UN FILM

L'idea della morte nel medioevo è il tema fondamentale di uno dei classici della cinematografia:

"Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman

    Il regista svedese Ingmar Bergman - uno dei più grandi autori di cinema, attivo dal  dal 1945 al 1982. Nato a Uppsala in Svezia il 14 luglio 1918 - ebbe fin dalla prima infanzia un’educazione improntata ai rigidi principi luterani, principi che considerano l’uomo corrotto e Dio come un giudice severo e inaccessibile. Quest’educazione ha caratterizzato tutta la sua cinematografia, basata sul pessimismo e la sfiducia nella bontà umana, anche se per tutta la vita ha cercato di sottrarsi a queste concezioni religiose. La tematica religioso sentimentale delle sue pellicole va a toccare tutti gli aspetti fondamentali della vita. Tutti i drammi da lui rappresentati nei film ruotano attorno alla figura dell'Uomo e la figura di Dio. Bergman è riuscito attraverso i suoi film, di valore profondamente esistenziale e metafisico, a rappresentare attraverso immagini tutte le angosce e le inquietudini interiori dell'uomo dei nostri tempi.

Con Il settimo sigillo, del 1956, questi motivi e più in generale il rapporto dell'uomo con il proprio destino esistenziale e con la morte, vengono affrontati in un racconto che pone al centro la presenza della morte nel medioevo, recuperando personaggi, ambienti, situazioni di quel tempo e mostrandone la loro universalità. Il titolo è stato scelto da Bergman perché nell'Apocalisse si legge, a proposito degli eventi che annunciano la fine del mondo, di un misterioso libro "scritto di dentro e di fuori sigillato con sette sigilli" (Ap. 5,1). All'apertura di ogni sigillo si riversano sciagure sulla terra. Bergman si riferisce specialmente al quarto, aperto il quale la Morte appare sulla terra e comincia a mietere vittime "con la fame, con la peste e mediante le fiere" (Ap. 6,8).

Argomento fondamentale del film, ambientato in Svezia nel XIV secolo, è una rappresentazione piuttosto ampia e varia del medioevo - crociate, pestilenze, processioni penitenziali, spettacoli popolari, caccia alle streghe, vita nei villaggi, pittura sacra - condotta attraverso alcuni personaggi emblematici come il cavaliere, lo scudiero, la strega, i giullari ecc.. L'inquietudine spirituale dell'epoca con gli interrogativi personali e sociali di una vita che è un pellegrinaggio è il tema principale della pellicola. Bergman per rappresentare questi temi usa una particolare tecnica che consiste in un fitto intreccio di elementi narrativi e tematici sul denominatore comune dei personaggi.

Il film inizia presentandoci il protagonista principale, il cavaliere Antonius Blok, e il suo scudiero Jons tornati in una Svezia, colpita da una terribile peste, dopo aver intrapreso una crociata in Terra Santa. Durante il viaggio, il cavaliere si imbatte nella Morte, rappresentata in sembianze umane, la quale lo avvisa che è il momento di seguirla. Block, essendo tormentato da dubbi di fede, propone di rinviare il momento per disputare una partita a scacchi con la Morte la cui posta in gioco sarebbe stata la sua vita. La Morte accetta e lascia che, mentre si gioca tra i due la partita, il cavaliere prosegua il suo cammino.

 

Il protagonista del film, Antonius Blok, vuol guadagnare tempo prima di morire per un'ultima possibilità di risposta ai problemi esistenziali e religiosi. Egli vuole l'evidenza del soprannaturale: di Dio, del diavolo, del bene, del male. Il suo grande antagonista è la Morte che si presenta sin dall'inizio personalmente e attraverso gli effetti distruttivi sull'umanità. Block si imbatte nel corso del viaggio per ritornare a casa in altre persone le quali diventeranno compagni di viaggio; tra questi vi è anche una coppia di commedianti girovaghi con un bimbo di pochi mesi (sempre aperto alla dimensione del sogno e della visione l'uomo, totalmente dedita al marito e al figlio in nome dei più sinceri sentimenti la moglie), che hanno attratto Block per la loro serena semplicità. Il cavaliere è sconfitto nella partita, perciò deve seguire la Morte assieme ai suoi compagni di viaggio, proprio dopo essere giunto alla sua dimora. Si salvano soltanto i commedianti e il loro bimbo che si erano, di nascosto, separati dal cavaliere, per il fatto  la famigliola è espressione di alcune possibili risposte al dramma orribile della morte. Sfugge alla Morte solo chi comunica con la dimensione spirituale (Jof), chi comunica con la dimensione dei sentimenti sinceri e dell'amore (Mia) e chi è il depositario del futuro (il piccolo Mikael): i tre membri della famiglia di commedianti girovaghi. L'apparente trionfo della Morte viene così vanificato dal superiore destino degli uomini.

La Morte col suo accompagnamento di fame e di peste ha seminato terrore: terrore come motivo di paura superstiziosa del popolo (un corteo di flagellanti, un frate predicatore che terrorizza i fedeli); paura cammuffata da fastidio nel positivista scudiero; terrore trasformato in crudeltà nel Potere che cerca un capro espiatorio per la pestilenza condannando al rogo una giovane strega. Tutti i personaggi si confrontano con la Morte, nel film personificate come vuole la rappresentazione popolaresca del Medio Evo. La Morte è inesorabile, è un giudizio cui si è chiamati a rispondere personalmente; il cavaliere infatti cerca di temporeggiare con la Morte per sapere e capire, non tanto per sottrarsi alla condanna.

L'immagine della partita a scacchi con la morte fa parte dell'intenzione popolaresca del film che così rivela meglio le sue due anime, da una parte la rappresentazione spettacolare e popolaresca del Medio Evo, dall'altra l'angoscia metafisica dei personaggi.Il cavaliere riceve la risposta proprio quando non lotta più, nel momento dell'attesa, è in quel momento che la fede entra in gioco, Lei è la risposta a una libera chiamata di Dio. Tutti i sigilli sono stati aperti, il male è stato vinto dalla fede in Dio e dalla fedeltà tra gli uomini. I misteri dell'esistenza terrena e quindi dell'aldilà non si scoprono interrogandosi in maniera razionale, ma aprendosi alla comunicazione con gli altri e cercando in ogni modo di portarli alla salvezza.

La rappresentazione del Medio Evo di Bergman, è molto simile a quella contenuta nei libri di storia: imprese dei cavalieri, la caccia alle streghe, la devozione popolare a sfondo apocalittico, la morte e il soprannaturale visualizzate nell'opera cinematografica con scure tinte. L'interpretazione degli attori gioca un ruolo fondamentale, specialmente quella di Max von Sydow (Block) che rende visibile l'inquietudine dell'uomo medioevale in cui si rispecchia l'uomo di oggi. Il film parla del Medio Evo, ma si potrebbe intendere in un certo senso che parli del nostro tempo.

 

Nota tecnica del film:

Origine: Svezia, 1956 - Titolo originale: Det sjunde inseglet - Genere: Fantastico - Produzione: A.B. Svensk Filmindustri - Regia: Ingmar Bergman - Interpreti: Max von Sydow (Il cavaliere Blok), Gunnar Bjornstrand (Lo scudiero Jons), Nils Poppe (Jof), Bibi Andersson (Mia), Bengt Ekerot (La Morte), Berti Anderberg (Raval), Inga Gill (Lisa), Ake Fridell (Plog), Maud Hansson (La strega), Gunnel Lindblom, Anders Ek, Ake Fridel, Gunnar Olsson - Soggetto e sceneggiatura: Ingmar Bergman - Fotografia: Gunner Fischer - Montaggio: Lennart Wallen - Musica: Erik Nordgren - Durata: 110'.

 

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