La U.S. Route 66 o Route 66 è una delle prime highway
federali che venne aperta l'11 novembre 1926 per unire
l’Est e l’Ovest degli Stati Uniti. Originariamente
collegava il centro di Chicago a Los Angeles (all'incrocio
del Santa Monica Boulevard con Ocean Avenue) attraversando 3
fusi orari e 8 stati:
La distanza
complessiva era, anzi è di 3.755 km (2.347 miglia).
La strada fu pensata, voluta e creata da Cyrus Stevens
Avery, un ricco uomo d' affari di Tulsa Oklahoma. Egli ebbe
l'idea di collegare il Middle West con la California
attraverso una strada che passasse per il suo stato in modo
da promuoverne lo sviluppo economico e sociale. Infatti il
tracciato della Route 66 non corrisponde al tratto più breve
tra i due punti estremi, ma il percorso proposto presentava
indubbi vantaggi, era in gran parte pianeggiante e più
facilmente agibile in inverno poiché attraversa la la parte
più a sud del paese.
In questi stessi anni lo
sviluppo dell'automobile era diventato inarrestabile, nel
1910 in tutti gli stati dell'Unione si contavano 180.000
automezzi, nei dieci anni successivi furono messi sulla
strada oltre 17 milioni tra auto, camion e autobus,
l'esigenza di una rete viaria adatta non era più
rimandabile. L'unico percorso automobilistico tra le due
coste era stato aperto nel 1912, la Lincoln Highway che
collegava New York con San Francisco attraverso St. Louis,
Denver e Salt Lake City, più meno l'attuale I-80. Dovendo
però questa strada valicare le Rocky Mountains molto a nord
risultava di difficile manutenzione e spesso inagibile per
diversi mesi all'anno. La proposta sostenuta dal comitato di
Stevens fu accolta.
Al momento della suo
battesimo la Route 66 era pavimentata solo per brevi tratti e
semplicemente collegava i percorsi dei vecchi Trail degli
indiani e dei pionieri nei diversi stati. Ad esempio, per
percorrere le 103 miglia tra la fattoria di Stevens a Tulsa e
Oklahoma City ci volevano non meno di sei ore di guida su un
fondo sconnesso e polveroso che metteva a dura prova sia i
viaggiatori che gli automezzi. Le amministrazioni locali si
impegnarono subito a migliorarne la percorribilità ma ci
volle più di un decennio perché diventasse totalmente
agibile al crescente traffico automobilistico in tutte le
stagioni dell'anno.
Cyrus Stevens considerò
fin dall'inizio la Route 66 come un potente strumento di
sviluppo per l'Oklahoma e ne organizzò un lancio
pubblicitario in grandissimo stile. Durante la seconda metà
del 1927 venne organizzata una maratona podistica da Los
Angeles a New York attraverso la Route 66, la "Bunion
Race", con grande risonanza nella stampa nazionale ed
internazionale ed un premio al vincitore di ben 25.000
dollari, una cifra enorme per l'epoca.
Il 4 Marzo 1928
partirono da Los Angeles ben 275 partecipanti ma appena dopo
pochi giorni di marcia ne rimasero meno di un terzo. La corsa
si rivelò subito massacrante e l'organizzazione incontrò
presto grosse difficoltà ad assistere i partecipanti lungo
un percorso ancora scarsamente abitato e in mezzo ai deserti
della California. La partecipazione della popolazione e della
stampa fu comunque entusiasta ed il successo enorme. Già in
Texas un indiano Cherokee ventunenne di nome Andy Payne prese
stabilmente la prima posizione affiancato in Oklahoma da
Peter Gavuzzi un italiano di Southampton, Inghilterra, di un
paio d'anni più vecchio e veterano di maratone
internazionali. I due maratoneti raggiunsero Chicago insieme
e proseguirono verso New York sempre in testa alla "Bunion
Race" finchè in Ohio Gavuzzi fu fermato da una banale
infezione. Andy Payne tagliò il traguardo da vincitore a New
York insieme ai 53 partecipanti rimasti in gara dopo 87
giorni e 3.422 miglia percorse attraverso tutto il
continente. Payne tornò con il premio in Oklahoma, acquistò
una fattoria per i suoi genitori, si pagò gli studi e
divenne funzionario della Suprema Corte dello stato.
Nel 1934 le tempeste di
sabbia ed una straordinario periodo di siccità durato alcuni
anni (The Dust Bowl) spinsero centinaia di migliaia di
Farmers dell'Oklahoma, gli Okies, sulla Route 66 al grido di
"o la California o la rovina". Nel 1939 John
Steinbeck descrisse questo periodo nel suo capolavoro
"Furore", definendo la Route 66 come la Mother
Road, la Strada Madre. La Route 66 divenne subito una
leggenda.
Nel 1938 venne
completata la pavimentazione della Route 66 da Chicago a Los
Angeles rendendola finalmente percorribile dalle automobili
in tutte le stagioni dell'anno. Può sembrare oggi banale ma
allora l'evento fu salutato come un eccezionale progresso
tecnologico. Il risultato fu reso possibile dal piano di
sostegno all'occupazione, il New Deal del presidente Roosvelt,
che negli anni peggiori della crisi economica impiegò
diverse centinaia di migliaia di lavoratori provenienti da
tutti gli stati dell'Unione per la costruzione della strada.
Molti di loro si stabilirono definitivamente lungo il
percorso della strada e quelli che tornarono nei loro stati
di origine contribuirono alla fama della Route 66.
Finita la guerra milioni
di americani, percorsero la Route 66 da Est a Ovest per
stabilirsi nel nuovo Eldorado della California che aumentò i
suoi abitanti del 40 % in tre anni e li quadruplicò in un
ventennio. La Route 66 divenne sinonimo di avventura e di
fuga dal presente verso un futuro migliore e per molti di
quei viaggiatori il sogno si avverò. Uno di loro, Bobby
Troup, durante il trasferimento con la famiglia scrisse una
canzone "Get your Kicks on Route 66" che vendette a
Nat King Cole appena a Los Angeles. Il motivo ebbe un
successo strepitoso e Bobby divenne ricco e famoso
immediatamente.
Negli anni successivi
alla guerra la produzione automobilistica aveva ripreso
vigore con quasi 4 milioni di automezzi costruiti all'anno.
Lo sviluppo economico e la motorizzazione di massa spinsero
sempre più americani sulla Route 66 che in breve divenne
insufficiente. Il traffico ed il numero di incidenti stradali
avevano raggiunto livelli ormai inaccettabili.
Nel 1956 una legge
federale fortemente sostenuta da Eisenhower, il Mc Donald
Plan, decretò il rifacimento delle vecchie Route e la loro
trasformazione in moderne Interstate Highways a più corsie.
Un'impresa ciclopica che richiese più di due decadi per
essere completata ma che segnò progressivamente la fine
della Route 66 e del mondo che le ruotava intorno.
Il fatto che le
Interstate presero piede per poter viaggiare più
velocemente, fece diventare povero il lavoro di migliaia di
officine, Motel e ristorantini caratteristici, tagliando
fuori i piccoli paeselli che la Route 66 aveva ormai creato.
Tutto scomparve quasi completamente in meno di un decennio ma
non tutti però si dettero per vinti… Alcuni proseguirono
la loro vita ai margini della Route 66, isolati ma protetti
dal mondo esterno in continua evoluzione, fermando quasi il
tempo e conservando intatto lo spirito della vecchia Route
66.Ci volle però del tempo. Negli anni 60 la Route 66 era
ancora così popolare che la rete televisiva CBS le dedicò
un serial televisivo interpretato da due avventurosi
viaggiatori a bordo di una mitica Corvette che, pur
progettata nel 1954 dalla Chevrolet, divenne presto l'emblema
della strada. Mai come nei suoi ultimi anni di servizio la
Route 66 fu così famosa ed amata.
Nel 1985 fu completato
l'ultimo tratto della Interstate I-40 presso Williams
(Arizona) e non fu più necessario percorrere alcun tratto
della vecchia Route 66 per raggiungere il Pacifico da
Chicago. La US 66 fu ufficialmente rimossa dal sistema delle
highway il 27 giugno 1985. Ci vollero cinque Interstate per
rimpiazzare la Mother Road: I-55, I-44, I-40, I-15 e I-10.
La Route 66 è in un
certo senso rinata e dal 1994 è passata sotto la protezione
dell' amministrazione federale dei parchi come "
monumento nazionale." per la gioia di chi sa ancora
apprezzare lo spirito del viaggiare. La strada viene
rivalutata come “Strada di interesse storico”, tanto che
ora viene denominata "Historic Route 66". E'
l'unica strada al mondo diventata parco nazionale e con le
sue 2,400 miglia è anche il più lungo mai istituito.
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