I TEMI MACABRI

Il racconto della morte nella letteratura tardomedioevale

 

Incisione tratta da: Buffalmacco, Trionfo della morte (sec. XIV), affresco, Pisa, Camposanto monumentale

 

"Secondo la dottrina cristiana, il fedele non deve interessarsi alla sorte del corpo dopo la morte; il problema che lo deve occupare per tutta la vita, fino al momento di abbandonarla, è quello della sua salvezza spirituale. Il trapasso segna la definitiva conclusione del viaggio terreno e l'inizio della vita eterna dell'anima.[...] Un maggiore benessere, il decollo urbano, il consolidarsi di valori nuovi, profani, come ad esempio il senso della fama, del valore, fanno sì che sia difficile agli uomini del XIII secolo - ma l'osservazione vale ancor più per i secoli seguenti - vivere in una dimensione soltanto cristiana; come pellegrini su questa Terra, desiderosi di abbandonarla. Non riescono ad accettare che con la morte tutto finisca, ogni vincolo affettivo, il ricordo di sé, delle imprese e delle benemerenze. Il macabro esprime allora un disagio e quasi una rivolta per quelli che sono i limiti della condizione umana, sentiti come insopportabili, e un incitamento a godere questa vita. Le gioie del Paradiso si sono fatte più lontane e sbiadite; la Chiesa è costretta allora, per convogliare verso l'aldilà il pensiero del cristiano divenuto così riottoso, a premere il registro della paura e del terrore, accogliendo all'interno degli edifici sacri una serie di temi macabri, come L'incontro dei tre vivi e dei tre morti, seguito in ordine cronologico dal Trionfo della morte e dallo Danza macabra ." (Chiara Frugoni)


L'incontro dei tre vivi e dei tre morti

Incisione tratta da: Buffalmacco, Trionfo della morte (sec. XIV), affresco, Pisa, Camposanto monumentale, particolare con l'Incontro dei tre vivi e dei tre morti

Il tema dell'incontro dei vivi e dei morti è presente in testi letterari e in numerose immagini a partire dalla metà del duecento e fino al primo quattrocento, anche se successivamente compare più di rado man mano che si afferma il più complesso e orrido Trionfo della morte e, più tardi, la Danza macabra. Il tema dell'incontro o "contrasto" si sviluppò secondo tipologie diverse. Negli esempi più antichi tre scheletri si presentano a tre giovani gentiluomini a cavallo e lo spettacolo ha la funzione di ricordare l'esito orribile dell'esistenza umana e la caducità  della giovinezza e delle gioie terrene. In rappresentazioni più tarde gli scheletri non si muovono e parlano, ma vengono sostituiti da tre cadaveri nelle proprie bare in successivi stadi di decomposizione: dal corpo pressoché integro allo scheletro. La funzione didattica, non più assolta direttamente dai cadaveri, viene assunta spesso da un saggio eremita che illustra ai giovani il senso della scena. L'eremita sembra ribadire una riappropriazzione da parte della Chiesa della funzione edificante di una rappresentazione originariamente profana della caducità delle cose terrene. Talora il numero dei personaggi si riduce; ad esempio il dipinto del Broletto di Como propone l'Incontro tra un solo morto e un solo vivo. L'evento è abbastanza raro, anche se non eccezionale. Tra gli esempi italiani del XIV secolo si ricordi l'affresco di S. Francesco con uno scheletro nella basilica inferiore di Assisi. Una raffinata espressione tardogotica del tema si trova nel Incontro dei tre vivi e dei tre morti nella chiesa di San Luca a Cremona.


Il trionfo della morte

Pittore senese, Cavalcata della morte (sec. XIV), Subiaco, Monastero benedettino, affresco

Il Trionfo della Morte è un tema che si afferma sia in letteratura (si pensi al Trionfo della morte di Petrarca) che nelle arti figurative a partire dal XIV secolo. Segna un'evoluzione, dato che chi viene mostrato non sono più dei morti, ma la rappresentazione astratta della Morte personificata ad immagine di un'orrenda vecchia dai tratti demoniaci o da uno scheletro a cavallo, in antrambi i casi spesso con gli attributi distruttivi dell'arco che scaglia frecce, della falce, della spada. A destra di chi scende per la Scala Santa del monastero benedettino di Subiaco si scorge un esempio interessante del Trionfo della morte. Come sempre accade in questo tipologia la rappresentazione è complessa e articolata in scene diverse Sopra un cavallo pieno di vita uno scheletro, coi capelli al vento e le pupille nere, colpisce con la lunga spada un giovane. Al di sotto giacciono già alcuni morti, più indietro invece un gruppo di poveri vecchi chiede invano di morire. A sinistra un monaco mostra a tre giovani il corpo umano dopo la morte in tre stati diversi. Quest'ultima scena ripropone il tema dell'incontro dei tre vivi e dei tre morti come accade anche nel Trionfo della morte del Camposanto di Pisa.Il Trionfo della morte di Peter Bruegel del 1562, ora a Madrid al Prado, è una delle rappresentazioni pittoriche più significative di questo tema.


la danza macabra

Danza macabra (sec.XVI), miniatura

Si tratta del motivo elaborato più tardi. Compare inizialmente in Francia tra la fine del XIV secolo e l'inizio del successivo, soprattutto nelle rappresentazioni figurative ma anche in letteratura e nel teatro. Il termine macabro deriva dal francese macabre introdotto nel periodo romantico recuperando l'antico termine macabré, forse inizialmenteun nome proprio poi trasformatosi in aggettivo. L'origine etimologica è incerta, forse risale al siriaco marqadta o maqabrey, rispettivamente "danza" e "becchino", o ai martiri Maccabei perseguitati da Antioco di Siria celebrati con riti in memoria dei defunti che prevedevano danze allegoriche. Il significato di macabro è "ispirato alla morte, funebre, lugubre, grottesco". Nella Danza macabra una serie di scheletri ghermisce in scene successive, o comunque in una sorta di corteo, personaggi diversi che rappresentano tutte le fasi della vita e tutte le classi sociali, a significare che ogni uomo - dal vecchio al giovane, dal povero al sovrano - sono destinati a divenire preda della morte. In questo tema affiorano anche elementi di violenta satira sociale. Ogni scheletro è, rispetto al vivo che costringe suo malgrado a danzare, il suo doppio: così sarà un'orribile donna-scheletro ad afferrare una bella fanciulla che si rimira allo specchio,oppure sarà uno scheletro con la mitria in testa ad afferrare, beffardo, il vescovo che invano cerca di tenersi aggrappato al tavolo ingombro di monete e di gioielli, segni di una falsa vocazione religiosa: morire è una sorte comune che non privilegia chi è stato favorito dalla bellezza, ricchezza o posizione sociale. L'inesorabilità di una tale legge dà ai poveri ed ai diseredati la triste consolazione di vedere la morte come regolatrice di ogni giustizia. Tra i più noti esempi di danze macabre quattrocentesche: l'affresco della chiesa di San Lazzaro a Como (oggi andato perduto) e quello di Clusone, oppure le serie di incisioni di Hans Holbein note come Alfabeto della morte (ad ogni scena è riferita una lettera) e la Danza macabra costituita da 45 scene.

 

 

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