Jacopone da Todi

Nella lauda O Signor, per cortesia, rovesciando le consuete preghiere rivolte dagli uomini a Dio di essere preservati dai mali, Jacopone da Todi (1230/36 - 1306) chiede che gli venga scaricato addosso un cumulo interminabile e raccapricciante di malattie e di sciagure completato da una morte orribile (la morte del corpo suscita immagini di macabra obiezione; come quella di essere divorato da un lupo e trasformato in feci tra le spine). Chiede anche che la deformità fisica provochi orrore negli altri uomini, così da essere schivato, emarginato, temuto, maledetto. E tutto ciò non è comunque, secondo l'autore, sufficiente a scontare la colpa di essere parte della stessa umanità che ha crocefisso Cristo.

Trionfo della morte (sec. XV), affresco (part.), Palermo, Palazzo Sclafani, ora presso la Galleria regionale della Sicilia

    In una società dominata dal terrore dei mali fisici, le invocazioni di Jacopone dovevano veramente provocare un effetto dirompente. Particolarmente interessante risulta, nella parte conclusiva della lauda, la rappresentazione rovesciata dei segni della santità e della devozione: al posto delle reliquie dei santi, Jacopone propone come reliquie a ricordo della sua esistenza le feci del lupo che lo ha divorato, al posto dei miracoli, seguito da spiriti maligni, tormenti e deliri. Il collegamento conclusivo col tema della passione rivela il significato profondo delle richieste del poeta: seguire il cammino del martirio e imitare Cristo escludendo però, attraverso la degradazione delle sofferenze abbracciate, ogni aspetto di   gloriosa salvezza dalla propria vicenda.

    L'aggressione al corpo esprime in Jacopone disprezzo e odio verso tutta la parte materiale e naturale di se stesso. L'annientamento è totale anche sul piano umanamente intellettuale e morale. Jacopone manifesta un rifiuto globale della dimensione terrena e umana sviluppando fino alle estreme conseguenze la tradizione ascetica medioevale del disprezzo del mondo. La descrizione della natura non esiste nella sua opera, o vi è appena accennata in funzione dei disagi (gelo, grandine, inverno, estate) che procura l'uomo. Al corpo egli guarda con terrore e furore autopunitivo. Considerando questi aspetti l'ideologia di Jacopone è legata alla punizione corporale per espiare i peccati appartenenti al genere umano e quadagnare la vera vita, quella spirituale di annullamento nel divino e questo lo collega all'ideologia diffusa in quel periodo sulla morte.

    Le immagini di sofferenza, malattia, orribile morte e disfacimento che Jacopone propone non sono quindi motivo di terrore, non rappresentano ancora gli incubi legati al "memento mori" connessi alll'attaccamento alla vita, all'apprezzamento per dimensione naturale dell'esistenza, che si andramnno affermando nel corso del trecento come tentativo di superare la paura della grande peste. La "malsania" e la morte, condizioni di annullamento radicale della materiale corporeità dell'uomo, per quanto orribili non vengono fuggite ma invocate come possibilità di liberazione dalla prigione terrena e di conquista della beatitudine spirituale.

 

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