Cinquant’anni fa… alla
"Riberi"
(da fine Ottocento a metà
Novecento è stata l’unica scuola elementare di Alpignano: un’altra
volta vi racconteremo la sua storia).
Entriamo in un’aula: ci
accolgono tre lunghe file di banchi
di legno, quelli con la panchetta collegata al tavolino, da cui sporgono
una trentina (o più) di faccine, incorniciate da colletti rigidi di
celluloide a sghimbescio, con fiocconi blu mezzi sfatti su grembiuli neri.
Questa è una scuola mista,
perché ci sono poche sezioni, ma a Torino le scuole hanno addirittura
ingressi separati per le sezioni femminili e per quelle maschili. Nelle
ultime classi non manca mai qualche ripetente, più alto di una spanna
rispetto ai compagni e, in genere, più esperto delle cose del mondo.
Sui banchi sono posati i
quadernini a quadretti. Le dita macchiate di inchiostro impugnano
maldestramente la penna con il pennino, da intingere nel calamaio inserito
in un foro del banco.
La
maestra è seduta in cattedra: controlla gli allievi dall’alto della
predella, con la lunga bacchetta di bambù a portata di mano. Serve per
indicare le località sulla carta geografica, ma all’occorrenza… una
bacchettata sulle dita è la punizione consueta per gli allievi troppo
esuberanti. Per quelli un po’ somari c’è invece il cappello a cono
con le orecchie e la scritta ASINO ben evidente, da indossare tra le
risate di scherno dei compagni.
In classe "non vola una
mosca", neppure durante la ricreazione: si fa merenda seduti e poi…
tutti in bagno, in fila per due.
Riusciranno i nostri bambini
ad immaginarsi una scuola così distante dalla loro esperienza quotidiana?
Eppure i loro nonni ed alcuni dei loro genitori ricordano bene i
combattimenti con un diabolico pennino da maneggiare con infinite
attenzioni, per non trovarsi la paginetta rovinata da una macchia grossa
così (e non esistevano cancellino e bianchetto!)
Abbiamo
avuto la fortuna di poter salvare alcuni arredi della "Riberi",
quando questa è stata chiusa: partendo da quei pochi oggetti a poco a
poco abbiamo ricostruito un’aula "di una volta", cioè di un
periodo che va da inizio Novecento a metà secolo.
Qui i bambini potranno
vedere e sfogliare i quaderni di "bella", scorrere i titoli dei
libri della bibliotechine di classe, confrontare le carte geografiche in
cui comparivano il Congo Belga e la Persia con quelle di oggi, scorrere
quasi mezzo secolo di foto di classe e di pagelle, sedersi sulle panchette
dove non ci si può dondolare, provare a scrivere con il pennino… Quanti
confronti si possono fare!
Noi adulti, entrando nell’aula-museo,
ci emozioniamo per i molti ricordi che ci suscitano quegli oggetti o
almeno riconosciamo le tracce della storia vissuta di cui è impregnata la
nostra aula-museo I ragazzi avranno invece l’occasione di fare storia
"dal vivo": nasceranno delle curiosità, si formuleranno
ipotesi, si faranno confronti, si faranno collegamenti con ciò che si
studia sui libri e con le testimonianze dei propri nonni e genitori.
E, insieme, si potrà
scoprire che è la memoria del passato a dare senso e profondità al
presente…
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