, esce dalla file ed inciampa nelle mine che giornalmente vengono messe dai Tedeschi; la pattuglia allora accorre e quando è possibile lo porta a spalla ad Antona da dove viene mandato al pronto soccorso di Massa. Spesso i Tedeschi, attirati dal rumore dei passanti, fra cui vi sono molti passanti, attaccano la nostra pattuglia ed i passanti. In questi scontri muore il comandante di plotone Mosti Guglielmo e molti altri partigiani; muore il tenente inglese Patrich che ritornava da una missione di guerra. Dal 20 gennaio al 25 di marzo passano così 3500 25 civili e militari disertori 26” Nei pressi di Azzano i profughi venivano presi in consegna dai partigiani della “ F3” e condotti nel Palazzo Mediceo di Seravezza, dove venivano rifocillati e sostavano per l’intera giornata. Col buio una pattuglia mista di partigiani e soldati americani li conduceva a Pietrasanta, dove erano smistati nei centri di raccolta o sistemati nel territorio circostante. Attraverso quella che è stata definita la “Via della Libertà” , dal gennaio al marzo 1945 passarono anche diverse missioni partigiane, inviate dal CPLNA, come quelle di “Vannino” (Giovanni Giannotti), “Naldo”, “Vico”, Enzo Lorenzetti e Piero Gianfranceschi,“Memo” e di altri esponenti della “Menconi”. Nonostante l’organizzazione approntata dai “Patrioti Apuani” l'attraversamento delle linee continuò a presentare grossi rischi e serie difficoltà, tanto che una quindicina di partigiani e alcune decine di civili vi persero la vita. Il servizio informazioni, in vista dell’attacco alla Gotica da parte degli Alleati, assunse un ruolo fondamentale e così, oltre al servizio radio ed all’invio di staffette ogni due giorni, fu organizzato un servizio di piccioni viaggiatori con il comando americano a Viareggio.
24 -In Istituto Storico della Resistenza in Toscana, fondo “Il Clero nella Resistenza”, b. 4
25 - Si calcola che furono circa 8.000 le persone che passarono il fronte, tra civili, partigiani, ex-prigionieri alleati, disertori della RSI.
26 -“Relazione dell’attività svolta dalla 4^ compagnia “Mario Paolini” del Gruppo Patrioti Apuani”, in Archivio ANPI di Massa .
Cazzarola, sono stato via tre giorni (da venerdì), ho provato a
seguirvi un po' con lo smartphone ma poi ho... desistito. C'era un po'
troppo da leggere...
Spero di recuperare quanto prima ma oggi, causa lavoro, la vedo dura...
Ecco qui una lista di riferimenti biblio e non. mi pare di averli
ricordati tutti, se me ne viene in mente o ne trovo qualcun altro ve lo
faccio risapé. la maggior parte li ho trovati nella biblioteca civica di
Massa.
ESERCITI POPOLAZIONE E RESISTENZA SULLE ALPI APUANE, Atti
del Convegno Internazionale di Studi Storici sul Settore Occidentale
della Linea Gotica, a cura di Gino Briglia, Pietro del Giudice, Massimo
Michelucci, Massa 1995
Fabrizio Federigi, Versilia linea gotica
Emilio Palla, Popolo e partigiani sulla linea gotica
Giorgio Giannelli, Versilia kaputt Giorgio Giannelli, Versilia la trappola del '44
Giovanni Cipollini, La Linea Gotica in territorio apuoversiliese (pdf in rete) Giovanni Cipollini, Liberazione.pdf (in rete)
ANPI MASSA, Sul sentiero della libertà, Ed. Amministrazione Provinciale di MS, 1988
I luoghi della Resistenza dal mare alle Alpi Apuane, a cura di Gian Carlo Bertuccelli, Gruppo Partigiani di Antona, 1993
Quel dicembre 1944, dal baluardo di Tecchia un monito per la pace, 1989
Nardo Dunchi, Memorie partigiane
Oscar Lalli, Lotta partigiana intorno alle Alpi Apuane e sull'Appennino Ligure-Tosco-Emiliano (Memorie)
Lido Galletto, A coloro che...perché conoscano
Ezio Miniati, Massa sulla Linea Gotica
e
il filmato: La Via della Libertà, lotta partigiana sulle Alpi Apuane
nella testimonianza del comandante Pietro, a cura di Giovanni Cipollini e
Paolo Capovani
Re: Luca, posso seguirti fino ad un certo punto perché non conosco
la zona, quindi mi rimetto al tuo giudizio per quanto riguarda la
percorribilità di certi tratti in condizioni meteo sfavorevoli.
Sicuramente questo era un fattore decisivo nella scelta del percorso
anche perché mi pare che la maggior parte dei passaggi organizzati siano
avvenuti in inverno. Però non bisogna nemmeno sottovalutare la capacità
delle guide e della gente dell’epoca che forse era un più abituata di
oggi a muoversi su viottoli e sentieri. Che comunque non fosse un
percorso facile lo confermano le ultime testimonianze riportate da te.
Sicuramente chi conosceva bene la zona poteva scegliere il percorso
migliore a seconda delle condizioni del terreno, però d’altra parte non
poteva nemmeno avventurarsi fuori traccia (come farebbe uno in
condizioni avverse) causa la presenza di mine.
o Bergame, quello
del tratto messo male è un dettaglio semmai da discutere in sede
tecnica, e forse anche irrilevante, perché può essere che una volta,
quando era più utilizzato, era in ottime condizioni. quello che non è un
dettaglio è invece il fatto che lì stretti tornanti non se ne vede, e
quindi vanno cercati altrove. Non mi sembra poi che le testimonianze
da me riportate parlino di un percorso alpinisticamente difficile (a
quel che ho inteso la corda veniva usata per i passaggi tra le mine) e
tieni comunque presente che occorre bilanciare capacità tecnico e
difficoltà oggettive con difficoltà soggettive, dovute al fatto che non
erano certo tutti montagnini e che venivano magari, con alterne vivende,
dai campi di concentramento in Germania, o nel migliore dei casi da una
traversata estenuante da Vinca, con gravi carenze alimentari ed
equipaggiamento ridicolo e con l'angoscia permanente (e quotidianamente
confermata) del rischio della vita, propria e dei propri cari: donne,
anziani, bambini... infine, le mine venivano messe proprio sui passi e
sentieri noti, quindi il fuori-traccia poteva essere in alcuni casi un
fattore risolutivo, come dice Sciamino: <dovetti aprire un nuovo
sentiero>. non è solo una questione linguistica preferire la dizione
più generica di <Via della Libertà> a quella di <Sentiero della
Libertà>, perché nessuno ha detto che si doveva passare per forza
per un sentiero nel senso convenzionale, escursionistico del termine e
che in pratica quello che ora si deve cercare (ricerca storica) è per
forza un sentiero.
Re: anche l’itinerario Campiglia–Passo della
Focoraccia è abbastanza definito (anche se mi pare di capire che secondo
te andrebbe rivisto nella parte iniziale dove ci sono passaggi ostici
in condizioni invernali). Invece l’itinerario intermedio ha una zona
oscura che è il collegamento Campiglia-Passo del Pitone di mezzo...
se
ti vai a rileggere il mio post a pag.15 vedi che per me il <passo
del Pitone> è uno solo, uno e trino, e da Campiglia gli può andar
bene qualsiasi attacco (anche il 188bis), mi sembra un inutile
accanimento distinguere due o più itinerari, poi può essere che mi
sbagli. per quel poco che conosco la zona, al momento il più plausibile
perché più aderente alla descrizione della Armanini, e anche se vogliamo
per ragioni logistiche, mi pare quello dalle case dei pastori che ho
descritto. poi arrivati al bivio tra Pitone e Focoraccia si poteva fare
un ultima sosta, prima della rampa finale al passo (come suggerisce
qualche testimonianza), al riparo, può anche essere, di quella grotta
sottovia che a quanto pare nessuno ha ancora notato. ciao Luca
dok , ti ringrazio per la corposa lista biblio/filmo-grafica, mi toccherà rimettermi a studiare Vabbé tanto non posso andare in giro, anche se ti confesso preferisco i banchi di stipa a quelli di scuola
a Massa non riesco ad andare , a maggio andrò a vedere a Pietrasanta,
ma dato che è tanta roba e magari di non facile reperibilità se tu
dovessi consigliarne due o tre per cominciare ... ? e il filme dove si
trova ?
Dopo i ringraziamenti riprendiamo le schermaglie: mi era
sembrato che si cominciasse a metter qualche punto fermo e a piantar
qualche paletto e invece mi ritrovo spiazzato ... o forse non ho capito
bene
per
me il <passo del Pitone> è uno solo, uno e trino, e da Campiglia
gli può andar bene qualsiasi attacco (anche il 188bis), mi sembra un
inutile accanimento distinguere due o più itinerari
Come
la pensi sul pitone : è uno ? trino ? o tutti e due ? mi era sembrato
che l'identificazione del pitone col pitone di mezzo fosse cosa pacifica
(almeno per quanto riguarda il passaggio del fronte - come da tav.
XXVII ) con l’ultima frase invece sembri rilanciare l'ubiquità del
pitone (il che d'altra parte ne confermerebbe il carattere mitologico )
Dici
che “sentiero della libertà” è fuorviante ed è da preferire "via della
libertà". Mi sembra corretto, anche perché più in linea con la
documentazione. Però non ti fermi qui: “mi sembra un inutile accanimento
distinguere due o più itinerari” dici questo perché da Campiglia
l’itinerario era una solo (quello che saliva al passo del Pitone di
mezzo) ? O perché in pratica di volta in volta si sceglieva il percorso
più conveniente per condizioni meteo, mine , pattuglie etc etc e quindi
non ha senso “accanirsi” a cercare di tracciarne uno o più di uno in
maniera precisa ?
Non credo comunque che sia questo che intendi
perché poi alla fine un itinerario lo proponi. Ma allora se ritieni che
abbia senso cercare un particolare itinerario e definirlo con (relativa)
precisione, perché non accompagni la descrizione con un disegno
(ovviamente ipotetico e approssimativo) su una mappa della zona ? oltre a
permettere a tutti di capire ciò favorirebbe il confronto fra ipotesi
diverse e darebbe la possibilità ad altri di effettuare verifiche sul
terreno. Non dico questo con spirito polemico ma realmente ho
difficoltà a seguirti, per es. quando dici "arrivati al bivio tra Pitone
e Focoraccia" a quale bivio ti riferisci ?
...infatti me n'è subito saltato all'occhio qualcuno che avevo tralasciato, li aggiungo qui di seguito:
Ecco qui una lista di riferimenti biblio e non. mi pare di averli ricordati tutti, se me ne viene in
mente o ne trovo qualcun altro ve lo faccio risapé. la maggior parte li ho trovati nella biblioteca
civica di Massa.
ESERCITI POPOLAZIONE E RESISTENZA SULLE ALPI APUANE, Atti del Convegno Internazionale di Studi Storici
sul Settore Occidentale della Linea Gotica, a cura di Gino Briglia, Pietro del Giudice, Massimo
Michelucci, Massa 1995
Fabrizio Federigi, Versilia linea gotica
Emilio Palla, Popolo e partigiani sulla linea gotica
Giorgio Giannelli, Versilia kaputt Giorgio Giannelli, Versilia la trappola del '44
Giovanni Cipollini, La Linea Gotica in territorio apuoversiliese (pdf in rete) Giovanni Cipollini, Liberazione.pdf (in rete)
ANPI MASSA, Sul sentiero della libertà, Ed. Amministrazione Provinciale di MS, 1988
I luoghi della Resistenza dal mare alle Alpi Apuane, a cura di Gian Carlo Bertuccelli, Gruppo Partigiani
di Antona, 1993
Quel dicembre 1944, dal baluardo di Tecchia un monito per la pace, 1989
Nardo Dunchi, Memorie partigiane
Oscar Lalli, Lotta partigiana intorno alle Alpi Apuane e sull'Appennino Ligure-Tosco-Emiliano (Memorie)
Lido Galletto, A coloro che...perché conoscano
Ezio Miniati, Massa sulla Linea Gotica
e il filmato: La Via della Libertà, lotta partigiana sulle Alpi Apuane nella testimonianza del
comandante Pietro, a cura di Giovanni Cipollini e Paolo Capovani
e anche:
diario di Sciamino
Giuseppe Lenzetti, Guerra sulle Apuane
Maria Del Giudice, Un uomo di pace in tempo di guerra
video Lido Galletto sul rastrellamento del dicembre '44, in rete
ANPI
di Carrara, trentadue32, rivista di politica e cultura, numero speciale
n°8, ottobre-novembre 2009 (testimonianze di Idea Rustighi e di maria
Laura Cecchini)
ANPI Massa pubblicazione 2volumi di testimonianze partigiane, non ricordo il titolo
Linea Gotica. La Versilia e l'Apuania nella bufera,a cura del Circolo Culturale Sirio Giannini di Seravezza.
...rileggevo
ora, dopo anni, l'opuscolo dell'ANPI Massa, Sul Sentiero della Libertà,
e ci ho trovato un indizio per la toponomastica <en masseso>, in
relazione all'episodio di Marchini e Antolini (quello per intenderci
menzionato sulla lapide al passo della Focoraccia), a pag.17: <...ma
poco prima di giungere a Tecchia di Campiglia, nella zona del Fondone si
verifico l'esplosione...>. torno perciò a chiedere ai massesi,
specie antonesi, dov'è questo <Fondone>, che corrisponderebbe,
secondo quanto riportato anche dalla Maria Del Giudice, alla zona in cui
il percorso presentava i famosi tornanti in prossimità del fosso. la
nota mi sembra decisiva per chiarire una volta per tutte questo dato. ciao Luca